Papa Francesco ha scelto la nostra Santa Madre come esempio, da offrire ai giovani, di rapporto d'amicizia col Signore. Nel suo messaggio in preparazione per la XXX Giornata Mondiale della Gioventù
(che si terrà a Cracovia nel 2016), dopo aver invitato i giovani ad
avere il coraggio di andare controcorrente, di essere rivoluzionari
perché affascinati dalla parola "sempre" in un mondo in cui regna la
dittatura dell'effimero, era naturale che ricorresse a S. Teresa d'Avila
come figura esemplare di chi per questo "sempre" è disposto a giocarsi
la vita - e questo sin da giovani.
Ricordiamo le stesse parole con cui la Santa, nel Libro della mia vita, rievoca il suo desiderio impetuoso di andare ad incontrare il Signore: "I
miei fratelli, dunque, non mi intralciavano in nulla per distogliermi
dal servire Dio. Ne avevo uno quasi della mia età, con il quale mi
mettevo spesso a leggere le vite dei santi; era quello che più amavo,
sebbene provassi grande amore per tutti, come tutti lo provavano per me.
Nel vedere i martìri che le sante avevano sofferto per Dio, mi sembrava
che comprassero molto a buon mercato la grazia di andare a godere di
lui, e desideravo ardentemente morire anch’io come loro, non già per
l’amore che mi sembrava di portargli, ma per godere presto dei grandi
beni che leggevo esservi in cielo. E stando insieme con questo mio
fratello, entrambi cercavamo di scoprire che mezzo potesse esserci a tal
fine. Progettavamo, così, di andarcene nella terra dei mori, a
mendicare per amore di Dio, nella speranza che là ci decapitassero.
Credo che il Signore ci avrebbe dato il coraggio, in così tenera età, di
attuare il nostro desiderio, se ne avessimo avuto i mezzi, senonché
l’aver genitori ci sembrava il più grande ostacolo. Ci impressionava
molto nelle nostre letture l’affermazione che pena e gloria sarebbero
durate per sempre. Ci accadeva, pertanto, di passare molto tempo a
parlare di quest’argomento e godevamo di ripetere molte volte: sempre,
sempre, sempre! Nel pronunciare a lungo tale parola, piacque al Signore
che mi restasse impresso nell’anima, fin dall’infanzia, il cammino della
verità."1
Riproduciamo qui a lato un simpatico quadro che raffigura una piccola Teresa di 7 anni che mette in atto insieme al fratello il progetto di andare nella terra dei mori alla ricerca del martirio. Lo zio, incontratili alle porte della città, avrebbe posto fine a tale piano. Ma il desiderio ad esso soggiacente, di incontrare il Signore per stare "per sempre" con Lui, sarebbe rimasto vivo nel cuore di Teresa.
Questa con gli anni avrebbe compreso che per "vedere" il Signore non era necessario trapassare da questa vita all'eterno, ma cha già da questa terra se ne poteva godere la presenza, specialmente nell'orazione: e di questa scoperta fece la ragione della sua vita, della sua missione, della sua Riforma. Basta considerare Dio non come il tenutario di un Paradiso lontano, ma come un amico. Capirlo sembra semplice - e nessuno meglio di un bambino o di un giovane lo capisce - ma viverlo è un altro paio di maniche (a proposito, ovviamente l'abito da monaca carmelitana che nel quadro Teresa indossa a soli 7 anni è una tenera esagerazione dell'artista!). E forse anche capirlo è difficile, se consideriamo che la Santa dovette lottare al suo tempo lungamente coi dottori e coi teologi che le dicevano che per arrivare a Dio bisognava andare oltre l'umanità di Cristo, quasi scavalcarla. Teresa scoprì o meglio ribadì per la sua epoca e "per sempre", nel suo insegnamento, che quest'umanità di Dio, invece, è assolutamente centrale per poter "vedere Dio". Ed è proprio a questo riguardo, infatti, che viene citata nel messaggio di Papa Francesco:
Riproduciamo qui a lato un simpatico quadro che raffigura una piccola Teresa di 7 anni che mette in atto insieme al fratello il progetto di andare nella terra dei mori alla ricerca del martirio. Lo zio, incontratili alle porte della città, avrebbe posto fine a tale piano. Ma il desiderio ad esso soggiacente, di incontrare il Signore per stare "per sempre" con Lui, sarebbe rimasto vivo nel cuore di Teresa.
Questa con gli anni avrebbe compreso che per "vedere" il Signore non era necessario trapassare da questa vita all'eterno, ma cha già da questa terra se ne poteva godere la presenza, specialmente nell'orazione: e di questa scoperta fece la ragione della sua vita, della sua missione, della sua Riforma. Basta considerare Dio non come il tenutario di un Paradiso lontano, ma come un amico. Capirlo sembra semplice - e nessuno meglio di un bambino o di un giovane lo capisce - ma viverlo è un altro paio di maniche (a proposito, ovviamente l'abito da monaca carmelitana che nel quadro Teresa indossa a soli 7 anni è una tenera esagerazione dell'artista!). E forse anche capirlo è difficile, se consideriamo che la Santa dovette lottare al suo tempo lungamente coi dottori e coi teologi che le dicevano che per arrivare a Dio bisognava andare oltre l'umanità di Cristo, quasi scavalcarla. Teresa scoprì o meglio ribadì per la sua epoca e "per sempre", nel suo insegnamento, che quest'umanità di Dio, invece, è assolutamente centrale per poter "vedere Dio". Ed è proprio a questo riguardo, infatti, che viene citata nel messaggio di Papa Francesco:
"Sì, cari giovani, il Signore vuole
incontrarci, lasciarsi “vedere” da noi. “E come?” – mi potrete
domandare. Anche santa Teresa d’Avila, nata in Spagna proprio 500 anni
fa, già da piccola diceva ai suoi genitori: «Voglio vedere Dio». Poi ha
scoperto la via della preghiera come «un intimo rapporto di amicizia con
Colui dal quale ci sentiamo amati» (Libro della vita, 8, 5). Per questo
vi domando: voi pregate? Sapete che potete parlare con Gesù, con il
Padre, con lo Spirito Santo, come si parla con un amico? E non un amico
qualsiasi, ma il vostro migliore e più fidato amico!"
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1 Teresa di Gesù, Opere, Edizioni OCD, Roma 2014, Capitolo 1,4.
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