Mobilitazione per la libertà
La festa di santa Bakhita
· La festa di santa Bakhita ·
09 febbraio
2015
L’8 febbraio, festa di santa Giuseppina Bakhita, è
stata celebrata la prima giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la
tratta di esseri umani e le forme di schiavitù e sfruttamento, fortemente sostenuta
da Papa Francesco. La data è significativa perché Bakhita, piccola schiava
sudanese, liberata dalle catene e dalla sofferenza, ha saputo e potuto
trasformare la sua vita, diventando modello e forza per tante persone che, come
lei, ancora oggi sono vendute, comprate e sfruttate.
Le agenzie dell’Onu parlano di quasi 22 milioni di
nuovi schiavi, portati da un Paese all’altro per sfruttamento lavorativo o
sessuale, per accattonaggio o vendita di organi, matrimoni forzati o adozioni
internazionali illegali. E la lista delle nuove forme di schiavitù potrebbe
allungarsi, se non riusciamo a capire che ogni persona è stata creata per
essere libera, rispettata, tutelata, non per essere comprata e venduta, usata e
gettata via.
Con vergogna dobbiamo constatare che questi schiavi
del nostro tempo sono molto più numerosi degli africani trasportati e
trapiantati tre secoli fa nelle piantagioni americane di cotone e canna da
zucchero. Le schiavitù moderne stanno prendendo forme nuove e sempre più
sofisticate, anche perché producono un giro d’affari illeciti enorme (circa 32
miliardi di dollari), secondo solo ai traffici di armi e droga.
Ancora una volta le persone più povere e vulnerabili
sono quelle più a rischio, mentre le nostre società diventano sempre più povere
di valori e di umanità, incapaci di rispetto e accoglienza. Questa prima
giornata mondiale contro la tratta, a lungo voluta e preparata dalle
congregazioni religiose internazionali femminili e maschili proprio nell’anno
della vita consacrata, ha incontrato il forte sostegno di vari organismi
vaticani coinvolti a titolo diverso nella lotta contro queste nuove forme di
schiavitù.
A livello globale hanno voluto “accendere una luce
contro la tratta” con lo stesso Papa Francesco (a-light-against-human-trafficking),
per dire basta a tutte le forme di schiavitù nei Paesi di origine, transito e
destinazione. Tra questi, anche l’Italia, dove vengono ridotte in schiavitù da
cinquanta a settantamila donne e minorenni per la richiesta di sesso a
pagamento di milioni di “clienti” che, di giorno o di notte, cercano, usano e
poi ributtano sulla strada come spazzatura creature di Dio considerate merce.
Questa prima giornata ha mobilitato diocesi e
parrocchie, laici e religiosi, organizzazioni varie e mezzi di comunicazione che
hanno contribuito a ribadire, una volta di più e con maggior forza e tenacia,
che la tratta di esseri umani e tutte le forme di schiavitù si possono e si
devono debellare. Innanzitutto, però, bisogna rimuovere le cause per cui
milioni di esseri umani nel mondo continuano a vivere in condizioni di povertà
endemica o di guerra, di corruzione o violenza, di mancanza di libertà e
prospettive; per questo, nel tentativo disperato di fuggire altrove, si trovano
senza saperlo e volerlo nelle maglie di trafficanti e sfruttatori.
Costoro trovano però vaste zone grigie o addirittura
complicità all’interno delle nostre società, dove la tratta e lo sfruttamento
non sono adeguatamente contrastate o perseguite. E persino quelle che
dovrebbero essere organizzazioni di aiuto e sostegno alle vittime diventano
parte di un meccanismo di corruzione e, in forme diverse, di sfruttamento, come
raccontano le cronache degli ultimi tempi. E mentre alcuni gruppi politici
gridano di chiudere le frontiere e di respingere gli immigrati che chiedono
aiuto, dall’altro lato abbiamo chi specula su queste persone per ottenere
enormi guadagni. Quanta ipocrisia e disonestà anche nelle nostre società!
E indigna la decisione di istituire aree a "luci
rosse" nel quartiere Eur di Roma proprio negli stessi giorni e nelle
stesse ore in cui varie organizzazioni, impegnate per il recupero delle
vittime, stavano celebrando questa prima giornata mondiale, con lo scopo
principale di creare maggiore sensibilizzazione e consapevolezza circa il
fenomeno della tratta e della riduzione in schiavitù di migliaia di persone,
soprattutto donne e minori, per lo sfruttamento sessuale.
Ci sconvolge questa decisione, che è espressione
dell'incapacità di guardare in faccia il fenomeno nella sua complessità e
drammaticità, di prendere misure adeguate per contrastare il traffico, di
operare, anche e soprattutto a livello culturale, contro la mercificazione
delle donne, e di proteggere le vittime. Per questo continueremo a chiedere
libertà e dignità per gli schiavi e le schiave di oggi, contro tutte le forme
di sfruttamento che tolgono alla persona la sua umanità per farne oggetto di
possesso, di profitto o di piacere.
di Eugenia Bonetti
Missionaria della Consolata
Presidente dell’Associazione Slaves no More
da | osservatoreromao.vaMissionaria della Consolata
Presidente dell’Associazione Slaves no More
Nessun commento:
Posta un commento