venerdì 13 febbraio 2015

13 febbraio - BEATA EUSTOCHIO DI PADOVA (1433-1459)

 beata eustochio

Si può dire che ella ebbe poca fortuna fin dall’inizio: nacque infatti da una suora. Accusata poi di essere indemoniata e di stregoneria, rischiò di essere bruciata viva.  Ma ancora più straordinari sono i fenomeni che la resero un caso unico.
Poiché la straordinaria – e si potrebbe dire oggi, tragica – storia di Eustochio è ben documentata da testimonianze coeve, non vi sono dubbi sulla storicità degli elementi fondamentali che la costituiscono: è piuttosto l’interpretazione che ne hanno dato le sue compagne e gli altri contemporanei a sembrare inverosimile.

VIDEO-STORIA

Si può dire che ella ebbe poca fortuna fin dall’inizio: nacque infatti da una suora che, violando il voto di castità, la diede alla luce nello stesso convento in cui aveva fatto la professione e da un uomo sposato. Quando lo scandalo giunse alle orecchie del vescovo, allontanò la figlia dalla madre. Battezzata col nome di Lucrezia, fu allevata presumibilmente in un ambiente chiuso, da una nutrice fino all’età di quattro anni, per poi passare nuovamente sotto la custodia del padre, ma la matrigna la odiava, in quanto vedeva in lei la prova del peccato del marito. Il padre, isti­gato dalla moglie, finì anch’egli per maltrattarla tanto da bastonarla in pubblico.
Fin da piccina Lucrezia fu molto devota a S. Gerolamo, S. Luca e alla Vergine. Si cominciò a supporre che fosse posseduta dal demonio; ma non era indemoniata, bensì ossessa; conservava cioè sempre lucida la mente. Spesso si mostrava sgarbata ed arrogante verso i familiari; ma ciò non era frutto della sua volontà, bensì delle vessazioni del demonio; comunque an­che in quei momenti la sua mente si manteneva sempre raccolta in Dio. Fu sottoposta agli esorcismi rituali e sembrò che il demonio se ne fosse andato. Pur non aven­do crisi violente continuò ad essere intollerante col padre e con la matrigna e per questo veniva spesso picchiata.
La Beata Eustochio e il Demonio
beata eustochio1Il padre, quando la bambina aveva sette anni, si mise in mente che ella lo volesse avvelenare e per prevenirla pensò di ucciderla lui. Secondo il parere di alcuni biografi (Cordara, Salìo, Barozzi, Salicario) era il demonio ad ispirargli tali pensie­ri. Ma poi, non volendo che ella morisse, il demo­nio gli suggerì di affidarla alle monache dello stes­so monastero dov’era nata, affinché in mezzo a tanta corruzione (non vi era ancora la clausura e si trattava di un luogo piuttosto equivoco e promiscuo) anch’ella si perdesse.
Nel 1451, mentre era Vescovo di Padova Fan­tino Dandolo (1448-1459) e podestà Ser Mattio Vitturi l’Avogador de Comun, il padre affidò la bambina alle monache di S. Prosdocimo, non tan­to perché le venisse data un’educazione religiosa, che certo in quel monastero non si impartiva, ma solo perché imparasse i soliti lavori femminili, avendo intenzione di farla fidanzare e poi sposare.
Tra le educande ella era la più giovane e l’uni­ca che conducesse una vita illibata nella generale corruzione. In quell’anno la comunità si compone­va di sette monache più la Badessa: le monache conducevano una vita oltremodo fatua, uscendo di frequente dal monastero, mischiandosi ai seco­lari e ricevendone nei chiostri; tutto ciò a grave danno del loro buon nome e con disonore del loro istituto. Ma la perfidia di quelle monache arrivò al punto, tra gli altri delitti, di accelerare col ve­leno la morte della Badessa, una donna di sani co­stumi, che proibiva loro di uscire dal monastero e di conversare, cercando di ricondurle ad una vi­ta più religiosa e suscitando così il loro risenti­mento.
Pur essendo soggetta a strane manifestazioni, attribuite a possessioni sataniche, cercava di mantenere a scuola un comportamento esemplare, chiedendo infine di poter entrare nella comunità. Le circostanze della sua nascita giocarono contro di lei e la maggior parte delle suore si opposero alla sua ammissione, che fu però sanzionata dal vescovo il quale voleva definitivamente porre fine agli scandali. Le suore tornarono per lo più alle loro famiglie e si creò una nuova comunità.  beata eustochio
Lucrezia prese in religione il nome di Eustochio, in onore della discepola di S. Girolamo (28 set.). Non fece in tempo a combinare il noviziato che iniziarono a manifestarsi quelli che giudicheremmo prodromi di una grave malattia mentale, che la faceva oscillare tra momenti di dolcezza ed esplosioni violente (si inflisse anche ferite da coltello, oggi riferibili ad una sua squilibrata richiesta di sostegno). Questi sintomi invece, come è facile immaginarsi, furono attribuiti a una possessione diabolica e la connessione con la nascita illegittima fu immediata. Il trattamento riservatole oggi fa rabbrividire: legata a una colonna per giorni, fu lasciata senza cibo e bevande e quando la badessa cadde ammalata, Eustochio, che sembrava essersi ripresa, fu accusata di averla avvelenata con mezzi satanici. Dicerie su ciò che stava succedendo nel convento raggiunsero gli abitanti della città, ed essi presero d’assalto il convento, intenzionati a bruciare Eustochio come strega.
Il vescovo, invece, dando credito alle accuse ma anche salvandola, la tenne rinchiusa a pane e acqua in una cella per tre mesi. La badessa guarì e, cosa ancor più sorprendente, Eustochio sopravvisse rimanendo in pieno possesso delle proprie capacità mentali. Per quanto le suore cercassero di persuaderla a lasciare il convento e a sposarsi, ella volle rimanere, aggrappandosi saldamente alla propria vocazione; e con la sua pazienza e devozione finì per ottenere il rispetto delle compagne del convento.
I violenti fenomeni di autolesionismo ricomparivano con frequenza sempre minore e dopo quattro anni le fu concesso di prendere i voti. Tutto ciò che aveva attraversato cominciò inevitabilmente a far sentire il proprio peso sulla salute della ragazza: costretta a letto, soffrì grandi dolori fino alla morte, avvenuta il 13 febbraio 1459, all’età di soli ventisei anni. Sul suo petto fu trovato impresso a fuoco il nome di Gesù.
beata eustochio1Apparizioni e miracoli si verificarono sulla sua tomba e il suo corpo, trovato incorrotto, fu traslato tre anni e mezzo dopo in un luogo di maggior onore, per ordine del vescovo corresponsabile di tanta parte della sa sofferenza. Il successivo vescovo di Padova, Barozzi, dopo diciotto anni dalla morte della beata, compilò una breve descrizione della sua vita. Il culto locale, sviluppatosi con grande intensità, non è mai stato confermato ufficialmente dalla Santa Sede ma l’inclusione di Eustochio nella nostra opera ci pare dovuta in rapporto ai molti altri che si sono inflitti sofferenze per motivi assai minori.
E’ INVOCATA:Contro ogni sorta di diaboliche tentazioni, contro le possessioni, le infestazioni, le calunnie, le ingiustizie e le prepotenze, per ottenere lume per ben conoscere e riconoscere il diavolo, e forza per superarlo.
PREGHIERA ALLA BEATA EUSTOCHIO
O potente nostra avvocata Beata Eustochio, tu fosti suscitata fra noi da Dio, per essere un luminoso modello di virtù, soprattutto di straordinaria pazienza.
La tua vita, segnata dalla Croce, ne è prova evidente. Prega ora per noi. Ottienici, ti preghiamo, la grazia di cam­minare sulla scia dei tuoi esempi e di consi­derare le tribolazioni e le sofferenze di que­sta vita, come un dono che ci viene dalla mano paterna di Dio, per il nostro vero bene.
Fa’ che abbracciamo, a tua imitazione, con pace e fiducia, le sofferenze della nostra vita, certi di essere un giorno premiati dal Dio della pazienza e della consolazione.
Sia Egli stesso l’abbondante ricompensa, per quanti si sottomettono volentieri alle sue amabilissime disposizioni. Così sia. Padre – Ave – Gloria
(Imprimatur Padova, 29-3-2000, Mons. Dr. Mario Morellato. Vic. Gen.)

da http://blog.studenti.it/biscobreak/2013/02/beata-eustochio-di-padova/

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