venerdì 6 marzo 2015

Commento su Lc 15, 32




"Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".

Lc 15, 32


Come vivere questa Parola?

Questa settimana diverse volte la parola di Dio ci ha fatto riflettere sulla fraternità e su come spesso i giudici più severi sono proprio i fratelli tra loro. Fratelli di sangue o fratelli nella fede, ad un certo punto è facile nella relazione lasciar prevalere l'invidia, magari mascherata da uno strano senso di giustizia, come in questo caso: il fratello maggiore della parabola del padre misericordioso rivendica la sua perfezione, contro la dissipazione del fratello. Lui non è mai fuggito di casa, non ha dilapidato i beni, anzi ha fatto di tutto per custodirli ed accrescerli e ora gli tocca accettare la riammissione del fratello degenerato. Le parole del padre alla sua reazione sono disarmanti: c'è una comunione vissuta, un amore condiviso che porta non al giudizio ma alla festa per chi quella comunione l'ha rifiutata e ora ritorna. Il ritorno è una resurrezione, e va riconosciuto e vissuto come tale. La resurrezione è celebrazione della vita, una festa che non muore!


Signore, il nostro cristianesimo, il nostro essere credenti non ci porti ad esser tristi giudici dei nostri fratelli, ma ogni ritorno, ogni principio di conversione ci faccia felici, ci renda accoglienti nei confronti di questi fratelli. Domani potremo essere noi, i fratelli risorti che hanno bisogno di un abbraccio accogliente che li riammette in una comunità.


La voce di papa Francesco

"Nella misura in cui Egli riuscirà a regnare tra di noi, la vita sociale sarà uno spazio di fraternità, di giustizia, di pace, di dignità per tutti."


da | Casa di Preghiera san Biagio FMA

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