lunedì 6 aprile 2015

Letture, commento, santi e preghiere di Lunedì 6 Aprile 2015

risorto1

6 aprile 2015

I Settimana del Tempo di Pasqua
LUNEDÌ DELL’ANGELO

MADONNA DEL COVOLO

Crespano del Grappa (TV)  c.a. 1150 – Il Covolo è la grotta nella quale una pastorella sordomuta si rifugia a causa di un brutto temporale. Qui le apparirà la Madonna ridonandole voce e udito e chiedendo una cappella. Per facilitare i lavori di costruzione attuerà un secondo miracolo: la sorgente dei Tre Busi. La storia dell’apparizione e la nascita del santuario con video

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Beata Pierina Morosini

martire (1931-1957) 6 aprile – Uno stupro, violento e brutale, tanto più non riuscito, che scatena l’ira del bruto che uccide a colpi di pietra la vittima predestinata e ribelle. Ma sarebbe solo un fatto di cronaca se non si collocasse come coronamento di una vita tutta dedita all’apostolato e alla purezza fisica e interiore. La storia, la video-storia e la lettera di perdono della madre.
 
Il Signore vi ha introdotto in una terra dove scorre latte e miele; la legge del Signore sia sempre sulla vostra bocca. Alleluia. 

PREGHIERA DEL MATTINO

O Padre, che fai crescere la tua Chiesa, donandole sempre nuovi figli, concedi ai tuoi fedeli di esprimere nella vita il sacramento che hanno ricevuto nella fede. Per Cristo nostro Signore. Amen.

PRIMA LETTURA

At 2, 14. 22-32 –  Dagli Atti degli Apostoli.
[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così:
«Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e lasanpietro apostoloprescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.
Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli ínferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.
Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli ínferi, né la sua carne subì la corruzione.
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal.15
RIT: Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
ABBRACCIO4
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene». Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. RIT
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. RIT
Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli ínferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. RIT
Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. RIT

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Alleluia.

VANGELO

Mt 28, 8-15 – Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro lepiedonnealsepolcrouu4
incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

Testimoni illuminati dallo Spirito
Gesù risorto appare ripetutamente a testimoni qualificati; la sua presenza, i segni che egli pone, il suo annuncio li conforta, li illumina, li convince definitivamente a credere per farli diventare poi sicuri e invincibili annunciatori della sua risurrezione. L’Apostolo Pietro doverosamente è il primo che ascoltiamo oggi. Con intrepido coraggio, dopo le penose passate esperienze, così parla del Risorto agli uomini d’Israele “Voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete risurrezione10 
ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte”. Ma ecco altre preziose testimoni: Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Alla loro presenza, “Vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve”. “Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli”. Comincia così l’ininterrotta catena di trasmissione del Kèrigma, la “corsa” per l’annuncio gridato al mondo del Cristo risorto, dell’adempimento del progetto divino di salvezza. Così la risurrezione entra nel vivo e nel cuore stesso della storia. Diventa la preziosissima eredità della chiesa, che ha il compito di essere sale e lievito per l’intera umanità. Occorrono, ai nostri giorni urgono, testimoni, coraggiosi, credibili e fedeli, che godendo di tutta la ricchezza meritata dal martire divino, sappiano con concretezza additate la via, far uscire i morti dai sepolcri, abbiano il coraggio di scendere anche negli abissi degli inferi per ricondurre a Dio i morti, i dispersi e gli sfiduciati.
Così la gioia grande dei primi fortunati testimoni della risurrezione si diffonde ovunque e si pregusta e assapora già sulla terra, nella certezza che diventerà pienezza nel Regno di Dio. La speranza cristiana nasce a Pasqua: in Cristo risorto la promessa di Dio è diventata realtà. Questa è “la buona Gesù risorto 1 
notizia della promessa fatta ai nostri padri e che Dio ha compiuto, risuscitando Gesù per noi” Nella Pasqua la certezza della nostra speranza trova il suo più sicuro ancoraggio e la sorgente della sua energia. Per questo, essa è rinuncia ad ogni sicurezza umana e completo abbandono al mistero dell’amore assoluto di Dio per noi. Cristo, nostra speranza, è risorto!(Omelia dei Monaci Benedettini Silvestrini su lachiesa.it)

PREGHIERA DELLA SERA

O Signore, Tu ti sei manifestato alle donne venute al sepolcro e inviate a portare agli apostoli il messaggio pasquale. Anche noi desideriamo incontrarti nella preghiera, perciò, rendici capisci di conoscerti. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. Signore risorto, anche a noi Ti sei rivelato nelle Sacre Scritture e nei segni operati nella Chiesa dei Tuoi santi e credenti: rendici capaci di essere Tuoi testimoni di fronte ad ogni tentazione che ci allontana da Te. Tu sei Dio e vivi e regni per i secoli dei secoli. Amen.

da \  http://blog.studenti.it/biscobreak/2015/04/letture-di-lunedi-6-aprile-2015/

domenica 5 aprile 2015

Papa: Urbi et Orbi, abbiamo il coraggio del perdono e della pace

Con Gesù Cristo che è risorto “l’amore ha sconfitto l’odio, la vita ha vinto la morte, la luce ha scacciato le tenebre”: per questo, in un mondo che “propone di imporsi a tutti costi”, cerchiamo di “non cedere all’orgoglio” che alimenta violenza e guerre, ma di avere il “coraggio umile” del perdono e della pace. Questo il messaggio di Pasqua di Papa Francesco che dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana ha impartito la benedizione Urbi et Orbi, subito dopo aver presieduto in Piazza San Pietro la Santa Messa ed aver compiuto un giro sulla papamobile per salutare i fedeli e augurare loro buona Pasqua. Il servizio di Giada Aquilino:

Il coraggio umile di Cristo
Dal Signore risorto imploriamo la grazia di “non cedere all’orgoglio che alimenta la violenza e le guerre”, ma di avere il “coraggio umile” del perdono e della pace. Così Papa Francesco, dopo che una pioggia quasi incessante aveva accompagnato la Santa Messa di Pasqua in Piazza San Pietro, ha pregato e benedetto la città di cui è vescovo, Roma, e il mondo.
Cristiani perseguitati
Immediato il riferimento a quanti perseguitati:
“A Gesù vittorioso domandiamo di alleviare le sofferenze dei tanti nostri fratelli perseguitati a causa del Suo nome, come pure di tutti coloro che patiscono ingiustamente le conseguenze dei conflitti e delle violenze in corso. Ne sono tante”.
I Paesi sconvolti dai conflitti
Quindi il pensiero del Papa è andato alle tante realtà di guerra e sofferenza, come in Siria e Iraq:
“Cessi il fragore delle armi e si ristabilisca la buona convivenza tra i diversi gruppi che compongono questi amati Paesi. La comunità internazionale non rimanga inerte di fronte alla immensa tragedia umanitaria all’interno di questi Paesi e al dramma dei numerosi rifugiati”.
Implorata la pace per tutti gli abitanti della Terra Santa:
“Possa crescere tra Israeliani e Palestinesi la cultura dell’incontro e riprendere il processo di pace così da porre fine ad anni di sofferenze e divisioni”.
La preghiera di Francesco si è estesa alla Libia, affinché - ha detto - “si fermi l’assurdo spargimento di sangue in corso e ogni barbara violenza” e ci si adoperi “per favorire la riconciliazione e per edificare una società fraterna che rispetti la dignità della persona”. Poi allo Yemen, perché “prevalga una comune volontà di pacificazione per il bene di tutta la popolazione”. Con “speranza” ha affidato al Signore misericordioso “l’intesa raggiunta in questi giorni a Losanna” sul nucleare iraniano, affinché - ha auspicato - “sia un passo definitivo verso un mondo più sicuro e fraterno”. Il dono della pace è stato implorato dal Pontefice pure per la Nigeria, il Sud Sudan, il Sudan e la Repubblica Democratica del Congo:
“Una preghiera incessante salga da tutti gli uomini di buona volontà per coloro che hanno perso la vita – uccisi giovedì scorso nell’Università di Garissa, in Kenia –, per quanti sono stati rapiti, per chi ha dovuto abbandonare la propria casa ed i propri affetti”.
La Risurrezione del Signore porti luce inoltre all’amata Ucraina, ha proseguito il Pontefice, non dimenticando “ quanti hanno subito le violenze del conflitto degli ultimi mesi”:
“Possa il Paese ritrovare pace e speranza grazie all’impegno di tutte le parti interessate”.
Le nuove e vecchie schiavitù
Il Papa ha chiesto pace e libertà per i tanti uomini e donne “soggetti - ha sottolineato - a nuove e vecchie forme di schiavitù da parte di persone e organizzazioni criminali”:
“Pace e libertà per le vittime dei trafficanti di droga, tante volte alleati con i poteri che dovrebbero difendere la pace e l’armonia nella famiglia umana. E pace chiediamo per questo mondo sottomesso ai trafficanti di armi, che guadagnano col sangue degli uomini e delle donne”.
Gesù rimane sempre con i sofferenti
La voce del Signore Gesù che dona pace e assicura di rimanere “sempre” con noi - ha affermato Francesco - giunga dunque agli emarginati, ai carcerati, ai poveri e ai migranti “che tanto spesso sono rifiutati, maltrattati e scartati”, ai malati e ai sofferenti, ai bambini e specialmente a quelli che, ha aggiunto, “subiscono violenza”, a quanti “sono nel lutto” e agli uomini e alle donne “di buona volontà”. A tutti, ha spiegato il Papa, Gesù con la sua morte e risurrezione indica “la via della vita e della felicità”: la via è “l’umiltà, che comporta l’umiliazione” della morte sulla croce. Solo chi si umilia può andare “verso Dio”, perché “l’orgoglioso guarda dall’alto in basso, l’umile guarda dal basso in alto”.
Chinarsi nel mistero pasquale
D’altra parte, il mattino di Pasqua, Pietro e Giovanni - avvertiti dalle donne - corsero al sepolcro e lo trovarono aperto e vuoto; si avvicinarono e si “chinarono” per entrare nel sepolcro. Per entrare nel mistero, ha ricordato il Papa, bisogna “chinarsi, abbassarsi. Solo chi si abbassa - ha aggiunto - comprende la glorificazione di Gesù e può seguirlo sulla sua strada”:
“Il mondo propone di imporsi a tutti costi, di competere, di farsi valere… Ma i cristiani, per la grazia di Cristo morto e risorto, sono i germogli di un’altra umanità, nella quale cerchiamo di vivere al servizio gli uni degli altri, di non essere arroganti ma disponibili e rispettosi”.
Auguri in una giornata tanto bella ma anche tanto brutta per la pioggia
Augurando buona Pasqua ai presenti in Piazza San Pietro e a quanti collegati attraverso i mezzi di comunicazione sociale, il Papa ha pure ringraziato per il dono dei fiori dai Paesi Bassi che, ha detto, “in una giornata tanto bella” ma anche “tanto brutta per la pioggia”, hanno fatto da cornice alla celebrazione. Infine un auspicio:
“Portate nelle vostre case e a quanti incontrate il gioioso annuncio che è risorto il Signore della vita, recando con sé amore, giustizia, rispetto e perdono”.

da | Radio Vaticana

Pasqua che sfugge



TUTTO SFUGGE.
ANCHE LA PASQUA.
SOPRATUTTO LA PASQUA.
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Gesù sfugge via.
Chi va al sepolcro sfugge via.
Le prove sfuggono via: nessuna prova.
E la Pasqua che sfugge, dove sta andando a finire?

TRA LE DICERIE....

Tutto daccapo?
Tutto ridotto di nuovo al nulla?

TUTTO RIDOTTO AL NULLA, SI'...
MA AL NULLA DI DIO, CHE ORA TUTTO ANIMA

Il nulla di Dio è d'ora in poi l'anima di tutto quanto quello che succede.
Per chi crede, come per chi non crede.
Per gli uni e per gli altri, per tutti e in ogni avvenimento, il NULLA divino è il riferimento.

PASQUA CHE SFUGGE.
Che non si può prendere, che non si può vedere, né toccare con mano, né constatare, né vivere umanamente, ma solo nel vivere in questo nulla.

don Luciano Sanvito

Lectio: Lunedì, 6 Aprile, 2015


Tempo di Pasqua

1) Preghiera
O Padre, che fai crescere la tua Chiesa,
donandole sempre nuovi figli,
concedi ai tuoi fedeli di esprimere nella vita
il sacramento che hanno ricevuto nella fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

2) Lettura
Dal Vangelo secondo Matteo 28,8-15
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.

3) Riflessione
• Pasqua! Il vangelo di oggi descrive l’esperienza di risurrezione delle discepole di Gesù. All’inizio del suo vangelo, nel presentare Gesù, Matteo aveva detto che Gesù è l’Emanuel, Dio con noi (Mt 1,23). Ora, alla fine, comunica ed aumenta la stessa certezza di fede, poiché proclama che Gesù è risorto (Mt 28,6) e che starà con noi sempre, fino alla fine dei tempi! (Mt 28,20). Nelle contraddizioni della vita, questa verità è molte volte contestata. Non mancano le opposizioni. I nemici, i capi dei giudei, si difesero contro la Buona Novella della risurrezione e mandarono a dire che il corpo era stato rubato dai discepoli (Mt 28,11-13). Tutto ciò succede anche oggi. Da un lato, lo sforzo di molte persone per vivere e testimoniare la risurrezione. Dall’altro, tanta gente cattiva che combatte la risurrezione e la vita.
• Nel vangelo di Matteo, la verità della risurrezione di Gesù è raccontata attraverso un linguaggio simbolico, che rivela il senso nascosto degli avvenimenti. Matteo parla di scosse di terremoto, di fulmini e di angeli che annunciano la vittoria di Gesù sulla morte (Mt 28,2-4). E’ un linguaggio apocalittico, molto comune in quel tempo, per annunciare che finalmente il mondo era stato trasformato dalla potenza di Dio! Si compiva la speranza dei poveri che riaffermavano la loro fede: “Lui è vivo, in mezzo a noi!”
• Matteo 28,8: L’allegria della Risurrezione vince la paura. Al mattino di domenica, il primo giorno della settimana, due donne si recano al sepolcro, Maria Maddalena e Maria di Giacomo, chiamata l’altra Maria. Improvvisamente la terra trema ed un angelo appare come un fulmine. Le guardie che stavano vigilando il tumulo svennero. Le donne si impaurirono, ma l’angelo le incoraggiò, annunciando la vittoria di Gesù sulla morte e mandandole a riunire i discepoli di Gesù in Galilea. E in Galilea potettero vederlo di nuovo. Lì cominciò tutto, lì avvenne la grande rivelazione del Risorto. L’allegria della risurrezione comincia a superare la paura. Si inizia così l’annuncio della vita e della risurrezione.
• Matteo 28,9-10: Gesù appare alle donne. Le donne escono di corsa. In loro c’è un misto di paura e di gioia. Sentimenti tipici di coloro che fanno una profonda esperienza del Mistero di Dio. Improvvisamente, Gesù stesso va incontro a loro e dice: “Rallegratevi!” E loro si prostrarono ed adorarono. E’ l’atteggiamento di colui che crede ed accoglie la presenza di Dio, anche se sorprende e supera la capacità umana di comprensione. Ora Gesù stesso ordina di riunire i fratelli in Galilea: "Non abbiate paura. Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno".
• Matteo 28,11-15: L’astuzia dei nemici della Buona Novella. La stessa opposizione che Gesù ha avuto in vita, spunta ora dopo la sua risurrezione. I capi dei sacerdoti si riuniscono e danno denaro alle guardie. Loro devono spargere la notizia che i discepoli hanno rubato il corpo di Gesù per evitare così quanto si dice della risurrezione. I capi non accettano la Buona Novella della Risurrezione. Preferiscono credere che si tratta di un’invenzione da parte dei discepoli e delle discepole di Gesù.
Il significato della testimonianza delle donne. La presenza delle donne alla morte, alla sepoltura e alla risurrezione di Gesù è significativa. Loro sono testimoni della morte di Gesù (Mt 27,54-56). Nel momento della sepoltura, rimangono sedute dinanzi al sepolcro e quindi possono rendere testimonianza del luogo dove Gesù fu sepolto (Mt 27,61). Ora, al mattino di domenica, loro sono lì di nuovo. Sanno che quel sepolcro vuoto è veramente il sepolcro di Gesù! La profonda esperienza di morte e di risurrezione che loro hanno fatto ha trasformato le loro vite. Loro stesse diventano testimoni qualificati della risurrezione nelle Comunità cristiane. Per questo ricevono l’ordine di annunciare: “Gesù è vivo! Risuscitò!"

4) Per un confronto personale
• Qual è l’esperienza di resurrezione che ho nella mia vita? C’è in me qualche forza che cerca di combattere l’esperienza della risurrezione? Come reagisco?
• Qual è oggi la missione della nostra comunità di noi discepoli e discepole di Gesù? Da dove possiamo trarre forza e coraggio per adempiere la nostra missione?

5) Preghiera finale
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare. (Sal 15)

da | O. Carm

sabato 4 aprile 2015

Letture, commento e preghiere di Pasqua 2015

risorto

PREGHIERA DEL MATTINO

O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel Tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto. Per Cristo nostro Signore. Amen


Prima Lettura

At 10, 34. 37-43 – Dagli Atti degli Apostoli

PRIMA LETTURA

At 10, 34. 37-43 – Dagli Atti degli Apostoli.

pietro e Giovanni al sepolcro

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse:  “Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea,incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.  E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.  Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome» .
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

risurrezione6

Sal. 117
RIT: Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». RIT
La destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto prodezze. Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore. RIT
La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. RIT

RISURREZIONE 

SECONDA LETTURA

Col 3, 1-4 – ‡Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi.
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra.  Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!
Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.

SEQUENZA

figura risurrezioneAlla vittima pasquale, s’innalzi oggi il sacrificio di lode. L’Agnello ha redento il suo gregge, l’Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.
Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
«Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?». «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto: precede i suoi in Galilea».
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

Canto al Vangelo

Alleluia, Alleluia.
Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato: facciamo festa nel Signore.
Alleluia.

VANGELO

Gv 20, 1-9  – Dal Vangelo secondo Giovanni


risurrezione (6)

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro:  «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!» . Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.  Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro evide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.  Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

Cristo, luce del mondo
Nella Veglia pasquale il triduo raggiunge il suo culmine sacramentale. Infatti nel nucleo più originale della Pasqua, questa veglia è come una sintesi di tutta la liturgia annuale, perché, attraverso una prolungata celebrazione della Parola e poi della Luce e dell’Acqua, ricupera tutta la ricchezza del simbolismo, che ci permette di accostarci realmente al mistero. L’introduzione della liturgia della luce (benedizione del fuoco e del cero pasquale) con il canto dell’Annuncio della resurrezione, ci introduce nella nuova ed eterna alleanza ricostituita fra Dio e l’umanità in Cristo Gesù. La luce è la prima opera della creazione. Ora dal fuoco-luce si accende il cero pasquale, simbolo della luce di Cristo, luce che ha attraversato le tenebre del mondo, della storia e del peccato. La storia della salvezza viene

risurrezione3 (2)
rievocata a tappe nelle letture bibliche in chiave pasquale. La creazione diviene ora ricreazione dalla risurrezione del Signore. Il sacrificio di Abramo è figura del sacrificio di Cristo, vero agnello che toglie il peccato del mondo. L’alleanza, figura nuziale fra Dio e il popolo, è destinata ora a divenire una comunità di discepoli con il Signore. La benedizione dell’acqua del fonte, che richiama il compimento di tanti riferimenti biblici, ci prepara alla celebrazione del Battesimo, o almeno alla rinnovazione dei nostri impegni battesimali. Cristo è risalito dalle acque della morte come noi risorgeremo dal sepolcro, divenuto come il seno materno, fecondo di vita nuova. La commensalità col Risorto diventa per noi il segno sacramentale più efficace per un cammino verso il nostro compimento.
Alleluia! Il Signore della vita è risorto. Come Simòn Pietro e l’altro discepolo corriamo anche noi verso quel sepolcro vuoto. Davanti ad esso è stata proclamata la grande rivelazione angelica alle donne, lì accorse per prime: “E’ risorto! Non è qui!” La celebrazione eucaristica del Risorto ci invita a comprendere che l’oggetto della nostra fede non è solo “confessare con le labbra che Gesù è il Signore”, ma anche a credere col cuore, che la salvezza, che proviene dal Risorto, passa attraverso questo memoriale della Pasqua del Cristo. Il Risorto ci ha donato la vita, ma ci comunica anche il potere di dare anche noi la vita ai fratelli per amore, a imitazione sua, “l’amore di Cristo ci spinge verso l’altro”. (Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)

risurrezione (3) 

PREGHIERA DELLA SERA

O Padre, che nella risurrezione del Tuo Figlio dissolvi ogni paura e rendi possibile ciò che il nostro cuore non osa sperare, concedi ad ogni uomo che si dice cristiano di rinnovarsi nel pensiero e nelle opere con la fede di chi nel Battesimo si sente risorto. In cambio Ti affidiamo tutta la nostra vita, in un’incondizionato atto di amore per la salvezza di tutte le anime, in particolar modo di quelle a noi più care. Amen
 
da \  http://blog.studenti.it/biscobreak/2015/04/letture-di-domenica-5-aprile-2015/

Già dieci anni


di P. Aldino Cazzago ocd
giovanni paolo ii crocifissoSi fa presto a dire “dieci anni”. Eppure è proprio così: dalla sera di quel 2 aprile 2005, quando Giovanni Paolo II terminava la sua lunga parabola terrena, sono già passati dieci precisi anni. Pochi per la storia, tanti per gli affetti e per i ricordi personali.
Una vita, la sua, passata attraverso gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, la difficile rinascita della Polonia sotto il dominio politico e culturale dell’Unione Sovietica, la primavera polacca con Solidarność nel 1980 e la definitiva liberazione dal gioco sovietico con le prime elezioni libere nell’agosto 1989. Tutti questi avvenimenti si susseguono, mentre egli rimane presto orfano, prima della madre e poi del padre, lavora e studia, diventa sacerdote nel 1946 e nel 1958 è consacrato vescovo ausiliare di Cracovia. Dal 1964 ne diventa l’arcivescovo e nel 1967 riceve la nomina cardinalizia. Il 16 ottobre 1978 i cardinali lo scelgono per la pesante responsabilità di giuda della Chiesa. Dopo quasi 27 anni di pontificato, il 2 aprile 2005, termina la sua fatica di successore dell’apostolo Pietro, di pastore della Chiesa e di eccezionale testimone di Cristo. I suoi funerali sono un evento che sarà ricordato per sempre nella storia della Chiesa, e non solo.
A lui devono riconoscenza bambini e adulti, “grandi”e poveri di ogni parte del globo terrestre, uomini e donne, malati e sani, popoli e nazioni. Giovanni Paolo II ha accompagnato tutte le stagioni della vita con stupendi scritti che sarebbe utile andare a rileggere. A beneficio di tutti li ricordiamo qui: - Lettera ai bambini, 1994; - Lettera ai giovani,1985; - Lettera alle donne, 1995; - Lettera alle famiglie, 1994; - Lettera agli anziani, 1999.
Molti di questi scritti, unitamente a quelli delle più impegnative encicliche, spesso traggono origine e ideale ispirazione dagli anni del ministero episcopale a Cracovia. Nel 2004, a ricordo di quel periodo, così annotava: «Nelle mie letture e nei miei studi ho sempre cercato di unire in modo armonioso le questioni di fede, quelle del pensiero e quelle del cuore. Non sono infatti campi separati, ognuno penetra e anima gli altri. In questa compenetrazione di fede, pensiero e cuore esercita un particolare influsso la stupore che nasce dal miracolo della persona, dalla somiglianza dell’uomo con Dio» (Alzatevi, Andiamo!).
Dopo una regolare inchiesta canonica, nell’aprile 2014, la Chiesa ha riconosciuto la sua totale dedizione a Cristo e alla Chiesa e per questo lo ha inscritto per sempre tra i suoi santi.
Nell’autunno 1962, a Roma, come vescovo ausiliare di Cracovia, durante la prima sessione del concilio, così scriveva:
«Nostro sostegno le parole pronunciate in tempi antichiE pronunciate anche oggi con tremore, per non travisarle …È tutto?Vi sono, certo, anche mani invisibili ed esse ci reggonomentre con sforzo portiamo la barca, sulla rotta tracciata dagli eventi,malgrado tanti banchi di sabbia.Basterà approfondire le fonti, se non cerchiamo le mani invisibili?».
Dieci anni dopo la posta in gioco è ancora la stessa: cercare le mani invisibili che ci reggono.
Lui lo ha fatto, e noi?


da \ carmeloveneto.it

Alla Veglia pasquale, preghiera per i cristiani perseguitati

 
La benedizione del fuoco nell’atrio della Basilica vaticana e l’ingresso in processione col cero pasquale, mentre il coro intona l’“Exsultet”: saranno i modi di una liturgia antica a scandire come ogni anno i tempi della Veglia pasquale, che stasera Papa Francesco presiederà a partire dalle 20.30. Domani, poi, il Papa presiederà la Messa del giorno di Pasqua alle 10.30 in Piazza San Pietro e la concluderà impartendo la benedizione “Urbi et Orbi” dalla Loggia centrale della Basilica.

 Il servizio di Alessandro De Carolis:


È l’esodo del buio verso un giorno che non avrà un’altra oscurità, la Madre di tutte le Veglie. È una tomba senza senso, un telo funebre abbandonato, una pietra sepolcrale che non trattiene più nessuno. È il prodigio di una via di salvezza che si apre in mezzo al mare e un popolo schiavo si ritrova e libero.
Dieci catecumeni
Tutto questo celebra ogni anno la liturgia nella notte di Pasqua, densa di simboli di purificazione e rinascita, fuoco e acqua. La notte per eccellenza del Battesimo e della Cresima, Sacramenti che Francesco impartirà a dieci catecumeni adulti, uomini e donne, per metà italiani e altri provenienti da Cambogia, Albania, Portogallo.
Forza a chi è perseguitato
Una Veglia al di là del tempo, solenne in ogni suo attimo, in cui il canto esprime la gioia della Chiesa ed esulta con il coro degli angeli, ma che non dimenticherà nemmeno in questa circostanza i drammi della terra, quelli lontani di chi avrà una notte di Pasqua di paura o di sacrificio. Scenari che Francesco richiama ormai senza pause e che in San Pietro costituiranno l’ossatura della Preghiera universale. “Rinvigorisci la fede nei cristiani perseguitati”, reciterà una delle intenzioni. E ancora, “benedici i governanti che cercano la pace” e “converti i cuori dei seminatori di odio”.
Settemila lumini
E a dare in certo modo calore alla speranza di queste preghiere, oltre a rendere tangibile l’evento centrale della fede cristiana, saranno i settemila lumini preparati per le persone che saranno con Francesco in Basilica a ripetere con le parole di Mosè – prestandole a chi non potrà farlo: “Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza”.
da \ Radio Vaticana

 

E vide e credette

"...e vide e credette.".
Beh, dovremmo correggere: E non vide proprio nulla, perciò credette.
Dunque, la fede nella presenza (di Cristo) è fondata sulla constatazione di un'assenza.
Dio c'è perché non c'è!
i giochi di parole si possono moltiplicare... la Verità è sempre la stessa: la Risurrezione non è un fatto verificabile attraverso i sensi e l'intelletto. La Risurrezione non è un fatto storico; non nel senso che non è mai accaduto, ma (nel senso) che non è soggetto alla dinamica della storia e del tempo, per il quale i fatti semplicemente accadono e passano, per far posto ad altri fatti.
Il destino fatale dell'oblio non tocca la risurrezione di Cristo, non la può toccare, perché la risurrezione di Cristo è un evento sempre attuale, contemporaneo ad ogni uomo, fino alla fine del mondo. In altre parole, non c'è alcuna differenza tra noi, persone del XXI secolo, e i primi testimoni, Giovanni e Simon Pietro. Chi è stato in Terra Santa ed ha potuto sostare in preghiera davanti al sepolcro di Gesù, si è trovato nelle medesime condizioni dei due apostoli: il sepolcro è vuoto, ora, come allora! Chi vuol credere che Gesù è risorto, ci creda; chi non vuol credere non ci creda! La verità della risurrezione non dipende dalla nostra fede! La risurrezione è un fatto: se ci crediamo davvero, la nostra vita cambierà, a cominciare dalle convinzioni sulla morte. Se non ci crediamo, lasceremo alla morte l'ultima parola sulla vita; e l'ultima parola è FINE: fine dei giorni, fine delle speranze, fine di tutto... Dopo la morte, il nulla.
Il tema del ?nascondimento' pervade tutte e tre le letture di oggi: nella pagina degli Atti degli Apostoli, Pietro annuncia che, dopo la risurrezione, Cristo apparve, ma non a tutti, solo a testimoni prescelti; Paolo rincara la dose, e scrive che noi siamo morti e la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quanto al Vangelo, non è necessario aggiungere altro, sarebbe solo una ripetizione inutile.
Allora potrei chiudere qui...non sarà una mia parola di più a confermare la fede in chi già ce l'ha, e a suscitarla in chi non ce l'ha ancora, o non ce l'ha più...
Mio e vostro malgrado, dobbiamo intrattenerci ancora qualche minuto..., tanto vale proseguire la riflessione sulla verità di Cristo risorto.
C'è un binomio di termini essenziale per la nostra fede: risurrezione-riconciliazione.
Per Gesù di Nazareth la risurrezione è sinonimo di riconciliazione con i peccatori; per noi, credere nella risurrezione di Gesù significa credere che la riconciliazione è possibile; e se è possibile è doverosa! Almeno oggi, vediamo di non suscitare, o alimentare dissapori... e se c'è qualcosa che ancora ci separa, proviamo ad accorciare le distanze! veniamoci incontro!
È vero, è sulla croce che il Signore ha riconciliato la terra con il Cielo; tuttavia, senza la risurrezione, la riconciliazione sarebbe stata tutt'al più il pio desiderio di un moribondo, il rimpianto di essere fuori tempo massimo.
È la risurrezione che dà al Cristo la possibilità reale di tornare dagli Undici e riannodare il rapporto interrotto il venerdì santo! Non solo: è la risurrezione che consente a Gesù di rendere efficace la riconciliazione anche per noi e per tutti quelli che crederanno dopo di noi!
Naturalmente, il cammino della riconciliazione non si ferma a noi, ma deve passare attraverso di noi, per raggiungere coloro che tramite noi incontrano la verità di Cristo. Dirò di più: se noi non ci riconciliamo con il nostro prossimo, la riconciliazione che Cristo ha operato in noi sarà stata inutile.
Se la Grazia concessaci non diventa a sua volta veicolo di grazia ulteriore, sarà come irrigare un terreno riarso da anni di siccità: l'acqua scorre via e non penetra; peggio, l'acqua diventa un fiume in piena e travolge tutto e tutti. Disastro totale!
Certo che svuotare la Grazia di Cristo della sua efficacia è una possibilità a dir poco tragica, che Dio ha tuttavia posto nelle nostre mani, in nostro potere, il giorno che accettò il rischio di darci la libertà, libertà di credere in Lui, negli altri e in noi stessi.
È questione di libertà dire di sì, oppure di no a Dio, al prossimo e a noi stessi. È una storia vecchia quanto il mondo. Sono in molti a maledire la libertà, dopo averla assaggiata, e con essa, aver assaggiato l'amarezza dell'errore, il dolore della caduta, la ferita del tradimento patito o commesso. Io penso che il tradimento peggiore non è quello patito, ma quello commesso contro qualcuno che amavamo - o forse, eravamo convinti di amare -. Il caso di Giuda è emblematico.
Resto convito che il Signore sarebbe stato felice di incontrare nuovamente Giuda, nel cenacolo, la sera della sua risurrezione, insieme con gli altri apostoli... Non riesco a togliermi dalla testa che Giuda fu una vittima della situazione, uno di quelli per i quali Gesù invocò il perdono, "perché non sanno quello che fanno" (cfr. Lc 23,34). Del resto, in uno dei suoi discorsi al popolo riportati dagli Atti (cfr. cap.3), anche Pietro afferma: "Io so, che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi..."; ne parleremo ancora tra due domeniche.
Si potrebbe obbiettare che troppa indulgenza verso i colpevoli non rende ragione alla Verità.
Già, ma, per citare uno dei protagonisti della Passione, Ponzio Pilato, mi chiedo e vi chiedo: che cos'è la Verità?
Per noi che celebriamo la Pasqua di risurrezione del Signore, la Verità è il perdono, che Cristo ha offerto ai suoi, senza punizioni, né compiti a casa; senza alcun'altra condizione che perdonare.
Tra pochi minuti usciremo di chiesa, per rientrare nelle nostre case, a mangiare la tradizionale colomba pasquale...
Ricordiamo che la condizione posta da Cristo agli Undici, vale anche per noi...
Buona Pasqua a tutti! 


fr. Massimo Rossi

Il Vescovo di Vicenza commenta il Vangelo della Domenica di Pasqua (Gv 20.1-9)



Lectio: Domenica, 5 Aprile, 2015 Vedere nella notte e credere per l’amore

Vedere nella notte e credere per l’amore 
Giovanni 20, 1-9
1. Invochiamo lo Spirito santo
Signore Gesù Cristo, oggi la tua luce splende in noi, fonte di vita e di gioia! Donaci il tuo Spirito d’amore e di verità, perché, come Maria Maddalena, Pietro e Giovanni, sappiamo anche noi scoprire e interpretare alla luce della Parola i segni della tua vita divina presenti nel nostro mondo e accoglierli nella fede per vivere sempre nella gioia della tua presenza accanto a noi, anche quando tutto sembra avvolto dalle tenebre della tristezza e del male.
2. Il Vangelo
a) Una chiave di lettura:Giovanni 20, 1-9
Per l’evangelista Giovanni, la resurrezione di Gesù è il momento decisivo del processo della sua glorificazione, con un nesso inscindibile con la prima fase di tale glorificazione, cioè con la passione e morte.
L’evento della resurrezione non è descritto con i particolari spettacolari e apocalittici dei vangeli sinottici: per Giovanni la vita del Risorto è una realtà che si impone senza chiasso e si fa avanti in silenzio, nella potenza discreta e irresistibile dello Spirito.
Il fatto della fede dei discepoli si annuncia "quando era ancora buio" e s’inizia mediante la visione di segni materiali che rimandano alla Parola di Dio.
Gesù è il grande protagonista della narrazione, ma non compare mai di persona.
b) Il testo:
1 Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!"
3 Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
6 Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, 7 e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
8 Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.
c) Suddivisione del testo, per comprenderlo meglio:
vers. 1: l’introduzione, un antefatto che tratteggia la situazione;
vers. 2: la reazione di Maria e il primo annuncio del fatto appena scoperto;
verss. 3-5: la reazione immediata dei discepoli e la relazione che intercorre fra loro;
verss. 6-7: constatazione del fatto annunziato da Maria;
verss. 8-9: la fede dell’altro discepolo e la relazione di essa con la sacra Scrittura.
3. Uno spazio di silenzio interno ed esterno
per aprire il cuore e dare spazio dentro di me alla Parola di Dio:
- Rileggo lentamente l’intero brano;
- Sono anch’io in quel giardino: il sepolcro vuoto è davanti ai miei occhi;
- Lascio riecheggiare dentro di me le parole di Maria di Magdala;
- Corro anch’io con lei, Pietro e l’altro discepolo;
- Mi lascio immergere nello stupore gioioso della fede in Gesù risorto, anche se, come loro, non lo vedo con i miei occhi di carne.
4. La Parola che ci è donata
* Il capitolo 20 di Giovanni: è un testo abbastanza frammentario, in cui risulta evidente che il redattore è intervenuto più volte per evidenziare alcuni temi e per unire i vari testi ricevuti dalle fonti precedenti, almeno tre racconti.
* Nel giorno dopo il sabato: è "il primo giorno della settimana" ed eredita in ambito cristiano la grande sacralità del sabato ebraico. Per i Cristiani è il primo giorno della nuova settimana, l’ inizio del nuovo tempo, il giorno memoriale della resurrezione, chiamato "giorno del Signore" (dies Domini, domenica).
L’evangelista adotta qui e al vers. 19 un’espressione che è già tradizionale per i Cristiani (es.: Mc 16, 2 e 9; At 20, 7) ed è più antica di quella divenuta in seguito caratteristica della prima evangelizzazione: "il terzo giorno" (es.: Lc 24, 7 e 46; At 10, 40;1Cor 15, 4).
* Maria di Magdala: è la stessa donna già presente ai piedi della croce con altre (19, 25). Qui sembrerebbe sola, ma la frase del vers. 2 ("non sappiamo") rivela che il racconto originario, sul quale l’evangelista ha lavorato, narrava di più donne, al pari degli altri vangeli (cfr Mc 16, 1-3; Mt 28, 1; Lc 23, 55-24, 1).
Diversamente rispetto ai sinottici (cfr Mc 16, 1; Lc 24, 1), inoltre, non si specifica il motivo della sua visita al sepolcro, visto che è stato riferito che le operazioni di sepoltura erano state già completate (19, 40); forse, l’unica cosa che manca è il lamento funebre (cfr Mc 5, 38). Comunque, il quarto evangelista riduce al minimo la narrazione della scoperta del sepolcro vuoto, per puntare l’attenzione dei lettori sul resto.
* Di buon mattino, quando era ancora buio: Marco (16, 2) parla in modo diverso, ma da entrambi si comprende che si tratta delle primissime ore del mattino, quando la luce è molto tenue e ancora livida. Forse Giovanni sottolinea la mancanza di luce per evidenziare il contrasto simbolico fra tenebre-mancanza di fede eluce–accoglienza del vangelo della resurrezione.
* La pietra era stata ribaltata dal sepolcro: la parola greca è generica: la pietra era stata "tolta" o "rimossa" (diversamente: Mc16, 3-4).
Il verbo "togliere" ci rimanda a Gv 1, 29: il Battista indica Gesù come "l’Agnello che toglie il peccato del mondo". Forse l’evangelista vuole richiamare il fatto che questa pietra "tolta", sbalzata via dal sepolcro è il segno materiale che la morte e il peccato sono stati "tolti" dalla resurrezione di Gesù?
* Corse allora e andò da Pietro e dall’altro discepolo: la Maddalena corre da coloro che condividono con lei l’amore per Gesù e la sofferenza per la sua morte atroce, ora accresciuta da questa scoperta. Si reca da loro, forse perché erano gli unici che non erano fuggiti con gli altri e si erano tenuti in contatto fra loro (cfr 19, 15 e 26-27). Vuole almeno condividere con loro l’ulteriore dolore per l’oltraggio al cadavere.
Notiamo come Pietro, il "discepolo amato" e Maddalena si caratterizzino per l’amore speciale che li lega a Gesù: è proprio l’amore, specie se ricambiato, che rende capaci di intuire la presenza della persona amata.
* L’altro discepolo, quello che Gesù amava: è un personaggio che compare solo in questo vangelo e solo a partire dal cap. 13, quando mostra una grande intimità con Gesù e anche una profonda intesa con Pietro (13, 23-25). Compare in tutti i momenti decisivi della passione e della resurrezione di Gesù, ma rimane anonimo e sulla sua identità sono state fatte ipotesi abbastanza varie. Probabilmente si tratta del discepolo anonimo del Battista che segue Gesù assieme ad Andrea (1, 35.40). Poiché il quarto vangelo non parla mai dell’apostolo Giovanni e considerando che questo vangelo riporta spesso particolari evidentemente risalenti a un testimone oculare, il "discepolo" è stato identificato con l’apostolo Giovanni. Il quarto vangelo gli è stato sempre attribuito, anche se egli non l’ha composto materialmente, bensì è all’origine della tradizione particolare cui risale questo vangelo e gli altri scritti attribuiti a Giovanni. Ciò spiega anche come egli sia un personaggio alquanto idealizzato.
"Quello che Gesù amava": è evidentemente un’aggiunta dovuta non all’apostolo, che non avrebbe osato vantare tanta confidenza col Signore, ma ai suoi discepoli, che hanno scritto materialmente il vangelo e hanno coniato quest’espressione riflettendo sull’evidente amore privilegiato che intercorre fra Gesù e questo discepolo (cfr 13, 25; 21, 4. 7). Laddove si usa l’espressione più semplice, "l’altro discepolo" o "il discepolo", è mancata, dunque, l’aggiunta dei redattori.
* Hanno portato via il Signore dal sepolcro: queste parole, che ricorrono anche in seguito: vers. 13 e 15, rivelano che Maria teme uno dei furti di cadavere che avvenivano spesso all’ epoca, tanto da costringere l’imperatore romano a emanare severi decreti per arginare il fenomeno. A questa stessa possibilità ricorrono, in Matteo (28, 11-15), i capi dei sacerdoti per diffondere discredito sull’evento della resurrezione di Gesù ed, eventualmente, giustificare il mancato intervento dei soldati posti a guardia del sepolcro.
* Il Signore: il titolo di "Signore" implica il riconoscimento della divinità ed evoca l’onnipotenza divina. Era, perciò, utilizzato dai Cristiani per Gesù risorto. Il quarto evangelista, infatti, lo riserva ai soli racconti pasquali (anche in 20, 13).
* Non sappiamo dove l’hanno posto: la frase rimanda a quanto successe a Mosè, il cui luogo di sepoltura era sconosciuto (Dt 34, 10). Un altro probabile rimando implicito è alle stesse parole di Gesù sull’impossibilità di conoscere il luogo dove si sarebbe recato (7, 11. 22; 8, 14. 28. 42; 13, 33; 14, 1-5; 16, 5).
* Correvano insieme … ma l’altro … giunse per primo … ma non entrò: La corsa rivela l’ansia che vivono questi discepoli.
Il fermarsi dell’ "altro discepolo" è più che un gesto di cortesia o di rispetto verso un anziano: è il riconoscimento tacito e pacifico, nella sua semplicità, della preminenza di Pietro all’interno del gruppo apostolico, sebbene questa non vada enfatizzata. È, dunque, un segno di comunione. Questo gesto potrebbe anche essere un artificio letterario per spostare l’evento della fede nella resurrezione al momento successivo e culminante del racconto.
* Le bende per terra e il sudario … piegato in un luogo a parte: già l’altro discepolo, pur senza entrare,ne aveva visto qualcosa. Pietro, varcando la soglia del sepolcro, scopre la prova che non vi era stato alcun furto del cadavere: nessun ladro avrebbe perso tempo a sbendare il cadavere, distendere ordinatamente le fasce e il lenzuolo (per terra potrebbe essere tradotto meglio con "stese" o "adagiate sul piano") e anche arrotolare a parte il sudario! L’operazione sarebbe stata complicata anche dal fatto che gli olii con cui era stato unto quel corpo (specialmente la mirra) agivano quasi come un collante, facendo aderire perfettamente e saldamente il lenzuolo al corpo, quasi come avveniva per le mummie. Il sudario, inoltre, è piegato; il verbo greco può voler dire anche "arrotolato", oppure indicare che quel drappo di stoffa leggera aveva conservato in gran parte le forme del volto sul quale era stato posto, quasi come una maschera mortuaria. Le bende sono le stesse citate in Gv 19, 40.
Nel sepolcro, tutto risulta in ordine, anche se manca il corpo di Gesù e Pietro riesce a vedere bene all’interno , perché il giorno sta salendo.
A differenza di Lazzaro (11, 44), dunque, il Cristo è risorto abbandonando del tutto il proprio corredo funerario: i commentatori antichi fanno notare che, infatti, Lazzaro dovette poi usare quelle bende per la propria definitiva sepoltura, mentre il Cristo non aveva più alcun bisogno di esse, non dovendo mai più morire (cfr Rm 6, 9).
* Pietro … vide … l’altro discepolo … vide e credette: anche Maria, all’inizio del racconto, aveva "visto". Nonostante la versione italiana traduca tutto con lo stesso verbo, il testo originale ne usa tre diversi (theorein per Pietro; blepein per l’altro discepolo e Maddalena; idein, qui, per l’altro discepolo), lasciandoci intendere un accrescimento della profondità spirituale di questo "vedere" che, infatti, culmina con la fede dell’altro discepolo.
Il discepolo anonimo, di certo, non ha visto nulla di diverso da quanto aveva già osservato Pietro; forse, egli interpreta ciò che vede diversamente dagli altri anche per la particolare sintonia d’amore che aveva avuto con Gesù (l’esperienza di Tommaso è emblematica: 29, 24-29). Tuttavia, come indicato dal tempo del verbo greco, la sua è una fede ancora solo iniziale, tanto che egli non trova il modo di condividerla con Maria o Pietro o qualcun altro dei discepoli (non vi si accenna più in seguito).
Per il quarto evangelista, tuttavia, il binomio "vedere e credere" è molto significativo ed è riferito esclusivamente alla fede nella resurrezione del Signore (cfr 20, 29), perché era impossibile credere davvero prima che il Signore fosse morto e risorto (cfr 14, 25-26; 16, 12-15). Il binomio visione – fede, quindi, caratterizza tutto questo capitolo e "il discepolo amato" è presentato come un modello di fede che riesce a comprendere la verità di Dio attraverso gli avvenimenti materiali (cfr anche 21, 7).
* Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura: si riferisce evidentemente a tutti gli altri discepoli. Anche per coloro che avevano vissuto accanto a Gesù, dunque, è stato difficile credere in Lui e per loro, come per noi, l’unica porta che ci permette di varcare la soglia della fede autentica è la conoscenza della Scrittura (cfr Lc 24, 26-27; 1Cor 15, 34; At 2, 27-31) alla luce dei fatti della resurrezione.
5. Alcune domande per orientare la riflessione e l’attuazione
a) Cosa vuol dire concretamente, per noi, "credere in Gesù il Risorto"? Quali difficoltà incontriamo? La resurrezione riguarda solo Gesù o è veramente il fondamento della nostra fede?
b) Il rapporto che vediamo fra Pietro, l’altro discepolo e Maria di Magdala è evidentemente di grande comunione attorno a Gesù. In quali persone, realtà, istituzioni oggi ritroviamo la stessa intesa d’amore e la stessa "comune unione" fondata su Gesù? Dove riusciamo a leggere i segni concreti del grande amore per il Signore e per i "suoi" che mosse tutti i discepoli?
c) Quando osserviamo la nostra vita e la realtà che ci circonda a breve e a lungo raggio abbiamo lo sguardo di Pietro (vede i fatti, ma rimane fermo ad essi: alla morte e sepoltura di Gesù) oppure quello dell’altro discepolo (vede i fatti e scopre in essi i segni della vita nuova)?
6. Preghiamo invocando grazia e lodando Dio
con un inno tratto dalla lettera di Paolo agli Efesini (parafrasi di 1, 17-23).
Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria,
ci dia uno spirito di sapienza e di rivelazione
per una più profonda conoscenza di lui.
Possa egli davvero illuminare gli occhi della nostra mente
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati,
quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi
e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza
verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza
che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,
al di sopra di ogni principato e autorità,
di ogni potenza e dominazione
e di ogni altro nome che si possa nominare
non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro.
Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi
e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa,
la quale è il suo corpo,
la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.
7. Orazione Finale
Il contesto liturgico non è indifferente per pregare questo Vangelo e l’evento della resurrezione di Gesù, attorno al quale ruota tutta la nostra fede e vita cristiana. La sequenza che caratterizza la liturgia eucaristica di questo giorno e della settimana che segue (l’ "ottava") ci guida nel lodare il Padre e il Signore Gesù:
Alla vittima pasquale
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.
Morte e Vita si sono affrontate
In un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto,
ma ora - vivo - trionfa.
"Raccontaci, Maria,
che hai visto sulla via?"
"La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto
e vi precede in Galilea".
Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
portaci la tua salvezza.
La nostra preghiera può anche concludersi con questa vibrante invocazione di un poeta contemporaneo, Marco Guzzi:

Amore, Amore, Amore!
Voglio sentire, vivere ed esprimere tutto questo Amore
che è impegno gioioso nel mondo
e contatto felice con gli altri.
Solo tu mi liberi, solo tu mi sciogli.
E i ghiacci scendono a irrigare
La valle più verde del creato.

da \ O. Carm

venerdì 3 aprile 2015

Sabato Santo, la riscoperta del valore del silenzio

Credit Foto - Marcello Fedeli

Il Sabato Santo. «Giorno del nascondimento di Dio, giorno dell’assenza». Ci lasciamo guidare dalle parole di Benedetto XVI: «Il mistero terribile del Sabato Santo, il suo abisso di silenzio, ha acquistato nel nostro tempo una realtà schiacciante. (...) L'oscurità divina di questo giorno, di questo secolo che diventa in misura sempre maggiore un Sabato Santo, parla alla nostra coscienza. Anche noi abbiamo a che fare con essa». Cristo è morto.

Il sepolcro ha accolto il suo corpo e una pietra lo chiude. Tutto sembra finito. «Non comincia il nostro secolo ad essere un grande Sabato Santo, giorno dell'assenza di Dio, nel quale anche i discepoli hanno un vuoto agghiacciante nel cuore che si allarga sempre di più, per cui si preparano pieni di vergogna ed angoscia al ritorno a casa e si avviano cupi e distrutti nella loro disperazione verso Emmaus, non accorgendosi affatto che Colui che era creduto morto è in mezzo a loro?

Come ha vissuto Francesco il Sabato Santo o – meglio – il “suo” Sabato Santo?. Notte dell’assenza. Notte oscura. Della sofferenza e dell’abbandono. È forse questa la “tentazione” di cui parlano i suoi biografi e che Francesco attraversò negli ultimi anni della sua vita?

Il mistero del Sabato Santo costringe ognuno di noi a confrontarsi con il mistero della morte. La morte di Cristo e la nostra. Cristo, disceso agli inferi, «disceso dentro il mistero della morte». Disceso nella nostra morte. Eppure, «nonostante tutto essa ha in sé qualcosa di consolante. Il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più chiaro di una speranza che non ha confini». Attendiamo l’alba ed è Pasqua.

Allora, forse, possiamo capire perchè Francesco chiamasse sorella la morte. Gesù con la sua morte l’ha resa sorella. La sofferenza e la solitudine ultima del suo morire e della sua e della nostra morte sono consegnate alla luce di un giorno nuovo.

Milvia Bollati
Storica

da | sanfrancescopatronoditalia

Ministro Frati Minori: Lettera sul cibo per Expò 2015



                                                            



                                                Fra Marco Tasca - L'Osservatore Romano
 
“Il tema del cibo mette la Chiesa direttamente in rapporto al mondo e all’interno del mondo, nel senso che la Chiesa in uscita delineata da Papa Francesco deve abbandonare ogni autoreferenzialità per assumere il passo degli uomini e delle donne del nostro tempo”. Lo scrive fra Marco Tasca, Ministro generale dei Frati minori conventuali, nella lettera “Cibo che nutre. Per una vita sana e santa”, inviata, in vista di Expo 2015, agli oltre 4.000 frati dell’Ordine in 63 Paesi dei cinque continenti.
Ripensare in modo creativo i nostri stili di vita
Il Ministro generale dei Frati minori conventuali - riferisce l'agenzia Sir - ricordando come la gente consideri “i francescani persone frugali, anche nella tavola, e soprattutto fratelli universali attenti alle necessità di tutti, in particolare dei poveri”, s’interroga: “Siamo noi all’altezza di questa fama? Possiamo in qualche modo ripensare in modo creativo i nostri stili di vita, di alimentazione, i criteri con cui usiamo dei beni della terra? L’idealità che ci spinge a voler cambiare il mondo comincia da gesti semplici e quotidiani, condivisi e fraterni, assunti come segni della benedizione che Dio riversa su di noi e attraverso di noi sul mondo intero”. Il cibo, osserva fra Tasca, “non nutre solo il corpo, ma consolida e custodisce le relazioni”.
Spreco di cibo è uno degli scandali più drammatici del nostro tempo
“A partire dal cibo - prosegue fra Tasca - possono essere sollevati molti interrogativi, anche drammatici: quanta giustizia e quanta ingiustizia, quanta pace e quanta violenza, quanto lavoro e quanta rapina nel gesto naturale, spontaneo e necessario di nutrirsi?”. Parlare del cibo, che non è solo “carburante” per vivere ma “implica dimensioni relazionali a corto e lungo raggio”, significa, dunque, “parlare dei grandi problemi che attanagliano e preoccupano l’umanità, e spinge il nostro sguardo verso orizzonti più vasti e spesso trascurati”. C’è, infatti, un altro fronte: “Quello dello spreco di cibo è uno degli scandali più drammatici del nostro tempo”, evidenzia il ministro generale.
Cibo nei rifiuti è un insulto per chi patisce la fame
​“Quello di non sprecare - chiarisce - dovrebbe essere per noi francescani una sorta di comandamento, perché ogni spreco di cibo (acqua, energia, suolo…) è spreco della creazione e rende la terra più povera e inospitale per le generazioni future. Se il cibo che finisce nei rifiuti mangia tante risorse ed è un insulto per chi patisce la fame, l’imperativo è far dimagrire, anche nelle nostre comunità, il bidone della spazzatura”. Fra Tasca chiede anche ai frati “nel tempo della Quaresima e nei sei mesi di durata di Expo 2015, di pregare e di far pregare il Padre nostro ponendo attenzione particolare all’invocazione del pane per tutti”. (R.P.)

da \ Radio Vaticana

IL SILENZIO DEL SABATO SANTO



IL SILENZIO DEL SABATO SANTO

Il Sabato Santo, incastonato tra il dolore della Croce e la gioia della Pasqua, si colloca al centro della nostra fede. È un giorno denso di sofferenza, di attesa e di speranza; segnato da un profondo silenzio.
I discepoli hanno ancora nel cuore le immagini dolorose della morte di Gesù che segna la fine dei loro sogni messianici. In quel giorno sperimentano il silenzio di Dio, la pesantezza della sua apparente sconfitta, la disperazione dovuta all’assenza del Maestro prigioniero della morte.
C’è stato, a partire dalla cena pasquale, un succedersi vorticoso di fatti imprevedibili, che li ha sorpresi e ammutoliti. Le anticipazioni sulla sua passione più volte fatte da Gesù, i segni rassicuranti e miracolosi che le avevano sostenute, l’amore mostrato nell’Ultima Cena... tutto, in questo giorno, sembra svanito.
I discepoli hanno l’impressione che Dio sia divenuto muto e che non suggerisca più linee interpretative della storia.
A ciò si aggiunge la vergogna d’essere fuggiti e d’aver rinnegato il Signore: si sentono traditori, incapaci di far fronte al presente e senza prospettiva di futuro, non vedono come uscire da una situazione di crollo delle illusioni, mancando ancora quei segni che incominceranno a scuoterli a partire dal mattino della Domenica con il racconto del sepolcro vuoto e le apparizioni del Risorto.
Tuttavia, i discepoli, proprio attraverso la porta del Sabato Santo, ci aiutano a riflettere sul senso del nostro tempo e a leggere il passaggio dei nostri giorni, riconoscendo nel loro disorientamento, le nostalgie e le paure che caratterizzano la nostra vita di credenti

La presenza di Maria

Ma questo giorno è anche il Sabato di Maria. Ella lo vive nelle lacrime unite alla forza della fede. Veglia nell’attesa fiduciosa e paziente; sa che le promesse di Dio si avverano per la potenza divina che risuscita i morti. Così Maria con la sua forza d’animo sorregge la fragile speranza dei discepoli amareggiati e delusi.Con la Madonna del Sabato Santo, anche noi leggeremo la nostra attesa e le nostre speranze, la fede vissuta come continuo e faticoso cammino verso il mistero, per rispondere con verità, speranza ed amore alle domande che ci portiamo dentro: “Chi siamo e dove siamo diretti? Dove va il cristianesimo e la Chiesa che amiamo?”.Anche nel sabato del tempo in cui ci troviamo è necessario riscoprire l’importanza dell’attesa. L’assenza di speranza è forse la malattia mortale delle coscienze di oggi.Siamo nel sabato del tempo, è vero, un sabato che indica quasi assenza di direzione, tempo sospeso ma pur sempre un tempo santificato dall’azione di Dio, anche se un Dio silente, che tace e si nasconde.Verrà quindi per tutti il giorno ottavo, il giorno del ritorno del Signore Gesù, non fuori, ma dentro le contraddizioni della storia. Per questo, dobbiamo lasciarci ispirare dalla Pasqua e riflettere sulla gioia degli apostoli quando incontrano Gesù vivente e risorto: “E i discepoli gioirono al vedere il Signore”.All’indifferenza, alla frustrazione e alla delusione senza attese di futuro, deve opporsi come antidoto soltanto la speranza, non quella fondata su calcoli, ma sull’unico fondamento della promessa di Dio.La Madonna del Sabato Santo getta luce sul compito che ci aspetta e che ci è reso possibile dal dono dello Spirito del Risorto. Si tratta di irradiare attorno a noi, con gli atti semplici della vita quotidiana, e senza forzature, la gioia interiore e la pace, frutti della consolazione dello Spirito. Perché credere in Cristo, morto e risorto, per noi significa essere testimoni, con la parola e con la vita, della speranza che non muore.                                                                                                Corrado Bruno SDB

Una meditazione sul Sabato Santo del Card Ratzinger.

Se un bambino si dovesse avventurare da solo nella notte buia attraverso un bosco, avrebbe paura anche se gli si dimostrasse centinaia di volte che non ci sarebbe alcun pericolo. Egli non ha paura di qualcosa di determinato, a cui si può dare un nome, ma nel buio sperimenta l'insicurezza, la condizione di orfano, il carattere sinistro dell'esistenza in sé. Solo una voce umana potrebbe consolarlo, solo la mano di una persona cara potrebbecacciare via come un brutto sogno l'angoscia. Si dà un'angoscia - quella vera, annidata nelle profondità delle nostre solitudini - che non può essere superata mediante la ragione, ma solo con la presenza di una persona che ci ama.

Quest'angoscia infatti non ha un oggetto a cui si possa dare un nome, ma è solo l'espressione terribile della nostra solitudine ultima. Chi non ha sentito la sensazione spaventosa di questa condizione di abbandono? Chi non avvertirebbe il miracolo santo e consolatore suscitato in questi frangenti da una parola di affetto? Laddove però si ha una solitudine tale che non puòessere più raggiunta dalla parola trasformatrice dell'amore, allora noi parliamo di inferno. E noi sappiamo che non pochi uomini del nostro tempo, apparentemente così ottimistico, sono dell'avviso che ogni incontro rimane in superficie, che nessun uomo ha accesso all'ultima e vera profondità dell'altro e che quindi nel fondo ultimo di ogni esistenza giace la disperazione, anzi l'inferno. Jean-Paul Sartre ha espresso questo praticamente in un suo dramma e nello stesso tempo ha esposto il nucleodella sua dottrina sull'uomo. Una cosa è certa: si dà una notte nel cui buio non penetra alcuna parola di conforto, una porta che noi dobbiamo oltrepassare in solitudine assoluta: la porta della morte. Tutta l'angoscia di questo mondo è in ultima analisi l'angoscia provocata da questa solitudine. Per questo motivo nel Vecchio Testamento il termine per indicare il regno dei morti era identico a quello con cui si indicava l'inferno:sheol. La morte infatti è solitudine assoluta. Ma quella solitudine che non può essere più illuminata dall'amore, che è talmente profonda che l'amore non può più accedere ad essa, è l'inferno.

"Disceso all'inferno" - questa confessione del Sabato santo sta asignificare che Cristo ha oltrepassato la porta della solitudine, che è disceso nel fondo irraggiungibile ed insuperabile della nostra condizione di solitudine. Questo sta a significare però che anche nella notte estrema nella quale non penetra alcuna parola, nella quale noi tutti siamo come bambini cacciati via, piangenti, si dà una voce che ci chiama, una mano che ci prende e ci conduce. La solitudine insuperabile dell'uomo è stata superata dal momento che Egli si è trovato in essa. L'inferno è stato vinto dal momento in cui l'amore è anche entrato nella regione della morte e la terra di nessuno della solitudine è stata abitata da Lui: nella sua profondità l'uomo non vive di pane, ma nell'autenticità del suo essere egli vive per il fatto che è amato e gli è permesso di amare.

Nessuno può misurare in ultima analisi la portata di queste parole: "disceso all'inferno". Ma se qualche volta ci è dato di avvicinarci all'ora della nostra solitudine ultima, ci sarà permesso di comprendere qualcosa della grande chiarezza di questo mistero buio. Nella certezza sperante che in quell'ora di estrema solitudine non saremo soli, possiamo già adessopresagire qualcosa di quello che avverrà. Ed in mezzo alla nostra protesta contro il buio della morte di Dio cominciamo a diventare grati per la luce che viene a noi proprio da questo buio.

Joseph RATZINGER, «Sabato santo», Queriniana, 1999 (V edizione), 78-79.