domenica 5 ottobre 2014

Da ultimo mandò loro il proprio figlio




Commento su Mt 21, 37-41

«Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio!". Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede: Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!". Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini? Gli risposero: "Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».


Come vivere questa Parola?

La pagina dell'Evangelo di questa domenica narra la vicenda dolorosa di una vigna amata, che ha deluso profondamente Chi aveva profuso in lei tante amorose attenzioni (cfr I lettura di Is 5,1-7). È la triste storia della civiltà post-cristiana del nostro occidente secolarizzato in cui Dio è stato bandito da quasi tutte le istituzioni civili. E i responsabili non sono solo gli antichi ebrei del vitello d'oro, o gli israeliti che hanno ucciso gli antichi profeti, o i farisei che hanno condannato Gesù, o tutti quelli che si sono avvicendati nella storia successiva nell'esiliare Dio dalla convivenza umana...

E ciò non avviene forse anche oggi nella propaganda dei cosiddetti "maestri del sospetto" e nel cuore di molti cristiani ?anagrafici' del nostro tempo, i quali ritengono che Dio sia ingombrante, un intruso nella nostra libertà, che la fede sia un'inutile zavorra, la Messa una palla al piede del "week end", il sacramento del Battesimo un fastidioso peso di cui liberarsi, la speranza nell'altra vita una pia illusione...

Ciascuno di noi può diventare uno di quei contadini che lapidano prima i messaggeri e poi anche il figlio. In quante nostre famiglie Gesù è il grande assente, il forestiero e l'esiliato dalla nostra vita? È una vicenda non solo vissuta da Gesù nella sua vita terrena, ma che continua ancora oggi nel suo Corpo che è la Chiesa, lungo il corso dei secoli fino ai nostri giorni.

È tempo di tornare a piantare la vigna del Signore dentro la nostra civiltà e cultura, dentro le nostre famiglie, dentro le nostre anime inaridite.
O Gesù, con la tua parabola tu indichi un rischio, che soprattutto noi, cristiani di antica data, corriamo più di altri, perché ai tuoi occhi, nessuno può vantare diritti sul tuo Regno: la sua cittadinanza si acquisisce non per semplice titolo di eredità o per privilegio, ma solo in base ai frutti che tu aspetti da noi!

«Padre giusto e misericordioso, che vegli incessantemente sulla tua Chiesa, non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato: continua a coltivarla e ad arricchirla di scelti germogli, perché innestata in Cristo, vera vite, porti frutti abbondanti di vita eterna» (Dalla Colletta (II) della domenica odierna).

La voce di un Autore spirituale del nostro tempo

«Il nome di Dio oggi è andato in oblio quasi ovunque, l'idea della giustizia divina non domina più gli spiriti ed è per questo che il flusso della corruzione sale di giorno in giorno, sempre, minacciando di trascinare via tutto»

Gianni SINI Il signore della malvagità

da | Don Ferdinando Bergamelli SDB f.bergamelli@tiscali.it

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