lunedì 2 dicembre 2013

Laici impegnati


Si discute spesso del ruolo dei laici nella Chiesa. E sembra, a volte, come quando si discute del “ruolo” delle donne, che esso consista in uno spazio apposito, prestabilito, in una qualche categoria di titoli e onorificenze, che qualche vescovo o cardinale dovrebbe offrire al laico Tizio o Caio. Forse le cose stanno diversamente, e laici impegnati, decisi a portare avanti un progetto, attivi ma non ambizioni, fedeli al Magistero e alla Chiesa, ma non clericali, nascono, semplicemente, quando la Chiesa se lo “merita”.
Viene innegabilmente da pensare a quel secolo difficile per la Chiesa che fu l’Ottocento, e che vide sulla scena proprio molti laici cattolici capaci di segnare il passo e la storia.
Il primo a venire in mente è il beato Giuseppe Toniolo, l’economista di Dio, il giurista, il sociologo, cui la Chiesa ha attribuito l’intercessione per un avvenuto miracolo. Toniolo, ricorda, in uno studio pubblicato su La Società, lo storico Giuseppe Brienza -collaboratore del Timone, di Radici Cristiane, di Vatican Insider e di varie riviste scientifiche-, era il classico cattolico del veneto bianco di metà Ottocento. Qui, il futuro padre di 7 figli, vive ad un tempo la fede degli avi e le condizioni economiche e sociali mutate dopo la rivoluzione industriale e l’annessione del suo Veneto all’Italia risorgimentale. Toniolo si trova a vivere profondi cambiamenti storici e nello stesso tempo ad osservare il divieto del papa Pio IX di partecipazione alla vita politica di un Stato nato contro il paese e senza di esso. Sarà per questo, per l’impossibilità di intraprendere la via difficile e vischiosa della politica, che Toniolo diventa, oltre che grande studioso e teorico, avverso tanto al socialismo quanto al liberalismo e alla “borghesia razionalista ed egoista”, anche uomo di azione e di iniziative concrete: dalla creazione della Società cattolica italiana per gli studi scientifici, fondata nel 1889, “che fu germe, come riconobbe padre Agostino Gemelli, dell’Università Sacro Cuore”, alle Settimane sociali dei cattolici italiani, a partire dal 1907.
Dove sta la forza di Toniolo? Sicuramente nella sua forte motivazione, nella assunzione in prima persona delle sue responsabilità di cattolico e di cittadino, ma anche nella sua convinzione che fosse necessario agire “in un contesto che diremo pre-politico, perseguendo quindi obiettivi come la formazione culturale di una nuova classe dirigente cattolica, l’apostolato dell’opinione pubblica attraverso la fondazione o l’influenza nei media e nell’editoria, e, infine, il sostegno dottrinale ad iniziative nate da e per la società civile (associazioni, banche, leghe, unioni professionali etc.)”. Per questa sua attitudine ad una militanza pre-politica, conclude Brienza, non si può considerare Toniolo, come alcuni hanno fatto, “compartecipe in qualche modo dello ‘spirito di fondazione’ del Partito Popolare Italiano”.
Ma non c’è solo il laico Toniolo, negli anni del non expedit, per tanti versi felici, scoppiettanti, ricchi di vitalità per il laicato cattolico. C’è, per esempio, in Emilia, il conte Giovanni Acquaderni, cofondatore dell’Azione cattolica, del quotidiano L’Avvenire d’Italia (oggi solo Avvenire) e della Banca del Piccolo Credito romagnolo, mentre in Lombardia si distingue l’avvocato Giuseppe Tovini, nato nel 1841, cioè 4 anni prima del Toniolo, e come lui dichiarato beato.
Primo di sette fratelli, compagno di studio, presso le suore del collegio di Lovere, del futuro premio Nobel Golgi, amico e collaboratore, a Brescia, di Luigi Bazoli, Tovini, oltre che marito e padre di 10 figli, è un instancabile fondatore: del quotidiano bresciano Il cittadino, della sezione bresciana dell’Opera dei Congressi, della Banca san Paolo, del Banco Ambrosiano… Senza dimenticare, anzi facendone una priorità, l’attenzione all’educazione: Tovini è anche grande sostenitore della scuola cattolica, dà vita a conferenze, borse di studio, doposcuola, giardini d’Infanzia, forme di sostegno agli insegnanti che, all’epoca, perdono il posto a causa della fede, assicurazioni, riviste per insegnanti, circoli di cultura scientifica e non scientista… Per creare tutto questo servono idee, fiducia, preghiera, soldi e tanta solidità per contrastare gli attacchi che provengono dall’interno (gelosie, incomprensioni…) e dall’esterno (odio ideologico), dai clericali (che vorrebbero che tutto fosse guidato e diretto dall’ecclesiastico di turno), e dagli anticlericali (per i quali ogni azione cattolica è nemica dello Stato e della patria e va in ogni modo ostacolata). Tutto questo infaticabile lavorio, questo concreto agire nella storia e nella società, alla luce di una fede soprannaturale granitica che gli fa scrivere: “Bisogna essere indifferenti a tutte le cose del mondo. Io invece mi turbo se perdo le liti, e mi compiaccio se le vinco, e qui c’è superbia; io mi turbo se sono messo in disparte e mi compiaccio ad avere gli onori…mentre non dovrei né turbarmi né compiacermi, perché da me non sono buono a nulla…”.

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