Scuola
della fede (2)
Metti Gesù nella tua vita, e vivrai una vita vera 4 La vita in Cristo Seminario, 27 novembre 2013
Rigenerati
dal perdono di Gesù, iniziamo a vivere la nostra vita di ogni giorno in Lui e come Lui. Ricordate la
prima catechesi ascoltata al Santuario il 16 ottobre scorso: chi incontra
Gesù, cambia vita [S. Paolo, Zaccheo, E. Stein]. Non nel senso
necessariamente che cambia stato di vita: Zaccheo non cessa di fare
l’esattore delle tasse. Lo fa in modo diverso: lo fa in Cristo; vive in
Cristo.
Ma
cosa significa, vi chiederete, "vivere in Cristo", "vivere
come Cristo"? In questa ultima catechesi cercherò di rispondere a questa
domanda. Prima però devo fare una premessa, di straordinaria importanza.
1.
[Il dono dello Spirito]. Partiamo come sempre da un’esperienza
che facciamo tutti: ciascuno di noi può agire per dovere [faccio ciò che
faccio, perché ho il dovere di farlo]; ciascuno di noi può agire per bisogno
[faccio ciò che faccio perché sento il bisogno di farlo]. Un esempio. Devo
sottopormi ad un intervento chirurgico: lo faccio perché ho il dovere di
curare la mia salute; sicuramente non lo faccio perché sento il piacere di
farlo.
Una
mamma ha grande attenzione al suo bambino. Ha certamente il dovere di farlo.
Ma per lei è come un bisogno intimo: non può non farlo.
Proviamo
ora ad analizzare brevemente questa esperienza. Quale è la differenza fra i
due modi di agire? Cominciamo dalla superficie e andiamo passo dopo passo al
fondo. Il primo si fa sentireDIFFICILE; il secondo FACILE; il primo può causare
in noi un senso di SOFFERENZA; il secondo
solitamente causa GIOIA: la mamma prova gioia nel prendersi
cura del suo bambino; nessuno prova gioia nell’andare in ospedale per
sottoporsi ad un intervento chirurgico.
Andiamo
più a fondo. Da dove deriva questa differenza? Se fate bene attenzione a voi
stessi, vedrete che essa deriva dalla misteriosa ATTRAZIONE che esercita su di voi
la bontà, la bellezza insita nella decisione che state per prendere. La mamma
è profondamente attratta dalla bontà di un gesto come prendersi cura del suo
bambino. L’attrazione che una realtà esercita nei nostri confronti a causa
del valore [estetico, morale, religioso] che ha in sé, si chiama amore.
Che
cos’è dunque l’amore? E’ la risonanza del bene, del bello, del vero dentro la
persona. Posta di fronte al bene, la persona re-agisce, ri-suona. Sapete che
se metto vicini due diapason, e faccio vibrare uno solo, dopo un po’ comincia
a vibrare anche l’altro. E’ questa una pallida immagine dell’amore fra due
persone.
Quando
manca l’attrazione dell’amore, e si fanno le cose per dovere solamente,
l’agire è difficile, e non raramente noioso. Virgilio esprime tutto quanto vi
ho detto finora con un verso stupendo e meritatamente famoso: trahit sua quemque
voluptas.
Ora
ritorniamo al tema nostro. Nella Sacra Scrittura è detto: "Dio ama chi
dona gioiosamente". Gesù non ha detto a Zaccheo: "tu non devi
rubare; tu hai il dovere di restituire ciò che hai rubato". Ma Zaccheo
era rimasto affascinato, attratto dalla persona di Gesù. Paolo soffre il
soffribile per Gesù, e dice che in confronto di ciò che lo aspetta quando
potrà essere sempre con Cristo, è nulla.
Ma
come può accadere anche in noi di vivere come Gesù, perché ci sentiamo
attratti da Lui? Può accadere perché Gesù ci dona lo Spirito Santo, il quale
è l’Amore-Persona.
Che
cosa fa in noi lo Spirito Santo? Ci fa sentire, gustare nel nostro intimo la
bellezza, la bontà della sequela di Cristo, della vita in Cristo.
Sentite
come il Cantico dei Cantici descrive questa esperienza [è la sposa che
parla]. "Mi baci con i baci della sua bocca!/ Sì, le tue tenerezze sono
più dolci del miele./ Per la fragranza dono inebrianti i tuoi
profumi…Attirami dietro a te, corriamo" [1, 2-4].
Dunque,
la sequela di Gesù, la vita in Cristo è guidata, mossa dallo Spirito Santo.
Da
quanto ho detto, scopriamo in che cosa consiste la nostra libertà.
Chiediamoci: chi è veramente libero? Colui che fa ciò che vuole, bene o male
che sia? No. Colui che fa ciò che deve fare? No. E’ libero colui che fa ciò
che vuole facendo ciò che deve, oppure [è lo stesso], colui che fa ciò che
deve facendo ciò che vuole. E’ lo Spirito Santo che compie in noi questo
miracolo.
Certamente
giungere ad essere liberi in questo modo esige un percorso lungo. Se
paragonassimo la libertà ad una circonferenza e noi stessi ad un poligono
inscritto, noi sappiamo che nessun poligono di n lati potrà mai coincidere
colla circonferenza. Così è della nostra libertà dentro alla libertà dello
Spirito.
2
[La vita in Cristo]. Ora siamo in grado di capire che cosa
significa vivere in e come Cristo, guidati
interiormente dallo Spirito Santo.
E’
la domanda del giovane nel Vangelo: che cosa devo fare per avere la vita
eterna?
Prima
risposta di Gesù: osserva i Comandamenti. Cioè: vivere in Cristo e come
Cristo, guidati interiormente dallo Spirito Santo, significa praticare i
dieci Comandamenti. Tutti, non solo alcuni [non ho rubato; non ho ucciso. Non
basta].
I
Comandamenti sono come il navigatore delle nostre automobili. Esso ci guida,
ci indica la strada per raggiungere la meta che ci siamo preposti. Chi li
abbandona, va fuori strada.
Gesù
ci ha dato al riguardo un bellissimo insegnamento. Ci ha detto che tutti i
comandamenti sono come appesi a due: ama Dio con tutto il cuore, con tutta
l’anima, con tutte le forze; ed il prossimo come te stesso [Nella stupenda
parabola del Samaritano Gesù ha spiegato che cosa vuole vuol dire prossimo: ogni uomo che si
trova nel bisogno].
Per
capire questo insegnamento di Gesù possiamo servirci di un’immagine. Se voi
mettete un cristallo terso davanti ad una fonte luminosa, esso rifrange i
colori dell’iride. I comandamenti sono la rifrazione dell’amore, cioè
esprimono le sue esigenze fondamentali: come puoi dire di amare il prossimo
se ti comporti ingiustamente con lui? Come puoi dire di amare i genitori se
li disonori? E così via.
Dunque:
la vita in Gesù guidati interiormente dallo Spirito Santo significa vivere
osservando i dieci Comandamenti.
Ma
questo non è tutto. Vivere la propria vita in Gesù e come Gesù significa
educarci a pensare come Lui; a valutare cose, situazioni, persone come Lui;
ad avere in noi gli stessi sentimenti come aveva Gesù: verso il Padre; verso
i poveri, gli ammalati; verso i bambini; verso la donna; verso le autorità
statali… S. Paolo arriva a dire: "non son più io che vivo, ma Cristo
vive in me"[ Gal 2, 19]. E’ un cammino, appunto una sequela.
A
questo punto mi chiederete: e come faccio a conoscere come pensava Gesù…? Per
il momento, rispondo: leggendo attentamente, meditando frequentemente,
pregando umilmente i quattro Vangeli. Ma questo non basta.
Papa
Francesco nella sua prima Enciclica Lumen fidei, citando R. Guardini,
dice che la Chiesa "è la portatrice storica dello sguardo plenario di
Cristo sul mondo" [cfr. n. 22]. Cercherò ora di spiegare. Si tratta di
un fatto di importanza fondamentale per chi vuole vivere in Cristo.
Ciascuno
di noi è nato dentro una cultura, che gli viene comunicata mediante il
linguaggio, il legame educativo fra le generazione, le consuetudini proprie
del nostro popolo, le nostre istituzioni. Ed altro ancora. E’ come un grembo
che ci accoglie, ci cresce, ci rende maturi.
Tutto
questo è una pallida idea di che cosa è la Chiesa per chi vuole seguire Gesù,
di chi vuole vivere come Lui. Essa ci introduce nel modo di pensare, di
giudicare, di sentire di Gesù: "lo sguardo plenario di Cristo sul
mondo", di cui parlava Guardini. E’ dentro la Chiesa che tu sei educato
a vivere in Cristo e come Cristo per mezzo dello Spirito Santo. Perché?
perché Essa è "la portatrice storica" del modo di pensare, di
giudicare, di valutare la realtà di Gesù.
Non
è ora il caso di spiegarvi il modo. Pensate solo che cosa significano i santi
di ieri e di oggi. Il Vangelo scritto è come uno spartito musicale. Esso
rivela tutta la sua bellezza non quando è letto e studiato, ma quando è
eseguito. I santi sono l’esecuzione dello spartito musicale che è il Vangelo.
Riassumo.
Mi ero chiesto: che cosa significa vivere in e come Cristo? Vivere osservando i
Comandamenti, e diventare sempre più simili a Lui, mediante una radicazione
sempre più profonda nella Chiesa.
3.
[La consegna della missione]. Chi incontra Cristo e vive in e come Lui, riceve sempre da
Lui una missione da compiere: una missione unica, perché come S. Paolo
comprenderà – ad essa il Signore aveva pensato fin da quando eravamo nel
grembo materno. Riflettete molto seriamente su questo punto.
La
vita, anche se fatta di decisioni molto normali, non è mai banale. E’ sempre
un’impresa grandiosa, anche se siamo nel rischio di dare per scontato ciò che
invece non lo è affatto. Mi spiego.
Una
persona, alla vostra età soprattutto, può "lasciarsi vivere" senza
chiedersi: ma che cosa il Signore vuole che io faccia della mia vita? Oppure
dare per scontato l’unica prospettiva che sembra essere quella comune: una
professione e la famiglia. Si esclude, quasi in linea di principio o comunque
esula dall’orizzonte, la verifica di una chiamata ad una vita totalmente ed
esclusivamente donata a Cristo nella missione del sacerdote o nella
consacrazione verginale.
Chi
decide di vivere in Cristo e come Cristo guidato interiormente dallo Spirito
Santo, se non è già fidanzato/a, deve interrogarsi seriamente sulla missione
che Gesù intende affidargli. Guidato ovviamente da un buon maestro dello
spirito.
Concludo.
Penso che alla fine di questa seconda Scuola della fede possa farvi
profondamente riflettere su di un confronto.
Abbiamo
parlato all’inizio della nostra libertà: essa può acconsentire alla proposta
di vita che Gesù fa alla persona o può rifiutarsi. Zaccheo acconsente; il
giovane ricco rifiuta. Proviamo ora a mettere a confronto la narrazione di un
consenso e la narrazione di un rifiuto. E ciascuno tiri le conseguenze che
ritiene giuste per la sua vita.
La
prima narrazione è quella di Agostino che, dopo un cammino molto difficile,
ha incontrato Cristo e si è lasciato conquistare da Lui.
"Tardi ti ho amato, bellezza tanto
antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco, Tu eri dentro di me ed io
ero fuori, e ti cercavo fuori… Tu hai chiamato e gridato e hai infranto la
mia sordità. Ti hai lampeggiato come un baleno e col tuo splendore hai messo
in fuga la mia cecità: Tu hai sparso il tuo profumo e io l’ho respirato, e
ora anelo a te. Ti ho gustato, e ora ho fame e sete di Te. Mi hai toccato, e
io mi sono infiammato dal desiderio della tua pace"
[Confessioni, x 27, 38]
La
seconda narrazione è di un grande poeta francese del secolo XIX, A. Rimbaud.
E’ un brano di una poesia che il poeta scrisse a diciott’anni.
"Un tempo, se mi ricordo bene, la
mia vita era una festa ove si aprivano tutti i cuori
e tutti i vini scorrevano. Una sera ho fatto sedere la Bellezza sulle mie ginocchia e l’ho ingiuriata … io sono fuggito … son riuscito a fa svanire nel mio spirito tutta l’umana speranza" [cit. da G. Sapelli e G. Vittadini (a cura di), Alle radici della crisi, BUR 2013, 146 ] |
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