Papa Francesco, ad Ariccia per gli esercizi spirituali, sta seguendo con preoccupazione la situazione in Siria, da dove continuano a giungere notizie drammatiche per la popolazione civile e in particolare per la piccola minoranza cristiana. L’avanzata dei jihadisti del cosiddetto Stato islamico nel Nord-Est della Siria ha fatto terra bruciata di numerosi villaggi abitati in prevalenza da cristiani: sono saliti a circa 250 i cristiani, tra cui anche donne e bambini, catturati dai miliziani integralisti.
Ascoltiamo il nunzio apostolico a Damasco, Mario Zenari, al microfono di Sergio Centofanti:
R. – E’ chiaro che il Papa vive continuamente pensando a noi, pensando alla situazione dei cristiani e pensando alla situazione di tutta questa gente che soffre. E’ continuamente informato e la sua preghiera è sempre in sintonia con la sofferenza di questa gente e dei cristiani in particolare.
D. – In questa situazione cresce la paura tra i cristiani?
R. – Naturalmente questi fatti causano paura, soprattutto nei gruppi minoritari che sono i più esposti, che sono sempre stati l’anello più debole della catena e questi fatti non aiutano per niente la fiducia nel futuro. Già da tempo la comunità cristiana vive in questa situazione di tensione e si può ben capire. Però direi che, al di là dei cristiani, tutta la gente ha paura di questi avvenimenti, soprattutto di quelli che accadano in queste zone sotto il controllo di questi jihadisti. Non solo i cristiani, ma tutta la gente teme, ha paura e se può scappa.
D. – I cristiani si sentono abbandonati dalla Comunità internazionale?
R. – Questa è un po’ la percezione che vedo qui nella gente in genere e nei cristiani in particolare. Non vedono purtroppo risultati tangibili. E un po’ si può capire questa lamentela.
D. – Cosa si può fare per fermare l’avanzata dei jihadisti?
R. – Direi che qui la Comunità internazionale sta già cercando di attuare alcune linee. Occorrerà ancora continuare su questa strada, con l’unità degli sforzi e delle misure della Comunità internazionale. Già alcune misure sono state adottate, come quella di tagliare i rifornimenti che arrivano a questa gente, i conti bancari, il petrolio; o quella di fermare coloro che sono stati presi nel giro di questa ideologia e che magari dall’Europa si recano in queste zone. Quindi varie misure. Bisogna cercare di fermare questa situazione.
D. – La situazione umanitaria è catastrofica…
R. – Quella che descrive ormai da tempo la Comunità internazionale e le Nazioni Unite: è una delle catastrofi umanitarie più gravi dopo la Seconda Guerra Mondiale. E questo è sotto gli occhi di tutti! Bisogna fermare e risolvere la situazione del conflitto civile, ma allo stesso tempo anche fermare l’avanzata di questo califfato.
D. – In Siria ormai ci sono due fronti di guerra…
R. – Ci sono due fronti e uno è più grave dell’altro. C’è il fronte della guerra civile, che dura ormai da quattro anni e fra tre settimane entreremo nel quinto anno di guerra civile: questa ha causato più di 200 mila morti, più di un milione di feriti, più di 7 milioni di sfollati interni e 4 milioni di rifugiati. Non bisogna neanche dimenticare i danni e i morti che avvengono ogni giorno, gli sfollati e i rifugiati che causa ogni giorno la guerra civile. In più ci sono questi fatti così atroci e terribili nelle zone sotto il controllo del califfato. Non bisogna dimenticare i due fronti che, purtroppo, sono uno peggio dell’altro!
da | radiovaticana.va
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