venerdì 31 ottobre 2014

Dai "Pensieri" di Santa Teresina




45 Gesù vuole che la salvezza delle anime dipenda dai nostri sacrifici, dal nostro amore. Egli viene da noi a mendicare delle anime. Sappiamo capire il suo sguardo! Tanto pochi lo capiscono.

Pensiero del giorno - Papa Francesco



Alla misericordia di Dio - lo sappiamo - nulla è impossibile! Anche i nodi più intricati si sciolgono con la sua grazia. E Maria, che con il suo “sì” ha aperto la porta a Dio per sciogliere il nodo dell’antica disobbedienza, è la madre che con pazienza e tenerezza ci porta a Dio perché Egli sciolga i nodi della nostra anima con la sua misericordia di Padre.
Papa Francesco - Preghiera Mariana 12 ottobre 2013

Segno e richiamo

don Luciano Sanvito



OGNI TEMPO E' OCCASIONE DELLA GRAZIA
IL TEMPO DEGLI UOMINI NON E' IL TEMPO DI DIO
IL TEMPO DELLA GRAZIA NON DIPENDE DA NOI, MA DA DIO

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Superare la logica della guarigione secondo la legge, per entrare nella dimensione della salvezza secondo la grazia.

La presenza di Gesù è Dio che salva, e questo stabilisce che il tempo della grazia non dipende da ore o da leggi precise, ma dalla coscienza della presenza di Dio nella storia.

Dove Gesù passa, l'uomo viene guarito.
Ma questa guarigione è un segno e un richiamo.
Un segno per la guarigione dal legalismo esasperato, dalla cecità e dalla attenzione morale in se stessa.
Un richiamo a guardare oltre il legalismo teorico e entrare nella legge praticata sul vivo della persona.

Gesù porta dei segni a sostegno del nostro cammino di debolezza; porta un richiamo perché la nostra debolezza si accosti ai segni della salvezza che anche oggi non mancano, e da parte di Dio trovano sempre più attenzione in chi cerca la verità di sè e del mondo.
OGNI SEGNO DIVENTA UN RICHIAMO AD ACCOGLIERE LA GRAZIA

Lectio: Venerdì, 31 Ottobre, 2014



Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 14,1-6
Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico.
Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: “È lecito o no curare di sabato?” Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.
Poi disse: “Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?” E non potevano rispondere nulla a queste parole.
3) Riflessione
• Il vangelo di oggi ci narra un episodio della discussione tra Gesù ed i farisei, avvenuto nel lungo viaggio dalla Galilea fino a Gerusalemme. E’ molto difficile collocare questo fatto nel contesto della vita di Gesù. Ci sono somiglianze con un fatto narrato nel vangelo di Marco (Mc 3,1-6). Probabilmente, si tratta di una delle molte storie trasmesse oralmente e che, nella trasmissione orale, sono state adattate alla situazione, alle necessità e alle speranze della gente delle comunità.
• Luca 14,1: L’invito il giorno di sabato. “Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo”. Questa informazione iniziale sul ricevimento in casa di un fariseo dà a Luca la possibilità di raccontare diversi episodi che parlano di accoglienza a pranzo: la guarigione dell’uomo malato (Lc 14,2-6), la scelta dei luoghi per mangiare (Lc 14,7-11), la scelta degli invitati (Lc 14,12-14), gli invitati che non accettano l’invito (Lc 14,15-24). Molte volte Gesù è invitato dai farisei a partecipare a pranzi. Forse nell’invito ci deve essere stato un motivo di curiosità ed un poco di malizia. Vogliono osservare Gesù per vedere come lui osserva le prescrizioni della legge.
• Luca 14,2: La situazione che provoca l’azione di Gesù. “C’era un uomo idropico”. Non si dice come un idropico possa entrare in casa del capo dei farisei. Ma se sta davanti a Gesù è perché vuole essere curato. I farisei osservano Gesù. Era un giorno di sabato, e nel giorno di sabato è proibito curare. Cosa fare? Si può o non si può?
• Luca 14,3: La domanda di Gesù agli scribi ed ai farisei. “Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: “È lecito o no curare di sabato?” Con la sua domanda Gesù spiega il problema che stava nell’aria: si può o no curare il giorno di sabato? La legge lo permette sì o no? Nel vangelo di Marco la domanda è ancora più provocatrice: “Il giorno di sabato è lecito fare il bene o il male, salvare o uccidere?” (Mc 3,4).
• Luca 14,4-6: La guarigione. I farisei non rispondono e rimangono in silenzio. Dinanzi al silenzio di colui che né approva né disapprova, Gesù prende l’uomo per mano, lo guarisce e lo congeda. Dopo, per rispondere ad una possibile critica, spiega il motivo che lo ha spinto a curare: “Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori nel giorno di sabato?” Con questa domanda Gesù mostra l’incoerenza dei dottori e dei farisei. Se uno di loro, nel giorno di sabato, non ha problemi nel soccorrere un figlio o perfino un animale, anche Gesù ha diritto di aiutare l’idropico. La domanda di Gesù evoca il salmo, dove si dice che Dio stesso soccorre uomini ed animali (Sal 36,8). I farisei “non potevano rispondere nulla a queste parole” . Perché dinanzi all’evidenza, non ci sono argomenti che la neghino.
4) Per un confronto personale
• La libertà di Gesù dinanzi ad una situazione. Anche se osservato da chi non lo approva, non perde la libertà. Qual è la libertà che c’è in me?
• Ci sono momenti difficili nella vita, in cui siamo obbligati a scegliere tra il bisogno immediato del prossimo e la parola della legge. Come agire?
5) Preghiera finale
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
nel consesso dei giusti e nell’assemblea.
Grandi sono le opere del Signore,
le contemplino coloro che le amano. (Sal 110)

da | O.Carm

giovedì 30 ottobre 2014

Dai "Pensieri" di Santa Teresina



44 La gioia non la troviamo negli oggetti che ci stanno intorno, bensì nel profondo dell'anima. Possiamo averla in una prigione altrettanto bene che in un palazzo. La prova è che io sono più felice nel Carmelo, anche tra prove intime ed esteriori, che nel mondo, circondata dalle comodità della vita e soprattutto dalle dolcezze del focolare paterno.

Un pensiero al giorno - Papa Francesco




Il cammino della Chiesa, anche il nostro cammino cristiano personale, non sono sempre facili, incontrano difficoltà, tribolazione. Seguire il Signore, lasciare che il suo Spirito trasformi le nostre zone d’ombra, i nostri comportamenti che non sono secondo Dio e lavi i nostri peccati, è un cammino che incontra tanti ostacoli, fuori di noi, nel mondo e anche dentro di noi, nel cuore.
Papa Francesco - Omelia 28 aprile 2013

Segni contrariatidon Luciano Sanvito

don Luciano Sanvito



I SEGNI DELLA CONTRARIETÀ NON SPENGONO LA FORZA DELLA MISSIONE E DELLA PREDICAZIONE, ANZI...

Che siano persone come Erode o città come Gerusalemme che portano ostacolo, non importa; la via della profezia e dell'annuncio procede imperterrito e sempre più rafforzato di fronte alle minacce e agli ostacoli umani.

Non accogliere il segno non è possibile là dove la volontà di Dio pone l'esigenza di quell'evento: ecco perché Gesù non solo non ha paura di affrontare Erode e Gerusalemme nelle loro provocazioni, ma da loro viene autenticato come profeta nei riguardi degli atteggiamenti posti in atto.

Gerusalemme diventa deserta dello Spirito, proprio perché incapace di rapportarsi al segno posto in essa; Erode viene superato dal segno, essendo incapace di accoglierlo, mentre passa su di lui e sul suo destino il piano di Dio, la sua volontà.

Le minacce contro i portatori e i messaggeri dei segni di Dio non fanno paura; anzi, accrescono il senso e il destino di chi ne è messaggero, in positivo; e di chi riceve il messaggio profetico, in un destino reso negativo a se stesso.

IL SEGNO TRACCIA IL DESTINO ATTRAVERSO LA SUA AVVERSITÀ

Lectio: Giovedì, 30 Ottobre, 2014


Giovedì - Tempo ordinario


1) Preghiera

Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 13,31-35
In quel giorno, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: “Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere”. Egli rispose: “Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demoni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”

3) Riflessione
● Il vangelo di oggi ci fa sentire il contesto minaccioso e pericoloso in cui Gesù viveva e lavorava. Erode, così come aveva ucciso Giovanni Battista, vuole uccidere Gesù.
● Luca 13,31: L’avviso dei farisei a Gesù. “In quel giorno, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: “Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere”. E’ importante notare che Gesù riceve l’avviso da parte dei farisei. Alcune volte, i farisei stanno insieme al gruppo di Erode che vuole uccidere Gesù (Mc 3,6; 12,13). Ma qui loro sono solidali con Gesù e vogliono evitare la sua morte. In quel tempo, il potere del re era assoluto. Non rendeva conto a nessuno del suo modo di governare. Erode aveva già ucciso Giovanni Battista ed ora voleva farla finita anche con Gesù.
● Luca 13,32-33: La risposta di Gesù. “Egli rispose: Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demoni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito”. La risposta di Gesù è molto chiara e coraggiosa. Chiama Erode: volpe. Per annunciare il Regno Gesù non dipende dal permesso delle autorità politiche. Manda un messaggio informando che continua il suo lavoro oggi e domani e che concluderà il terzo giorno. In questa risposta si scopre tutta la libertà al potere che voleva impedirgli di svolgere la missione ricevuta dal Padre. Poiché chi determina i tempi e l’ora è Dio e non Erode. Nello stesso tempo, nella risposta emerge anche un certo simbolismo connesso alla morte ed alla risurrezione il terzo giorno a Gerusalemme. E per dire che non morirà in Galilea, ma a Gerusalemme, capitale del suo popolo, e che risorgerà il terzo giorno.
● Luca 13,34-35: Lamento di Gesù su Gerusalemme. "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto!” Questo lamento di Gesù sulla capitale del suo popolo evoca la lunga e triste storia della resistenza delle autorità alle chiamate di Dio che giungevano mediante tanti profeti e saggi. In un altro momento Gesù parla dei profeti perseguitati ed uccisi da Abele a Zaccaria (Lc 11,51). Giungendo a Gerusalemme poco prima della sua morte, guardando verso la città dall’alto del Monte degli Ulivi, Gesù piange su di essa, perché non riconobbe il tempo in cui Dio venne a visitarla." (Lc 19,44).

4) Per un confronto personale
● Gesù dà al potere politico il significato di volpe. Il potere politico del tuo paese merita questa definizione?
● Gesù cercò molte volte di convertire la gente di Gerusalemme, ma le autorità religiose resistevano. E tu, quante volte resisti?

5) Preghiera finale
Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiute,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca. (Sal 104)
da | O.Carm

mercoledì 29 ottobre 2014

Un "Pensiero" al giorno di Santa Teresina




43 E impossibile che un cuore, che trova riposo solo nel tabernacolo, offenda Gesù al punto da non poterlo ricevere. Ciò che offende Gesù, ciò che lo ferisce al cuore è la mancanza di fiducia.

Un pensiero al giorno - BenedettoXVI




Nel silenzio della preghiera, sia Maria la vostra confidente, lei che ha saputo parlare a Bernadette rispettandola e fidandosi di lei. Maria aiuti coloro che sono chiamati al matrimonio a scoprire la bellezza di un amore vero e profondo, vissuto come dono reciproco e fedele! A coloro tra voi che Egli chiama a seguirlo nella vocazione sacerdotale o religiosa, vorrei ridire tutta la felicità che vi è nel donare totalmente la propria vita a servizio di Dio e degli uomini.
Benedetto XVI - Omelia 14 settembre 2008

In...formazione

don Luciano Sanvito



DI FRONTE ALLA DEFORMAZIONE OPERATA DAL MONDO,
LA FORMAZIONE E CONFORMAZIONE ALL'OPERA DI DIO
ATTRAVERSO IL PASSARE PER LA SUA PORTA STRETTA
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E non si tratta solo di conformarsi a Lui attraverso questa strettoia che ci garantisce di passare per la via della verità.
Si tratta anche di ricevere attraverso questa porta di accesso a noi tutte le realtà che si confanno alla verità per noi, alla nostra identità, a quello che siamo e che dobbiamo essere di fronte a Lui.

La porta stretta diventa lo strumento per selezionare gli strumenti nostri verso Dio e per selezionare gli strumenti che ci arrivano da fuori di noi, perché possano essere quelli di Dio per noi, e quindi per la nostra identità piena e gioiosa.

Passare per la porta stretta è anche farsi riconoscere per quelli che seguono il Cristo e quindi testimoniare la sua sequela, a scapito della confusione e dell'ambiguità del testimone di Lui.
Tanti si spacciano per Lui; tanti ci offrono la verità; ma solo la porta stretta ci aiuta a individuare e autenticare il cammino di noi verso Lui e di Lui verso di noi attraverso gli strumenti e le persone che lo rappresentano in verità.

LA PORTA STRETTA RESTRINGE L'OBIETTIVO SUL REGNO DI DIO

Lectio: Mercoledì, 29 Ottobre, 2014



Tempo ordinario

1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 13,22-30
In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”.
Rispose: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici.
Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori d’iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, e voi cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi”.

3) Riflessione
● Il vangelo di oggi ci narra un episodio avvenuto lungo il cammino di Gesù dalla Galilea verso Gerusalemme, la cui descrizione occupa la terza parte del vangelo di Luca (Lc 9,51 a 19,28).
● Luca 13,22: Il cammino verso Gerusalemme. “In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme”. Più di una volta Luca menziona che Gesù è in cammino verso Gerusalemme. Durante i dieci capitoli che descrivono il viaggio fino a Gerusalemme (Lc 9,51 a 19,28), Luca, costantemente, ricorda questo fatto (Lc 9,51.53.57; 10,1.38; 11,1; 13,22.33; 14,25; 17,11; 18,31; 18,37; 19,1.11.28). Ciò che è chiaro e definitivo fin dall’inizio è il destino del viaggio: Gerusalemme, la capitale, dove Gesù patisce e muore (Lc 9,31.51). Raramente, informa sul percorso e sui luoghi per i quali Gesù passava. Solo all’inizio del viaggio (Lc 9,51), in mezzo (Lc 17,11) ed alla fine (Lc 18,35; 19,1), sappiamo qualcosa riguardo al luogo per il quale Gesù stava passando. In questo modo, Luca suggerisce l’insegnamento seguente: l’obiettivo della nostra vita deve essere chiaro, e dobbiamo assumerlo con decisione come fece Gesù. Dobbiamo camminare. Non possiamo fermarci. Non sempre è chiaro e definito per dove passiamo: ciò che è sicuro è l’obiettivo: Gerusalemme, dove ci aspettano “l’esodo” (Lc 9,31), la passione, la morte e la risurrezione.
● Luca 13,23: La domanda sul numero di coloro che si salvano. Lungo il cammino avviene di tutto: informazioni sui massacri e sui disastri (Lc 13,1-5), parabole (Lc 13,6-9.18-21), discussioni (Lc 13,10-13) e, nel vangelo di oggi, domande da parte della gente: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?" Sempre la stessa domanda attorno alla salvezza!
● Luca 13,24-25: La porta stretta. Gesù dice che la porta è stretta: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno”. Forse Gesù dice questo per riempirci di paura e obbligarci ad osservare la legge come insegnavano i farisei? Cosa significa questa porta stretta? Di quale porta si tratta? Nel Discorso della Montagna Gesù suggerisce che l’entrata per il Regno ha otto porte. Sono le otto categorie di persone delle beatitudini: (a) poveri in spirito, (b) miti, (c) afflitti, (d) affamati ed assetati di giustizia, (e) misericordiosi, (f) puri di cuore, (g) artefici di pace e (h) perseguitati per causa della giustizia (Mt 5,3-10). Luca li riduce a quattro categorie: (a) poveri, (b) affamati, (c) tristi e (d) perseguitati (Lc 6,20-22). Entra nel Regno solo chi appartiene ad una di queste categorie enumerate nelle beatitudini. Questa è la porta stretta. E’ lo sguardo nuovo sulla salvezza che Gesù ci comunica. Non c’è un’altra porta! Si tratta della conversione che Gesù ci chiede. Ed insiste: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.” Per quanto riguarda l’ora del giudizio, ora è il tempo favorevole per la conversione, per cambiare la nostra visione sulla salvezza ed entrare in una delle otto categorie.
● Luca 13,26-28: Il tragico malinteso. Dio risponde a chi bussa alla porta: “Non vi conosco, non so di dove siete”. Ma loro insistono ed argomentano: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze! Non basta aver mangiato con Gesù, aver partecipato alla moltiplicazione dei pani ed aver ascoltato i suoi insegnamenti sulle piazze delle città e dei villaggi. Non basta essere andati in Chiesa ed aver partecipato alle istruzioni del catechismo. Dio risponderà: Non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità!” Malinteso tragico e mancanza totale di conversione, di comprensione. Gesù dichiara ingiustizia ciò che gli altri considerano essere una cosa giusta e gradita a Dio. E’ una visione totalmente nuova sulla nostra salvezza. La porta è veramente stretta.
● Luca 13,29-30: La chiave che spiega il malinteso. “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi”. Si tratta del grande mutamento che avvenne con la venuta di Dio fino a noi in Gesù. Tutte le genti avranno accesso e passeranno per la porta stretta.

4) Per un confronto personale
● Avere l’obiettivo chiaro e camminare verso Gerusalemme: i miei obiettivi di vita sono chiari o mi lascio trasportare dal vento del momento dell’opinione pubblica?
● La porta è stretta. Che idea ho di Dio, della vita, della salvezza?

5) Preghiera finale
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. (Sal 13)
da | O.Carm

martedì 28 ottobre 2014

Dai "Pensieri" di Santa Teresina



42 Ah, se tu sapessi come il buon Dio è offeso! La tua anima è fatta apposta per consolarlo. Amalo fino alla follia per tutti quelli che non l'amano!

Un pensiero al giorno - Beata Teresa di Calcutta



Le persone che si amano in modo totale e sincero sono le più felici del mondo. Magari hanno poco, magari non hanno nulla, ma sono persone felici. Tutto dipende dal modo in cui ci amiamo.
(Madre Teresa di Calcutta)

I santi Simone e Giuda


In un'unica festa celebriamo oggi due dei dodici apostoli. Leggiamo i loro nome nell'elenco che l'Evangelista Luca riporta. Ciò è sufficiente per noi per ricordare che sono stati scelti da Cristo per condividere con Lui i tre anni della sua vita terrena per poi, irrorati e fortificati dallo Spirito Santo, essere inviati nel mondo ad annunciare il suo Regno e ad essere testimoni della sua risurrezione. In altra parte della liturgia possiamo ricordare le scarne ed incerte notizie sui due apostoli di oggi. A noi serve piuttosto ricordare la loro interiore fortificazione, operata da Cristo per opera dello Spirito Santo. Serve per attingere coraggio ricordare che uomini deboli ed insicuri come molti di noi, sono stati capaci di adempiere una missione che supera sicuramente le forze umane. Celebriamo perciò in loro la potenza di Dio, la sua indefettibile fedeltà, l'ulteriore conferma che Egli sceglie gli ultimi e i meno adatti secondo le umane valutazioni, per realizzare i suoi più arditi progetti. Non a caso proprio uno dei due, Giuda (da non confondere con l'Iscariota il traditore), chiede a Gesù «Come accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». È un interrogativo che ogni apostolo si pone, che potrebbe far proprio ogni cristiano. Serve a riconoscere ancora una volta l'assoluta gratuità dei doni divini e le misteriose vie che il Signore percorre nel fare le sue scelte. Possiamo dire soltanto che egli tutto opera con infinita sapienza e amore e ciò deve indurci alla migliore riconoscenza anche per la fede che è giunta a noi per mezzo degli Apostoli. Quando li ricordiamo e festeggiamo, come facciamo quest'oggi, dovremmo con più intensità e fervore pregare per la chiesa, per il Papa, per tutti gli apostoli di oggi, che dovrebbero trarre i migliori esempi dai primi, scelti direttamente da Cristo.

da | Monaci Benedettini Silvestrini

LECTIO DIVINA: SS.SIMONE E GIUDA

Luca 6,12-19 - Tempo ordinario

 

1) Preghiera
O Dio, che per mezzo degli Apostoli
ci hai fatto conoscere il tuo mistero di salvezza,
per l’intercessione dei santi Simone e Giuda
concedi alla tua Chiesa di crescere continuamente
con l’adesione di nuovi popoli al Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 6,12-19
Avvenne che in quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.
Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
3) Riflessione
• Il vangelo di oggi ci parla di due fatti: (a) descrive la scelta dei dodici apostoli (Lc 6,12-16) e (b) informa che una folla immensa voleva incontrare Gesù per ascoltarlo, toccarlo ed essere guarita (Lc 6,17-19).
• Luca 6,12-13: Gesù passa la notte in preghiera e sceglie i dodici apostoli. Prima della scelta definitiva dei dodici apostoli, Gesù sale sulla montagna e vi trascorre una notte intera in preghiera. Prega per sapere chi scegliere e sceglie i Dodici, i cui nomi sono registrati nei vangeli. E dà loro il titolo di apostolo. Apostolo significa inviato, missionario. Loro sono stati chiamati a svolgere una missione, la stessa missione che Gesù ha ricevuto dal Padre (Gv 20,21). Marco concretizza la missione e dice che Gesù li chiamò per stare con lui e mandarli in missione (Mc 3,14).
• Luca 6,14-16: I nomi dei dodici apostoli. Con piccole differenze i nomi dei Dodici sono uguali nei vangeli di Matteo (Mt 10,2-4), Marco (Mc 3,16-19) e Luca (Lc 6,14-16). Gran parte di questi nomi vengono dall’Antico Testamento: Simeone è il nome di uno dei figli del patriarca Giacobbe (Gn 29,33). Giacomo è il nome stesso di Giacobbe (Gen 25,26). Giuda è il nome dell’altro figlio di Giacobbe (Gen 35,23). Matteo anche aveva il nome di Levi (Mc 2,14), l’altro figlio di Giacobbe (Gen 35,23). Dei dodici apostoli, sette hanno il nome che viene dal tempo dei patriarchi: due volte Simone, due volte Giacomo, due volte Giuda, ed una volta Levi! Ciò rivela la saggezza e la pedagogia della gente. Mediante i nomi dei patriarchi e delle ‘matriarche’, dati ai figli ed alle figlie, la gente mantiene viva la tradizione degli antichi ed aiuta i propri figli a non perdere l’identità. Quali sono i nomi che oggi diamo ai nostri figli ed alle nostre figlie?
• Luca 6,17-19: Gesù scende dalla montagna e la gente lo cerca. Scendendo dalla montagna con i dodici, Gesù incontra una moltitudine immensa di gente che cercava di ascoltare la sua parola e di toccarlo, perché sapeva che lui sprigionava una forza di vita. Tra questa moltitudine c’erano giudei e stranieri, gente della Giudea ed anche di Tiro e Sidóne. Era gente abbandonata, disorientata. Gesù accoglie tutti coloro che lo cercano. Giudei e pagani! Questo è uno dei temi preferiti da Luca che scrive per i pagani convertiti!
• Le persone chiamate da Gesù sono una consolazione per noi. I primi cristiani ricordano e registrano i nomi dei Dodici apostoli e degli altri uomini e donne che seguiranno Gesù da vicino. I Dodici, chiamati da Gesù per formare con lui la prima comunità, non erano santi. Erano persone comuni, come tutti noi. Avevano le loro virtù ed i loro difetti. I vangeli informano molto poco sul temperamento e il carattere di ciascuna di loro. Ma ciò che dicono, anche se poco, è per noi motivo di consolazione.
- Pietro era una persona generosa e piena di entusiasmo (Mc 14,29.31; Mt 14,28-29), ma nel momento del pericolo e della decisione, il suo cuore diventa piccolo e fa marcia indietro (Mt 14,30; Mc 14,66-72). Giunge ad essere satana per Gesù (Mc 8,33). Gesù lo chiama Pietra (Pietro). Pietro di per sé non era Pietra. Diventa pietra (roccia), perché Gesù prega per lui (Lc 22,31-32).
- Giacomo e Giovanni sono disposti a soffrire con e per Gesù (Mc 10,39), ma erano molto violenti (Lc 9, 54). Gesù li chiama “figli del trono” (Mc 3,17). Giovanni sembrava avere una certa invidia. Voleva Gesù solo per il suo gruppo (Mc 9,38).
- Filippo aveva un modo di fare accogliente. Sapeva mettere gli altri a contatto con Gesù (Gv 1,45-46), ma non era molto pratico nel risolvere i problemi (Gv 12,20-22; 6,7). A volte, era molto ingenuo. Ci fu un momento in cui Gesù perse la pazienza con lui: Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? (Gv 14,8-9)
- Andrea, fratello di Pietro ed amico di Filippo, era più pratico. Filippo ricorre a lui per risolvere i problemi (Gv 12,21-22). Andrea chiama Pietro (Gv 1,40-41), ed Andrea trovò il fanciullo con cinque pani e due pesci (Gv 6,8-9).
- Bartolomeo sembra essere lo stesso che Natanaele. Costui era di lì e non poteva ammettere che qualcosa di buono potesse venire da Nazaret (Gv 1,46).
- Tommaso fu capace di sostenere la sua opinione, una settimana intera, contro la testimonianza di tutti gli altri (Gv 20,24-25). Ma quando vide che si era sbagliato non ebbe paura di riconoscere il suo errore (Gv 20,26-28). Era generoso, disposto a morire con Gesù (Gv 11,16).
- Matteo o Levi era pubblicano, esattore, come Zaccheo (Mt 9,9; Lc 19,2). Erano persone impegnate nel sistema oppressore dell’epoca.
- Simone, invece, sembra che appartenesse al movimento che si opponeva radicalmente al sistema che l’impero romano imponeva al popolo giudeo. Per questo lo chiamavano anche Zelota (Lc 6,15). Il gruppo degli Zeloti giunse a provocare una rivolta armata contro i romani.
- Giuda era colui che si occupava del denaro nel gruppo (Gv 13,29). Tradisce Gesù.
- Giacomo di Alfeo e Giuda Taddeo, di questi due i vangeli non dicono nulla, salvo il nome.
4) Per un confronto personale
• Gesù trascorre tutta la notte in preghiera per sapere chi scegliere, e sceglie questi dodici! Quale conclusione trarre dal gesto di Gesù?
• I primi cristiani ricordavano i nomi dei dodici apostoli che erano all’origine della loro comunità. Tu ricordi i nomi delle persone che sono all’origine della comunità a cui appartieni? Ricordi il nome di qualche catechista o professore/ssa significativo/a per la tua formazione cristiana? Cosa ricordi maggiormente di loro: il contenuto che ti insegnarono o la testimonianza che ti dettero?
5) Preghiera finale
Buono è il Signore,
eterna la sua misericordia,
la sua fedeltà per ogni generazione. (Sal 99)

da | O.Carm

lunedì 27 ottobre 2014

Dai "Pensieri" di Santa Teresina




41 Non t'affliggere per il fatto che non provi nessuna consolazione nelle tue comunioni. È una prova che bisogna sopportare con amore. Non perdere neppure una delle spine che incontri ogni giorno. Con una sola di esse puoi salvare un'anima

Un pensiero al giorno - Beata Teresa di Calcutta


Non cercate Gesù in terre lontane: Lui non è là. E' vicino a voi. E' con voi. Basta che teniate il lume acceso e Lo vedrete sempre. Continuate a riempire il lume con piccole gocce d'amore e vedrete quanto è dolce il Dio che amate.
(Beata Teresa di Calcutta)

Storture della fede

don Luciano Sanvito



RADDRIZZARE LE STORTURE DELLA FEDE...

Il miracolo di Gesù opera meraviglie: le vie storpiate dell'umanità diventano le strade della gloria a Dio e all'umanità rinnovata.

Miracolo che opera anche, a riverso, una maggior chiusura in chi non crede, o meglio, non vuole assolutamente porsi in gioco nel credere.

Il miracolo di Gesù è meraviglia da un lato, chiusura maggiore dall'altro.
Anche per chi non è avvezzo al miracolo, il segno fatto da Gesù pone di fronte a un duplice atteggiamento e a una moralità in doppia estensione: da una si estende la meraviglia umana di fronte al segno prodigioso fatto in nome di Dio; dall'altro si richiude il cuore, là dove esso non si pone in gioco davanti a Dio.

Raddrizzare le storture della fede...

E' ancora il miracolo che la Chiesa è chiamata a compiere, rinnovando il gesto di potenza risanatrice di Gesù sulla donna storpiata dalla vita.
Anche oggi, tante storpiature della fede attendono di essere raddrizzate dall'opera prodigiosa fatta nel nome di Gesù.
La Chiesa, chiamata a raddrizzare le vie della storpiatura del mondo sull'umanità, è chiamata a questo gesto miracoloso, a questo segno di Dio, che come allora, anche oggi, provocherà la gloria di Dio da un lato, e dall'altro maggior chiusura e cecità maggiore.
Intanto la fede cammina a testa alta, raddrizzata dall'opera dello Spirito.

Lectio: Lunedì, 27 Ottobre, 2014


Tempo ordinario
 
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
 
2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 13,10-17
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: “Donna, sei libera dalla tua infermità”, e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: “Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato”.
Il Signore replicò: “Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?”
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
 
3) Riflessione
• Il vangelo di oggi descrive la guarigione della donna curva. Si tratta di uno dei molti episodi che Luca narra, senza molto ordine, nel descrivere il lungo cammino di Gesù verso Gerusalemme (Lc 9,51 a 19,28).
• Luca 13,10-11: La situazione che provoca l’azione di Gesù. Gesù si trova nella sinagoga in un giorno di riposo. Obbedisce alla legge, rispettando il sabato e partecipando alla celebrazione con la sua gente. Luca informa che Gesù stava insegnando. Nella sinagoga c’era una donna curva. Luca dice che uno spirito di debolezza le impediva di stare dritta. Era un modo in cui la gente del tempo spiegava le malattie. Erano già diciotto anni che la donna si trovava in quella situazione. La donna non parla, non ha un nome, non chiede di essere guarita, non prende nessuna iniziativa. La sua passività colpisce.
• Luca 13,12-13: Gesù cura la donna. Vedendo la donna, Gesù la chiama e le dice: “Donna, sei libera dalla tua infermità!”. L’azione di liberare è fatta dalla parola, rivolta direttamente alla donna, e dall’imposizione delle mani. Immediatamente, lei si mette in piedi e comincia a lodare il Signore. C’è un rapporto tra il mettersi in piedi e lodare il Signore. Gesù fa in modo che la donna si metta in piedi, in modo che lei possa lodare Dio in mezzo alla gente riunita in assemblea. La suocera di Pietro, una volta guarita, si mise in piedi e si mise a servire (Mc 1,31). Lodare Dio e servire i fratelli!
• Luca 13,14: La reazione del capo della sinagoga. Il capo della sinagoga si infuriò vedendo l’azione di Gesù, perché aveva curato un giorno di sabato: “Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non il giorno di sabato”. Nella critica del capo della sinagoga la gente ricorda la parola della Legge di Dio che diceva: “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore tuo Dio: tu non farai alcun lavoro” (Es 20,8-10). Questa reazione è perché la donna non poteva partecipare in quel tempo. Il dominio delle coscienze mediante la manipolazione della legge di Dio era assai forte. Ed era il modo di tenere la gente sottomessa e piegata.
• Luca 13,15-16: La risposta di Gesù al capo della sinagoga. Il capo condannò le persone perché voleva che osservassero la Legge di Dio. Ciò che per il capo della sinagoga è l’osservanza della legge di Dio, per Gesù è ipocrisia: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame il giorno di sabato?” Con questo esempio tratto dalla vita di ogni giorno, Gesù indica l’incoerenza di questo tipo di osservanza della legge di Dio. Se è permesso sciogliere un bue o un asino nel giorno di sabato per dar loro da bere, molto di più sarà permesso sciogliere una figlia di Abramo per liberarla dal potere del male. Il vero senso dell’osservanza della Legge che piace a Dio è questo: liberare le persone dal potere del male e metterle in piedi, affinché possano rendere gloria a Dio e lodarlo. Gesù imita Dio che sostiene coloro che vacillano, e rialza chi è caduto (Sal 145,14; 146,8).
• Luca 13,17: La reazione della gente dinanzi all’azione di Gesù. L’insegnamento di Gesù lascia confusi i suoi avversari, ma la moltitudine si riempie di gioia per le cose meravigliose che Gesù sta compiendo: “La folla intera esultava per le meraviglie da lui compiute”. In Palestina, al tempo di Gesù, la donna viveva piegata, sottomessa al marito, ai genitori ed ai capi religiosi del suo popolo. Questa situazione di sottomissione era giustificata dalla religione. Ma Gesù non vuole che lei continui ad essere sottomessa. Sciogliere e liberare le persone non dipende da un giorno determinato. Può essere fatto tutti i giorni, anche nel giorno di sabato!
 
4) Per un confronto personale
• La situazione della donna è cambiata molto da allora, o no? Qual’ è la situazione della donna oggi nella società e nella Chiesa? C’è una relazione tra religione ed oppressione della donna?
• La moltitudine esultò dinanzi all’azione di Gesù. Quale liberazione sta avvenendo oggi e sta portando la moltitudine ad esultare e rendere grazie a Dio?
 
5) Preghiera finale
Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte. (Sal 1)
da | O.Carm

domenica 26 ottobre 2014

Dai "Pensieri" di Santa Teresina


40 L'anima semplice e dritta non vede male in nulla, poiché in realtà il male esiste soltanto nei cuori impuri e non negli oggetti insensibili.

Un pensiero al giorno - Benedetto XVI



“Noi esseri umani abbiamo bisogno di un amico, di un fratello che ci prenda per mano e ci accompagni fino alla “casa del Padre” (Gv 14,2); abbiamo bisogno di uno che conosca bene la strada. E Dio, nel suo amore “sovrabbondante” (Ef 2,4), ha mandato il suo Figlio, non solo a indicarcela, ma a farsi egli stesso “la via” (Gv 14,6).
Benedetto XVI 11 novembre 2005

INTIMITÀ DIVINA - DOMENICA XXX TRA L'ANNO


ANNO A

  

<< Ti amo, Signore, mia forza … mio liberatore>> ( Sl 18, 2-3 )
La Liturgia della Parola mette oggi a fuoco il grande comandamento dell’amore verso Dio e verso il prossimo. La prima lettura ( Es 22, 20-27 ) riporta un gruppo di leggi riguardanti i doveri verso il prossimo bisognoso: i forestieri, le vedove, gli orfani, i poveri, i debitori. << Non molestare il forestiero … perché voi siete stati forestieri nel paese di Egitto >> ( ivi 21 ); voi che avete sofferto per le angherie degli Egiziani, badate di non fare soffrire gli stranieri che vivono tra voi. << Non dovete maltrattare la vedova o l’orfano >> ( ivi 21 ) perché Dio vi punirebbe con la morte sicchè << le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani ( ivi 23 ). Facendo un prestito al povero <<non sarai per lui un usuraio >> ( ivi 24 ), e prima di notte restituirai il mantello preso in pegno.
            Due sono i motivi ispiratori di queste prescrizioni: << non fare a nessuno quello che a te dispiace>>  ( Tb 4, 15 ), e per riscontro: <<ama il prossimo tuo come te stesso>> ( Lv 19, 18 );        e ciò non per un puro sentimento umanitario, ma per riguardo a Dio che ha particolare cura dei tribolati, ascolta il loro grido ed è << compassionevole>> verso di essi ( Es 22,26). Anche nell’Antico Testamento (o Primo Testamento )l’amore del prossimo è visto in relazione a Dio, come rispetto alla sua legge e come riflesso del suo amore per gli uomini, Ma nel Nuovo tutto ciò viene illuminato dall’insegnamento di Gesù, come si può vedere nel vangelo del giorno ( Mt 22, 34- 40).
            Quando un dottore della legge lo interroga sul più grande comandamento, il Signore risponde citando l’uno dopo l’altro i precetti dell’amore verso Dio e dell’amore verso il prossimo. Il primo è ripreso da Deuteronomio ( 6,5 ) : << Amerai il Signore, Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente >>, e il secondo dal Levitico ( 19, 18 ) : Amerai il prossimo tuo come te stesso >>. Si tratta dunque di comandamenti già conosciuti e almeno da alcuni rabbini ritenuti come i più importanti ( Lc 10, 27 ). Ma la novità sta nel fatto che Gesù accosta  questi due precetti quasi fondendoli in uno e dichiarando che su di essi <<poggiano tutta la legge e i profeti (Mt 22, 40 ). Ossia la volontà di Dio rivelata in tutta la Scrittura può essere condensata nel duplice precetto dell’amore verso Dio verso il prossimo. Il cristiano non ha bisogno – come l’israelita – di affaticarsi per ricordare una moltitudine di precetti, né di investigare per discernere i maggiori. Basta che ne ritenga uno solo, quello dell’amore, purché lo intenda e lo viva integralmente come Gesù ha insegnato. Amare Dio con tutto il cuore significa disponibilità piena al suo volere, dedizione incondizionata al suo servizio; e appunto in vista del volere di Dio e per dare forma concreta al di lui servizio bisogna amare il prossimo dandosi ad esso con generosità. L’esempio di Gesù lo dimostra chiaramente: egli compie la volontà del Padre mettendosi al servizio degli uomini e immolandosi per la loro salvezza. La sua opera redentrice è nel contempo l’espressione del suo amore per il Padre e per gli uomini. Il cristiano deve battere la medesima via; non gli è possibile perciò scindere l’amore per il prossimo dall’amore di Dio, pena il ridurlo a una pura forma di umanesimo; né l’amore di Dio da quello del prossimo, pena farne un amore ideale, platonico. La sintesi perfetta è quella indicata da S. Giovanni: << Se uno dicesse di amare Dio mentre odia suo fratello, è menzognero. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: Chi ama Dio, ama anche il fratello >> ( 1 Gv 4, 20-21 ).

INTIMITÀ DIVINA  - GiBo

Lectio: Domenica, 26 Ottobre, 2014


Il comandamento più grande: 
Amare Dio è uguale ad amare il prossimo Matteo 22,34-40
 
1. Orazione inizialeSignore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l'hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.

2. Lettura
a) Chiave di lettura:
Nel Vangelo di questa 30ª Domenica del Tempo Ordinario i farisei vogliono sapere da Gesù qual'è il comandamento più grande della legge. In quel tempo, tra i giudei, si discuteva molto su questo tema. Si trattava di una questione polemica. Anche oggi molte persone vogliono sapere cosa definisce una persona come un buon cristiano. Alcuni dicono che ciò consiste in essere battezzati, pregare ed andare a messa la domenica. Altri dicono che consiste in praticare la giustizia e vivere la fraternità. Ognuno ha la propria opinione. Secondo te, cos'è la cosa più importante nella religione e nella vitadella Chiesa? Durante la lettura del testo, cerca di prestare molta attenzione al modo in cui Gesù risponde a questa domanda.
b) Il Testo:
34 Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35 e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36 «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». 37 Gli rispose: « Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38 Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. 39 E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

3. Momento di silenzio orante
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

4. Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
a) Quale punto di questo testo ti è piaciuto di più o cosa ti ha colpito di più? Perché?
b) Chi erano i farisei in quel tempo? Chi sono i farisei oggi?
c) Come poteva mettere Gesù alla prova la domanda rivoltagli dai farisei?
d) Quale rapporto esiste tra il primo ed il secondo comandamento?
e) Perché l'amore verso Dio e verso il prossimo costituisce il riassunto della legge e dei profeti?

5. Per coloro che desiderano approfondire il tema
a) Contesto in cui questo testo appare nel Vangelo di Matteo:
Si tratta di una delle molte discussioni di Gesù con le autorità religiose di quell'epoca. Questa volta con i farisei. Prima, i farisei avevano cercato di screditare Gesù tra la popolazione spargendo su di lui la calunnia secondo cui era posseduto dai demoni che cacciava in nome di Belzebù (Mt 12,24). Ora, a Gerusalemme, loro entrano di nuovo in discussione con Gesù attorno all'interpretazione della legge di Dio.
b) Commento del testo:
Matteo 22,34-36: Una domanda dei farisei
Prima, per mettere Gesù alla prova, i sadducei avevano fatto una domanda sulla fede nella risurrezione, ma furono duramente ripresi da Gesù (Mt 22,23-33). Ora sono i farisei che passano all'attacco. Farisei e sadducei erano nemici gli uni degli altri, ma diventano amici nella critica contro Gesù. I farisei si riuniscono ed uno di loro diventa porta parola con una domanda di chiarimento: "Maestro, qual'è il più grande comandamento della legge?" In quel tempo i giudei avevano una quantità enorme di norme, costumi e leggi, grandi e piccole, per regolamentare l'osservanza dei Dieci Comandamenti. Una discussione attorno a due comandamenti della legge di Dio era un punto molto discusso tra i farisei. Alcuni dicevano: "Tutte le leggi hanno lo stesso valore, siano grandi che piccole, perché tutte vengono da Dio. Non ci compete introdurre distinzioni nelle cose di Dio". Altri dicevano: "Alcune leggi sono più importanti di altre e, per questo, obbligano di più!" I farisei vogliono sapere qual'è l'opinione di Gesù su questo tema polemico.
Matteo 22,37-40: La risposta di Gesù
Gesù risponde citando alcune parole della Bibbia: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente!" (cf Dt 6,4-5). Al tempo di Gesù, i giudei che si consideravano pii recitavano questa frase tre volte al giorno: la mattina, a mezzogiorno e la sera. Era una preghiera assai conosciuta tra loro, come lo è oggi per noi il Padre Nostro. E Gesù cita di nuovo il Vecchio Testamento: "Questo è il più grande o il primo comandamento. Il secondo è simile a questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso" (Lev 19,18). E conclude: "Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge ed i profeti". Detto con altre parole, è questa la porta per arrivare a Dio ed al prossimo. Non ce n'è un'altra. La più grande tentazione dell'essere umano è quella di voler separare questi due amori, perché così la povertà degli altri non metterebbe a disagio la loro coscienza.
c) Approfondimento:
i) Farisei:
La parola farisei significa separato, poiché il loro modo rigido di osservare la legge di Dio li separava dagli altri. Tra di loro si chiamavano compagni, poiché formavano comunità, il cui ideale era quello di osservare in tutto e per tutto le norme e tutti i comandamenti della legge di Dio. La testimonianza di vita della maggioranza di loro costituiva una testimonianza per il popolo, perché vivevano del proprio lavoro e dedicavano molte ore del giorno alla studio ed alla meditazione della legge di Dio. Ma avevano qualcosa di molto negativo: cercavano la loro sicurezza non in Dio, bensì nell'osservanza rigorosa della Legge di Dio. Avevano più fiducia in ciò che loro stessi facevano per Dio che in ciò che Dio faceva per loro. Avevano perso la nozione della gratuità che è la sorgente ed il frutto dell'amore. Dinanzi a questo falso atteggiamento verso Dio, Gesù reagisce con fermezza ed insiste sulla pratica dell'amore che relativizza l'osservanza della legge e del suo vero significato. In un'epoca di mutamenti e di insicurezza, come lo è oggi la nostra, ritorna sempre la stessa tentazione di cercare la sicurezza davanti a Dio, non nella bontà di Dio per noi, bensì nell'osservanza rigorosa della Legge. Se cadiamo in questa tentazione, meritiamo la stessa critica da parte di Gesù.
ii) Parallelo tra Marco e Matteo:
Nel Vangelo di Marco è un dottore della legge che rivolge la domanda (Mc 12,32-33). Dopo aver ascoltato la risposta da Gesù, il dottore concorda con Lui e trae la seguente conclusione: "Si, amare Dio ed il prossimo è molto più importante di tutti gli olocausti e di tutti i sacrifici". Ossia, il comandamento dell'amore è il più importante tra i comandamenti legati al culto ed ai sacrifici del Tempio e dell'osservanza esterna. Questa affermazione era già presente nel Vecchio Testamento fin dai tempi del profeta Osea (Os 6,6; Sal 40,6-8; Sal 51,16-17). Oggi diciamo che la pratica dell'amore è più importante dalle novene, dalle promesse, dai digiuni, dalle preghiere e dalle processioni. Gesù conferma la conclusione a cui arriva il dottore della legge e dice: "Tu non sei lontano dal Regno!" Il Regno di Dio consiste in questo: riconoscere che l'amore di Dio è uguale all'amore per il prossimo. Non si arriva a Dio senza il dono di se stessi al prossimo!
iii) Il Comandamento più grande:
Il comandamento più grande o il primo comandamento è questo: "Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente" (Mc 12,30; Mt 22,37). Nella misura in cui il popolo di Dio, lungo i secoli, ha approfondito il significato di questo amore, si è reso conto che l'amore di Dio sarà reale e vero solo se diventa concreto nell'amore verso il prossimo. E' per questo che il secondo comandamento è simile al primo (Mt 22,39; Mc 12,31). "Se qualcuno dice: "Amo Dio ma odia suo fratello, è un mentitore" (1Gv 4,20). "Tutta la legge ed i profeti dipendono da questi due comandamenti" (Mt 22,40). In questa identificazione dei due amori ha avuto luogo un'evoluzione divisa in tre tappe:
1ª Tappa: "Prossimo" è il parente della stessa razza
Il Vecchio Testamento insegnava già l'obbligo di "amare il prossimo come se stessi!" (Lv 19,18). In quel tempo, la parola prossimo era sinonimo di parente. Si sentivano obbligati ad amare tutti coloro che facevano parte della stessa famiglia, dello stesso clan, dello stesso popolo. Per quanto riguardava gli stranieri, cioè coloro che non appartenevano al popolo ebreo, il libro del Deuteronomio diceva: "Potrai esigere il prestito dallo straniero, ma quanto al tuo diritto nei confronti di tuo fratello, lo lascerai cadere (parente, prossimo)!" (Dt 15,3).
2ª Tappa: "Prossimo" è colui a cui mi avvicino o che si avvicina a me
Il concetto di prossimo si è esteso. E nel tempo di Gesù ci fu tutta una discussione attorno a "chi è il mio prossimo?" Alcuni dottori della legge pensavano che si doveva estendere il concetto di prossimo oltre i limiti della razza. Ma altri non volevano saperne di questo. Allora un dottore rivolse a Gesù questa domanda polemica: "Chi è il mio prossimo?" Gesù rispose con la parabola del Buon Samaritano (Lc 10,29-37), in cui il prossimo non è il parente o l'amico, bensì tutti coloro che si avvicinano a noi, indipendentemente dalla religione, dal colore, dalla razza, dal sesso o dalla lingua! Tu devi amarlo!
3ª Tappa: La misura dell'amore verso il "prossimo" è amare come Gesù ci ha amati
Gesù aveva detto al dottore della legge: "Non sei lontano dal Regno!" (Mc 12,34). Il dottore era già vicino, perché infatti, il Regno consiste nell'unire l'amore di Dio con l'amore verso il prossimo, come aveva affermato solennemente un dottore davanti a Gesù (Mc 12,33). Ma per poter entrare nel Regno doveva fare un passo in più. Nel Vecchio Testamento, il criterio dell'amore verso il prossimo era il seguente: "ama il tuo prossimo come te stesso". Gesù espande il criterio e dice: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi! Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici!" (Gv 15,12-13). Ora, nel Nuovo Testamento, il criterio sarà: "Amare il prossimo come Gesù ci ha amato!". Gesù ha interpretato il senso esatto della Parola di Dio e ha indicato il cammino per una convivenza più giusta e più fraterna.

6. Salmo 62
Solo in Dio riposa l'anima mia
Solo in Dio riposa l'anima mia;
da lui la mia salvezza.
Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
Fino a quando vi scaglierete contro un uomo,
per abbatterlo tutti insieme,
come muro cadente,
come recinto che crolla?
Tramano solo di precipitarlo dall'alto,
si compiacciono della menzogna.
Con la bocca benedicono,
e maledicono nel loro cuore.

Solo in Dio riposa l'anima mia,
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio.
Confida sempre in lui, o popolo,
davanti a lui effondi il tuo cuore,
nostro rifugio è Dio.
Sì, sono un soffio i figli di Adamo,
una menzogna tutti gli uomini,
insieme, sulla bilancia, sono meno di un soffio.

Non confidate nella violenza,
non illudetevi della rapina;
alla ricchezza, anche se abbonda,
non attaccate il cuore.
Una parola ha detto Dio,
due ne ho udite:
il potere appartiene a Dio,
tua, Signore, è la grazia;
secondo le sue opere
tu ripaghi ogni uomo.

7. Orazione Finale
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.
da | O.Carm

sabato 25 ottobre 2014

Dai "Pensieri" di Santa Teresina



39 La grandezza vera si trova nell'anima e non nel nome. Colui che avrà voluto essere il più povero in terra, il più dimenticato per amore di Gesù, proprio lui sarà il primo in cielo, più nobile e più ricco di tutti gli altri.

Un pensiero al giorno - Benedetto XVI



Come non rispondere all'amore del Padre celeste con una vita da figli riconoscenti? In Cristo ci ha fatto dono di tutto se stesso, e ci chiama a una relazione personale e profonda con Lui. Quanto più pertanto imitiamo Gesù e Gli restiamo uniti, tanto più entriamo nel mistero della santità divina. Scopriamo di essere amati da Lui in modo infinito, e questo ci spinge, a nostra volta, ad amare i fratelli. Amare implica sempre un atto di rinuncia a se stessi, il "perdere se stessi", e proprio così ci rende felici.
Benedetto XVI, 1 Novembre 2006

Don Luciano Sanvito - Conversione e non

LA NON CONVERSIONE E' ATTUAZIONE DELLA NOSTRA CADUTA
LA CONVERSIONE MI PERMETTE DI COSTRUIRE SULLE CADUTE



Nella vita quello che è arido, è arido; quello che non può produrre frutto, non produce frutto; quello che non può generare, non genera.

Nella vita con Cristo tutto questo cade:
QUESTA E' LA NON CONVERSIONE DI ME E DELLE MIE REALTA'.

Nella vita quello che è arido, può fiorire, e anche subito sbocciare; quello che non può produrre frutto, lo può produrre e insegnare a fare altrettanto; quello che non può generare, si rigenera e dona la vita eterna.

Nella vita con Cristo tutto quello che cade viene rialzato:
QUESTA E' LA CONVERSIONE DI ME ALLA SUA RISURREZIONE

La non conversione inaridisce la vista e la vita: la vista, perché non cogliamo più le occasioni perché non le vediamo; la vita, perché non possiamo più cogliere le occasioni per la vita.
La conversione mette in atto l'accoglienza del dono dell'energia divina del Risorto, che ci allunga la vista e la vita: la vista, perché vediamo le cose e attraverso e sempre oltre, molto oltre e al di là di esse; la vita, perché quello cose che vediamo le riceviamo nella vita che ora diventa eterna: animata dalle cose dell'al di là.

Lectio: Sabato, 25 Ottobre, 2014




Tempo ordinario
 
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
crea in noi un cuore generoso e fedele,
perché possiamo sempre servirti con lealtà
e purezza di spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
 
2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 13,1-9
In quel tempo, si presentarono a Gesù alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
Disse anche questa parabola: “Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai”.
 
3) Riflessione
• Il vangelo di oggi ci dà informazioni che ci sono solo nel vangelo di Luca e non hanno passaggi paralleli negli altri vangeli. Stiamo meditando il lungo cammino dalla Galilea fino a Gerusalemme che occupa quasi la metà del vangelo di Luca, dal capitolo 9 fino al capitolo 19 (Lc 9,51 a 19,28). In questa parte Luca colloca la maggior parte delle informazioni che ottiene sulla vita e l’insegnamento di Gesù (Lc 1,1-4).
• Luca 13,1: L’avvenimento che richiede una spiegazione. “In quel tempo, si presentarono a Gesù alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici”. Quando leggiamo i giornali o quando assistiamo alle notizie in TV, riceviamo molte informazioni, ma non sempre capiamo tutto il loro significato. Ascoltiamo tutto, ma non sappiamo bene cosa fare con tante informazioni e con tante notizie. Notizie terribili come lo tsunami, il terrorismo, le guerre, la fame, la violenza, il crimine, gli attentati, ecc.. Così giunse a Gesù la notizia dell’orribile massacro che Pilato, governatore romano, aveva fatto con alcuni pellegrini samaritani. Notizie così ci scombussolano. Ed uno si chiede: “Cosa posso fare?” per calmare la coscienza, molti si difendono e dicono: “E’ colpa loro! Non lavorano! E’ gente pigra!” Al tempo di Gesù, la gente si difendeva dicendo: “E’ un castigo di Dio per i peccati!” (Gv 9,2-3). Da secoli si insegnava: “I samaritani non dicono il vero. Hanno una religione sbagliata!” (2Rs 17,24-41)!
• Luca 13,2-3: La risposta di Gesù. Gesù ha un’opinione diversa. “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali cadde la torre di Siloe che li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Gesù aiuta le persone a leggere i fatti con uno sguardo diverso ed a trarne una conclusione per la loro vita. Dice che non è stato un castigo di Dio. Al contrario. “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Cerca di invitare alla conversione ed al cambiamento.
• Luca 13,4-5: Gesù commenta un altro fatto. O quei diciotto, sopra i quali cadde la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? Deve essere stato un disastro di cui si parlò molto in città. Un temporale fece cadere la torre di Siloe uccidendo diciotto persone che si stavano riparando sotto di essa. Il commento normale era: “Castigo di Dio!” Gesù ripete: “No vi dico, ma se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo". Loro non si convertirono, non cambiarono, e quaranta anni dopo Gerusalemme fu distrutta e molta gente morì uccisa nel Tempio come i samaritani e molta più gente morì sotto le macerie delle mura della città. Gesù cerco di prevenire, ma la richiesta di pace non fu ascoltata: “Gerusalemme, Gerusalemme!” (Lc 13,34). Gesù insegna a scoprire le chiamate negli avvenimenti della vita di ogni giorno.
• Luca 13,6-9: Una parabola per fare in modo che la gente pensi e scopra il progetto di Dio. “Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai”. Molte volte, la vigna è usata per indicare l’affetto che Dio ha verso il suo popolo, o per indicare la mancanza di corrispondenza da parte della gente all’amore di Dio (Is 5,1-7; 27,2-5; Jr 2,21; 8,13; Ez 19,10-14; Os 10,1-8; Mq 7,1; Gv 15,1-6). Nella parabola, il padrone della vigna è Dio Padre. L’agricoltore che intercede per la vigna è Gesù. Insiste con il Padre di allargare lo spazio della conversazione.
 
4) Per un confronto personale
• il popolo di Dio, la vigna di Dio. Io sono un pezzo di questa vigna. Mi applico la parabola. Quali conclusioni ne traggo?
• Cosa ne faccio delle notizie che ricevo? Cerco di avere un’opinione critica, o continuo ad avere l’opinione della maggioranza e dei mezzi di comunicazione?
 
5) Preghiera finale
Chi è pari al Signore nostro Dio
che si china a guardare
nei cieli e sulla terra?
Solleva l’indigente dalla polvere,
dall'immondizia rialza il povero. (Sal 112)

da | O.Carm

venerdì 24 ottobre 2014

Dai "Pensieri" di Santa Teresina



38 Come gli uccellini imparano a cantare ascoltando i loro genitori, così i figli imparano la scienza della virtù, il canto sublime dell'amor divino, dalle anime che dovranno formarli alla vita.

Un pensiero al giorno - Papa Francesco



Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia. Questa comunione tra terra e cielo si realizza specialmente nella preghiera di intercessione.
Papa Francesco - Udienza Generale 30 ottobre 2013

Don Luciano Sanvito - Segni



Accorgersi del segno.

Vedere non basta.
Occorre avvertire che nell'aria non c'è solo la realtà fisica e scientifica che tocchiamo con mano, che possiamo vedere e udire, odorare e tastare, e mangiare.
Occorre anche accorgersi dei segni.
L'aria spirituale è atmosfera di segni universali disposti sul nostro cammino.

Cogliere nel segno.

Accorgersi del segno è entrare in esso e lasciare che esso a sua volta ci penetri in profondità come dono di energia per la nostra esistenza rinnovata.
Senza segni, la nostra vita è zona incolta.
Cogliendo il segno, cogliamo anche nel segno quello che la vita ci dona in quel mentre, in quella situazione.

Saper discernere e giudicare i segni.

Discernere è avvertire, accorgersi e cogliere che al di là di ogni cosa, di ogni situazione, di ogni persona che incontriamo e con la quale abbiamo a che fare c'è sempre un "quid" misterioso di energia per noi.
Anche nella disgrazia, appare allora la grazia; e nella grazia, più grazia.

Lectio: Venerdì, 24 Ottobre, 2014



Tempo ordinario
 
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
crea in noi un cuore generoso e fedele,
perché possiamo sempre servirti con lealtà
e purezza di spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
 
2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 12,54-59
In quel tempo, Gesù diceva alle folle: “Quando vedete una nuvola salire a ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esecutore e questi ti getti in prigione. Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo”.
 
3) Riflessione
• Il vangelo di oggi ci presenta l’appello da parte di Gesù per imparare a leggere i Segni dei Tempi. Fu questo testo che ispirò il Papa Giovanni XXIIII a convocare la Chiesa affinché prestasse attenzione ai Segni dei Tempi e percepisse meglio le chiamate di Dio negli avvenimenti della storia dell’umanità.
• Luca 12,54-55: Tutti sanno interpretare gli aspetti della terra e del cielo, ... “Quando vedete una nuvola salire a ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.” Gesù verbalizza un’esperienza umana universale. Tutti e tutte, ciascuno nel suo paese e nella sua regione, sappiamo leggere gli aspetti del cielo e della terra. Il corpo stesso capisce quando c’è minaccia di pioggia o quando il tempo comincia a cambiare: “Pioverà”. Gesù si riferisce alla contemplazione della natura essendo una delle fonti più importanti della conoscenza e dell’esperienza che lui stesso aveva di Dio. Fu la contemplazione della natura ciò che aiutò a scoprire aspetti nuovi nella fede e nella storia della sua gente. Per esempio, la pioggia che cade sui buoni e sui cattivi, ed il sole sorge sui giusti e sugli ingiusti, lo aiuteranno a formulare uno dei messaggi più rivoluzionari: “Amate i vostri nemici!” (Mt 5,43-45).
• Luca 12,56-57: ..., ma non sanno leggere i segni dei tempi. E Gesù ne trae la conclusione per i suoi contemporanei e per tutti noi: “Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” Sant’Agostino diceva che la natura, la creazione, è il primo libro che Dio scrive. Per mezzo della natura Dio ci parla. Il peccato imbrogliò le lettere del libro della natura e, per questo, non siamo riusciti a leggere il messaggio di Dio stampato nelle cose della natura e nei fatti della vita. La Bibbia, il secondo libro di Dio, fu scritto non per occupare o sostituire la Vita, ma per aiutarci ad interpretare la natura e la vita e ad imparare di nuovo a scoprire le chiamate di Dio nei fatti della vita. “Perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” Condividendo tra di noi ciò che vediamo nella natura, potremo scoprire la chiamata di Dio nella vita.
• Luca 12,58-59: Saper trarre la lezione per la vita. “Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esecutore e questi ti getti in prigione. Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo”. Uno dei punti su cui Gesù insiste maggiormente è la riconciliazione. In quel tempo c’erano molte tensioni e conflitti tra i gruppi radicali con tendenze diverse, senza dialogo: zeloti, esseni, farisei, sadducei, erodiani. Nessuno voleva cedere dinanzi all’altro. Le parole di Gesù sulla riconciliazione che chiedono accoglienza e comprensione illuminano questa situazione. Perché l’unico peccato che Dio non riesce a perdonare è la nostra mancanza di perdono verso gli altri (Mt 6,14). Per questo, consiglia di cercare la riconciliazione prima che sia troppo tardi! Quando giunge l’ora del giudizio, sarà troppo tardi. Quando hai tempo, cerca di cambiar vita, comportamento e modo di pensare e cerca di fare il passo giusto (cf. Mt 5,25-26; Col 3,13; Ef 4,32; Mc 11,25).
 
4) Per un confronto personale
• Leggere i Segni dei Tempi. Quando ascolto o leggo le notizie in TV o sui giornali, mi preoccupo di percepire le chiamate di Dio in questi fatti?
• Riconciliazione è la richiesta più insistente di Gesù. Cerco di collaborare nella riconciliazione tra le persone, le razze, i popoli, le tendenze?
 
5) Preghiera finale
Del Signore è la terra e quanto contiene,
l’universo e i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondata sui mari,
e sui fiumi l’ha stabilita. (Sal 23)
da | O.Carm