1. Orazione iniziale
Shaddai, Dio della montagna,
che fai della nostra fragile vita
la rupe della tua dimora,
conduci la nostra mente
a percuotere la roccia del deserto,
perché scaturisca acqua alla nostra sete.
La povertà del nostro sentire
ci copra come manto nel buio della notte
e apra il cuore ad attendere l’eco del Silenzio
finché l’alba,
avvolgendoci della luce del nuovo mattino,
ci porti,
con le ceneri consumate del fuoco dei pastori dell’Assoluto
che hanno per noi vegliato accanto al divino Maestro,
il sapore della santa memoria.
Shaddai, Dio della montagna,
che fai della nostra fragile vita
la rupe della tua dimora,
conduci la nostra mente
a percuotere la roccia del deserto,
perché scaturisca acqua alla nostra sete.
La povertà del nostro sentire
ci copra come manto nel buio della notte
e apra il cuore ad attendere l’eco del Silenzio
finché l’alba,
avvolgendoci della luce del nuovo mattino,
ci porti,
con le ceneri consumate del fuoco dei pastori dell’Assoluto
che hanno per noi vegliato accanto al divino Maestro,
il sapore della santa memoria.
2. Lectio
3. Momento di silenzio orante
perché la voce del Verbo risuoni in noi.
4. Meditatio
Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nell’orazione.
a) È compiuto il tempo, è vicino il
regno: crediamo di essere noi terra di Galilea e che il vangelo di Dio
sia predicato alla nostra vita?
b) Gesù passa: in quale mare stiamo gettando le nostre reti?
c) Seguitemi… e subito lo seguirono: c’è un subito nel nostro quotidiano andare oppure la nostra parola d’ordine è: aspetta un attimo?
d) Sulla barca, riassettavano le reti: quanti squarci nel nostro pescare? E quale barca abitiamo? La nostra oppure ancora quella delle nostre radici passate?
e) Li chiamò: il nostro nome sulle labbra del Signore Gesù. Echeggia in noi la sua voce come voce che conduce lontano dal nostro mare?
b) Gesù passa: in quale mare stiamo gettando le nostre reti?
c) Seguitemi… e subito lo seguirono: c’è un subito nel nostro quotidiano andare oppure la nostra parola d’ordine è: aspetta un attimo?
d) Sulla barca, riassettavano le reti: quanti squarci nel nostro pescare? E quale barca abitiamo? La nostra oppure ancora quella delle nostre radici passate?
e) Li chiamò: il nostro nome sulle labbra del Signore Gesù. Echeggia in noi la sua voce come voce che conduce lontano dal nostro mare?
5. Una chiave di lettura
per coloro che vogliono approfondire il
contenuto. Ci troviamo di fronte al genere letterario di racconti di
vocazione nel quale dapprima si indica la condizione di vita della
persona interpellata da Dio, quindi segue la chiamata espressa con
parole o azioni simboliche, infine si ha la sequela che comporta
l’abbandono dell’attività inizialmente presentata. La narrazione in
oggetto rimanda il pensiero alla chiamata di Eliseo da parte di Elia (1
Re, 19,19-21) e a quella di Amos (Am 7,15). La dipendenza da un
modello biblico tipico non esclude la realtà sostanzialmente storica
del racconto evangelico. La chiamata a coppie sottolinea un preciso
intento teologico sotteso al vangelo marciano: si tratta della prassi
missionaria dei discepoli che saranno inviati a due a due (Mc 6,7). La
dinamica del regno è in linea con il progetto originario della
creazione quando il Signore disse, pensando ad Adamo: «Non è bene che
l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli sia simile» (Gn 2,18).
Nella predicazione l’uno darà testimonianza all’altro come dice la
Scrittura: «… sulla parola di due o tre testimoni» (cfr Mt 18,16; Dt
19,15).
v. 14. Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio. La
predicazione di Gesù, iniziata in Galilea, ha per oggetto il vangelo
-"buona notizia"- dell’iniziativa di Dio verso il suo popolo,
l’instaurazione del regno. La predicazione degli apostoli che dalla
Galilea giungerà fino agli estremi confini della terra avrà per oggetto
il vangelo - "buona notizia"- del Cristo Parola che ha vinto la morte
per far risplendere la gloria di Dio.
v. 15. Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino.
Convertitevi e credete al vangelo. Il tempo dell’attesa (kairòs) è
compiuto, è arrivato il momento decisivo: Dio sta per inaugurare il suo
regno. Il Battista apparteneva al tempo della preparazione e ha
ultimato il suo compito: è stato arrestato e messo a tacere, Gesù
appartiene al tempo dell’attuazione del regno. È un fatto presente che
richiede da parte dell’uomo una collaborazione: Convertitevi. La
vicinanza del regno indica proprio questo spazio di libertà che chi
ascolta l’annuncio può coprire volgendosi a Cristo oppure aumentare
ignorando o rifiutando la buona notizia. Un regno vicino a tutti,
presente per chi lo voglia. Conversione, fede e sequela sono diverse
facce di una medesima realtà: è l’appello rivolto all’uomo a seguire
Gesù che è tempo compiuto, regno di Dio, buona notizia.
v. 16. Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea…
il mare di Galilea è lo scenario della prima fase del ministero di
Gesù. Lago incassato tra le montagne, a 208 metri sotto il livello del
mare, lungo 21 km, largo 11. Estesa di acqua dalla forma di cetra,
rappresentava una fonte di guadagno per la sua abbondanza di pesce.
Sulle rive di questo lago Gesù vide: è uno sguardo che coinvolge e
determina una scelta di vita diversa da quella che quotidianamente si
presenta su queste rive fatte di pescatori, di barche, di reti, di
pesci. Simone e Andrea, due fratelli. La solidarietà del vincolo
affettivo fa da fondamento a quel nuovo vincolo di fede che rende
fratelli al di là dei legami di famiglia. Due fratelli che hanno un
nome. Dio chiama per nome in virtù di quella identità di somiglianza con
il Nome eterno che fa di ogni uomo uno specchio di somiglianza.
v. 17. «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini».
La sequela è determinata da un ordine ben preciso. Non è un invito, è
un imperativo. La parola di Dio creatrice, invece che chiamare la luce e
le altre creature dal nulla, chiama la sua immagine a partecipare alla
nuova creazione. La sequela non scaturisce da una decisione autonoma e
personale, ma dall’incontro con la persona di Gesù e dalla sua
chiamata. È un evento di grazia, non una scelta dell’uomo. Gesù non
attende una libera decisione, ma chiama con autorità divina come Dio
chiamava i profeti nell’Antico Testamento. Non i discepoli scelgono il
maestro come avveniva per i rabbi del tempo, ma il maestro sceglie i
discepoli quali depositari non di una dottrina o di un insegnamento ma
dell’eredità di Dio. La chiamata comporta l’abbandono dei familiari,
della professione, un cambiamento totale dell’esistenza per una
adesione di vita che non ammette spazi personali. I discepoli sono
uomini del regno. La chiamata a diventare discepoli di Gesù è una
"chiamata escatologica".
v. 18. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. La
risposta è immediata. Una risposta che strappa i legami più forti. Il
verbo usato per indicare la sequela è akolouthèin, un termine biblico
per indicare l’atto del servo che accompagna il padrone per prestargli
un servizio. È un seguire materiale, un letterale "andar dietro".
Riferito ai discepoli, esprime la partecipazione piena alla vita di
Gesù e alla sua causa.
v. 19-20. Andando un poco oltre, vide Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello…
li chiamò. Il verbo chiamare: kalein è un altro termine tipico della
sequela. Si aggiunge qualche elemento in più rispetto alla prima
coppia: la figura del padre e dei garzoni. Il padre ha un nome anche
lui. Il fatto che venga privato dei suoi due figli gli conferisce una
dignità unica. Rimane solo con i garzoni che sostituiranno i figli. La
solitudine di chi resta non è mai una solitudine sconsiderata.
Riflessione: Giovanni fu arrestato e
Gesù va in Galilea. Due percorsi a servizio dell’unico Signore. Il
tempo è compiuto. Quel tempo che l’uomo non riesce ad afferrare e a
possedere si compie e chiede un cambiamento di rotta. Il tempo del
mare, di reti che pescano altrove. L’uomo è chiamato a non lasciare
nulla di ciò che è. La sua identità rimane, cambia semplicemente
l’oggetto del suo agire. Non più pesci, ma uomini. Non più un rapporto
di avere con creature inferiori, ma un rapporto alla pari con creature
della stessa dignità. Nuove reti da riassettare, le reti di una pesca
più faticosa: sono le reti della predicazione che verranno gettate nel
cuore degli uomini durante la notte del dolore e del non senso. Quella
parola come una chiave apre a nuovi orizzonti: Seguitemi. Non si va da
soli in questa nuova avventura. I legami non si rompono. I fratelli
diventano più fratelli, condivideranno ancora l’esistenza amara del
guadagnarsi il pane, non più cercando per sé ma donando ad altri. Il
mare, simbolo di tutto ciò che non si può controllare, è lì con il
movimento familiare e tranquillo delle acque che si infrangono a dire il
suo: Andate. Gesù, un uomo tra i tanti è quel Dio che si accosta sulle
rive del mare, un Dio che passa nella vita umana. Un Dio che vede con
occhi di uomo, un Dio che parla con forza nuova: Seguitemi. E quegli
uomini che erano pescatori, subito lasciano e vanno. Vanno a pescare in
altro mare, il mare della terra ferma, il mare dei villaggi, il mare
del tempio, il mare delle strade. Vanno al richiamo di uno sguardo che
chiama, uno sguardo capace di convincere a lasciare tutto, non solo la
barca, il mare, le reti, ma anche il padre, la propria storia, i propri
affetti, l’origine del proprio esistere.
Amici che di sera si affidavano alle onde del mare di Galilea lasciano il loro angolo di sicurezza per mari lontani. È un’amicizia antica che parte, senza sapere ancora per dove, ma con in cuore il calore di una voce e di uno sguardo: Seguitemi.
Amici che di sera si affidavano alle onde del mare di Galilea lasciano il loro angolo di sicurezza per mari lontani. È un’amicizia antica che parte, senza sapere ancora per dove, ma con in cuore il calore di una voce e di uno sguardo: Seguitemi.
6. Oratio - Salmo 86 (85)
Le genti che hai plasmato, Signore Dio,
verranno ad adorare il tuo volto,
riconosceranno la gloria del tuo Nome,
perché tu solo sei grande e fai prodigi.
Insegnami, Signore, la tua strada,
potrò camminare nella tua verità,
donami un cuore unificato
che abbia timore del tuo Nome.
Le genti che hai plasmato, Signore Dio,
verranno ad adorare il tuo volto,
riconosceranno la gloria del tuo Nome,
perché tu solo sei grande e fai prodigi.
Insegnami, Signore, la tua strada,
potrò camminare nella tua verità,
donami un cuore unificato
che abbia timore del tuo Nome.
Ti ringrazio, Signore mio Dio, con tutto il cuore,
darò gloria al tuo nome sempre,
è grande il tuo amore per me,
fa’ di me un segno di bontà.
darò gloria al tuo nome sempre,
è grande il tuo amore per me,
fa’ di me un segno di bontà.
7. Contemplatio
Signore, nel tuo tempo la mia attesa si
compie. Tu, il Veniente, che continui ad andare sulle rive di quella
vita umana che come un lago a forma di cetra segna silenziosamente lo
scandire delle sue ore, passi e vedi, chiami… Ti riconoscerò quando mi
sentirò chiamare per nome e ti seguirò come un viandante che prende il
bastone del cammino per inoltrarsi nei sentieri dell’amicizia e
dell’incontro, lì dove il cuore sconfina nell’Assoluto di Dio, per
essere una fiamma accesa nel buio della ricerca umana, un calore che si
espande lì dove il vento gelido del male distrugge e distoglie dagli
orizzonti della verità e della bellezza. So che senza di te nulla
pescherò nella notte della mia solitudine e della mia delusione. Le
reti si spezzeranno quando tu mi strapperai alle acque amare delle mie
fatiche e mi donerai a me stesso trasfigurato di perdono, ricevuto e
donato a piene mani. Allora narrerò il tuo nome ai miei fratelli. Amen.
da | O.Carm
Nessun commento:
Posta un commento