SALITA
AL MONTE CARMELO
LIBRO
2 - CAPITOLO 16
5
- Non v’è ragione che io mi dilunghi ora a parlare dei segni necessari per
distinguere le visioni che provengono da Dio da quelle che provengono dal
demonio e i modi diversi in cui esse avvengono. Mio unico scopo è quello di
ammaestrare l’intelletto, affinché, nelle buone, non trovi un impedimento e un
ostacolo all’unione con la Sapienza divina e, nelle cattive, qualche inganno.
6
- Dico dunque che l’intelletto non deve ingombrarsi e nutrirsi con tutte queste
apprensioni e visioni immaginarie e con altre forme e specie, di qualunque
genere siano, allorché esse gli si offrono sotto l’aspetto di forme, di
immagini o di qualche conoscenza particolare, siano false perché da parte del
demonio, sia che si riconoscano vere perché da parte di Dio. L’anima poi non le
ammetta né le ritenga, onde possa rimanere distaccata e nuda, pura e semplice,
senza modo alcuno di percezione, come si richiede per l’unione.
7
- La ragione di ciò va ricercata nel fatto che tutte queste forme, secondo
quanto è stato detto, nel momento in cui vengono apprese si rappresentano
sempre sotto qualche maniera e modo limitato, mentre la sapienza divina, alla
quale l’intelletto deve unirsi, non ha modo e maniera, né cade sotto il dominio
del limite e della cognizione distinta e particolare, perché è completamente
pura e semplice. Se è necessario che due estremi, quali sono l’anima e la
sapienza increata, perché si possano unire, debbano avere in comune qualche
mezzo di somiglianza, è chiaro che l’anima, nel caso presente, deve essere pura
e semplice, non limitata e attaccata a nessuna conoscenza particolare, né
modificata da alcuna circoscrizione di forma, di specie e di immagine. Dio non
cade sotto il dominio di una una immagine o di una forma, né è contenuto da una
cognizione particolare; perciò l’anima, per unirsi a Lui, non deve cadere sotto
una forma o una conoscenza distinta.
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