mercoledì 31 dicembre 2014

Santa Teresina - Poesie



6 – Il serafino si nutre di gloria, di puro amore, di perfetta letizia: io, bambinella, nel ciborio non vedo che il colore, l'immagine del latte, il latte che s'addice alla mia infanzia. L'amore del cuor divino non ha l'eguale, tenero amore, potenza insondabile! L'Ostia mia bianca è il latte verginale!

Un pensiero di Papa Francesco





Sapientia cordis. «Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo 
zoppo» (Gb 29,15)
Cari fratelli e sorelle, in occasione della XXIII Giornata Mondiale del Malato, istituita da san Giovanni Paolo II, mi rivolgo a tutti voi che portate il peso della malattia e siete in diversi modi uniti alla carne di Cristo sofferente; come pure a voi, professionisti e volontari nell’ambito sanitario. Il tema di quest’anno ci invita a meditare un’espressione del Libro di Giobbe: «Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo» (29,15). Vorrei farlo nella prospettiva della “sapientia cordis”, la sapienza del cuore.

MARIA MADRE DI DIO




di WILMA CHASSEUR

MARIA MADRE DI DIO

Primo giorno dell'anno! Vi chiedete come viverlo? Come fosse l'unico! Come se non ce ne fossero mai stati altri. Perché la realtà è questa: l'istante che ci è dato di vivere è solo quello presente: quello passato nessuno lo può risuscitare e quello a venire nessuno lo può anticipare. E la liturgia ci viene in aiuto per vivere questo primo giorno "quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio". E' ormai venuta la pienezza del tempo e quindi ogni giorno siamo nella pienezza del tempo, ve ne siete accorti? E' venuto il Figlio, ce ne siamo accorti?
-          I pastori
Il Vangelo ci parla dei primi invitati - gli invitati d'onore - a rendere omaggio al Re dei re. E sapete chi furono? Furono gli ultimi, cioè i pastori. A quel tempo infatti, non erano per niente stimati: appartenevano a una categoria che non era proprio vista di buon occhio: non essendo istruiti, non sapevano leggere la Torah e quindi non erano ammessi al Tempio. Erano i "nessuno", quelli che non contano. Ma nessuno fu così privilegiato dalla corte celeste. Il brano di oggi è troppo bello: per cominciare apparve loro un angelo e furono inondati di luce, a tal punto da tremare di spavento. Ma l'Angelo li rassicurò e li mandò nella città di David, la città regale, dove un gran Signore li aspettava. Figuriamoci: mai nessun signore si era accorto di loro! Poi scese uno stuolo di altri Angeli musicisti che li inondarono di una musica e di un canto celestiale. A questo punto ebbri di gioia partirono senza indugio verso la città di David. E quando giunsero davanti al Re Bambino si stupirono e furono pieni di meraviglia davanti a una creaturina uguale a tutte le altre: a tutte quelle che avranno già visto migliaia di altre volte. Ma loro sono pieni di gioia e di meraviglia e non si aspettano minimamente - ora che hanno visto il re - di diventare magari dei principi - principi di pecore naturalmente - o di ricevere una reggia per il loro gregge, ma corrono ad annunciare agli altri il grande prodigio, senza rincorrere benefici personali.
-          Gli Angeli
Non sapevano leggere e scrivere, i pastori, però capivano la lingua degli Angeli che scelsero proprio loro come primi destinatari della grande notizia. Ecco le preferenze di Dio: la buona novella viene annunciata agli ignoranti, mentre gli istruiti piazzati molto in alto nella scala sociale, non capiscono niente: né la lingua degli angeli, né chi è il nuovo re. I non ammessi al tempio vengono ammessi alla presenza di Gesù. E degli angeli. Nel Vangelo succede sempre così: i primi a vincere la corsa sono sempre gli ultimi. I primi a poter toccare le frange del manto di Gesù sono sempre gli ultimi. "Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili". Non importa se nel mondo vediamo che sui troni ci sono sempre i potenti e gli umili non ci sono mai; ormai quel regime è superato. E' un regime vecchio, decrepito, che non vige più nei cieli nuovi e terra nuova. E' un regime che vige solo dove non è morto l'uomo vecchio, ma prima o poi morirà e allora saranno guai per lui! E' meglio per costui che provveda a far morire l'uomo vecchio finché è vivo, se vuole essere salvo!
-          Maria

Ma la protagonista principale è Maria, la prima che trovarono i pastori al loro arrivo, la prima che li saluta in silenzio. Gli angeli cantano, i pastori guardano, Maria tace! “E custodisce il bimbo avvolgendolo di silenzio!” Dopo essere stata invitata dall'Angelo a darGli il nome, ora tace! "Lo chiamerai Gesù" In quel nome Dio ha tutto detto: nient'altro dev'essere aggiunto. Dare il nome al figlio, in ambiente ebraico, era compito esclusivo del padre. Maria, deve darlo lei, il nome, ma, dopo averlo pronunciato, lo custodisce nel silenzio. E in silenzio lo offre a tutti noi. E' figlio suo ma appartiene a noi! Come noi, vogliamo appartenere a Lei, Madre di Dio, ma anche Madre nostra, da quando Gesù, sulla Croce, ci disse: " E' Madre mia, ma la do a voi".


Lectio: Giovedì, 1 Gennaio, 2015


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Visita dei Pastori a Gesù e sua Madre


Gli esclusi sono preferiti da Dio
Luca 2,16-21 
 
1. Orazione iniziale
 
Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo con il quale l'hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che embrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.
 
2. Lettura
 
a) Chiave di lettura
 
Il motivo che spinse Giuseppe e Maria a recarsi a Betlemme fu un censimento imposto dall’imperatore di Roma (Lc 2,1-7). Periodicamente, le autorità romane decretavano questi censimenti nelle diverse regioni dell’immenso impero. Si trattava di accatastare la popolazione e sapere quante persone dovevano pagare le imposte. I ricchi pagavano le imposte sul terreno e sui beni che possedevano. I poveri pagavano per il numero di figli che avevano. A volte l’imposta totale superava il reddito della persona del 50%.
Nel vangelo di Luca notiamo una differenza significativa tra la nascita di Gesù e la nascita di Giovanni Battista. Giovanni nasce in casa, nella sua terra, in mezzo a parenti e vicini ed è accolto da tutti (Lc 1,57-58). Gesù nasce sconosciuto, fuori dall’ambiente di famiglia e dei vicini, fuori dalla sua terra. “Non c’era posto per loro nell’albergo”. Dovette essere lasciato in una mangiatoia (Lc 2,7).
Cerchiamo di collocare e commentare il nostro brano (Lc 2,16-21) nell’ampio contesto della visita dei pastori (Lc 2,8-21). Durante la lettura cerchiamo di essere attenti a quanto segue: Quali sono le sorprese e i contrasti che appaiono in questo testo?
 
b) Una divisione del testo per aiutarne la lettura
 
Lc 2,8-9: I pastori nel campo, i primi invitati
Lc 2,10-12: Il primo annuncio della Buona Notizia viene fatto ai pastori
Lc 2,13-14: La lode degli angeli
Lc 2,15-18: I pastori vanno fino a Betlemme e raccontano la visione degli angeli
Lc 2,19-20: L’atteggiamento di Maria e dei pastori dinanzi ai fatti
Lc 2,21: La circoncisione del piccolo Gesù
 
c) Il testo: Luca 2,8-21
 
In quel tempo, c'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere".
[I pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
 
3. Momento di silenzio orante
 
perché la Parola di Dio possa entrare in noi e illuminare la nostra vita.
 
4. Alcune domande
 
per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
 
a) Cosa ti è piaciuto di più in questo testo? Perché?
b) Quali sono le sorprese e i contrasti che appaiono nel testo?
c) In che modo il testo insegna che il piccolo è il più grande nel cielo e il più povero sulla terra?
d) Quali sono gli atteggiamenti di Maria e dei pastori dinanzi al mistero di Dio che venne loro rivelato?
e) Qual è il messaggio che Luca ci vuole comunicare per mezzo di questi dettagli?
 
5. Per coloro che vogliono approfondire il tema
 
a) Contesto di allora e di oggi
 
Il testo di questa festa della Madre di Dio (Lc 2,16-21) fa parte della descrizione più ampia della nascita di Gesù (Lc 2,1-7) e della visita dei pastori (Lc 2,8-21). L’angelo aveva annunciato la nascita del Salvatore, dando un segnale per riconoscerlo: “Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia!”. Loro aspettavano il Salvatore di tutto un popolo e dovranno riconoscerlo in un bambino appena nato, povero, che giace accanto a due animali! Grande sorpresa!
Il piano di Dio avviene in modo inaspettato, pieno di sorpreso. Questo succede anche oggi. Un bambino povero sarà il Salvatore del popolo! Te lo puoi credere?
 
b) Commento del testo
 
Lc 2,8-9: I primi invitati.I pastori erano persone emarginate, poco apprezzate. Vivevano insieme agli animali, separate dal resto dell’umanità. A causa del contatto permanente con gli animali erano considerati impuri. Mai nessuno li avrebbe invitati a visitare un neonato. Ma proprio a questi pastori appare l’Angelo del Signore per trasmettere la grande notizia della nascita di Gesù. Davanti all’apparizione degli angeli, loro si riempiono di timore.
 
Lc 2,10-12: Il primo annuncio della Buona Notizia.La prima parola dell’angelo è: Non temete! La seconda è: Gioia per tutto il popolo! La terza è: Oggi! Subito tre nomi per indicare chi è Gesù: Salvatore, Cristo e Signore! Salvatore è colui che libera tutti da tutto ciò che li lega! Ai governanti di quel tempo piaceva usare il titolo di Salvatore. Loro stessi si attribuivano il titolo di Soter. Cristo significa unto o messia. Nell’Antico Testamento era questo il titolo che veniva dato ai re e ai profeti. Era anche il titolo del futuro Messia che avrebbe compiuto le promesse di Dio nei riguardi del popolo. Ciò significa che il neonato, che giace in una mangiatoia, viene a realizzare la speranza del popolo. Signore era il nome che veniva dato a Dio stesso! Qui abbiamo i tre titoli più grandi che si possano immaginare. A partire da questo annuncio della nascita di Gesù Salvatore, Cristo e Signore, ci si immagina qualcuno della categoria più elevata. E l’angelo ti dice: “Attenzione! Ti do questo segnale di riconoscimento: incontrerai un bambino in una mangiatoia, in mezzo ai poveri!”. Tu ci crederesti? Il modo in cui Dio agisce è diverso dal nostro!
 
Lc 2,13-14: Lode degli angeli: Gloria a Dio nel più alto dei cieli, Pace in terra agli uomini che egli ama.Una moltitudine di angeli appare e scende dal cielo. È il cielo che si spiega sulla terra. Le due frasi del versetto
riassumono il progetto di Dio, il suo piano. La prima dice ciò che avviene nel mondo di lassù: Gloria a Dio nel più alto dei cieli. La seconda dice ciò che succederà nel mondo qui in basso: Pace in terra agli uomini che egli ama! Se la gente potesse sperimentare ciò che veramente significa essere amati da Dio, tutto cambierebbe e la pace abiterebbe la terra. E sarebbe questa la maggior gloria per Dio che dimora nelle altezze!
 
Lc 2,15-18: I pastori vanno fino a Betlemme e raccontano la visione degli angeli.La Parola di Dio non è un suono prodotto dalla bocca. È soprattutto un avvenimento! I pastori dicono letteralmente: “Andiamo a vedere questa parola che si è avverata e che il Signore ci ha fatto conoscere”. In ebraico, l’espressione DABAR può significare allo stesso tempo parola e cosa (avvenimento), generata dalla parola. La Parola di Dio ha forza creatrice. Compie ciò che dice. Nella creazione Dio disse: “Sia la luce!, e la luce fu” (Gen 1,3). La parola dell’angelo ai pastori è l’avvenimento della nascita di Gesù.
 
Lc 2,19-20: Atteggiamento di Maria e dei pastori dinanzi ai fatti, dinanzi alla parola.Luca aggiunge subito che "Maria serbava queste parole (avvenimenti) meditandole nel suo cuore". Sono due modi di percepire ed accogliere la parola di Dio: (i) I pastori si alzano per vedere i fatti e verificare in essi il segno che era stato dato loro dall’angelo, e dopo, ritornano al loro gregge glorificando e lodando Dio per tutto ciò che avevano visto e udito. (ii) Maria, da parte sua, conservava con cura tutti questi avvenimenti nella memoria e li meditava nel suo cuore. Meditare le cose nel cuore significa ruminarle ed illuminarle con la luce della Parola di Dio, per così giungere a capire meglio tutto il loro significato per la vita.
 
Lc 2,21: La circoncisione e il nome di Gesù.D’accordo con una norma delle legge, il piccolo Gesù viene circonciso l’ottavo giorno dopo la sua nascita (cfr. Gen 17,12). La circoncisione era un segnale di appartenenza al popolo. Dava identità alla persona. In questa occasione ogni bambino riceveva il suo nome (cfr. Lc 1,59-63). Il bambino riceve il nome di Gesù che gli era stato dato dall’angelo, prima di essere concepito. L’angelo aveva detto a Giuseppe che il nome del bambino doveva essere Gesù “egli salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,21). Il nome di Gesù è lo stesso che Giosuè, e significa Dio salverà. Un altro nome che poco a poco sarà dato a Gesù è Cristo, che significa Unto o Messia. Gesù è il Messia atteso. Un terzo nome è Emanuele, che significa Dio con noi (Mt 1,23). Il nome completo è Gesù Cristo Emanuele!
 
c) Ampliando l'informazione: Maria nel vangelo di Luca
 
La funzione dei due primi capitoli del vangelo di Luca
Si tratta di due capitoli assai conosciuti, ma poco approfonditi. Luca li scrive imitando gli scritti del Vecchio Testamento. È come se questi due capitoli fossero gli ultimi del Vecchio Testamento per aprire la porta per l’arrivo del Nuovo Testamento. In questi capitoli Luca fa sentire il profumo di un ambiente di tenerezza e di lode. Dall’inizio alla fine, si loda e si canta la misericordia di Dio che, finalmente, viene a compiere le sue promesse. Luca ci mostra come Gesù compie l’Antico Testamento iniziando il Nuovo Testamento. E lo compie a favore dei poveri, degli anawim, di coloro che seppero attendere la sua venuta: Elisabetta, Zaccaria, Maria, Giuseppe, Simeone, Anna, i pastori. Per questo, i primi due capitoli non sono storia secondo il senso che noi oggi diamo alla storia. Fungevano molto di più come uno specchio, in cui i destinatari, i cristiani convertiti dal paganesimo, potevano scoprire chi era Gesù e come era venuto per realizzare le profezie dell’Antico Testamento, rispondendo alle più profonde aspirazioni del cuore umano. Erano anche specchio di ciò che stava avvenendo nelle comunità del tempo di Luca. Le comunità venute dal paganesimo nasceranno dalle comunità dei giudei convertiti. Ma loro erano diverse. Il Nuovo non corrispondeva a ciò che l’Antico Testamento immaginava ed attendeva. Era "il segno di contraddizione" (Lc 2,34), causava tensione ed era fonte di molto dolore. Nell’atteggiamento di Maria, Luca presenta un modello di come le comunità potevano reagire e perseverare nel Nuovo.
 
Chiave di lettura
In questi due capitoli Luca presenta Maria quale modello per la vita delle comunità. La chiave ci viene data in quell’episodio in cui una donna del popolo elogia la madre di Gesù. Gesù modifica l’elogio e dice: “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11,27-28). Qui sta la grandezza di Maria. È nel modo in cui Maria sa rapportarsi alla Parola di Dio che le comunità contemplano il modo più corretto in cui possono porsi davanti alla Parola di Dio: accoglierla, incarnarla, viverla, approfondirla, ruminarla, farla nascere e crescere, lasciarsi plasmare da essa, anche quando non si capisce o quando ci fa soffrire. È questa la visione che soggiace ai due testi dei capitoli 1 e 2 del vangelo di Luca, che parlano di Maria, la madre di Gesù.
 
Applicando la chiave ai testi
1. Lc 1,26-38: L’Annunciazione: "Si faccia in me secondo la tua parola!"
Sapersi aprire, in modo che la Parola di Dio sia accolta e si incarni.
2. Lc 1,39-45: La Visitazione: "Beata colei che ha creduto!"
Saper riconoscere la Parola di Dio nei fatti della vita.
3. Lc 1,46-56: Il Magnificat: “Il Signore ha fatto in me grandi cose!”
Un canto sovversivo di resistenza e di speranza.
4. Lc 2,1-20: La Nascita: "Lei serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore"
Non c’era posto per loro. Gli emarginati accolgono la Parola.
5. Lc 2,21-32: La Presentazione: "I miei occhi hanno visto la tua salvezza!"
I molti anni di vita purificano gli occhi.
6. Lc 2,33-38: Simeone ed Anna: "Una spada ti trafiggerà l’anima"
Essere cristiani vuol dire essere segni di contraddizione.
7. Lc 2,39-52: A dodici anni: "Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?"
Loro non capivano la Parola che venne loro detta!
 
I contrasti che colpiscono nel nostro testo
1. Nelle tenebre della notte brilla una luce (2,8-9).
2. Il mondo lassù, il cielo sembra avvolgere il nostro mondo qui in basso (2,13).
3. La grandezza di Dio si manifesta nella debolezza di un bambino (2,7).
4. La gloria di Dio si rende presente in una mangiatoia, accanto ad animali (2,16).
5. La paura provocata dall’improvvisa apparizione dell’angelo si muta in gioia (2,9-10).
6. Le persone emarginate da tutti sono le prime invitate (2,8).
7. I pastori riconoscono Dio presente in un bambino (2,20).
 
6. Orazione - Salmo 23 (22)
 
“Il Signore è il mio pastore!”
 
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
 
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
 
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.
 
7. Orazione finale
 
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa’ che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa’ che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

da | O-Carm

Santa Teresina - Poesie



5 – Questa rugiada è là nel Tabernacolo, ed anche l'Angelo vorrebbe abbeverarsene: e, come san Giovanni offrendo a Dio una sublime preghiera ripete: «Eccolo!»Gv. 1, 29. . Ecco, sì, il Verbo che s'è fatto Ostia, eterno sacerdote, Agnello sacerdotale. Il Figliol d'Iddio è figlio di Maria… ed il pane dell'Angelo è il latte verginale!

Un pensiero di Papa Francesco


Farsi carico dell’altro
“Il nostro mondo dimentica a volte il valore speciale del tempo speso accanto al letto del malato, perché si è assillati dalla fretta, dalla frenesia del fare, del produrre, e si dimentica la dimensione della gratuità, del prendersi cura, del farsi carico dell’altro. In fondo – osserva - dietro questo atteggiamento c’è spesso una fede tiepida, che ha dimenticato quella parola del Signore che dice: «L’avete fatto a me» (Mt 25,40)”.

don Luciano Sanvito. "Verbum caro factum est"


"Il Verbo si fa carne..."

Anche oggi, il passaggio dalla Parola alla "carne" si chiama: "Verbo".

Questo PASSAGGIO rende viva quella Parola di Dio che, altrimenti, rimane nell'osservanza del cuore e nell'intimo, ma non esce allo scoperto nella realtà del mondo, e quindi non si può incarnare in esso.

"Il Verbo si fece carne..."

L'incarnazione di oggi ricorda, recupera e compie quella della storia di Gesù, venuto nella carne del mondo e nel nostro ambiente mortale, morendo.

L'incarnazione è sempre PASSAGGIO, però questa volta anche nelle tenebre, attraversando con gli spiragli dello Spirito della luce tutte le possibilità altrimenti invisibili.

Il Verbo si incarna là dove non riusciamo a vedere solo con i nostri occhi, ma con gli occhi dello Spirito: anche nella tenebra, nell'ombra della morte.

Il Verbo, incarnandosi in questo passaggio pasquale e vitale, rivitalizza e trasforma tutto quello che incontra, ricostruendolo come occasione atta per il Regno; allora affermiamo anche noi con gioia: tutto è grazia!

Lectio: Mercoledì, 31 Dicembre, 2014



Tempo di Natale
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, che nella nascita del tuo Figlio hai stabilito l’inizio e la pienezza della vera fede, accogli anche noi come membra del Cristo, che compendia in sé la salvezza del mondo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni 1,1-18
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva rendere testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità, Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
3) Riflessione
• Il Prologo è la prima cosa che si vede aprendo il vangelo di Giovanni. Ma fu anche l’ultima ad essere scritta. E’ il riassunto finale, posto all’inizio. In esso, Giovanni descrive il cammino della Parola di Dio. Era accanto a Dio, da prima della creazione, e per mezzo di lei tutto fu creato. Tutto ciò che esiste è espressione della Parola di Dio. Come avviene con la Sapienza di Dio, (Pr 8,22-31), così anche la Parola volle giungere più vicino a noi e si fece carne in Gesù. Venne in mezzo a noi, svolse la sua missione e ritornò a Dio. Gesù è questa Parola di Dio. Tutto ciò che dice e fa è comunicazione che ci rivela il Padre.
• Nel dire "In principio era il Verbo", Giovanni evoca la prima frase della Bibbia che dice: "In principio Dio creò il cielo e la terra" (Gen 1,1). Dio creò tutto per mezzo della sua Parola. "Parla e tutto è fatto" (Sal 33,9; 148,5). Tutte le creature sono un’espressione della Parola di Dio. Questa Parola viva di Dio, presente in tutte le cose, brilla nelle tenebre. Le tenebre cercano di spegnerla, ma non ci riescono. La ricerca di Dio, sempre nuova, rinasce nel cuore umano. Nessuno riesce a coprirla. Non riusciamo per molto tempo a vivere senza Dio!
• Giovanni Battista venne per aiutare la gente a scoprire e gustare questa presenza luminosa e consolatrice della Parola di Dio nella vita. La testimonianza di Giovanni Battista è stata molto importante, così tanto che molta gente pensava che era lui il Cristo (Messia) (Atti 19,3; Gv 1,20). Per questo, il Prologo chiarisce dicendo: "Giovanni non era la luce! Venne per dare testimonianza alla luce!"
• Così come la Parola di Dio si manifesta nella natura, nella creazione, così pure si manifesta nel “mondo”, cioè nella storia dell’umanità, in particolare, nella storia del popolo di Dio. Ma il “mondo” non riconobbe, né ricevette la Parola. "Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto”. Qui, quando dice gente, Giovanni vuole indicare il sistema sia dell’impero che della religione dell’epoca, ambedue rinchiusi in se stessi e, per questo, incapaci di riconoscere la Buona Notizia (Vangelo), la presenza luminosa della Parola di Dio.
• Ma le persone che si aprono accettando la Parola, diventano figli e figlie di Dio. La persona diventa figlio e figlia di Dio non per i propri meriti, né per appartenere alla razza di Israele, ma per il semplice fatto di aver fiducia e credere che Dio nella sua bontà, ci accetta e ci accoglie. La Parola di Dio entra nella persona e fa che questa si senta accolta come un figlio, come una figlia da Dio. E’ il potere della grazia di Dio.
• Dio non vuole rimanere lontano da noi. Per questo, la sua Parola, giunse ancora più vicino e si fece presente in mezzo a noi nella persona di Gesù. Il Prologo dice letteralmente: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Anticamente, nel tempo dell’esodo, nel deserto Dio viveva in una tenda in mezzo al popolo (Es 25,8). Ora la tenda in cui Dio abita con noi è Gesù, “pieno di grazia e di verità". Gesù venne a rivelare chi è questo nostro Dio, presente in tutto, fin dall’inizio della creazione.
4) Per un confronto personale
• Tutto ciò che esiste è un’espressione della Parola di Dio, una rivelazione della sua presenza. Sono sufficientemente contemplativo per poter ricevere e sperimentare questa presenza universale della Parola di Dio?
• Cosa significa per me essere chiamato figlio di Dio?
5) Preghiera finale
Esultino davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti. (Sal 95)
da | O.carm

martedì 30 dicembre 2014

Santa Teresina - Poesie


4 – Mio Benamato, divino infante, fratellino mio, nel tuo sguardo io vedo tutto l'avvenire: presto lascerai per me la Madre , già l'amore t'affretta a soffrire! Ma sulla croce, o fiore sbocciato, riconosco il tuo profumo mattutino, le perle di Maria: ché il tuo sangue divino è il latte verginale.
( continua )

Un pensiero di Papa Francesco


“Lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione. In questo consiste l’annuncio della notte di Natale. Dio non conosce lo scatto d’ira e l’impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto. E tutti i giorni, con pazienza. La pazienza di Dio”.

don Luciano Sanvito - 84 anni, e non sentirli...


 

... ANNA, 84 ANNI, NOTTE E GIORNO NEL TEMPIO A PREGARE DIO

...Sta di fatto che questo esempio dell'attesa della venuta di Gesù viene proprio da chi sta per morire.
Come se l'accesso alla morte, vissuto con fede, è accenno all'alba della vita spirituale e permette di incontrare il germe del Regno.

Ad essa, come a Simeone, viene rivelato il segno del Cristo attraverso il bambino Gesù.

Ad essa, immagine della Chiesa, viene affidata l'attesa orante come realtà prima e orientativa di tutte le attività della vita.

Forse che la Chiesa abbia perso un po' di questo mordente della nonnina in preghiera, che nella sua semplicità e naturalezza bagna il naso a teologi, pastori e liturgisti?

Senza alcun disprezzo, ma con un bell'esame di coscienza, forse abbiamo molto da recuperare nelle nostre astruse teologie, nelle encicliche pastorali e nelle scartoffie dell'osservanza del liturgismo esasperato un po' di animo di quella nonnina supercredente e supercredibile, contenta di essere "al servizio" del Signore, e non delle sue cose.


CI FAREBBE BENE ACCRESCERE UN PO DI TEMPO NEL TEMPIO..

Lectio: Martedì, 30 Dicembre, 2014


Tempo di Natale
1) Preghiera
Dio grande e misericordioso,
la nuova nascita del tuo unico Figlio
nella nostra carne mortale
ci liberi dalla schiavitù antica,
che ci tiene sotto il giogo del peccato.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
2) Lettura
Dal Vangelo secondo Luca 2,36-40
In quel tempo, c’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
3) Riflessione
• Nei primi due capitoli di Luca, tutto ruota attorno alla nascita di due creature: Giovanni e Gesù. I due capitoli ci fanno sentire il profumo del Vangelo di Luca. In essi, l’ambiente è di tenerezza e di lode. Dall’inizio alla fine, si loda e si canta la misericordia di Dio: i cantici di Maria (Lc 1,46-55), di Zaccaria (Lc 1,68-79), degli angeli (Lc 2,14), di Simeone (Lc 2,29-32). Finalmente, Dio viene per compiere le sue promesse, e le compie a favore dei poveri, degli anawim, di coloro che sanno perseverare e sperare nella sua venuta: Elisabetta, Zaccaria, Maria, Giuseppe, Simeone, Anna, i pastori.
• I capitoli 1 e 2 del Vangelo di Luca sono molto conosciuti, ma poco approfonditi. Luca scrive imitando gli scritti dell’AT. E’ come se i primi due capitoli del suo vangelo fossero l’ultimo capitolo dell’AT che apre la porta per la venuta del Nuovo. Questi due capitoli sono il cardine tra il Nuovo e l’Antico Testamento. Luca vuole dimostrare che le profezie si stanno realizzando. Giovanni e Gesù compiono l’Antico ed iniziano il Nuovo.
• Luca 2,36-37: La vita della profetessa Anna. “In quel tempo, c’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.” Come Giuditta (Gd 8,1-6), anche Anna è vedova. Come Debora (Jz 4,4), anche lei è profetessa. Cioè, è una persona che comunica qualcosa di Dio e che ha un’apertura speciale verso le cose della fede fino al punto di poterle comunicare agli altri. Anna si è sposata giovane, ha vissuto da sposata sette anni, è rimasta vedova e continua a dedicarsi a Dio fino all’età di ottantaquattro anni. Oggi, in quasi tutte le nostre comunità, nel mondo intero, si incontrano un gruppo di signore di una certa età, molte di loro vedove, la cui vita si riassume nella preghiera e nell’essere presenti alle celebrazioni e nel servizio al prossimo.
• Luca 2,38: Anna e il bambino Gesù. “Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”. Giunse al tempio nel momento in cui Simeone abbracciava il bambino e conversava con Maria sul futuro del figlio (Lc 2,25-35). Luca suggerisce che Anna prenda parte a questo gesto. Lo sguardo di Anna è uno sguardo di fede. Lei vede un bambino nelle braccia di sua madre e scopre in lui il Salvatore del mondo.
• Luca 2,39-40: La vita di Gesù a Nazaret. “Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui”. In queste poche parole, Luca comunica qualcosa del mistero dell’incarnazione. “Il Verbo si fece carne e fissò tra di noi la sua dimora” (Gv 1,14). Il Figlio di Dio si fece uguale a noi in tutto ed assunse la condizione di servo (Filip 2,7). Fu obbediente fino alla morte ed alla morte di croce (Filip 2,8). Visse trentatre anni fra di noi, e di questi trenta li visse a Nazaret. Se vogliamo sapere come fu la vita del Figlio di Dio durante gli anni che visse a Nazaret, dobbiamo cercare di conoscere la vita di qualsiasi nazareno di quell’epoca, cambiare il nome, dargli il nome di Gesù e conosceremo la vita del Figlio di Dio nei trenta e tre anni della sua vita, in tutto uguale a noi, tranne che nel peccato (Eb 4,15). In questi anni della sua vita, “il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui”. In un altro passaggio, Luca afferma la stessa cosa con altre parole. Dice che il bambino “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52). Crescere in sapienza significa assimilare la conoscenza, l’esperienza umana accumulata lungo i secoli: i tempi, le feste, le medicine, le piante, le preghiere, le usanze, ecc. Ciò si impara vivendo e convivendo nella comunità naturale della gente. Crescere in età significa nascere piccolo, crescere e diventare adulto. E’ il processo di ogni essere umano con le sue gioie e le sue tristezze, le sue scoperte e frustrazioni, le sue rabbie e i suoi amori. Ciò si impara vivendo e convivendo in famiglia, con i genitori, i fratelli e le sorelle, i parenti. Crescere in grazia significa: scoprire la presenza di Dio nella vita, la sua azione in tutto ciò che succede, la vocazione, la sua chiamata. La lettera agli Ebrei dice che: “Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì” (Eb 5,8).
4) Per un confronto personale
• Conosci persone come Anna, che hanno uno sguardo di fede sulle cose della vita?
• Crescere in sapienza, età e grazia: come avviene questo nella mia vita?
5) Preghiera finale
Annunziate di giorno in giorno la salvezza del Signore,
in mezzo ai popoli narrate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. (Sal 95)
da | O.Carm

domenica 28 dicembre 2014

Santa Teresina - Poesie


3 – Gesù, tu sei il fiore appena schiuso che io contemplo al primo destarti, sei la rosa in boccio, freschissima. Le purissime braccia della diletta tua Madre si fanno da culla per te, e trono reale. E il dolce tuo sole è il seno di Maria, e la rugiada è il latte verginale. ( continua )

Un pensiero di Papa Francesco


“Questo ci fa pensare anche ai nonni: quanto è importante la loro presenza, la presenza dei nonni!! Quanto è prezioso il loro ruolo nelle famiglie e nella società! Il buon rapporto tra i giovani e gli anziani è decisivo per il cammino della comunità civile ed ecclesiale E guardando a questi due anziani, questi due nonni – Simeone ed Anna – ma salutiamo di qua, con un applauso, a tutti i nonni del mondo!”.

don Luciano Sanvito: "Lumen gentium"


NELLA LITURGIA AVVIENE QUELLO CHE E' AVVENUTO A SIMEONE

Anche noi oggi possiamo "vedere la salvezza preparata per tutti i popoli".

La luce della fede illumina chi cerca nell'attesa il Signore nella propria vita.

L'attesa si fa presenza viva quando il lume della sapienza, dono dello Spirito Santo, opera nel cuore, nell'anima e nella mente di chi crede.

Come Simeone, vecchio ma giovane nello Spirito, la Chiesa è chiamata a vedere anche nel segno della "spada" che trafigge l'anima a Maria il momento della contraddizione del Vangelo.

La luce delle genti non è soleare, una insolazione da spiaggia dei turisti, ma avviene nel raggio di luce che trafigge il cuore per poterlo purificare dalle tenebre e dall'ombra della morte.
La purezza di Maria - non bisognosa di tale purificazione -contiene da sempre questa spada del dolore, dall'inizio alla fine della sua esperienza terrena.
Ma questa è la garanzia della contraddizione evangelica, e duinque ne è anche la garanzia dell'efficacia piena e completa.

..QUEL VECCHIETTO DA' LO STILE DELLA GIOVINEZZA SPIRITUALE

Lectio: Lunedì, 29 Dicembre, 2014


Tempo di Natale
1) Preghiera
Dio invisibile ed eterno, che nella venuta del Cristo vera luce hai rischiarato le nostre tenebre, guarda con bontà questa tua famiglia, perché possa celebrare con lode unanime
la nascita gloriosa del tuo unico Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 2,22-35
Quando venne il tempo della purificazione secondo la Legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore”; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era su di lui gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
“Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele”.
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.
3) Riflessione
• I primi due capitoli del Vangelo di Luca non sono storia secondo il significato che noi diamo oggi alla storia. Servono più che altro da specchio in cui i cristiani convertiti dal paganesimo, scoprirono che Gesù era venuto a compiere le profezie dell’Antico Testamento ed a rispondere alle aspirazioni più profonde del cuore umano. Sono, quindi, simbolo e specchio di ciò che stava succedendo tra i cristiani del tempo di Luca. Le comunità giunte dal paganesimo erano nate dalle comunità di giudei convertiti, ma erano diverse. Il Nuovo non corrispondeva a ciò che l’Antico immaginava ed aspettava. Era "segno di contraddizione" (Lc 2,34), causava tensioni ed era fonte di molto dolore. Nell’atteggiamento di Maria, immagine del Popolo di Dio, Luca rappresenta un modello di come perseverare nel Nuovo, senza essere infedeli all’Antico.
• In questi due primi capitoli del Vangelo di Luca, tutto gira attorno alla nascita di due bambini: Giovanni e Gesù. I due capitoli ci fanno sentire il profumo del vangelo di Luca. In essi, l’ambiente è di tenerezza e di lode. Dall’inizio alla fine, si loda e si canta, perché, finalmente, la misericordia di Dio si è rivelata in Gesù; lui compì le promesse fatte ai padri. E Dio le compì a favore dei poveri, degli anawim, quali Elisabetta e Zaccaria, Maria e Giuseppe, Anna e Simeone, i pastori. Tutti loro seppero aspettare la sua venuta.
• L’insistenza di Luca nel dire che Maria e Giuseppe adempirono tutto quello che la Legge prescrive, evoca ciò che Paolo scrisse nella lettera ai Galati: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perchè ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4-5).
• La storia del vecchio Simeone insegna che la speranza, anche se non subito, un giorno si realizza. Non si frustra, viene realizzata. Ma la forma non sempre corrisponde a ciò che noi immaginiamo. Simeone aspettava il Messia glorioso di Israele. Giungendo al tempio, in mezzo a tante coppie che portano i loro figli, lui vede una coppia giovane di Nazaret. Ed in questa coppia povera, con il loro bambino, vede la realizzazione della sua speranza e della speranza del popolo:“I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele."
• Nel testo del vangelo di oggi, appaiono i temi preferiti di Luca, cioè, una forte insistenza sull’azione dello Spirito Santo, sulla preghiera e sull’ambiente di preghiera, un’attenzione continua all’azione e partecipazione delle donne ed una preoccupazione costante verso i poveri e del messaggio per i poveri.
4) Per un confronto personale
• Saresti capace di percepire in un bambino povero la luce per illuminare le nazioni?
• Saresti capace di sopportare tutta la vita nell’attesa della realizzazione della tua speranza?
5) Preghiera finale
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra;
cantate al Signore, benedite il suo nome. (Sal 95)
da | O.Carm

sabato 27 dicembre 2014

Santa Teresina - Poesie



2 – Quando al destarsi d'una nuova aurora tornano i primi raggi del sole, il fiorellino che sta per schiudersi attende dal cielo un balsamo prezioso: è la scintillante perla del mattino che, misteriosa e colma di frescura, produce la linfa abbondante che fa sbocciare il fiore. ( continua )

Un pensiero di Papa Francesco


“Pensiamo ai più piccoli, eh? Agli ammalati che offrono le loro sofferenze per la Chiesa, per gli altri. Pensiamo a tanti anziani soli, che pregano e offrono. Pensiamo a tante mamme e padri di famiglia che portano avanti con tanta fatica la loro famiglia, l’educazione dei figli, il lavoro quotidiano, i problemi, ma sempre con la speranza in Gesù, che non si pavoneggiano, ma fanno quello che possono”.

COMMENTO ALLE LETTURE \ a cura di don Paolo Matarrese


Qualche giorno fa, facendo la consueta visita per i reparti dell'ospedale, una signora di una certa età che già più volte avevo visitato, mi guarda e mi dice: "Don paolo si ricorda il mio nome?". Io restai imbarazzato perché non lo ricordavo e lei, cogliendo il mio imbarazzo, mi disse con rammarico ma senza severità "Allora tu fino adesso sei venuto solo a vedermi ma non mi hai mai incontrato"... Loreta, questo il suo nome, aveva profondamente ragione! Io non incontro nessuno se non parto dal suo nome che gli permette di esistere per me e io esistere per lui.
La domenica successiva al Natale, della sacra famiglia di Nazareth, ha proprio come centro l'incontro. Nel vangelo ascoltato c'è Simeone che aspetta l'incontro con il consolatore, abbiamo Anna che attende un senso di fecondità e di redenzione nella sua vita da vedova. Uomini e donne che certo credevano all'Alleanza tra Dio e il suo popolo, ma che per dare compimento alla loro vita hanno bisogno di incontrare il Signore, farne un'esperienza personale e profonda! Ed ecco allora Maria e Giuseppe che portano al tempio il bambino GESU' per presentarlo al Signore non sapendo che in questo gesto rituale lo presentano e offrono a tutta l'umanità.
"Il bambino GESU'" nome proprio di persona che definisce un'identità e permette di entrarci in relazione. Natale è questo: la gioia di Dio di poter essere chiamato da ogni uomo e donna con un nome proprio di persona: Gesù! Non solo il bambino avvolto in fasce come segno per i pastori, non solo il re dei Giudei annunciato da una stella ai Magi ma GESU', un Dio a cui possiamo dare del "tu" ed entrarci in una relazione, fare esperienza della vita nuova che vuole donarci! Oggi la famiglia dell'umanità diventa sacra perché abitata ed incontrata da un Dio-uomo di nome Gesù che svelando il suo nome, ci aiuta a svelare anche il nostro nome più profondo di ciò che siamo e che siamo chiamati ad essere, che aiuta a svelare il nome più profondo delle nostre famiglie e magari accorgersi che tutti gli uomini portano il nome di Dio! E' proprio quello che accade a Simeone ed Anna che, incontrando personalmente Gesù, portano a compimento la loro vita, dando un nome alle loro attese e alle loro speranze!
Senza cadere in sentimentalismi ma questo vangelo ci invita a lasciarci andare con Dio, chiamarlo per nome e prendere più confidenza con Lui, lasciare che Lui prenda più confidenza con noi, prenda più confidenza con la vita frenetica e faticosa della nostra famiglia!
Questa domenica più che meditare questo vangelo, dovremmo provare a contemplarlo immaginando la scena di Simeone che, mosso dallo Spirito Santo vede Gesù nelle braccia di sua madre e, con un desiderio inarrestabile, "anch'egli lo accolse tra le braccia". Come Simeone, anche noi siamo chiamati a prendere in braccio Dio, prendere in braccio Gesù e lasciare che lui ci comunichi, ci coinvolga e ci rigeneri nella sua stessa Vita.
La festa della Sacra famiglia di Nazareth porta con se un invito ad un incontro personale con Gesù. Un invito a prenderlo in braccio per portarlo dentro la nostra famiglia, renderlo presente con la sua Parola, per lasciare che compia quello che ha compiuto con Simeone: donargli pace e consolazione, quello che ha compiuto con Anna: riscattarla dalla sua condizione rendendo la sua vita feconda e redenta, quello che compiuto con Maria:
saper vivere la spada della contraddizione dell'amore crocifisso e risorto!
Ma in fondo tutto questo, senza neanche troppa immaginazione, non è quello che viviamo ogni domenica nell'eucarestia dove Gesù si consegna nelle nostre mani?
Auguri di un Santo Natale!

Lectio: Domenica, 28 Dicembre, 2014

L’atteso dalle genti
La presentazione del Bambino al tempio
Luca 2, 22-40
1. Orazione iniziale
O Dio, nostro creatore e padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima dell’aurora del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo amore, gli anziani donino ai piccoli la loro saggezza matura, e i figli crescano in sapienza, pietà e grazia, rendendo lode al tuo santo nome. Per Cristo nostro Signore.
2. Lettura: Luca 2, 22-40
22 Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, 23 come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; 24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
25 Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; 26 lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. 27 Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, 28 lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
29 "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31 preparata da te davanti a tutti i popoli,
32 luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele".
33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione 35 perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima".
36 C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
39 Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
3. Momento di silenzio orante
- perché la Parola di Dio possa abitare in noi e la lasciamo illuminare la nostra vita;
- perché prima dei nostri commenti, è la luce stessa della Parola che deve brillare e imporsi, col suo mistero di presenza vivente del Signore.
4. Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nell’orazione.
a) Perché mai Gesù, figlio dell’Altissimo, e sua madre Maria, concepita senza peccato, devono sottomettersi alla prescrizione di Mosè? Forse perché Maria non aveva ancora coscienza della sua innocenza e santità?
b) Oltre alle parole di Simeone, in tutto il suo atteggiamento, come anche in quello della profetessa Anna, c’è un significato speciale? Il loro agire e la loro gioia non richiamano forse lo stile degli antichi profeti?
c) Come spiegare questa "spada che trafigge: si tratta di una lacerazione delle coscienze davanti alle sfide e alle richieste di Gesù? Oppure si tratta solo di una sofferenza intima della Madre?
d) Può significare qualche cosa questa scena per i genitori di oggi: per la formazione religiosa dei loro figli; per il progetto che Dio ha su ciascuno dei loro figli, per le paure e le angosce che i genitori si portano nel cuore pensando a quando i figli saranno grandi?
5. Una chiave di lettura
per coloro che vogliono approfondire il contenuto.
a) Secondo la legge di Mosè/del Signore: è una specie di ritornello, più volte ripetuto. Luca mescola due prescrizioni, senza molta distinzione. La purificazione della madre era prevista dal Levitico (12, 2-8) e si compiva quaranta giorni dopo il parto. Fino a quel momento la donna non poteva avvicinarsi ai luoghi sacri, e la cerimonia era accompagnata dall’offerta di un capo di bestiame minuto. Invece la consacrazione dei primogeniti era prescritta in Esodo 13, 11-16: ed era considerata una specie di "riscatto" – anche qui con l’offerta di piccoli animali – in ricordo dell’azione salvifica di Dio quando liberò gli israeliti dalla schiavitù d’Egitto. In tutta la scena i genitori appaiono come nell’atto di presentare/offrire il figlio come si faceva con le vittime e i leviti; mentre nella figura di Simeone e Anna appare piuttosto Dio che offre/presenta il figlio per la salvezza del popolo.
b) Le figure di Simeone e Anna: sono figure cariche di valore simbolico. Esse hanno il ruolo del riconoscimento, che proviene sia dalla illuminazione e dal movimento dello Spirito, ma anche da una vita condotta con l’attesa più intensa e fiduciosa. In particolare di Simeone lo si definisce come "prosdekòmenos", cioè uno tutto concentrato nell’attesa, uno che va incontro per accogliere. Anche lui appare perciò obbediente alla legge, quella dello Spirito, che lo spinge verso il bambino, dentro il tempio. Anche il cantico che proclama manifesta questa suapro-existentia: è vissuto per arrivare a questo momento; ora si sottrae, perché anche gli altri vedano la luce e la salvezza che arriva, per Israele e per le genti. A sua volta Anna, con la sua stessa età (valore simbolico: 84 è 7x12: dodici è il numero delle tribù; oppure 84 – 7= 77, perfezione raddoppiata), ma soprattutto con il suo modo di vivere (digiuni e preghiere) e con la proclamazione a chi "attendeva", completa il quadro. E’ guidata dallo Spirito di profezia, docile e purificata nel cuore. Inoltre appartiene alla più piccola delle tribù, quella di Aser: segno che i più piccoli e fragili sono più disposti a riconoscere il Gesù il Salvatore. Tutti e due questi anziani – che sono come una coppia originale - sono simbolo del giudaismo migliore, della Gerusalemme fedele e mite, che attende e gioisce, e che lascia d’ora in poi brillare la nuova luce.
c) Una spada che trafigge: in genere si interpreta come annuncio di sofferenza per Maria, un dramma visibilizzato dall’Addolorata. Ma dobbiamo piuttosto intendere qui la Madre come il simbolo di Israele: Simeone intuisce il dramma del suo popolo, che sarà profondamente lacerato dalla parola viva e tagliente del redentore (cfr Lc 12, 51-53). Maria ne rappresenta il percorso: deve affidarsi, ma attraverserà dolori e oscurità, lotte e silenzi angosciosi. La storia del Messia sofferente sarà dilacerante per tutti, anche per la Madre: non si segue la nuova luce destinata al mondo intero, senza pagare il prezzo, senza essere provocati a scelte rischiose, senza rinascere sempre di nuovo dall’alto e in novità. Ma queste immagini della "spada che trafigge", del bambino che "farà inciampare" e scuoterà i cuori dal torpore, non vanno separate dal gesto così carico di senso dei due anziani: l’uno, Simeone, prende fra le braccia il bambino, per indicare che la fede è incontro e abbraccio, non idea e teorema; l’altra, Anna, si fa annunciatrice, e accende in chi "lo attendeva" una luce sfolgorante.
d) La vita quotidiana, epifania di Dio: interessante è infine notare che tutto l’episodio da rilievo alle situazioni più semplici e familiari: la coppia degli sposi con il bambino in braccio; l’anziano che gioisce e abbraccia, l’anziana che prega e annuncia, gli ascoltatori che appaiono indirettamente coinvolti. E anche la conclusione del brano va intravedere il borgo di Nazaret, la crescita del bambino in un contesto normale, l’impressione di un bambino dotato in modo straordinario di sapienza e bontà. Il tema della sapienza intrecciata con la vita normale di crescita e nel contesto del villaggio, lascia come sospesa la storia: essa si riaprirà proprio con il tema della sapienza del ragazzo fra i dottori del tempio. Sarà proprio l’episodio che segue immediatamente (Lc 2, 41-52).
6. Salmo 122 (121)

Quale gioia, quando mi dissero:
"Andremo alla casa del Signore".
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme!
Gerusalemme è costruita
come città salda e compatta.
Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide.
Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano,
sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: "Su di te sia pace!"
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.
7. Orazione finale
Noi ti lodiamo e ti benediciamo, Padre, perché mediante il tuo Figlio, nato da donna per opera dello Spirito santo, nato sotto la legge, ci ha riscattati dalla legge e hai riempito la nostra esistenza di luce e di speranza nuova. Fa che le nostre famiglie siano accoglienti e fedeli verso i tuoi progetti, aiutino e sostengano nei figli i sogni e l’entusiasmo nuovo, li avvolgano di tenerezza quando sono fragili, li educhino all’amore a te e a tutte le tue creature. A te nostro Padre, ogni onore e gloria.
da | O.Carm

Santa Teresina - Poesie

La Rugiada Divina

1 – Tu m'apparisci raggiante d'amore, Gesù mio dolce, sul seno di tua Madre: rivela al mio cuore, ti prego, il mistero che t'esiliò dal celeste soggiorno. E lascia che mi nasconda sotto il velo che ti sottrae ad ogni sguardo mortale. Soltanto vicino a te, Stella mattutina, l'anima mia pregusta la gioia del cielo.
(continua )

2 febbraio 1893

Un pensiero di Papa Francesco


“Nelle prove accettate a causa della fede, la violenza è sconfitta dall’amore, la morte dalla vita. E per accogliere veramente Gesù nella nostra esistenza e prolungare la gioia della Notte Santa, la strada è proprio quella indicata da questo Vangelo, cioè dare testimonianza a Gesù nell'umiltà, nel servizio silenzioso, senza paura di andare controcorrente e di pagare di persona”.

Sepolcro di vita DOV'È IL CRISTO?

don Luciano Sanvito




Guardiamo nel sepolcro.
Osserviamo nel silenzio.
Scrutiamo nell'universo del Vangelo.
Corriamo con i discepoli, con la Chiesa a quel sepolcro.

Il sepolcro vuoto dice tutto, afferma la pienezza della fede.
Ma occorre stare su quel sepolcro, su quel silenzio, su quel modo di osservare le realtà senza la risposta umana, su quell'attesa di una risposta dello Spirito, su quell'aridità che solo con gli occhi di Dio vedere e distingue il fiorire, su quella roccia che solo la Parola fa essere sorgente spirituale di acqua viva.

Cristo è nel sepolcro.
Gesù lo è stato, nel sepolcro.
Ma il Cristo lo è ancora, perché è il suo luogo privilegiato dove incontrare l'umanità sepolta.
Cristo lo è ancora, nel sepolcro, perché il Padre giace nel sepolcro umano di tutte le nostre realtà.
Attendendo che come per Giovanni, anche per noi sorga la domanda dell'amore: dov'è il Cristo?

E la domanda sorge, anch'essa, da un sepolcro: quello del nostro cuore, per essere destinata, in Resurrezione, ad essere risposta di vita.

Lectio: Sabato, 27 Dicembre, 2014


Tempo di Natale
1) Preghiera
O Dio, che per mezzo dell’apostolo Giovanni ci hai rivelato le misteriose profondità del tuo Verbo: donaci l’intelligenza penetrante della Parola di vita, che egli ha fatto risuonare nella tua Chiesa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
2) Lettura
Dal Vangelo secondo Giovanni 20,2-8
Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”.
Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
3) Riflessione
• Il vangelo di oggi ci presenta il brano del Vangelo di Giovanni che parla del Discepolo Amato. Probabilmente, è stato scelto questo testo da leggere e meditare oggi, festa di San Giovanni Evangelista, per l’identificazione spontanea che tutti facciamo del discepolo amato con l’apostolo Giovanni. Ma la cosa strana è che in nessun brano del vangelo di Giovanni viene detto che il discepolo amato è Giovanni. Orbene, fin dai più remoti tempi della Chiesa, si è insistito sempre nell’identificazione dei due. Per questo, nell’insistere sulla somiglianza tra i due, corriamo il rischio di perdere un aspetto molto importante del messaggio del Vangelo riguardo al discepolo amato.
• Nel Vangelo di Giovanni, il discepolo amato rappresenta la nuova comunità che nasce attorno a Gesù. Il Discepolo Amato si trova ai piedi della Croce, insieme a Maria, la madre di Gesù (Gv 19,26). Maria rappresenta il Popolo dell’antica alleanza. Alla fine del primo secolo, epoca in cui venne compilata la redazione finale del Vangelo di Giovanni, c’era un conflitto crescente tra la sinagoga e la chiesa. Alcuni cristiani volevano abbandonare l’Antico Testamento e rimanere solo con il Nuovo Testamento. Ai piedi della Croce, Gesù dice: “Donna, ecco tuo figlio!” ed al discepolo amato: “Figlio, ecco tua madre!” Ed i due devono rimanere uniti come madre e figlio. Separare l’Antico Testamento dal Nuovo, in quel tempo era fare ciò che oggi chiamiamo separazione tra fede (NT) e vita (AT).
• Nel vangelo di oggi, Pietro ed il Discepolo Amato, avvisati dalla testimonianza di Maria Maddalena, corrono insieme verso il Santo Sepolcro. Il giovane è più veloce dell’anziano e arriva per primo. Guarda dentro il sepolcro, osserva tutto, ma non entra. Lascia che entri prima Pietro. Pietro entra. E’ suggestivo il modo in cui il vangelo descrive la reazione dei due uomini dinanzi a ciò che tutti e due vedono: “Entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”. Tutti e due videro la stessa cosa, ma si dice solo del Discepolo Amato che credette: “Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette” Perchè? Sarà che Pietro non credette?
• Il discepolo amato ha uno sguardo diverso, che percepisce più degli altri. Ha uno sguardo d’amore che percepisce la presenza della novità di Gesù. Al mattino, dopo quella notte di ricerca e dopo la pesca miracolosa, è lui, il discepolo amato a percepire la presenza di Gesù e dice: “E’ il Signore!” (Gv 21,7). In quella occasione, Pietro avvisato dall’affermazione del discepolo amato, riconosce anche lui e comincia a capire. Pietro impara dal discepolo amato. Poi Gesù chiede tre volte: “Pietro, mi ami?” (Gv 21,15.16.17). Per tre volte, Pietro rispose: “Tu sai che io ti amo!” Dopo la terza volta, Gesù affida le pecore alle cure di Pietro, ed in questo momento anche Pietro diventa “Discepolo Amato”.
4) Per un confronto personale
• Tutti coloro che crediamo in Gesù siamo oggi il Discepolo Amato. Ho lo stesso guardo d’amore per percepire la presenza di Dio e credere nella sua resurrezione?
• Separare l’Antico del Nuovo Testamento è la stessa cosa che separare Fede e Vita. Come faccio e vivo oggi questo?
5) Preghiera finale
I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
I cieli annunziano la sua giustizia
e tutti i popoli contemplano la sua gloria. (Sal 96)
da | O.Carm