Commento su Mt 23,8-11
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Mt 23,8-11
Come vivere questa Parola?
Il vangelo di oggi ci aiuta a mettere in evidenza una modalità un po' particolare che abbiamo di declinare le nostre relazioni: sentirsi maestri e guide di altri o chiamare padre un'altra persona, per riconoscergli un'importanza originale per la nostra vita. Modalità molto comuni che non sembrano davvero sbagliate. Cosa le rende in qualche modo pericolose, da evitare? La provocazione del vangelo non sta tanto nel mettere all'indice le relazioni di aiuto, quanto nello snidare la tentazione di possedere le persone, esercitando un potere seduttivo su di loro. Ci posso essere nei gruppi, in una comunità, persone di riferimento, "adulti" in grado di accompagnare la maturazione di chi è più "piccolo". Spessissimo le relazioni sono asimmetriche. Ma questo sbilanciamento non deve lasciare lo spazio al predominio, piuttosto al servizio. Gesù si fa testimone di questo: autorevole, carismatico, potremmo dire molto seduttivo, disegna la sua posizione nella relazione, inginocchiandosi. La lavanda dei piedi la sigilla simbolicamente.
Signore, sii tu sempre la nostra guida e quando ci affidano l'accompagnamento di altri, fa' che umilmente affidiamo a te la nostra presenza accanto a queste persone. Perché sia servizio, sempre. Per non smetter di sentirci bambini, capaci di affidamento totale a te, consapevoli dei propri limiti.
La voce di uno studioso
"Se c'è qualcosa che vorremmo cambiare in un bambino, dovremmo prima esaminarla e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi."
Carl Gustav Jung
da | Casa di Preghiera San Biagio FMA
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