venerdì 27 febbraio 2015

SANTA GIOACCHINA DE VEDRUNA

1783-1854
Fondatrice della Congregazione delle Carmelitane della Carità
Memoria, 22 maggio
1421-11-joaquina-de-vedrunaS. Gioacchina de Verduna, bassorilievoNacque a Barcellona il 16 aprile 1783 e lo stesso giorno fu battezzata nella chiesa parrocchiale di S. Maria del Pino. I suoi genitori furono Lorenzo De Vedruna e Teresa Vidal, di sentimenti profondamente cristiani e costumi integerrimi. Sin dalla fanciullezza Gioacchina si sentì spinta a offrire a Dio anche le più piccole azioni. Interrogata dalla mamma come facesse a mantenersi lungamente raccolta, rispose che tutto le parlava di Dio: gli spilli usati per il merletto a tombolo le richiamavano le spine della corona del Crocifisso, al quale voleva portare conforto con piccoli sacrifici; il filo da cucire le ricordava le funi con cui Gesù fu legato alla colonna; le erbe inutili delle aiuole le rappresentavano i propri difetti da sradicare sul nascere. A nove anni fece la prima Comunione e, a dodici, chiese di consacrarsi a Dio tra le Carmelitane di clausura di Barcellona, ma non fu accettata a causa della giovane età.
Contava appena sedici anni quando fu chiesta in sposa da Teodoro De Mas; anch'egli aveva sentito fortemente il richiamo alla vita religiosa, ma aveva trovato ostacolo nella volontà dei genitori per essere il primogenito e l'erede di un nome glorioso. Rassicurata dal suo confessore essere questa la volontà di Dio, Gioacchina contrasse matrimonio con Teodoro il 24 marzo 1799. La perfetta affinità di queste due anime fece della loro casa un regno di concordia e di pace. La giornata cominciava per entrambi in chiesa e si chiudeva con la recita del rosario, cui si unì, con l'andare degli anni, il coro di ben nove figli. Gioacchina amava con tutto il cuore le sue creature e per questo correggeva pazientemente i loro difetti, li incoraggiava nella pratica delle virtù e dava in ogni momento la lezione del suo esempio.
Fatto ardito dalla facile conquista del Portogallo, Napoleone risolse di volgersi anche alla Spagna. All'attentato contro la libertà della nazione il popolo sorse in armi; Teodoro de Mas, discendente di valorosi guerrieri, non giudicò opportuno rimanere in disparte e si arruolò volontario in difesa della patria. Allorché la fortuna fu avversa ai patrioti, egli resistette con un pugno di valorosi in un castello presso Vich, che gli invasori non riuscirono ad espugnare. Impossibile ridire le sofferenze di Gioacchina in questo periodo burrascoso e le sue ansie per la vita del marito, le preoccupazioni per i figli, la povertà estrema. Fu allora che rifulse la sua fortezza e sconfinata fiducia nella Provvidenza: nulla valse a turbare la serenità del suo animo, ad affievolire il suo spirito di orazione, a far uscire un lamento dalle sue labbra.
Santa Joaquima de Vedruna. Retrat a loli pintat el 1903 per Francesc Morell i CornetFrancesc Morell i Cornet, Santa Gioacchina de Verduna
Sfinito dagli stenti della guerra, Teodoro morì il 6 marzo 1816, quando Gioacchina contava solo trentatré anni: nello stesso istante parve alla giovane vedova che il grande Crocifisso appeso alla parete di fronte al letto in cui ella giaceva ammalata le dicesse: «Ora che perdi il tuo sposo terreno ti scelgo io per mia sposa». La giovane vedova si trattenne per qualche mese ancora a Barcellona allo scopo di difendere gli interessi dei figli dalle pretese dei parenti; poi si ritirò a Vich, nel feudo lasciatole dal marito, chiamato Manso Escorial: lì avrebbe potuto meglio occuparsi dell'educazione dei figli, dedicare all'esercizio della carità le sue ancor fresche energie ed attendere con più largo respiro alla propria santificazione. Tre figli, intanto, morirono in tenera età, quattro abbracciarono lo stato religioso e due furono esemplari nella vita coniugale.
Santa Joaquina de Vedruna frances carulla2Francesc Carulla, Santa Gioacchina de VedrunaNel sentirsi più libera dagli impegni familiari Gioacchina pensò che fosse arrivata l'ora per realizzare ciò che credeva essere la volontà di Dio: entrare in un Ordine religioso di grande austerità, ma Dio dispose diversamente attraverso la direzione spirituale di Stefano di Olot, cappuccino di Vich, il quale le assicurò che Dio non la voleva in un chiostro, ma la designava fondatrice di una congregazione di religiose per la educazione delle fanciulle e la cura degli ammalati. Ella chinò il capo e pronunciò ancora una volta il suo "fiat". Il 6 gennaio 1826 fece la professione religiosa di Carmelitana della Carità nella cappella episcopale di Vich, nelle mani del vescovo Paolo di Gesù Corcuera, che aveva incoraggiato l'opera e dato il nome alla Congregazione.
Il 26 febbraio successivo, di buon mattino, ella e nove giovani aspiranti si recarono alla chiesa dei Cappuccini, ascoltarono la Messa e fecero la Via Crucis; poi si diressero al Manso Escorial dove ebbe inizio la nuova vita in un'atmosfera di pace e di fervore. Non mancarono le privazioni e alle volte gli stenti: ma la virtù e l'amore della madre rendevano liete le pene e sopportabili le prove. L'amore materno usato da Genoveffa nella formazione delle sue figlie spirituali fu la caratteristica trasmessa alla Congregazione e divenne un fattore fondamentale del metodo educativo delle Carmelitane della Carità. Un po' alla volta la pianticella crebbe ed estese i suoi rami, anche se tra persecuzioni, prove ed opposizioni che dimostrarono chiaramente — come diceva la santa — che la Congregazione «non era opera sua, ma di Dio». Ancora vivente la fondatrice, una fitta rete di case si era formata per tutta la Catalogna.
Colpita da un primo attacco apoplettico nel settembre del 1849, altri ne seguirono, che la resero — come ella, stessa aveva chiesto al Signore — inutile e spregevole agli occhi degli uomini. Il 28 agosto 1854 un nuovo attacco la prostrò e qualche ora dopo si manifestarono in lei i sintomi del colera. Circondata dall'affetto delle sue figlie si addormentò nel Signore serenamente. Fu beatificata il 19 maggio 1940 da papa Pio XII e canonizzata il 12 aprile 1959 da San Giovanni XXIII.

di Ramona Escudero ccv
da Santi del Carmelo, a cura di Ludovico Saggi Ocarm, Institutum Carmelitanum, Roma, 1972.

da | carmeloveneto.it

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