giovedì 12 febbraio 2015

S. Teresina nel Messaggio quaresimale di Papa Francesco





di Iacopo Iadarola

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Non ci ha stupito trovare nuovamente citata S. Teresa di Lisieux nel messaggio di Papa Francesco per la Quaresima ormai alle porte: non ci sembra di esagerare se affermiamo che quando il Santo Padre deve aggiungere una particolare carica persuasiva alle proprie parole ricorre volentieri e di preferenza alla nostra grande Santina, come già abbiamo visto in molti articoli pubblicati su questo sito. Basti ricordare che la citazione più lunga della sua “prima” enciclica, l’Evangelii Gaudium, è tratta proprio da Storia di un’anima (cf. n° 91, nota 69). Ma venendo al caso specifico, il brano del Messaggio per la Quaresima in cui si affaccia S. Teresina è questo:
“Quando la Chiesa terrena prega, si instaura una comunione di reciproco servizio e di bene che giunge fino al cospetto di Dio. Con i santi che hanno trovato la loro pienezza in Dio, formiamo parte di quella comunione nella quale l’indifferenza è vinta dall’amore. La Chiesa del cielo non è trionfante perché ha voltato le spalle alle sofferenze del mondo e gode da sola. Piuttosto, i santi possono già contemplare e gioire del fatto che, con la morte e la resurrezione di Gesù, hanno vinto definitivamente l’indifferenza, la durezza di cuore e l’odio. Finché questa vittoria dell’amore non compenetra tutto il mondo, i santi camminano con noi ancora pellegrini. Santa Teresa di Lisieux, dottore della Chiesa, scriveva convinta che la gioia nel cielo per la vittoria dell’amore crocifisso non è piena finché anche un solo uomo sulla terra soffre e geme: “Conto molto di non restare inattiva in cielo, il mio desiderio è di lavorare ancora per la Chiesa e per le anime” (Lettera 254 del 14 luglio 1897). Anche noi partecipiamo dei meriti e della gioia dei santi ed essi partecipano alla nostra lotta e al nostro desiderio di pace e di riconciliazione. La loro gioia per la vittoria di Cristo risorto è per noi motivo di forza per superare tante forme d’indifferenza e di durezza di cuore.”
Il contesto immediato è quello dell’invito del Papa alla Chiesa tutta ad uscire verso due direzioni: verso il Cielo e verso il mondo. Solo nella misura in cui si sarà aperta alla Comunione dei Santi, infatti, la Chiesa saprà anche aprirsi alla Comunione dei sofferenti su questa terra. Perché proprio dai quei Santi che trionfano ora in cielo avrà imparato che il loro tripudio consiste proprio in questo, nel continuare ad aiutare chi su questa terra è ancora in cammino e in mille situazioni di difficoltà, spirituali e materiali. Continuando la citazione interrotta dal Papa, S. Teresa scrive ancora nella sua lettera:
“…lavorare ancora per la Chiesa e per le anime. Lo chiedo al buon Dio e sono certa che mi esaudirà. Gli Angeli non si occupano forse continuamente di noi senza mai smettere di contemplare il Volto divino, di perdersi nell’Oceano senza sponde dell’Amore? Perché Gesù non mi dovrebbe permettere di imitarli?...Quello che mi attira verso la patria dei Cieli è la chiamata del Signore, è la speranza di amarlo finalmente come l’ho tanto desiderato e il pensiero che potrò farlo amare da una moltitudine di anime che lo benediranno eternamente.[1]
Quello che Papa Francesco e S. Teresina stanno cercando di farci comprendere per questa Quaresima è dunque questo: le opere di misericordia e l’aiuto del prossimo che siamo chiamati ad incrementare in questo santo tempo liturgico non sono un biglietto da pagare per arrivare in un altro posto, uno sforzo per ottenere un qualcosa di ulteriore. No: queste opere di misericordia sono esse stesse la mèta verso cui ci portano. Ce lo dimostrano i Santi e gli Angeli che giunti alla mèta continuano ad amare e a sforzarsi per il prossimo come prima e anzi più di prima, perché per l’appunto in ciò consiste il loro vivere paradisiaco. E, dolce morale della favola (che però è realtà), se l’opera caritativa e assistenziale dei Santi continua in Paradiso, ciò significa, per converso, che il Paradiso è anticipato e pregustato ogni volta che sin da ora mettiamo in atto tale opera caritativa e assistenziale – alla condizione che non lo si faccia per mestiere o per dovere, ma per innamoramento di Lui: “…questo servizio può farlo solo chi prima si è lasciato lavare i piedi da Cristo. Solo questi ha “parte” con lui (Gv 13,8) e così può servire l’uomo […] la Chiesa segue Gesù Cristo sulla strada che la conduce ad ogni uomo, fino ai confini della terra (cfr. At 1,8). Così possiamo vedere nel nostro prossimo il fratello e la sorella per i quali Cristo è morto ed è risorto”. E, ancora, in un altro passo mozzafiato del messaggio del Papa: “La missione è ciò che l’amore non può tacere”.

Non è un caso quindi che la lettera citata di S. Teresina sia una lettera spedita a un missionario, p. Adolphe Roulland, della società delle missioni estere di Parigi, che era stato spiritualmente “assegnato” a S. Teresina prima di partire per la pericolosa missione della Cina [2]. Ed è proprio a lui che la Santina scrive fra le sue ultimissime lettere, mettendolo a parte dei suoi più intimi pensieri sulla vita eterna che, per via della tubercolosi avanzata, sentiva ormai a un passo. Dello stesso periodo e dello stesso tono della lettera succitata (datata al 14 luglio 1897), infatti, sono le famosissime parole della Santa con cui ci ha lasciato quello che potremmo definire il suo testamento spirituale.  Sono riportate nel cosiddetto Quaderno Giallo, che raccoglie le ultime parole di S. Teresina trascritte al capezzale da sua sorella Suor Agnese di Gesù. Questo è quanto è riportato il giorno 17 luglio 1897:
“Sabato. Alle 2 del mattino aveva sputato sangue.Sento che sto per entrare nel riposo…Ma sento soprattutto che la mia missione sta per cominciare, la mia missione di fare amare il buon Dio come io lo amo, di dare la mia piccola via alle anime. Se il buon Dio esaudisce i miei desideri, il mio Cielo trascorrerà sulla terra sino alla fine del mondo. Sì, voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra. Non è impossibile, perché nel seno stesso della visione beatifica gli Angeli vegliano su di noi. Non posso essere felice di godere, non posso riposarmi finché ci saranno anime da salvare… Ma quando l’Angelo avrà detto: «Il tempo è finito», allora mi riposerò, potrò godere, perché il numero degli eletti sarà completo, e tutti saranno entrati nella gioia e nel riposo. A questo pensiero il mio cuore esulta…”[3]
Che alla lettura di queste parole anche il nostro cuore possa esultare!
E che possa così rispondere con zelo all’appello contenuto nel titolo del messaggio quaresimale del Santo Padre: “Rinfrancate i vostri cuori” (Gc 5,8), messaggio che così si conclude:
“Per superare l’indifferenza e le nostre pretese di onnipotenza, vorrei chiedere a tutti di vivere questo tempo di Quaresima come un percorso di formazione del cuore, come ebbe a dire Benedetto XVI (Lett. enc. Deus caritas est, 31). Avere un cuore misericordioso non significa avere un cuore debole. Chi vuole essere misericordioso ha bisogno di un cuore forte, saldo, chiuso al tentatore, ma aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli e alle sorelle. In fondo, un cuore povero, che conosce cioè le proprie povertà e si spende per l’altro. Per questo, cari fratelli e sorelle, desidero pregare con voi Cristo in questa Quaresima: “Fac cor nostrum secundum cor tuum”: “Rendi il nostro cuore simile al tuo” (Supplica dalle Litanie al Sacro Cuore di Gesù). Allora avremo un cuore forte e misericordioso, vigile e generoso, che non si lascia chiudere in se stesso e non cade nella vertigine della globalizzazione dell’indifferenza. Con questo auspicio, assicuro la mia preghiera affinché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra con frutto l’itinerario quaresimale, e vi chiedo di pregare per me. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca.”

[1] E’ possibile leggere questa e tutte le altre lettere di S. Teresina, con un ricco apparato di note esplicative, in Opere complete di S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, II edizione migliorata, Libreria Editrice Vaticana – OCD, 2009.
[2] Il sodalizio spirituale fra la Santa e P. Adolphe è famoso anche per l'episodio della vocazione salvata di quest'ultimo. Il giovane Adolphe aveva avuto, infatti, un difficile momento di esitazione prima di entrare in seminario. Ma quest'incertezza lasciò spazio a una improvvisa sicurezza dopo un particolare momento di preghiera alla Madonna avvenuto l'8 settembre 1890. Quando P. Adolphe confidò questo episodio a S. Teresa, quale fu la sorpresa della monaca, che aveva vissuto la propria professione monastica proprio l'8 settembre 1890, e con un'intenzione tutta speciale! Ecco la sua risposta: "L’8 settembre 1890 la sua vocazione missionaria fu salvata da Maria, la Regina degli Apostoli e dei Martiri; in quello stesso giorno, una piccola Carmelitana diventava la sposa del Re dei Cieli. Dicendo al mondo un eterno addio, il suo unico scopo era di salvare le anime, soprattutto quelle degli apostoli. A Gesù, suo Sposo divino, chiese particolarmente un’anima apostolica; non potendo essere sacerdote, voleva che, al suo posto, un sacerdote ricevesse le grazie del Signore, che avesse le stesse aspirazioni, gli stessi desideri di lei…Lei conosce l’indegna Carmelitana che fece questa preghiera. Non pensa come me che la nostra unione, confermata il giorno della sua ordinazione sacerdotale, cominciò l’8 settembre?" (Lettera 201). Eloquente esempio di quella Comunione dei Santi che comincia già su questa terra.
[3] Anche il Quaderno Giallo è contenuto in Opere complete, op. cit.


da | carmeloveneto.it

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