sabato 16 novembre 2013

Conclusa a Barcellona la riunione del Ccee su evangelizzazione e mondo digitale

Internet al servizio della missione cristiana

Barcellona, 15.
«Evangelizzare l’Europa? È un compito più che mai urgente che attende i cristiani. Perché oggi, più che mai, c’è bisogno della speranza che viene dal Vangelo»: padre Michel Remery, vice segretario generale del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee), sintetizza così la questione di fondo dell’incontro svoltosi nei giorni scorsi a Barcellona fra i vescovi responsabili delle comunicazioni sociali delle diverse conferenze episcopali. «C’è davvero tanta gente — ha spiegato al Sir padre Remery — che nel nostro continente vive come se Dio non esistesse. Ma quando capita che le cose vanno male, quando si incontrano gli inevitabili problemi di una qualunque esistenza, allora si perde l’equilibrio personale e familiare, ci si sente soli, si perde la speranza. C’è una società che sembra mancare di solide fondamenta. Ecco, dal cristianesimo può giungere questa iniezione di speranza, fondata sulla verità di Cristo. Il fondamento che manca — ha proseguito il religioso — è proprio questo legame, diretto e forte, con Gesù, che dà sicurezza, visione della vita, sostegno nei momenti difficili, che apre alla gioia piena, al trascendente».
Però, ha avvertito il vice segretario generale, l’annuncio evangelico «oggi deve saper trovare strade, forme, linguaggi adeguati al tempo e alle persone stesse. Da qui comprendiamo quanto è stato ribadito dai vescovi europei a Barcellona: anche internet può essere uno strumento al servizio della missione cristiana».
I promotori della riunione hanno espresso soddisfazione per l’esito e per la presenza folta e qualificata di vescovi e di esperti comunicatori. «Mi pare — ha sottolineato ancora padre Remery — che l’incontro sia andato molto bene, con relazioni di grande spessore, con un dibattito fitto e uno scambio interpersonale ricco. I vescovi presenti, così come i responsabili delle comunicazioni diocesane, hanno trovato un incoraggiamento nel loro servizio e credo anche una nuova ispirazione».
 
16 novembre 2013
L'Osservatore Romano

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