Annunciazione del Signore
L’alleanza di Dio con l’uomo Il sì di Maria e il nostro sì
Luca 1,26-38
L’alleanza di Dio con l’uomo Il sì di Maria e il nostro sì
Luca 1,26-38
1. Orazione iniziale
Padre misericordioso, manda anche a me,
in questo tempo santo della preghiera e dell’ascolto della tua Parola,
l’angelo santo, perché possa ricevere l’annuncio della salvezza e,
aprendo il cuore, possa offrire il mio sì all’Amore. Manda su di me, ti
prego, il tuo Spirito santo, quale ombra che mi avvolge, quale potenza
che mi colma. Fin da adesso, o Padre, io non voglio dirti altro che il
mio “Sì!”; dirti: “Eccomi, sono qui per te. Fa’ di me ciò che ti piace”.
Amen.
2. Lettura
a) Per inserire il brano nel suo contesto
Il brano dell’annunciazione ci conduce
dal tempio, spazio sacro per eccellenza, alla casa, all’intimità
dell’incontro personale di Dio con la sua creatura; ci conduce dentro
noi stessi, nel più profondo del nostro essere e della nostra storia, là
dove solo Dio può giungere e toccarci. L’annuncio della nascita di
Giovanni Battista aveva dischiuso il grembo sterile di Elisabetta,
sconfiggendo l’assoluta impotenza dell’uomo e trasformandola in capacità
di operare insieme a Dio. L’annuncio della nascita di Gesù, invece,
bussa alla porta del grembo fruttifero della “Riempita di Grazia” e
attende risposta: è Dio che aspetta il nostro sì, per poter operare ogni
cosa.
b) Per aiutare nella lettura del brano
Lc 1,26-27: Questi primi due versetti ci
collocano nel tempo e nello spazio sacri dell’avvenimento che meditiamo
e che riviviamo in noi: siamo nel sesto mese dal concepimento di
Giovanni Battista e siamo a Nazareth, città della Galilea, territorio
dei lontani e degli impuri. Qui è sceso Dio, per parlare a una vergine,
per parlare al nostro cuore.
Ci vengono presentati i personaggi di
questa vicenda sconvolgente: Gabriele, l’inviato di Dio, una giovane
donna di nome Maria e il suo fidanzato Giuseppe, della casa regale di
Davide. Anche noi siamo accolti in questa presenza, siamo chiamati ad
entrare nel mistero.
Lc 1,28-29: Sono le primissime battute
del dialogo di Dio con la sua creatura. Poche parole, appena un soffio,
ma parole onnipotenti, che turbano il cuore, che mettono profondamente
in discussione la vita, i piani, le attese umane. L’angelo annuncia la
gioia, la grazia e la presenza di Dio; Maria rimane turbata e si domanda
da dove mai possa giungere a lei tutto questo. Da dove una gioia così?
Come una grazia tanto ampia da cambiare perfino l’essere?
Lc 1,30-33: Questi sono i versetti
centrali del brano: è l’esplosione dell’annuncio, la manifestazione del
dono di Dio, della sua onnipotenza nella vita dell’uomo. Gabriele, il
forte, parla di Gesù: l’eterno re, il Salvatore, il Dio fatto bambino,
l’onnipotente umile. Parla di Maria, del suo grembo, della sua vita che è
stata scelta per dare ingresso e accoglienza a Dio in questo mondo e in
ogni altra vita. Dio comincia, già qui, a farsi vicino, a bussare. Sta
in piedi, attende, presso la porta del cuore di Maria; ma già anche qui,
a casa nostra, presso il nostro cuore…
Lc 1,34: Maria, davanti alla proposta di
Dio, si lascia mettere a nudo, si lascia leggere fino in fondo. Dice di
sé, rivela il suo cuore, i suoi desideri. Sa che per Dio l’impossibile è
realizzabile, non mette in dubbio, non indurisce il cuore e la mente,
non fa calcoli; vuole solo disporsi pienamente, aprirsi, lasciarsi
raggiungere da quel tocco umanamente impossibile, ma già scritto, già
realizzato in Dio. Pone davanti a Lui, con un gesto di purissima
povertà, la sua verginità, il suo non conoscere uomo; è una consegna
piena, assoluta, traboccante fede e abbandono. È già la premessa del sì.
Lc 1,35-37: Dio, umilissimo, risponde;
l’onnipotenza si piega sulla fragilità di questa donna, che siamo ognuno
di noi. Il dialogo continua, l’alleanza cresce e si rafforza. Dio
rivela il come, parla dello Spirito santo, della sua ombra fecondante,
che non viola, non spezza, ma conserva intatta. Parla dell’esperienza
umana di Elisabetta, rivela un altro impossibile divenuto possibile;
quasi una garanzia, una sicurezza. E poi l’ultima parola, davanti alla
quale bisogna scegliere: dire sì o dire no, credere o dubitare,
sciogliersi o indurirsi, aprire la porta o chiuderla. “Nulla è
impossibile a Dio”.
Lc 1,38: Questo ultimo versetto sembra
racchiudere un infinito. Maria dice il suo “Eccomi”, si apre, si
spalanca a Dio e avviene l’incontro, l’unione per sempre. Dio entra
nell’uomo e l’uomo diventa luogo di Dio: sono le Nozze più sublimi che
si possano mai realizzare su questa terra. Eppure il vangelo si chiude
con una parola quasi triste, dura: Maria rimane sola, l’angelo se ne va.
Resta, però, il sì detto a Dio e la sua Presenza; resta la Vita vera.
c) Il testo: Luca 1,26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu
mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una
vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome
Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse:
«Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e
si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse:
«Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco,
concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà
grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà
il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe
e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come
avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo
Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà
con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato
Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha
concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era
detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
3. Un momento di silenzio orante
Ho letto e ascoltato le parole del
vangelo, le ho trattenute sulle mie labbra e nel mio cuore, ma desidero
ancora lasciarle risuonare dentro di me. Mi pongo in silenzio, cerco di
fare spazio, di aprire il mio grembo per accogliere questa Presenza
d’amore, che viene a me e bussa, annunciandomi gioia, grazia, alleanza,
vita nuova. Ascolto il mio cuore, il mio respiro, lo spazio interiore
del mio essere … Dio è qui, alla porta, e chiede asilo, proprio a me,
alla mia povera vita …
4. Alcune domande
a) L’annuncio di Dio, il suo angelo,
entra anche nella mia vita, davanti a me e mi parla. Sono pronto a
riceverlo, a fargli spazio, ad ascoltarlo con attenzione? Chissà quante
volte è già successo questo, quante volte sono stato scelto e visitato,
senza che io vi facessi attenzione. Oggi, però, è diverso; lo sento che
Lui è qui, che mi ha trovato, che mi sta parlando al cuore. Cosa decido
di fare? Rimango o fuggo via? Mi metto le cuffie del CD player? Accendo
il PC? Mando un SMS a qualcuno? Oppure apro la porta e mi siedo proprio
davanti a Lui, faccia a faccia con Lui?
b) Subito ricevo un annuncio
sconcertante; Dio mi parla di gioia, di grazia, di presenza. Tutte cose
che io sto cercando da tanto tempo, da sempre. Chi potrà mai farmi
felice veramente? Chi potrà salvarmi dalla solitudine con la sua
presenza guaritrice? Mi raggiunge, come un tuono, il ricordo di tutti i
miei tentativi falliti di trovare felicità. L’amore, il divertimento, lo
sport a livello agonistico, la velocità, il look, l’impiego importante…
Sento nell’anima l’amarezza di tutte queste illusioni. Per un po’
funzionava, poi crollava tutto. Oggi, qui, il Signore mi sta proponendo
una gioia diversa, una grazia piena, una presenza assoluta. Solo Lui può
fare questo, può dire queste parole con verità. Decido di fidarmi, di
fare il salto sull’altra sponda, la sua? Voglio fidarmi della sua
felicità, della sua presenza?
c) È bastato poco, appena un movimento
del cuore, dell’essere; Lui già se ne è accorto. Già mi sta ricolmando
di luce e di amore. Mi dice: “Hai trovato grazia ai miei occhi”. Dunque
io piaccio a Dio? Lui mi trova piacevole, amabile? Sì, è proprio così.
Perché non ci ho mai voluto credere prima? Perché non gli ho mai dato
ascolto? Mi ritrovo davanti agli occhi, in questo momento, tutta la mia
stoltezza e la mia cocciutaggine; credevo di dover trovare questo amore,
questa accoglienza presso qualcun altro, cercavo la persona giusta per
me, che, finalmente, mi facesse sentire amabile, importante, degno. Mi
sbagliavo. Prima devo fare questa esperienza: sentire che io sono
importante, unico, desiderabile per Dio. Mi lascio raggiungere fino in
fondo da questa Parola; mi ripeto all’infinito che io ho trovato grazia
presso Dio, come Maria. Grazie, Signore! Leggo Esodo 33, 12-17.
d) Ora mi viene detto che da me nascerà
vita nuova, che il grembo della mia esistenza sarà fecondato e abitato,
che da me uscirà Gesù. Sono cose grosse, che mi superano, mi confondono,
mi fanno smarrire. Dico anch’io, insieme a Maria: “Come è possibile?”.
Sento, però, che in me, questa parola, è carica di incredulità, di
spavento, mentre in Lei era traboccante di disponibilità. Io ho paura,
io non credo fino in fondo. Eppure il Signore Gesù vuole venire in
questo mondo anche attraverso di me; vuole raggiungere i miei fratelli
passando attraverso i sentieri della mia vita, del mio essere. Potrò
sbarrargli la strada? Potrò respingerlo, tenerlo lontano? Potrò
cancellarlo dalla mia storia, dalla mia vita? No, non posso e non voglio
farlo. Signore, ti prego, aiutami! E vieni; nasci in me, nasci ancora
da me!
e) Da solo non posso fare nulla, però,
questo è chiaro; ho bisogno anch’io dello Spirito del Signore. La sua
ombra, la sua forza, il suo fuoco scendano su di me e prendano possesso
di me, di tutto ciò che sono. Mi fermo un attimo, comincio a pregare nel
profondo del mio cuore, invoco e chiamo lo Spirito Santo; ripenso ad
altri passi della Scrittura in cui la sua azione compare con potenza. Mi
faccio come le acque primordiali, sulle quali aleggiava lo Spirito di
Dio e vennero trasformate in vita rigogliosa (Gen 1,2); mi faccio come
le acque del mare Rosso, che furono accarezzate dal vento di Dio per
tutta la notte e alla fine si aprirono per il passaggio del popolo (Es
14,21); mi faccio come il cuore e le mani di Davide, che, sotto
l’impulso dello Spirito, suonava l’arpa in modo tale da cacciare il male
dall’anima di Saul (1Sam 16,23); mi faccio come il servo del Signore,
sul quale discese e rimase lo Spirito di Dio (Is 61,1); mi faccio come
le ossa aride disperse sulla pianura, che furono rianimate dal tocco
dello Spirito (Ez 37,5); mi faccio come Maria, che si lasciò avvolgere
dall’ombra dell’Amore e della misericordia e divenne madre di Gesù,
madre di ogni uomo. Anch’io ripeto che nulla è impossibile per Dio; Lui
può fare tutto questo, anche in me, oggi, qui.
5. Chiave di lettura
Ho pregato, ho ruminato la parola, ho
cercato di essere attento alla voce d’amore del Signore, ho aperto il
mio cuore. Mi sento scaldato da questa esperienza, mi sento in compagnia
di Lui, non più solo. Però vorrei tentare di compiere un ulteriore
passaggio; vorrei mettermi a scavare con le mani in questo tesoro della
sua Parola, per trovare ancora luce, ancora gemme preziose. Metto in
opera anche il mio intelletto, cerco di raccogliere materiale per la mia
meditazione, per il lavoro di analisi, di ascolto. Credo che anche
questo sia nutrimento buono, che mi può aiutare per la conversione.
Vorrei tentare di stare più attento ad alcune parole importanti e forti
che risuonano in questo brano del vangelo.
Rallègrati!
È davvero strano questo saluto di Dio
alla sua creatura; sembra inspiegabile e forse senza senso. Eppure già
da secoli risuonava sulle pagine delle divine Scritture e quindi anche
sulle labbra del popolo ebraico. Gioisci, rallegrati, esulta! Più volte i
profeti avevano ripetuto questo soffio del respiro di Dio, avevano
gridato questo silenzioso battito del suo cuore per il suo popolo, il
suo resto. Lo leggo in Gioele: “Non temere, terra, ma rallegrati e
gioisci, poiché cose grandi ha fatto il Signore… (2,21-23); in Sofonia:
“Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il
cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna”
(3,14); in Zaccaria: “Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io
vengo ad abitare in mezzo a te, oracolo del Signore” (2,14). Lo leggo e
lo riascolto, oggi, pronunciato anche sul mio cuore, sulla mia vita;
anche a me viene annunciata una gioia, una felicità nuova, mai vissuta
prima. Riscopro le grandi cose che il Signore ha fatto per me;
sperimento la liberazione che viene dal suo perdono: io non sono più
condannato, ma graziato, per sempre; vivo l’esperienza della presenza
del Signore accanto a me, in me. Sì, Lui è venuto ad abitare in mezzo a
noi; Lui sta di nuovo piantando la sua tenda nella terra del mio cuore,
della mia esistenza. Signore, come dice il salmo, tu gioisci delle tue
creature (Sal 104,31); e anch’io gioisco in te, grazie a te; la mia
gioia è in te (Sal 104,34).
Il Signore è con te.
Questa parola così semplice, così
luminosa, detta dall’angelo a Maria, sprigiona una forza onnipotente; mi
rendo conto che basterebbe, da sola, a salvarmi la vita, a risollevarmi
da qualunque caduta e abbassamento, da qualunque smarrimento. Il fatto
che Lui, il mio Signore, è con me, mi tiene in vita, mi rende
coraggioso, mi dà fiducia per continuare ad esserci. Se io sono, è
perché Lui è con me. Chissà se anche per me può valere l’esperienza che
la Scrittura racconta riguardo a Isacco, al quale è capitata la cosa più
bella che si possa augurare a un uomo che crede in Dio e lo ama: un
giorno venne da lui Abimelech con i suoi uomini dicendogli: “Abbiamo
visto che il Signore è con te” (Gen 26,28) e chiedendo di diventare
amici, di stringere alleanza. Vorrei che anche di me si potesse dire la
stessa cosa; vorrei poter manifestare che il Signore davvero è con me,
dentro la mia vita, nei miei desideri, nei miei affetti, nelle mie
scelte e azioni; vorrei che altri potessero incontrarlo attraverso di
me. Forse, per questo, è necessario che io assorba di più la sua
presenza, che io mangi e beva di Lui.
Mi metto alla scuola della Scrittura,
leggo e rileggo alcuni passi in cui la voce del Signore mi ripete questa
verità e, mentre Lui parla, io vengo cambiato, vengo sempre più
abitato. “Rimani in questo paese e io sarò con te e ti benedirò” (Gen
26,3). “Poi il Signore comunicò i suoi ordini a Giosuè, figlio di Nun, e
gli disse: Sii forte e fatti animo, poiché tu introdurrai gli Israeliti
nel paese, che ho giurato di dar loro, e io sarò con te” (Dt 31,23).
“Combatteranno contro di te ma non potranno prevalere, perché io sarò
con te per salvarti e per liberarti” (Ger 15,20). “L'angelo del Signore
apparve a Gedeone e gli disse: Il Signore è con te, uomo forte e
valoroso!” (Gdc 6,12). “In quella notte gli apparve il Signore e disse:
Io sono il Dio di Abramo, tuo padre; non temere perché io sono con te.
Ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza per amore di Abramo, mio
servo” (Gen 26,24). “Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu
andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò
senza aver fatto tutto quello che t'ho detto” (Gen 28,15). “Non temere,
perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio. Ti
rendo forte e anche ti vengo in aiuto e ti sostengo con la destra
vittoriosa” (Is 41,10).
Non temere.
La Bibbia trabocca di questo annuncio
pieno di tenerezza; quasi come un fiume di misericordia questa parola
percorre tutti i libri sacri, dalla Genesi fino all’Apocalisse. È il
Padre che ripete ai suoi figli di non avere paura, perché Lui è con
loro, non li abbandona, non li dimentica, non li lascia in potere dei
nemici. È come una dichiarazione d’amore che Dio fa all’uomo, a ognuno
di noi; è un pegno di fedeltà che passa di mano in mano, da cuore a
cuore, e giunge fino a noi. Abramo ha udito questa parola e dopo di lui
suo figlio Isacco, poi i patriarchi, Mosè, Giosuè, Davide, Salomone e,
insieme a loro, Geremia e tutti i profeti. Nessuno è escluso da questo
abbraccio di salvezza che il Padre offre ai suoi figli, anche quelli più
lontani, più ribelli. Maria sa ascoltare in profondità questa parola e
sa credervi con fede piena, con assoluto abbandono; Lei ascolta e crede,
accoglie e vive anche per noi. Lei è la donna forte e coraggiosa che si
apre alla venuta di Dio, lasciando cadere tutte le paure, le
incredulità, le chiusure. Lei ripete questo annuncio di Dio dentro la
nostra vita e ci invita a credere con Lei.
Hai trovato grazia.
“Signore, se ho trovato grazia ai tuoi
occhi…”. Questa è la preghiera che sgorga più e più volte dalle labbra e
dal cuore di uomini e donne che cercano rifugio presso il Signore; di
loro ci è raccontato nella Scrittura, li incontriamo al bivio delle
nostre stesse strade, quando non sappiamo bene dove andare, quando ci
sentiamo braccati dalla solitudine o dalla tentazione, quando viviamo
gli abbandoni, i tradimenti, le sconfitte pesanti delle nostre
esistenze. Quando non abbiamo più nessuno e non riusciamo a ritrovare
neppure noi stessi, allora anche noi, come loro, ci troviamo a pregare
ripetendo quelle stesse parole: “Signore, se ho trovato grazia ai tuoi
occhi…”. Chissà quante volte le abbiamo ripetute, anche solo in
silenzio. Ma oggi, qui, in questo brano evangelico così semplice,
veniamo preceduti, siamo accolti in anticipo; non abbiamo più bisogno di
supplicare, perché già abbiamo trovato tutto quello che da sempre
stavamo cercando e molto di più. Abbiamo ricevuto gratuitamente, siamo
stati colmati e ora non possiamo che traboccare.
Nulla è impossibile a Dio.
Sono giunto quasi al termine di questo
percorso fortissimo di grazia e di liberazione; vengo ora raggiunto da
una parola che mi scuote fin nel più profondo. La mia fede è messa al
vaglio; il Signore mi prova, mi scruta, saggia il mio cuore. Ciò che
l’angelo afferma qui, davanti a Maria, era già stato proclamato più
volte nell’Antico Testamento; ora è raggiunta la pienezza, ora tutti gli
impossibili vengono realizzati: Dio si fa uomo; il Signore diventa
amico, fratello; il lontano è vicinissimo. E io, anch’io, piccolo e
povero, sono fatto partecipe di questa immensità di dono, di grazia; mi
viene detto che anche nella mia vita l’impossibile diventa possibile.
Devo solo credere, solo dare il mio assenso. Ma questo significa
lasciarmi sconquassare dalla potenza di Dio; consegnarmi a Lui, che mi
cambia, mi libera, mi rinnova. Nemmeno questo è impossibile. Sì, io
posso rinascere oggi, in questo momento, per grazia della sua voce che
mi ha parlato, che mi ha raggiunto fino al punto più profondo del cuore.
Cerco e trascrivo i passi della Scrittura che ripetono questa verità. E
mentre li riscrivo, mentre li rileggo e li pronuncio adagio, mangiando
ogni parola, ciò che essi dicono avviene ancora in me… Genesi 18,14;
Giobbe 42,2; Geremia 32,17; Geremia 32,27; Zaccaria 8,6; Matteo 19,26;
Luca 18,27.
Eccomi.
E ora non posso fuggire, né sottrarmi
alla conclusione. Sapevo fin dall’inizio che proprio qui, dentro questa
parola, così piccola, eppure così piena, così definitiva, Dio mi stava
aspettando. L’appuntamento dell’amore, dell’alleanza fra Lui e me era
fissato precisamente su questa parola, appena un soffio della voce,
appena un bacio. Rimango sconvolto dalla ricchezza di presenza che sento
in questo “Eccomi!”; non devo sforzarmi molto per ricordare le
innumerevoli volte in cui Dio stesso per primo l’ha pronunciato, l’ha
ripetuto. Lui è l’Eccomi fatto persona, fatto fedeltà assoluta,
incancellabile. Dovrei solo mettermi sulla sua onda, solo trovare le sue
impronte nella polvere della mia povertà, del mio deserto; dovrei solo
accogliere questo suo amore infinito che non ha mai smesso di cercarmi,
di starmi appresso, di camminare con me, dovunque io sia andato.
L’Eccomi è già stato detto e vissuto, è già vero. Quanti prima di me e
quanti anche oggi, insieme a me! No, non sono solo. Faccio ancora
silenzio, mi pongo ancora in ascolto, prima di rispondere…
“Eccomi eccomi!” (Is 65,1) ripete Dio;
“Eccomi, sono la serva del Signore” risponde Maria; “Ecco, io vengo per
fare la tua volontà” (Sal 39,8) dice Cristo…
6. Un momento di preghiera - Salmo 138
Rit. Padre, alle tue mani consegno la mia vita.
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti. Rit.
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti. Rit.
Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.
Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita. Rit.
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.
Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita. Rit.
7. Preghiera finale
Padre mio, tu sei sceso fino a me, mi
hai raggiunto, mi hai toccato il cuore, mi hai parlato, promettendomi
gioia, presenza, salvezza. Nella grazia dello Spirito santo, che mi ha
coperto con la sua ombra, anch’io, insieme a Maria, ho potuto dirti il
mio sì, l’Eccomi della mia vita per te. E ora non mi resta che la forza
della tua promessa, la tua verità: “Concepirai e darai alla luce Gesù”.
Signore, ecco davanti a te il grembo aperto della mia vita, del mio
essere, di tutto ciò che sono e che ho: ogni cosa io pongo in te, nel
tuo cuore. Tu entra, vieni, scendi ancora, ti prego e fecondami, rendimi
generatore di Cristo in questo mondo. L’amore che io ricevo da te, in
misura traboccante, trovi la sua pienezza e la sua verità nel
raggiungere i fratelli e le sorelle che tu poni accanto a me. Il nostro
incontro, o Padre, sia aperto, sia dono per tutti; sia Gesù, il
Salvatore. Amen.
da | O.Carm
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