venerdì 19 dicembre 2014

Edith Stein: Scritti del periodo fenomenologico

3 - Scritti del periodo fenomenologico
L'Università di Breslavia, città natale di Edith Stein, dove iniziò gli studi universitari
Edith lavorò alla sua tesi di laurea sul "Problema dell'Empatia", concentrandosi sul soggetto. Col termine "Empatia" si traduce il tedesco "Einfulung", e viene così spiegato dalla stessa Edith: "E' una esperienza sui generis, l'esperienza dello stato di coscienza altrui in generale... l'esperienza che un io in generale ha di un altro io a questo simile".
Rispetto ad un altro studioso dello stesso problema, Theodor Lipps, il quale sostiene che può darsi una perfetta coincidenza fra l'io originario e l'io afferrato nell'Empatia, Edith si trova in una posizione discordante. Sostiene infatti che un'empatia perfetta in questo senso non è possibile. Se si può dare una certa partecipazione allo stato d'animo dell'altro, questo non significa che si possa coglierne perfettamente la situazione, gli impulsi e le motivazioni.
Se l'altro, con il quale il soggetto realizza un contatto, è persona spirituale, comprenderlo significa per Edith penetrare in quel mondo dei valori che costituisce il più intimo fondamento del suo essere. Per questo può bastare un solo gesto, un solo movimento, una sola parola, perché tutto è caratterizzato dalla personalità.
Nel saggio "Causalità psichica" la Stein, che ha appreso dal suo maestro Husserl la fenomenologia come scienza della coscienza, sostiene l'autonomia, e quindi il carattere personale della forza vitale spirituale di ciascuno. Infatti non tutti si aprono a determinati valori con il medesimo slancio e con la medesima capacità recettiva.
Esistono perfino dei fenomeni "unici", come sono quelli del santo e del mistico. Questo saggio risale all'epoca della conversione, ed è qui che Edith, attingendo alla propria esperienza, scrive una celebre pagina sullo "stato di riposo in Dio" che rigenera profondamente la persona.
Si sente qui vibrare l'accento di chi, avendo percepito interiormente una presenza misteriosa, l'azione proveniente dalla forza superiore di Dio, si abbandona liberamente ad un sentimento di intima sicurezza e sperimenta un nuovo senso di libertà, una forza, una rinascita. Edith ha raggiunto così l'unità di vita tra il cammino intellettuale e il cammino religioso:

"Esiste uno stato di riposo in Dio, di totale sospensione di ogni attività della mente, nel quale non si possono più tracciare piani, né prendere decisioni, e nemmeno far nulla, ma in cui, consegnato tutto il proprio avvenire alla volontà divina, ci si abbandona al proprio destino.
Questo stato un poco io l'ho provato, in seguito a un'esperienza che, oltrepassando le mie forze, consumò totalmente le mie energie spirituali e mi tolse ogni possibilità di azione. Paragonato all'arresto di attività per mancanza di slancio vitale, il riposo in Dio è qualcosa di completamente nuovo e irriducibile. Prima, era il silenzio della morte. Al suo posto subentra un senso di intima sicurezza, di liberazione da tutto ciò che è preoccupazione, obbligo, responsabilità riguardo all'agire. E mentre mi abbandono a questo sentimento, a poco a poco una vita nuova comincia a colmarmi e - senza alcuna tensione della mia volontà - a spingermi verso nuove realizzazioni.
Questo afflusso vitale sembra sgorgare da un'attività e da una forza che non è la mia e che, senza fare alla mia alcuna violenza, diventa attiva in me. Il solo presupposto necessario a una tale rinascita spirituale sembra essere quella capacità passiva di accoglienza che si trova al fondo della struttura della persona". ( continua )

da | moscati.it 

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