C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro.
Lc 4,27
Come vivere questa Parola?
Gesù ha appena detto che nessuno è profeta nella propria patria, affermando che la sua è presenza profetica, anzi ben più che profetica come di lui aveva detto il suo precursore Giovanni Battista.
Ma quello che Gesù qui vuol sottolineare va oltre. Egli ha consapevolezza di non essere stato inviato solo per gli Ebrei, ma per ogni uomo che nell'unico Padre-Dio, è suo fratello. Per questo qui rievoca il profeta Eliseo che, tanti secoli prima, aveva ottenuto la guarigione di Naaman, abitante della Siria.
Dal brano emergono perle d'insegnamento diverse. Quella di grande attualità per noi riguarda il modo con cui, da cristiani, siamo chiamati a relazionarci con gli immigrati o, comunque con gente di altre etnie.
Abbattere i muri di preconcetto, diffidenze e cose del genere. Non generalizzare. Dal comportamento di una persona o di una famiglia è sbagliato trarne motivo per condannare, in blocco, gli altri. Aver premure, attenzioni e propensione all'aiuto per ognuno, senza discriminazioni di sorta.
Signore, non cessare di aprire il mio cuore, troppo spesso chiuso e manipolato da opzioni di comodo, da una mentalità di egoico campanilismo.
La voce di uno scienziato
E' più difficile disaggregare un pregiudizio che un atomo.
Albert Einstein, 1879-1955
da | Casa di Preghiera San Biagio FMA
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