venerdì 31 gennaio 2014

Cartoline dell'anima



Piano, Piano - padre Lorenzo Sapia

Da S. teresina


Sono giunta al punto di non soffrire più, perché ogni sofferenza patita per Dio è diventata dolcezza.

Un pensiero al giorno


Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia. Questa comunione tra terra e cielo si realizza specialmente nella preghiera di intercessione. 
Papa Francesco - Udienza Generale 30 ottobre 2013

Meditiamo con don Luciano Sanvito Mc.4,26-34

Seminare e fruttificare


Nella piccolezza e nella naturalità procede il Regno di Dio.

Questa piccolezza cresce e si irrora in tutte le grandezze terrene.
Infatti, il valore e il senso di ogni cosa si riflette proprio nella piccolezza.
La natura delle cose è la realtà più prossima al Regno: esso c'è già, così come le situazioni si presentano; il Regno di Dio appare nella storia presente, in quello che ci sta di fronte.

Però, occorre revisionare il tutto attraverso la piccolezza e il percorso dei piccoli, per poterne vedere l'evoluzione, la crescita e constatarne i frutti. Altrimenti, il Regno di Dio non appare, non si evidenzia.

Gettare il seme nella terra: è la missione del cristiano.
Non si deve preoccupare del "come" possa crescere questo seme. Il cristiano è un seminatore, non uno che raccoglie il frutto.
Semina, semina...
Ci sono tanti germi di bene, di serenità, di pace, di speranza, che non appaiono a chi è distratto nell'attingere al frutto, al risultato, al prodotto fatto e finito.

Il Vangelo ci invita ad accorgerci che già il seminare è un frutto importante che qualifica e rende significativa la vita del credente.

Vedere i frutti non serve, se non si è compreso il valore della semina.

Lectio Divina Venerdì, 31 Gennaio, 2014

 
 

1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
guida i nostri atti secondo la tua volontà,
perché nel nome del tuo diletto Figlio
portiamo frutti generosi di opere buone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
 
2) Lettura
Dal Vangelo secondo Marco 4,26-34
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura”.
Diceva: “A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra”.
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.
 
3) Riflessione
• É bello vedere Gesù che, sempre di nuovo, cerca nella vita e negli avvenimenti, elementi ed immagini che possano aiutare la gente a percepire e sperimentare la presenza del Regno. Nel vangelo di oggi, di nuovo, racconta due brevi storie che avvengono tutti i giorni nella vita di tutti noi: “La storia del seme che cresce da solo” e “la storia del piccolo seme di senape che cresce e diventa grande”.
• La storia del seme che cresce da solo. L’agricoltore che pianta conosce il processo: seme, filino verde, foglia, spiga, grano. L’agricoltore sa aspettare, non falcia il grano prima del tempo. Ma non sa come la terra, la pioggia, il sole ed il seme hanno questa forza di far crescere una pianta dal nulla fino alla frutta. Così è il Regno di Dio. E’ un processo, ci sono tappe e momenti di crescita. Avviene nel tempo. Produce frutto al momento giusto, ma nessuno sa spiegare la sua forza misteriosa. Nessuno ne è il padrone! Solo Dio!
• La storia del piccolo granello di senape che cresce e diventa grande. Il granello di senape è piccolo, ma cresce ed alla fine, gli uccelli fanno il loro nido tra i suoi rami. Così è il Regno. Inizia molto piccolo, cresce ed estende i suoi rami. La parabola lascia aperta una domanda che riceverà una risposta nel vangelo, più tardi: chi sono gli uccellini? Il testo suggerisce che si tratta dei pagani che non potranno entrare in comunità e partecipare al Regno.
• Perché Gesù insegna per mezzo di parabole. Gesù racconta molte parabole. Tutte tratte dalla vita della gente! Così aiutava le persone a scoprire le cose di Dio nella vita di ogni giorno, vita che diventava trasparente. Poiché lo straordinario di Dio si nasconde nelle cose ordinarie e comuni della vita di ogni giorno. La gente capiva le cose della vita. Nelle parabole riceve la chiave per aprirla e trovare in essa i segni di Dio.
 
4) Per un confronto personale
• Gesù non spiega le parabole. Racconta le storie e sveglia negli altri l’immaginazione e la riflessione della scoperta. Cosa hai scoperto tu nelle due parabole?
• L’obiettivo delle parole è rendere la vita trasparente. Lungo gli anni, la tua vita è diventata più trasparente o è avvenuto il contrario?
 
5) Preghiera finale
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato. (Sal 50)

giovedì 30 gennaio 2014

Una poesia

Si può vedere anche col cuore | Anfuso graziella

Incontriamo S. Teresina


Signore, lo sai: non ho altri tesori se non le anime che a te è piaciuto unire alla mia; questi tesori me li hai affidati tu.

Un pensiero per giovedì 30 gen


È comune da voi sentire i genitori che dicono: “I figli sono la pupilla dei nostri occhi”. Come è bella questa espressione della saggezza brasiliana che applica ai giovani l'immagine della pupilla degli occhi, la finestra attraverso la quale la luce entra in noi regalandoci il miracolo della visione! Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti? Il mio augurio è che, in questa settimana, ognuno di noi si lasci interpellare da questa domanda provocatoria. 
Papa Francesco - GMG Brasile 2013

Meditiamo Mc. 4,21-25 assieme a don Luciano Sanvito


Fede in esercizio

*L'esercizio della luce testimoniata apre a una dimensione sempre più accogliente: ogni volta che facciamo risplendere una luce di speranza, altra speranza ci viene donata.
E' l'esercizio dell'essere recipienti, sempre più recettivi.
"A chi ha sarà dato".

Il mancato esercizio della fede inaridisce nella capacità di recezione della fede; per cui, viene data sempre meno occasione di testimonianza a colui che non esercita e pratica la fede.
"A chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".

* Avere la fede è un dono.
* Ma il viverla richiede la nostra collaborazione.

*L'esercizio dell'ascolto abilita alla recezione del messaggio che proviene da fuori, ma anche ad essere recettori dentro noi stessi. La misura con la quale misuriamo le possibilità esterne alla recezione diventano anche la misura del grado della qualità di recezione dentro di noi.

Per l'esercizio delle fede occorre una semplice qualità, che tutti possiamo avere, indipendentemente dalla situazione umana che viviamo: "Fate attenzione"...

L'attenzione alla fede la rende più limpida, più efficace, più sana, la qualifica e la rende luminosa, qualificando anche la vita del testimone.

Lectio Divina Giovedì, 30 Gennaio, 2014

 

1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
guida i nostri atti secondo la tua volontà,
perché nel nome del tuo diletto Figlio
portiamo frutti generosi di opere buone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
 
2) Lettura
Dal Vangelo secondo Marco 4,21-25
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O non piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c’è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda!”.
Diceva loro: “Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.
 
3) Riflessione
• La lampada che illumina. In quel tempo, non c’era luce elettrica. Immagina quanto segue. La famiglia è in casa. Inizia a farsi buio. Il padre alza la piccola lampada, la accende e la mette sotto il moggio o sotto il letto. Cosa diranno gli altri? Cominceranno a urlare: “Papà, mettila sul tavolo!” Questa è la storia che racconta Gesù. Non spiega. Solo dice: Chi ha orecchi per intendere, intenda! La Parola di Dio è la lampada che deve essere accesa nell’oscurità della notte. Se rimane nel libro chiuso della Bibbia, è come una piccola lampada sotto il moggio. Quando è unita alla vita in comunità, la si colloca sul tavolo ed illumina!
• Fare attenzione ai preconcetti. Gesù chiede ai discepoli di rendersi conto dei preconcetti con cui ascoltano l’insegnamento che lui offre. Dobbiamo fare attenzione alle idee con cui guardiamo Gesù! Se il colore degli occhi è verde, tutto sembra verde. Se fosse azzurro, tutto sarebbe azzurro! Se l’idea con cui si guarda Gesù fosse sbagliata, tutto ciò che penso su Gesù sarebbe minacciato di errore. Se penso che il Messia deve essere un re glorioso, non capirò nulla di ciò che il Signore insegna e vedrò tutto sbagliato.
• Parabole: un nuovo modo di insegnare e di parlare di Gesù. Gesù si serviva soprattutto di parabole per insegnare: era il suo modo. Lui aveva un’enorme capacità di trovare immagini ben semplici per paragonare le cose di Dio alle cose della vita che la gente conosceva e sperimentava nella lotta quotidiana per sopravvivere. Questo suppone due cose: essere dentro le cose della vita, e stare dentro le cose del Regno di Dio.
• L’insegnamento di Gesù era diverso dall’insegnamento degli scribi. Era una Buona Notizia per i poveri, perché Gesù rivelava un nuovo volto di Dio, in cui la gente si riconosceva e gioiva. “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e Della terra, perchè hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te! (Mt 11,25-28)”.
 
4) Per un confronto personale
• Parola di Dio, lampada che illumina. Che posto ha la Bibbia nella mia vita? Quale luce ne ricevo?
• Qual è l’immagine di Gesù che ho dentro di me? Chi è Gesù per me e chi sono io per Gesù?
 
5) Preghiera finale
Guardate al Signore e sarete raggianti,
e il vostro volto non sarà confuso. (Sal 34,6)

mercoledì 29 gennaio 2014

Angolo della poesia

Ti Guardo, Maria | Padre Giovannino Tolu

Da S. Teresina

Niente mi inquieta, niente può turbarmi. Più in alto dell'allodola la mia anima sa volare! 

Un pensiero al giorno


Anche in ambito civile è vero ciò che la fede ci assicura: non bisogna mai perdere le speranze. Quanti esempi in questo senso ci hanno dato i nostri genitori e i nostri nonni, affrontando ai loro tempi dure prove con grande coraggio e spirito di sacrificio! Più volte Benedetto XVI ha ribadito che la crisi attuale dev’essere occasione per un rinnovamento fraterno dei rapporti umani.
Papa Francesco, discorso 8 giugno 2013

Meditiamo Mc. 4,1-20 con don Luciano Sanvito


La logica del seminatore

Il seminatore è disposto a perdere.
E questa è la sua arma vincente, la sua carta nascosta, il suo jolly
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Essere disposti a perdere, mentre doniamo, mentre diciamo, mentre facciamo, mentre pensiamo, relativizza la nostra realtà, ma dà spazio a quel Dio che si perde continuamente nella storia, ed è disposto a lasciarsi schiacciare, a bruciare sul terreno arido e assolato del cuore, a lasciarsi fregare dagli avvoltoi, a lasciarsi soffocare dalle spine e dalle disattenzioni umane.

Ma il suo fine è sempre e solo la vita e l'amore, nella seminagione.

E nel perdere lungo il cammino della seminagione, appare anche la possibilità che il seme venga accolto, appare il germe della vita e la vita in germe, accolta e fatta fruttificare.

Lo stile del seminatore è quello dell'amore che fonda la speranza nell'umanità di oggi: scommettere sull'accoglienza a partire da chi non accoglie, sul perdono a partire da chi si vendica, sull'ascolto a partire da chi è duro di orecchi, sull'amore a partire da chi non ama affatto...

Eppure, questa logica oltre lo schema del rapporto umano del dare per avere è sempre vincente, perché sfugge alla stretta e mortale logica del baratto, del mercificare tutto, e apre al rapporto invincibile della comunione tra le persone e con le cose, in un modo sempre vittorioso.

Lectio Divina - Mercoledì, 29 Gennaio, 2014


 
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
guida i nostri atti secondo la tua volontà,
perché nel nome del tuo diletto Figlio
portiamo frutti generosi di opere buone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
 
2) Lettura
Dal Vangelo secondo Marco 4,1-20
In quel tempo, Gesù si mise di nuovo a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: “Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra cadde fra i sassi, dove non c’era molta terra, e subito spuntò perché non c’era un terreno profondo; ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un’altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. E un’altra cadde sulla terra buona, diede frutto che spuntò e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno”. E diceva: “Chi ha orecchi per intendere, intenda!”.
Quando poi fu solo, quelli che erano intorno a lui insieme ai dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: “A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, perché “guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato”.
Continuò dicendo loro: “Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole? Il seminatore semina la parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando la ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro.
Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono.
Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l’inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto.
Quelli che ricevono il seme su terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l’accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno”.
 
3) Riflessione
• Seduto su una barca, Gesù insegna alla folla. In questi versi, Marco descrive il modo in cui Gesù insegna alla folla: sulla spiaggia, seduto in una barca, molta gente attorno per ascoltarlo. Gesù non era una persona colta (Gv 7,15). Non aveva frequentato la scuola superiore di Gerusalemme. Veniva dall’interno, dalla campagna, da Nazaret. Era uno sconosciuto, artigiano in parte, in parte contadino. Senza chiedere permesso alle autorità, cominciò ad insegnare alla gente. Parlava in modo molto diverso. Alla gente piaceva ascoltarlo.
• Per mezzo delle parabole, Gesù aiutava la gente a percepire la presenza misteriosa del Regno nelle cose della vita. Una parabola è un paragone. Lui usa le cose conosciute e visive della vita per spiegare le cose invisibili e sconosciute del Regno di Dio. Per esempio, la gente della Galilea capiva quando si parlava di semi, di terreno, di pioggia, di sole, di sale, di fiori, di pesci, di raccolto, etc. E Gesù usa proprio queste cose conosciute dalla gente, nelle sue parabole, per spiegare il mistero del Regno.
• La parabola del seminatore è un ritratto della vita dei contadini. In quel tempo, non era facile vivere dell’agricoltura. I terreni erano pieni di pietre. Molti arbusti. Poca pioggia, molto sole. Inoltre, molte volte, la gente per abbreviare le distanze passava attraverso i campi e calpestava le piante (Mc 2,23). Ma malgrado ciò, ogni anno, l’agricoltore seminava e piantava, fiducioso nella forza del seme, nella generosità della natura.
• Chi ha orecchi per intendere, intenda! Gesù comincia la parabola dicendo: “Ascoltate! (Mc 4,3). Ora, alla fine, termina dicendo: “Chi ha orecchi per intendere, intenda!” Il cammino per giungere all’intendimento della parabola è la ricerca: “Cercate di capire!” La parabola non dà tutto fatto, ma induce a pensare e fa scoprire a partire dalla propria esperienza che gli udenti hanno del seme. Induce alla creatività ed alla partecipazione. Non è una dottrina che arriva pronta per essere insegnata e decorata. La Parabola non dà acqua imbottigliata, bensì conduce alla fonte. L’agricoltore che ascolta, dice: “Seme nella terra, io so cos’è! Ma Gesù dice che questo ha a che fare con il Regno di Dio. Che sarà?" E già è possibile immaginare le lunghe conversazioni della folla. La parabola si muove con la gente e la spinge ad ascoltare la natura ed a pensare alla vita.
• Gesù spiega la parabola ai suoi discepoli. In casa, soli con Gesù, i discepoli vogliono sapere il significato della parabola. Loro non lo capiscono. Gesù rimane attonito dinanzi alla loro ignoranza (Mc 4,13) e risponde con una frase difficile e misteriosa. Dice ai suoi discepoli: “A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, perché guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato!” Questa frase spinge la gente a chiedersi: Ma allora a cosa serve la parabola? Per chiarire o per nascondere? Forse Gesù si serve di parabole affinché la gente continui a vivere nell’ignoranza e non arrivi a convertirsi? Certamente no! Poiché in un altro punto Marco dice che Gesù usava parabole “secondo quello che potevano intendere” (Mc 4,33)
• La parabola rivela e nasconde allo stesso tempo! Rivela a coloro che sono dentro, che accettano Gesù, Messia Servo. Nasconde a coloro che insistono nel considerarlo il Messia, il Re grandioso. Costoro capiscono le immagini della parabola, ma non riescono a coglierne il significato.
• La spiegazione della parabola, nelle sue diverse parti. Una ad una, Gesù spiega le parti della parabola, il seme, il terreno, fino al raccolto. Alcuni studiosi ritengono che questa spiegazione fu aggiunta dopo, e sarebbe stata fatta da qualche comunità. E’ ben possibile! Poiché nel bocciolo della parabola c’è già il fiore della spiegazione. Bocciolo e fiore, ambedue hanno la stessa origine che è Gesù. Per questo, anche noi possiamo continuare a riflettere e scoprire altre cose belle nella parabola. Una volta, una persona ha chiesto in comunità: “Gesù ha detto che dobbiamo essere sale. A cosa serve il sale?” Si è discusso ed alla fine sono state scoperti più di dieci diversi scopi che il sale può avere! Poi questi significati vennero applicati alla vita della comunità e si scoprì che essere sale è difficile ed esigente. La parabola funzionò! Lo stesso per quanto riguarda il seme. Tutti hanno qualche esperienza dei semi.
 
4) Per un confronto personale
• Che esperienza hai tu del seme? Come ti aiuta a capire meglio la Buona Novella?
• Che tipo di terreno sei tu?
 
5) Preghiera finale
Guardate al Signore e sarete raggianti,
e il vostro volto non sarà confuso. (Sal 34,6)

martedì 28 gennaio 2014

Angolo di poesia

Signore Gesù | Don Arturo Bellini

Da S. Teresina

Alle anime semplici non occorrono mezzi complicati.

Pensiero del giorno


Cari Fratelli, sentiamoci tutti uniti in questo ultimo tratto di strada verso Betlemme. Ci può far bene meditare sul ruolo di san Giuseppe, così silenzioso e così necessario accanto alla Madonna. Pensiamo a lui, alla sua premura per la sua Sposa e per il Bambino. Questo ci dice tanto sul nostro servizio alla Chiesa! Allora viviamo questo Natale spiritualmente vicini a san Giuseppe. Ci farà bene a tutti questo!

Papa Francesco - 21 dicembre 2013

Meditiamo oggi 28 gen Mc. 3,31-35, assieme a don Luciano Sanvito


La parentela di Gesù

Il sangue della Parola che scorre in noi crea legame di vera famigliarità.

Chi riconosce Dio come Padre apre a questa trasfusione, attraverso il compiere la sua volontà.

La famiglia del Padre celeste raccoglie attorno all'ascolto e al mettere in pratica la Parola del Vangelo.

Gesù slega la famiglia da un fondamento semplicemente terreno e la rifonda a partire da una base spirituale dove tutti si ritrovano attorno a dimensioni nuove e rinnovanti.

* La prima di queste dimensioni è proprio, come dice il Vangelo odierno, lo sguardo di Gesù: "...girando lo sguardo a coloro che gli stavano seduti attorno..".

** La seconda che ancora il Vangelo odierno suggerisce è quella di avere Lui come centro, di avere "Gesù in mezzo", di essere attorno a Lui nel pensare, nel dire, nel fare: Lui al centro, che garantisca il nostro essere in famigliarità sua.

*** La terza è proprio lo "stare seduti..."cioè lo stare nell'atteggiamento dell'ascolto, della meditazione, della contemplazione.
Lo stare, il perdere il tempo con Lui, per Lui, in Lui.
Questa famigliarità è la caratteristica nella parentela con Gesù.

Lectio Divina Martedì, 28 Gennaio, 2014

1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
guida i nostri atti secondo la tua volontà,
perché nel nome del tuo diletto Figlio
portiamo frutti generosi di opere buone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
 
2) Lettura
Dal Vangelo secondo Marco 3,31-35
In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare.
Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: “Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano”.
Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”.
 
3) Riflessione
• La famiglia di Gesù. I parenti giungono alla casa dove si trovava Gesù. Probabilmente vengono da Nazaret. Di lì fino a Cafarnao c’è una distanza di 40 chilometri. Anche sua madre viene insieme a loro. Non entrano, ma mandano un messaggio: Tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono là fuori e ti cercano! La reazione di Gesù è chiara: Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? E lui stesso risponde girando lo sguardo verso la moltitudine che sta attorno: Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre! Per capire bene il significato di questa risposta conviene guardare la situazione della famiglia al tempo di Gesù.
• Nell’antico Israele, il clan, cioè, la grande famiglia (la comunità), era la base della convivenza sociale. Era la protezione delle famiglie e delle persone, la garanzia del possesso della terra, il veicolo principale della tradizione, la difesa dell’identità. Era il modo concreto da parte della gente di quella epoca di incarnare l’amore di Dio e l’amore verso il prossimo. Difendere il clan era lo stesso che difendere l’Alleanza.
• Nella Galilea del tempo di Gesù, a causa del sistema impiantato durante i lunghi governi di Erode Magno (37 a.C. a 4 a.C.) e di suo figlio Erode Antipa (4 a.C. a 39 d.C.), il clan (la comunità) si stava debilitando. Le imposte da pagare, sia al governo che al tempio, i debiti in aumento, la mentalità individualista dell’ideologia ellenistica, le frequenti minacce di repressione violenta da parte dei romani e l’obbligo di accogliere i soldati e dare loro ospitalità, i problemi sempre più grandi di sopravvivenza, tutto questo spingeva le famiglie a rinchiudersi in se stesse e pensare alle proprie necessità. Questa chiusura si vedeva rafforzata dalla religione dell’epoca. Per esempio, chi dedicava la sua eredità al Tempio poteva lasciare i suoi genitori senza aiuto. Ciò indeboliva il quarto comandamento che era la spina dorsale del clan (Mc 7,8-13). Oltre a questo, l’osservanza delle norme di purezza era un fattore di emarginazione per molte persone: donne, bambini, samaritani, stranieri, lebbrosi, indemoniati, pubblicani, malati, mutilati, paraplegici.
• E così, la preoccupazione con i problemi della propria famiglia impediva alle persone di riunirsi in comunità. Ora, affinché potesse manifestarsi il Regno di Dio nella convivenza comunitaria della gente, le persone dovevano superare i limiti stretti della piccola famiglia ed aprirsi di nuovo alla grande famiglia, alla Comunità. Gesù dette l’esempio. Quando la sua famiglia cercò di impossessarsi di lui, reagì ed allargò la famiglia: “Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? E lui stesso dette la risposta girando lo sguardo verso la moltitudine: Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre! (Mc 3,33-35). Creò comunità.
• Gesù chiedeva lo stesso a tutti coloro che volevano seguirlo. Le famiglie non potevano rinchiudersi in se stesse. Gli esclusi e gli emarginati dovevano essere accolti nella convivenza e così sentirsi accolti da Dio (cf Lc 14,12-14). Questo era il cammino per raggiungere l’obiettivo della Legge che diceva: “Non vi sarà alcun bisognoso tra di voi” (Dt 15,4). Come i grandi profeti del passato, Gesù cerca di consolidare la vita comunitaria nei villaggi della Galilea. Riprende il senso profondo del clan, della famiglia, della comunità, quale espressione dell’incarnazione dell’amore verso Dio e verso il prossimo.
 
4) Per un confronto personale
• Vivere la fede nella comunità. Che posto ha e che influsso ha la comunità nel mio modo di vivere la fede?
• Oggi, nella grande città, la massificazione promuove l’individualismo che è contrario alla vita in comunità. Cosa sto facendo per combattere questo male?
 
5) Preghiera finale
Ho sperato: ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio. (Sal 39)

lunedì 27 gennaio 2014

L'angolo della poesia

Un Dolce Giorno | R. tagore

Da S. Teresina

Io davanti a te sfogliar vorrei una rosa nella sua freschezza.

Pensiero del giorno 27 gen


Il cristiano è un uomo spirituale, e questo non significa che sia una persona che vive “nelle nuvole”, fuori della realtà, come se fosse un fantasma. No! Il cristiano è una persona che pensa e agisce nella vita quotidiana secondo Dio, una persona che lascia che la sua vita sia animata, nutrita dallo Spirito Santo perché sia piena, da veri figli. E questo significa realismo e fecondità. Chi si lascia condurre dallo Spirito Santo è realista, sa misurare e valutare la realtà, ed è anche fecondo: la sua vita genera vita attorno a sé.
Papa Francesco - Omelia 16 giugno 2013

Meditiamo Mc. 3,22-30 assieme a don Luciano Sanvito



Bestemmiare lo Spirito Santo...

Bestemmiare lo Spirito Santo...

Non certo a parole.
E' il non credere che ci sia la sua azione di vita.
E questo non credere all'agire vitale dello Spirito lascia nella morte.
E non può trovare il perdono, perché esso è un atto di vita dello Spirito.

La bestemmia dello Spirito avviene anche attribuendo alla vita un carattere di morte: ad esempio, nel Vangelo odierno, ecco che Gesù viene additato come colui che scaccia i demoni non in nome della vita, ma della morte: di "Belzebul".

La bestemmia contro lo Spirito Santo è una realtà in atto in chi non si apre all'azione di Dio.
Perdonare chi non si apre all'azione di Dio può essere fatto; ma questo dono non verrà ricevuto da colui che giace nella scelta della morte, e cambierà pure il perdono offertogli in atto di morte.

Bestemmiare lo Spirito Santo significa attribuire tutte le realtà spirituali a Satana, ci dice il Vangelo, e essere chiusi quindi all'azione della salvezza.

Il vero peccato è proprio la bestemmia contro lo Spirito Santo; tutti gli altri peccati saranno perdonati, dice Gesù, perché sono in ricerca di Dio.
SOLO LO SPIRITO SANTO CI AIUTERA' A PROCLAMARCI SALVATI

Lectio Divina Lunedì, 27 Gennaio, 2014


1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
guida i nostri atti secondo la tua volontà,
perché nel nome del tuo diletto Figlio
portiamo frutti generosi di opere buone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Marco 3,22-30
In quel tempo, gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i demoni per mezzo del principe dei demoni”.
Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: “Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato quell’uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito immondo”.

3) Riflessione
• Il conflitto cresce. C’è una sequenza progressiva nel vangelo di Marco. Nella misura in cui la Buona Novella si afferma e la gente l’accetta, nella stessa misura cresce anche la resistenza da parte delle autorità religiose. Il conflitto comincia a crescere e a segnare tutte le comunità. Per esempio, i parenti di Gesù pensavano che fosse diventato pazzo (Mc 3,20-21), e gli scribi che erano venuti da Gerusalemme pensavano che fosse indemoniato (Mc 3,22).
• Conflitto con le autorità. Gli scribi calunniano Gesù. Dicono che è posseduto dal demonio e che scaccia i demoni con l’aiuto di Belzebù, il principe dei demoni. Loro erano venuti da Gerusalemme, da oltre 120 chilometri di distanza, per vigilare il comportamento di Gesù. Volevano difendere la Tradizione contro le novità che Gesù insegnava alla gente (Mc 7,1). Pensavano che il suo insegnamento andava contro la buona dottrina. La risposta di Gesù aveva tre parti:
Prima parte: il paragone della famiglia divisa. Gesù si serve del paragone dellafamiglia divisa e del regno diviso per denunciare l’assurdità della calunnia. Dire che Gesù scaccia i demoni con l’aiuto del principe dei demoni è negare l’evidenza. E’ come dire che l’acqua è secca, e che il sole è oscurità. I dottori di Gerusalemme calunniavano, perché non sapevano spiegare i benefici compiuti da Gesù a favore della gente. Avevano paura di perdere la leadership.
Seconda parte: il paragone dell’uomo forte. Gesù paragona il demonio ad un uomo forte. Nessuno, a meno che non sia una persona forte, potrà togliere la casa ad un uomo forte, rubargliela. Gesù è il più forte di tutti. Per questo riesce ad entrare in casa e a dominare l’uomo forte. Riesce a scacciare i demoni. Gesù conquista l’uomo forte e gli ruba la casa, cioè, libera le persone che erano nel potere del male. Il profeta Isaia aveva già usato lo stesso paragone per descrivere la venuta del Messia (Is 49,24-25). Luca aggiunge che l’espulsione del demonio è un segno evidente della venuta del Regno (Lc 11,20).
Terza parte: il peccato contro lo Spirito Santo. Tutti i peccati sono perdonati, meno il peccato contro lo Spirito Santo. Cos’è il peccato contro lo Spirito Santo? E’ dire: “Lo spirito che spinge Gesù a scacciare il demonio, viene proprio dal demonio!” Chi parla così diventa incapace di ricevere il perdono. Perché? Chi si tappa gli occhi può indovinare? Non può! Chi ha la bocca chiusa può mangiare? Non può! Chi non chiude l’ombrello della calunnia può ricevere la pioggia del perdono? Non può? Il perdono passerebbe accanto e non lo raggiungerebbe. Non è che Dio non vuole perdonare. Dio vuole perdonare sempre. Ma è il peccatore che rifiuta di ricevere il perdono!

4) Per un confronto personale
• Le autorità religiose si rinchiudono in se stesse e negano l’evidenza. E’ successo anche con me che mi sono chiuso in me stesso dinanzi all’evidenza dei fatti?
• La calunnia è l’arma dei deboli. Hai avuto esperienza su questo punto?

5) Preghiera finale
Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio.
Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia. (Sal 97)

domenica 26 gennaio 2014

Angolo della poesia

La mia preghiera | Marcello de Tullio

Da S. Teresina

Voglio imitare San Paolo: lieto con che è lieto, afflitto con gli afflitti.

Pensiero del giorno 26 gen


Nell’Adorazione del Santissimo Sacramento, Maria ci dice: “Guarda al mio Figlio Gesù, tieni lo sguardo fisso su di Lui, ascoltalo, parla con Lui. Lui ti guarda con amore. Non avere paura! Lui ti insegnerà a seguirlo per testimoniarlo nelle grandi e piccole azioni della tua vita, nei rapporti di famiglia, nel tuo lavoro, nei momenti di festa; ti insegnerà ad uscire da te stesso, da te stessa, per guardare agli altri con amore, come Lui che non a parole, ma con i fatti, ti ha amato e ti ama!”.
Papa Francesco - Messaggio 12 ottobre 2013

Meditiamo Mt. 4,12-23 con don Marco Pozza


Quattro schiappe senza più barche
Come l'avventura di quattro schiappe possa scompigliare un mondo appisolatosi nelle sue chimere. L'acqua del Battista Gli era appena scesa sul capo e il Viandante di Nazareth non perse tempo: uscito dalla stamberga di silenzio di casa sua - nella quale visse un lungo letargo divino lungo oltre cinque lustri - si diede ad ammaestrare Satana sfidandolo faccia a faccia. Così, tanto per mettere le cose in chiaro e fargli assaporare che non tutti gli uomini sono nati per essere come bave dei suoi prestiti. Quaranta giorni lì dentro, a spartire la più umana delle leggi di natura - ovvero la tentazione di somigliare a Dio - e poi via a battere strade per fare strada al Regno di Dio. Per accendere un po' di luce dentro le stanze nebbiose e annebbiate del regno degli uomini: "Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta". E l'avventura sembra cominciare proprio nel luogo sbagliato: nella terra di Zabulon e di Neftali, Galilea delle genti ovvero terra di confini e di periferia, di dimenticanza e di non considerazione. Di polvere, poca fama e tanta pietà. Come Nazareth. Nel luogo e nel momento sbagliato, forse il più azzardato: della testa del Battista è appena stato fatto regalo alla figlia di Erodiade, la viziata ballerina che stregò gli occhi della volpe di Erode fino a strappargli ciò che il cuore di sua madre - femmina di vendetta - chiese: ovvero la testa di colui che si sforzava di additarle la strada vera. Cade la testa e i discepoli del profeta rupestre hanno paura: dopo il capitano, decapiteranno forse anche la squadra? Tutti rintanati come talpe nelle loro tane: Lui - per il quale il Battista giudicò ridicola la sua vita fino a farsi mozzare il collo - sembra invece non curarsene affatto. Entra e inizia laddove quell'altro suo parente aveva lasciato l'opera: "Convertitevi perché il Regno di Dio è vicino". Passi la terra - in fin dei conti un posto vale l'altro, anche se la fama quaggiù aiuta -, passi anche la tempistica - non esistono venti contrari, ma uomini e donne che s'arrendono narrava Seneca -; è la scelta della compagnia, però, a destare sospetti funesti: non son mercanti che sanno trafficare nelle piazze, né osservanti che snocciolano i minimi ordini della Legge e tanto meno sono rabbini che citano a memoria i versetti delle Sacre Scritture. Sono pescatori: uomini d'acque e di mari, di pesche e di nottate al chiaro di luna, di attesa - tanta attesa - e di colpi di fortuna: quelli del mare avaro, del mare generoso, del mare maledetto. Uomini delle sorprese, nessuna delle quali battè per ardire quella del Viandante: "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini". E quelli, uomini avvezzi ai calcoli - tot pesce per tot al chilo rende tot al giorno - "subito, lasciarono la barca e lo seguirono" Così, senza nessuna spiegazione in merito? Maria, la Donna Strana, almeno chiese lumi a quell'Arcangelo sbarazzino: "com'è possibile questo? Non conosco uomo". Questi, invece, no: trasmigrano altrove, sposano altri mari, s'affidano a tutt'Altro maestro di pesca. Ciò che li attende ancora non lo potranno sapere: sanno solo che rimarranno pescatori, non tradiranno il vecchio mestiere, il sapore e la sapienza di una tradizione di famiglia, non dovranno maledire il loro passato. A cambiare sarà solo la materia del pescato: non più pesci ma uomini. Lasceranno ogni cosa per seguire il sogno di chi trasforma il dolore in gioia; ascolteranno il grido di chi dona la vista ai ciechi, vedranno gli occhi di prigionieri liberati, sentiranno la speranza dei disperati. Da quel mare se ne torneranno stra-volti: sgrideranno il vento, cammineranno sulle acque, cacceranno i demoni, sutureranno piaghe, asciugheranno lacrime. Quattro schiappe senza più nemmeno le loro barche: "Anche se il loro spirito rimarrà sempre troppo basso e rozzo al cospetto del Maestro, e talvolta dubiteranno e pencoleranno, e non intenderanno le sue verità e le sue parabole, e alla fine, l'abbandoneranno, tutto sarà perdonato per la prontezza candida e sicura colla quale l'hanno seguito alla prima chiamata" (G. Papini, Storia di Cristo).
A sentire i saggi del tempo, iniziò la più ardita tra le avventure nel posto sbagliato, entrò in scena nel momento meno favorevole e propizio e mise in piedi una squadra che più arraffata di così non Gli poteva riuscire. Gli diedero poche chance: Lui fece orecchie da mercante e partì. Anche il Titanic fu costruito da professionisti e s'inabissò. L'arca fu costruita da Noè, agricoltore provetto, e resse la furia di un diluvio gonfio d'acqua. A Cafarnao lo sapevano bene i pescatori: mai giudicare la barca stando nel porto. Un Grandissimo è creatore di grandi.      

Lectio Divina: 3ª Domenica del tempo ordinario (A)

Lectio: 
Domenica, 26 Gennaio, 2014  

L’inizio dell'annuncio della Buona Notizia
e la chiamata dei primi discepoli
Matteo 4,12-23

1. PREGHIERA INIZIALE

 Nel buio di una notte senza stelle,
la notte del non senso,
tu, Verbo della vita,
come lampo nella tempesta della dimenticanza
sei entrato nei limiti del dubbio
a riparo dei confini della precarietà
per nascondere la luce.
Parole fatte di silenzio e di quotidianità
le tue parole umane, foriere dei segreti dell’Altissimo:
come ami lanciati nelle acque della morte
per ritrovare l’uomo, inabissato nelle sue ansiose follie,
e riaverlo, predato, per l’attraente fulgore del perdono.
A te, Oceano di Pace e ombra dell’eterna Gloria, io rendo grazie:
mare calmo alla mia riva che aspetta l’onda, che io ti cerchi!
E l’amicizia dei fratelli mi protegga
quando la sera scenderà sul mio desiderio di te. Amen.

2. LETTURA

a) Il testo:

12 Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea 13 e, lasciata Nazareth, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali, 14 perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15 Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; 16 il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. 17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». 18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. 19 E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». 20 Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. 21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. 22 Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. 23 Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

b) Momento di silenzio:

Lasciamo che la voce del Verbo risuoni in noi.

3. MEDITAZIONE

a) Domande per la riflessione:

- Gesù venne ad abitare presso il mare: il Figlio di Dio viene ad abitare presso l’uomo. Il mare, questo mondo così misterioso e sconfinato, immenso all’orizzonte quanto è immenso il cielo. L’uno riflesso nell’altro, confinanti, distinti, riflesso vicendevole di pacatezza e di pace. Gesù, terra di Dio, viene ad abitare presso il mare, si fa terra dell’uomo. E noi andremo ad abitare presso Dio come era il Verbo prima di venire a noi? Oppure ci basta la nostra fragile vita di carne?

- Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce: immerso nel buio, l’uomo vive i suoi giorni con rassegnato dolore e senza la speranza che qualcosa cambi per lui. Il mondo in cui la fede non declina le sue parole è un mondo immerso nelle tenebre finché la luce non viene ad abitarlo. Cristo, luce dei popoli, è venuto nel mondo e le tenebre si sono diradate per far splendere la luce. Ma le tenebre si sono diradate per noi?

- Subito, lasciate le reti, lo seguirono. Subito. Lasciare. Seguire. Parole difficili al nostro stile di vita. Rispondere a Dio: sì, ma con calma. Lasciare ciò che si fa per il Signore: sì, ma con calma. Seguire il Signore: sì, ma prima bisogna pensarci bene. Chissà se provassimo a fare come gli apostoli: subito, lasciato tutto, andarono con Lui?

b) Chiave di lettura:

Il Dio dell’universo che ha creato il cielo e la terra con la sola sua Parola lascia la sua dimora e viene ad abitare presso il mare in terra straniera a pronunciare parole di terra che sappiano di cielo. E anche il Figlio dell’uomo, il maestro di Nazareth, lascia la casa della sua giovinezza per andare nella Galilea delle genti, al di là del Giordano. Le tenebre della non conoscenza che si scambiano bagliori nel passare dei secoli vengono trafitte da una grande luce. Le ombre della morte odono parole che aprono vie di novità e di vita: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Cambiare itinerario, avvicinarsi alla luce non è scontato per chi ha familiarità con la presenza dell’Altissimo. Perché gli occhi si abituano alla presenza e facilmente il cuore umano dimentica il passato di tenebre, quando gode di splendore. Convertirsi. E come? La relazione umana diventa il cammino nuovo presso il mare. Ci sono dei fratelli lungo le rive, coppie di fratelli: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. Dio non viene a separare i vincoli più sacri, ma li assume per pescare in una vita più luminosa, la sua vita, il suo mare.

Mentre camminava… Il cammino è un grande segreto della vita spirituale. Non siamo chiamati a star fermi, ma ad andare anche noi presso il mare, il mare del mondo dove gli uomini sono come pesci, immersi in un’acqua amara della salsedine del non umano. Pescatori di uomini. Non si può pescare senza la rete dell’amore, senza un padre che custodisce la barca, senza una barca con cui prendere il largo. La rete delle relazioni umane è l’unica arma possibile agli evangelizzatori, perché con l’amore si fa grande pesca, e l’amore non deve essere solo annunciato ma portato. Essere chiamati in due vuol dire proprio questo portare un amore visibile, concreto, l’amore di fratelli che godono della stessa paternità, l’amore di persone nelle cui vene scorre lo stesso sangue, la stessa vita.

Seguitemi… chiamare altri a camminare, a pescare, a testimoniare. Le reti si rompono ma ogni pescatore è in grado di riassettare una rete che si rompe. L’amore non è un soprammobile, usandone si rompe! L’arte dell’accomodare rende prezioso ogni tessuto possibile tra gli uomini. Ciò che conta è andare, fidarsi di quel nome nuovo che si chiama sempre e ancora VITA.

I chiamati vanno, seguono Gesù. Ma dove va Gesù? Cammina per tutta la Galilea, insegna nelle sinagoghe, predica la buona novella del regno, cura ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. Ogni uomo di mare, apostolo del Regno, farà come Gesù: camminerà per le vie del mondo e sosterà nelle piazze degli uomini, narrerà le buone notizie di Dio e si prenderà cura dei malati e degli infermi, renderà visibile la premura del Padre per ognuno dei suoi figli.

4. PREGHIERA (Is 43,1-21)

Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
Se dovrai attraversare le acque, sarò con te,
i fiumi non ti sommergeranno;
se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai,
la fiamma non ti potrà bruciare;
poiché io sono il Signore tuo Dio, il Santo di Israele,
il tuo salvatore.

Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
perché sei degno di stima e io ti amo,
do uomini al tuo posto e nazioni in cambio della tua vita.

Non temere, perché io sono con te;
Voi siete i miei testimoni,
oracolo del Signore,
miei servi, che io mi sono scelto
perché mi conosciate
e crediate in me
e comprendiate che sono io.
Io, io sono il Signore, fuori di me non v'è salvatore.

Così dice il Signore che offrì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti
Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche!
Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa.
Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi.

5. CONTEMPLAZIONE

Le acque del mare che ricoprono la terra mi narrano il fluire della tua vita, Signore. Quando all’orizzonte cielo e mare si confondono mi sembra di veder trasbordare tutto ciò che sei nel nostro esistere. Un fluire che è un’onda tenera di presenza e una inenarrabile storia di amore, fatta di nomi, di fatti, di età, di segreti, di emozioni placide e di turbamenti improvvisi, una storia fatta di luci e di passaggi grigi, di entusiasmi e di pacato sopore. Questo mare che è l’umanità invasa dalla tua pace contiene parole senza fine, le parole del tuo Verbo che fino in fondo ha voluto assumere la veste di sabbia del tempo. Quante parole sulle sponde e nei fondali che vengono silenziosamente raccolte se solo mi dispongo ad ascoltare, le tue parole che le onde della vita portano a riva e che sono strade per i naviganti, parole antiche e parole nuove, parole mai dimenticate e parole fasciate di mistero. Signore, che le onde dell’umanità non mi travolgano, ma diventino scie di comunione alla fragile barca del mio andare. Che io impari da te a prendere il largo per la pesca nelle notti buie della storia umana, quando i pesci sono più disposti a farsi prendere. Sulla tua parola getterò le reti, mio Dio, e tirate le barche a terra continuerò a camminare sulle orme che hai lasciato sulle rive della storia quando hai scelto di vestire i nostri panni intrisi di fango.

sabato 25 gennaio 2014

Angolo della poesia

A little dream from my heart | Bepi Iseppi

Da S. Teresina

La castità mi fa sorella degli angeli, che sono spiriti puri e vittoriosi

Pensiero del giorno 25 gen


I santi e i maestri della vita spirituale ci dicono che per aiutare a far crescere in autenticità la nostra vita è molto utile, anzi indispensabile, la pratica quotidiana dell’esame di coscienza. Cosa succede nella mia anima? Così, aperto, col Signore e poi col confessore, col Padre spirituale. E’ tanto importante questo! 
Papa Francesco - Discorso 6 luglio 2013

Meditando sugli Apostoli della conversione di don Luciano Sanvito


Apostoli della conversione

Chi si converte non solo opera un miracolo in sé, ma anche opera dei miracoli attorno a sé. proprio come lo è stato per San Paolo.

La salvezza dalla confusione, dalla paura, dalla solitudine sono i primi miracoli; il non essere contagiati dai veleni del mondo, dalla logica delle tenebre, il parlare lingue nuove nello Spirito, il guarire le malattie morali, eccone altri.

Il mondo è pieno di miracoli, laddove la conversione attua un modo di vedere e analizzare le cose dal punto di vista dello Spirito.
Ecco che allora la tenebra è trasformata in luce, il peccato in grazia, il limite in risorsa, e tutto quanto era di ostacolo diventa aiuto e sostegno nel cammino.

L'apostolo, come Paolo, trova il suo riferimento nell'atto della grazia posto sul suo cammino di conversione, laddove la luce si fa densa di energia rinnovante dello Spirito, e la creatura nuova appare nel suo splendore.

Essere segni di luce è opera e testimonianza della conversione, del cambiamento dentro e fuori la persona che si è incontrata misteriosamente e prodigiosamente con il Mistero della vita.

La conversione dell'Apostolo è ora illuminante anche per noi, richiamandoci il percorso di Dio, che scende sempre nella nostra storia.

LECTIO DIVINA: CONVERSIONE DI SAN PAOLO, APOSTOLO

Lectio: 
 Sabato, 25 Gennaio, 2014  
Marco 16,15-18
1) Preghiera
O Dio, che hai illuminato tutte le genti
con la parola dell’apostolo Paolo,
concedi anche a noi,
che oggi ricordiamo la sua conversione,
di essere testimoni della tua verità
e di camminare sempre nella via del Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Marco 16,15-18
In quel tempo, apparendo agli Undici, Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti, e se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”.

3) Riflessione
• I segnali che accompagnano l’annuncio della Buona Novella. Infine Gesù appare agli undici discepoli e li riprende perché non hanno creduto alle persone che avevano detto di averlo visto risorto. Di nuovo, Marco si riferisce alla resistenza dei discepoli che credono alla testimonianza di coloro, uomini e donne, che hanno fatto l’esperienza della risurrezione di Gesù. Perché sarà? Probabilmente, per insegnare due cose. In primo luogo, che la fede in Gesù passa per la fede nelle persone che ne danno testimonianza. Secondo, che nessuno deve scoraggiarsi, quando l’incredulità nasce nel cuore. Perfino gli undici discepoli ebbero dubbi!
• Poi Gesù dà loro la missione di annunciare la Buona Novella a tutte le creature. L’esigenza che indica è la seguente: credere ed essere battezzati. A coloro che ebbero il coraggio di credere alla Buona Novella e che sono battezzati, lui promette i segni seguenti: scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti ed il veleno non farà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Questo avviene fino ad oggi:
scacciare i demoni: è combattere la forza del male che distrugge la vita. La vita di molte persone è migliorata perché sono entrate in una comunità e hanno incominciato a vivere la Buona Novella della presenza di Dio nella loro vita.
parlare lingue nuove: è cominciare a comunicare con gli altri in una forma nuova. A volte, troviamo una persona che non abbiamo mai visto prima, ma sembra che l’abbiamo conosciuta da molto tempo. Ciò avviene perché parliamo la stessa lingua, la lingua dell’amore.
vincere il veleno: ci sono molte cose che avvelenano la convivenza. Molte pettegolezzi che distruggono la relazione tra le persone. Chi vive in presenza di Dio ci passa sopra e riesce a non essere molestato da questo terribile veleno.
guarisce i malati: ovunque spunta una coscienza più chiara e più viva della presenza di Dio, appare anche un’attenzione speciale verso le persone oppresse ed emarginate, soprattutto le persone malate. Ciò che più aiuta alla guarigione, è che la persona si senta accolta ed amata.
Mediante la comunità Gesù continua la sua missione. Lo stesso Gesù che visse in Palestina, dove accoglieva i poveri del suo tempo, rivelando così l’amore del Padre, questo stesso Gesù continua vivo in mezzo a noi, nelle nostre comunità. Ed attraverso di noi continua la sua missione di rivelare la Buona Novella dell’Amore di Dio ai poveri. Fino ad oggi, avviene la risurrezione, che ci spinge a cantare: "Chi ci separerà dall’amore di Cristo?" (cf. Rom 8,38-39). Nessun potere di questo mondo è capace di neutralizzare la forza che viene dalla fede nella risurrezione (Rm 8,35-39). Una comunità che volesse essere testimone della Risurrezione deve essere segno di vita, deve lottare contro le forze della morte, in modo che il mondo sia un luogo favorevole alla vita, e deve credere che un altro mondo è possibile.

4) Per un confronto personale
• Scacciare i demoni, parlare lingue nuove, non farsi recare danno dal veleno dei serpenti, imporre le mani ai malati: tu hai compiuto alcuni di questi segni?
• Attraverso di noi e attraverso la nostra comunità Gesù continua la sua missione? Nella nostra comunità, riesce a compiere questa missione? Come, in che modo?

5) Preghiera finale
Lodate il Signore, popoli tutti,
voi tutte, nazioni, dategli gloria.
Forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura in eterno. (Sal 116)

venerdì 24 gennaio 2014

Un angolo per la poesia

Aiutami | Marco Colombo

Da S. Teresina


Il buon Dio mi ha fatto capire che la sua misericordia non si stanca mai di attendere certe anime.

Pensiero del giorno - 24 gen


I santi e i maestri della vita spirituale ci dicono che per aiutare a far crescere in autenticità la nostra vita è molto utile, anzi indispensabile, la pratica quotidiana dell’esame di coscienza. Cosa succede nella mia anima? Così, aperto, col Signore e poi col confessore, col Padre spirituale. E’ tanto importante questo! 
Papa Francesco - Discorso 6 luglio 2013

Meditiamo Mc. 3,13-19 - don Luciano Sanvito

"12"

Gesù si sceglie i suoi.
12

Ognuno di essi è scelto come suo, nel suo progetto, nella sua libertà.
Ognuno di essi è proprio per Gesù, e Gesù è proprio scelto per lui.
Ognuno di essi ha una caratteristica: una umana e una divina
Per questo la scelta non è a senso unico, ma un incontro di reciprocità.
Non sono scelti a caso, ma dal monte, dal luogo dell'incontro con Dio.
Tutti loro e tutto di loro è parte del progetto divino che Gesù attua.
Tutto con i dodici, niente è fuori dai dodici, nemmeno nel tradimento.
Nemmeno nel rinnegamento: tutto il potere dell'amore passa da loro.
Ad essi la missione di predicare e di scacciare i demoni.

Come può predicare uno come Giuda?
Predicherà.
Come può scacciare i demoni, Giuda?
Lo scaccerà.

Certo, non avremmo scelto quella gente, noi.
Gesù li ha scelti come suoi.
Appartenenti fino in fondo al suo progetto.
Appartenente fino in fondo ai loro progetti.

La logica di Gesù nello scegliere gli apostoli è quella dell'amore al Padre, del fare la sua volontà; con quei dodici tutto corrisponde a Uno.

don Luciano Sanvito