San Giovanni della Croce
2- O dolce bruciatura! Deliziosa piaga! Morbida mano, tocco delicato, che sa di vita eterna e ripaga ogni prova! Uccidendomi hai tramutato la mia morte in vita!
3- O lampade di fuoco, attraverso i cui vivi bagliori gli abissi più profondi del mio senso, che un tempo era oscuro e cieco, con rara perfezione ora donano all'Amato luce e calore.
SECONDA STROFA:
In questa strofa l'anima spiega come le tre Persone della santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, compiano nel suo più profondo intimo l'opera diva dell'unione. In realtà, l'azione delle tre Persone è unica, quindi il tutto è attribuito a una e a tutt'e tre le Persone insieme.
La mano, il cauterio e il tocco; usa questi termini per descrivere l'agire di ogni singola Persona.
Il Cauterio è attribuito allo Spirito Santo, la mano al Padre e il tocco al Figlio.
Il cauterio, o bruciatura, è il punto in cui il fuoco è più intenso, più forte e dove produce maggior effetto che ogni altro combustibile. Questo fuoco ha una tale forza infinita che può consumare e trasformare l'anima in sé quando la tocca; in questa unione l'anima chiama cauterio lo Spirito Santo, infatti il cauterio o bruciatura è il punto in cui il fuoco è più intenso e più forte. Lo scopo di Dio, quando accorda simili comunicazioni, è quello di elevare l'anima, non di affaticarla e tormentarla ma, di confortarla colmandola di delizie.
Deliziosa piaga”
L'anima accenna ora alla piaga prodotta dalla bruciatura. Siccome questa era dolce, anche la piaga, giustamente sarà dolce, sarà piena di delizie perché trattandosi di una ferita d'amore soave anche la piaga sarà soave e di conseguenza l'anima sarà piena di delizie.
C'è una differenza tra questa ferita prodotta dall'amore e quella del fuoco materiale; la ferita causata da quest'ultima può essere guarita facendo uso di medicamenti mentre la ferita prodotta dalla bruciatura d'amore non può essere curata con un medicamento ma solo con la stessa bruciatura che ha causato la piaga, cioè la bruciatura guarisce la ferita ampliandola. Questo è il senso della ferita di cui parla l'anima, la quale è tutta piagata ma allo stesso tempo è sana.
“Morbida mano, tocco delicato”
La morbida mano simboleggia il Padre e lo chiama in questo modo perché la sente posarsi lievemente sulla sua anima. Infatti se la mano del Padre si posasse sull'universo lo farebbe sussultare: “Dio mira la terra e la fa sussultare” (Sal 103, 32); “Sono io che do’ la morte e faccio vivere... e nessuno può liberarsi della mia mano” (Dt 32, 39).
Il tocco delicato è il Figlio che con la forza della delicatezza che gli è propria, libera e allontana l'anima da tutti gli altri contatti con le cose create! Il Figlio tocca delicatamente l'anima per unirla a sé, producendo in essa un effetto e un gusto talmente delicati che qualsiasi altra cosa la tocchi, le sembra impura. “E ogni debito paga!”
Bisogna sapere che nessun anima può arrivare a questo stadio per via ordinaria, al matrimonio spirituale, senza prima passare attraverso molte tribolazioni e prove. Negli Atti si legge: “È necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio” (At 14, 22).
Le prove che l'anima deve superare per arrivare a questo stato sono di tre specie, cioè: sofferenze, desolazioni, timori e tentazioni di vario genere da parte del mondo; tentazioni, aridità, afflizioni da parte dei sensi; tribolazioni, tenebre, angosce, tentazioni e altre sofferenze da parte dello Spirito.
Qui parlare delle Cautele.....
Dio sottopone l''anima e i sensi a queste sofferenze perché attraverso queste amarezze, l'anima acquista in modo graduale virtù, forza e perfezione ( Cfr. 2 Cor 12,9)
Sono poche le anime che arrivano a queste perfezioni non perché Dio scelga anime privilegiate ma perché Egli trova solo pochi disposti a intraprendere
un'impresa così ardua e sublime. Appena le anime vengono provate un po' con le prime prove e mortificazioni, esse si ritirano con timore.
È importante che l'anima per arrivare a tale stato accetti con pazienza e costanza tutte le tribolazioni o prove che Dio vorrà donarle.
Quando l'anima riconosce che tutto è stato per il suo bene, che tutte le sofferenze interiori ed esteriori sono state ben ripagate da Dio con beni divini, aggiunge:
“Morte in vita, uccidendo hai tramutato!”
La morte non è privazione della vita; dal punto di vista spirituale, ci sono due forme di vita: una è quella beatifica, che consiste nel vedere Dio, e si raggiunge per la morte fisica (2 Cor 5,1), l'altra è la vita spirituale perfetta che consiste nel possedere Dio nell'unione d'amore. La si ottiene mortificando completamente tutti i vizi, gli appetiti e la nostra stessa natura.
Fino a quando non si fa questo, non si può arrivare alla perfezione di questa vita spirituale d'unione con Dio (Rm 8,13).
In questo modo la vita umana è trasformata in vita spirituale.
L'INTELLETTO che prima di questa unione comprendeva la realtà in modo naturale attraverso i sensi corporali ora è mosso dalla luce soprannaturale di Dio, in questo modo è diventato divino e grazie all'unione, forma una sola cosa con l'intelletto di Dio.
LA VOLONTÀ che prima amava in manifestazioni puramente naturali, ora è trasformata in vita d'amore divina e grazie all'unione ama in maniera sublime, con affetti divini mossa dalla forza e dalla virtù dello Spirito Santo.
LA MEMORIA che prima percepiva le cose in modo naturale, ora, trasformata, la sua mente, va agli anni eterni.
Dunque: l'intelletto di questa anima è intelletto di Dio; la sua volontà è volontà di Dio; la sua memoria è memoria eterna di Dio.
La sostanza di questa anima non è sostanza di Dio perché non può trasformarsi sostanzialmente in Lui, però, siccome l'anima è unita a Lui come lo è in questo stato, è Dio per partecipazione.
TERZA STROFA
In questa strofa l'anima esalta lo Sposo divino e lo ringrazia per i grandi favori che riceve dall'unione con Lui.
“O lampade di fuoco”Le lampade hanno la proprietà di illuminare e di emanare calore: Dio è per l'anima come un'infinità di lampade che le danno conoscenza e amore di Dio. Questi splendori (bagliori delle lampade) sono le conoscenze piene d'amore che le lampade degli attributi di dio comunicano all'anima. L'anima unita alle lampade attraverso le sue potenze, risplende come loro ed è trasformata in splendori pieni d'amore. Come l'aria che è dentro la fiamma che viene bruciata e trasformata in fiamma; questa infatti non è altro che aria che brucia. I guizzi e gli splendori di questa fiamma non vengono solo dall'aria né solo dal fuoco di cui è composta, ma dall'aria e dal fuoco insieme. Il fuoco brucia l'aria e la trattiene infiammata dentro di sé. Quasi allo stesso modo avviene all'anima, questa risplende con tutte le sue potenze all'interno degli splendori di Dio. I movimenti delle fiamme divine ( i guizzi e le vampate) non li emette solo l'anima trasformata nelle fiamme dello Spirito Santo, né tanto meno è solo lo Spirito a produrli;al contrario
sono opera congiunta dell'uno e dell'altra insieme.
“nei cui vivi bagliori/gli abissi più profondi del mio senso/prima oscuro e cieco” Questi abissi o caverne sono le potenze dell'anima: la prima caverna non è altro che l'intelletto.
Quando questo è vuoto, prova la sete di Dio. È una sete così ardente che viene avvertita solo quando l'intelletto è ben disposto, come proclamano alcuni salmi:“L'anima mia anela a te o Dio”.
“come la cerva anela ai corsi d'acqua così l'anima mia ha sete di te...”Questa sete conduce alle acque della sapienza di Dio oggetto dell'intelletto. La seconda caverna è la volontà: quando è vuota ha talmente fame di Dio che l'anima può star male : “L'anima mia languisce e brama gli atri del Signore” (Sal 83,3); questa fame è la perfezione d'amore alla quale l'anima aspira. La terza caverna è la memoria: quando questa è vuota l'anima si consuma e si strugge nell'attesa del possesso di Dio, come dice Geremia: “Me lo richiamerò continuamente alla memoria”, cioè me lo ricorderò bene e l'anima si struggerà dentro di me (Lam 3, 20).
La capacità di queste caverne è dunque molto profonda perché quello che possono contenere, cioè Dio, è profondo e infinito.
La differenza che esiste tra possedere Dio solo per grazia e possederlo anche per unione è, nel primo caso, un volersi bene, nel secondo vi è anche un'intima comunicazione tra i due.
Parlare dell'Orazione
Dunque: le caverne così splendenti e avvolte dai bagliori di quelle lampade che ardono nell'anima, rinviano a Dio in Dio. Oltre a donare se stesse a Dio, gli rinviano quegli stessi bagliori da Lui ricevuti. Assomigliano al vetro che, investite dal sole rinvia gli stessi bagliori.
Giuseppe Bortoloso ocds
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