di Iacopo Iadarola
Non ci ha stupito trovare nuovamente citata S. Teresa di Lisieux nel messaggio di Papa Francesco per la Quaresima
ormai alle porte: non ci sembra di esagerare se affermiamo che quando
il Santo Padre deve aggiungere una particolare carica persuasiva alle
proprie parole ricorre volentieri e di preferenza alla nostra grande
Santina, come già abbiamo visto in molti articoli pubblicati su questo
sito. Basti ricordare che la citazione più lunga della sua “prima”
enciclica, l’Evangelii Gaudium, è tratta proprio da Storia di un’anima (cf.
n° 91, nota 69). Ma venendo al caso specifico, il brano del Messaggio
per la Quaresima in cui si affaccia S. Teresina è questo:
“Quando la Chiesa terrena prega, si
instaura una comunione di reciproco servizio e di bene che giunge fino
al cospetto di Dio. Con i santi che hanno trovato la loro pienezza in
Dio, formiamo parte di quella comunione nella quale l’indifferenza è
vinta dall’amore. La Chiesa del cielo non è trionfante perché ha voltato
le spalle alle sofferenze del mondo e gode da sola. Piuttosto, i santi
possono già contemplare e gioire del fatto che, con la morte e la
resurrezione di Gesù, hanno vinto definitivamente l’indifferenza, la
durezza di cuore e l’odio. Finché questa vittoria dell’amore non
compenetra tutto il mondo, i santi camminano con noi ancora pellegrini.
Santa Teresa di Lisieux, dottore della Chiesa, scriveva convinta che la
gioia nel cielo per la vittoria dell’amore crocifisso non è piena finché
anche un solo uomo sulla terra soffre e geme: “Conto molto di non
restare inattiva in cielo, il mio desiderio è di lavorare ancora per la
Chiesa e per le anime” (Lettera 254 del 14 luglio 1897). Anche noi
partecipiamo dei meriti e della gioia dei santi ed essi partecipano alla
nostra lotta e al nostro desiderio di pace e di riconciliazione. La
loro gioia per la vittoria di Cristo risorto è per noi motivo di forza
per superare tante forme d’indifferenza e di durezza di cuore.”
Il contesto immediato è quello
dell’invito del Papa alla Chiesa tutta ad uscire verso due direzioni:
verso il Cielo e verso il mondo. Solo nella misura in cui si sarà aperta
alla Comunione dei Santi, infatti, la Chiesa saprà anche aprirsi alla
Comunione dei sofferenti su questa terra. Perché proprio dai quei Santi
che trionfano ora in cielo avrà imparato che il loro tripudio consiste
proprio in questo, nel continuare ad aiutare chi su questa terra è
ancora in cammino e in mille situazioni di difficoltà, spirituali e
materiali. Continuando la citazione interrotta dal Papa, S. Teresa
scrive ancora nella sua lettera:
“…lavorare ancora per la Chiesa e
per le anime. Lo chiedo al buon Dio e sono certa che mi esaudirà. Gli
Angeli non si occupano forse continuamente di noi senza mai smettere di
contemplare il Volto divino, di perdersi nell’Oceano senza sponde
dell’Amore? Perché Gesù non mi dovrebbe permettere di imitarli?...Quello
che mi attira verso la patria dei Cieli è la chiamata del Signore, è la
speranza di amarlo finalmente come l’ho tanto desiderato e il pensiero
che potrò farlo amare da una moltitudine di anime che lo benediranno
eternamente.”[1]
Quello che Papa Francesco e S. Teresina
stanno cercando di farci comprendere per questa Quaresima è dunque
questo: le opere di misericordia e l’aiuto del prossimo che siamo
chiamati ad incrementare in questo santo tempo liturgico non sono un
biglietto da pagare per arrivare in un altro posto, uno sforzo per
ottenere un qualcosa di ulteriore. No: queste opere di misericordia sono
esse stesse la mèta verso cui ci portano. Ce lo dimostrano i Santi e
gli Angeli che giunti alla mèta continuano ad amare e a sforzarsi per il
prossimo come prima e anzi più di prima, perché per l’appunto in ciò
consiste il loro vivere paradisiaco. E, dolce morale della favola (che
però è realtà), se l’opera caritativa e assistenziale dei Santi continua
in Paradiso, ciò significa, per converso, che il Paradiso è anticipato e
pregustato ogni volta che sin da ora mettiamo in atto tale opera
caritativa e assistenziale – alla condizione che non lo si faccia per
mestiere o per dovere, ma per innamoramento di Lui: “…questo servizio
può farlo solo chi prima si è lasciato lavare i piedi da Cristo. Solo
questi ha “parte” con lui (Gv 13,8) e così può servire l’uomo […] la
Chiesa segue Gesù Cristo sulla strada che la conduce ad ogni uomo, fino
ai confini della terra (cfr. At 1,8). Così possiamo vedere nel nostro
prossimo il fratello e la sorella per i quali Cristo è morto ed è
risorto”. E, ancora, in un altro passo mozzafiato del messaggio del
Papa: “La missione è ciò che l’amore non può tacere”.
Non è un caso quindi che la lettera
citata di S. Teresina sia una lettera spedita a un missionario, p.
Adolphe Roulland, della società delle missioni estere di Parigi, che era
stato spiritualmente “assegnato” a S. Teresina prima di partire per la
pericolosa missione della Cina [2].
Ed è proprio a lui che la Santina scrive fra le sue ultimissime
lettere, mettendolo a parte dei suoi più intimi pensieri sulla vita
eterna che, per via della tubercolosi avanzata, sentiva ormai a un
passo. Dello stesso periodo e dello stesso tono della lettera succitata
(datata al 14 luglio 1897), infatti, sono le famosissime parole della
Santa con cui ci ha lasciato quello che potremmo definire il suo
testamento spirituale. Sono riportate nel cosiddetto Quaderno Giallo,
che raccoglie le ultime parole di S. Teresina trascritte al capezzale da
sua sorella Suor Agnese di Gesù. Questo è quanto è riportato il giorno
17 luglio 1897:
“Sabato. Alle 2 del mattino aveva sputato sangue.Sento
che sto per entrare nel riposo…Ma sento soprattutto che la mia missione
sta per cominciare, la mia missione di fare amare il buon Dio come io
lo amo, di dare la mia piccola via alle anime. Se il buon Dio esaudisce i
miei desideri, il mio Cielo trascorrerà sulla terra sino alla fine del
mondo. Sì, voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra. Non è
impossibile, perché nel seno stesso della visione beatifica gli Angeli
vegliano su di noi. Non posso essere felice di godere, non posso
riposarmi finché ci saranno anime da salvare… Ma quando l’Angelo avrà
detto: «Il tempo è finito», allora mi riposerò, potrò godere, perché il
numero degli eletti sarà completo, e tutti saranno entrati nella gioia e
nel riposo. A questo pensiero il mio cuore esulta…”[3]
Che alla lettura di queste parole anche il nostro cuore possa esultare!
E che possa così rispondere con zelo all’appello contenuto nel titolo del messaggio quaresimale del Santo Padre: “Rinfrancate i vostri cuori” (Gc 5,8), messaggio che così si conclude:
E che possa così rispondere con zelo all’appello contenuto nel titolo del messaggio quaresimale del Santo Padre: “Rinfrancate i vostri cuori” (Gc 5,8), messaggio che così si conclude:
“Per superare l’indifferenza e le
nostre pretese di onnipotenza, vorrei chiedere a tutti di vivere questo
tempo di Quaresima come un percorso di formazione del cuore, come ebbe a
dire Benedetto XVI (Lett. enc. Deus caritas est, 31). Avere un cuore
misericordioso non significa avere un cuore debole. Chi vuole essere
misericordioso ha bisogno di un cuore forte, saldo, chiuso al tentatore,
ma aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e
portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli e alle
sorelle. In fondo, un cuore povero, che conosce cioè le proprie povertà e
si spende per l’altro. Per questo, cari fratelli e sorelle, desidero
pregare con voi Cristo in questa Quaresima: “Fac cor nostrum secundum
cor tuum”: “Rendi il nostro cuore simile al tuo” (Supplica dalle Litanie
al Sacro Cuore di Gesù). Allora avremo un cuore forte e misericordioso,
vigile e generoso, che non si lascia chiudere in se stesso e non cade
nella vertigine della globalizzazione dell’indifferenza. Con questo
auspicio, assicuro la mia preghiera affinché ogni credente e ogni
comunità ecclesiale percorra con frutto l’itinerario quaresimale, e vi
chiedo di pregare per me. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi
custodisca.”
[1] E’ possibile leggere questa e tutte le altre lettere di S. Teresina, con un ricco apparato di note esplicative, in Opere complete di S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, II edizione migliorata, Libreria Editrice Vaticana – OCD, 2009.
[2] Il
sodalizio spirituale fra la Santa e P. Adolphe è famoso anche per
l'episodio della vocazione salvata di quest'ultimo. Il giovane Adolphe
aveva avuto, infatti, un difficile momento di esitazione prima di
entrare in seminario. Ma quest'incertezza lasciò spazio a una improvvisa
sicurezza dopo un particolare momento di preghiera alla Madonna
avvenuto l'8 settembre 1890. Quando P. Adolphe confidò questo episodio a
S. Teresa, quale fu la sorpresa della monaca, che aveva vissuto la
propria professione monastica proprio l'8 settembre 1890, e con
un'intenzione tutta speciale! Ecco la sua risposta: "L’8 settembre 1890
la sua vocazione missionaria fu salvata da Maria, la Regina degli
Apostoli e dei Martiri; in quello stesso giorno, una piccola Carmelitana
diventava la sposa del Re dei Cieli. Dicendo al mondo un eterno addio,
il suo unico scopo era di salvare le anime, soprattutto quelle degli
apostoli. A Gesù, suo Sposo divino, chiese particolarmente un’anima
apostolica; non potendo essere sacerdote, voleva che, al suo posto, un
sacerdote ricevesse le grazie del Signore, che avesse le stesse
aspirazioni, gli stessi desideri di lei…Lei conosce l’indegna
Carmelitana che fece questa preghiera. Non pensa come me che la nostra
unione, confermata il giorno della sua ordinazione sacerdotale, cominciò
l’8 settembre?" (Lettera 201). Eloquente esempio di quella Comunione
dei Santi che comincia già su questa terra.
[3] Anche il Quaderno Giallo è contenuto in Opere complete, op. cit.
da | carmeloveneto.it
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