di P. Aldino Cazzago ocd
Taizé: la nascita di una nuova esperienza monastica

Grazie alla «Regola», scritta negli anni
1951-1953, la comunità acquista una fisionomia chiara e precisa. Grande
ispirazione per la sua stesura frère Roger e i suoi
Frère Roger e Giovanni Paolo IIprimi
compagni la trovarono nella spiritualità e nella Regola francescana.
Negli anni del Concilio (1962-1965) i contatti tra la comunità di Taizè e
il mondo cattolico si fecero sempre più stretti fino a godere di una
lunga amicizia con tutti i pontefici fino a Benedetto XVI. Al Concilio
la presenza di frère Roger e del suo confratello Max Thurian, in qualità
di ospiti, impressionò molto. Nei suoi «Quaderni del Concilio» il
teologo Henri de Lubac il 10 novembre 1965) scrive: «Ieri mattina,
durante la seduta, vedevo Roger Schutz, solo, in adorazione davanti al
Santissimo Sacramento (cappella del transetto di sinistra). Yves Congar,
un altro dei grandi teologi cattolici del XX secolo, il 17 ottobre 1964
annota nel suo «Diario del Concilio»: «Essi [quelli di Taizé]
comunicano Dio, vivono Dio, ed è tutto. Inoltre Schutz abbina a un dono
mistico un senso straordinario del concreto: una capacità di tradurre in
realtà concreta l’esigenza mistica. […] Molti giovani vanno da loro:
ed essi offrono anzitutto il modo di mettersi alla presenza di Dio e
delle sue esigenze e poi non teorie ma la proposta di impegni semplici,
immediati e concreti. Molti preti, monaci e sacerdoti vanno da loro».


Il prossimo agosto ricorrerà il decimo anniversario della tragica morte, per mano di una squilibrata, di frère Roger.
Frère Roger e la riforma teresiana
L’esperienza monastica di frère Roger
deve essere valutata anche per un altro elemento non sempre noto. Da
Calvino e Lutero e nelle chiese che da loro hanno preso avvio, la vita
religiosa e monastica è sempre stata valutata molto negativamente. Dando
avvio all’esperienza di vita comunitaria di Taizé, frère Roger ha avuto
il coraggio di andare contro questa plurisecolare idea della sua
comunità di origine. Oggi, anche in ambito protestante, la vita
monastica gode di nuova e migliore considerazione.
Da uomo di grande cultura teologica, frère Roger conosce la vita e la dottrina di Santa Teresa d’Avila. In occasione del IV centenario dell’avvio della riforma carmelitana, iniziata da Teresa d’Avila nel 1562, con una lettera indirizzata alla Priora del monastero di San Giuseppe ad Avila (riprodotta qui di seguito), il primo fondato da Santa Teresa, egli manifesta tutta la sua gioia e quella della sua comunità per l’importante ricorrenza. Egli ringrazia Dio per quanto ha attuato a partire da Teresa, per «ciò che voi [monache] siete state e per ciò che siete»; per i
Monastero S. Josè, Avilabenefici
che le discepole di Teresa d’Avila continuamente arrecano alla comunità
di Taizé: «Grazie all’offerta delle vostre vite, che avete rinnovato
giorno dopo giorno, ci trascinate a correre sulle orme stesse di
Cristo». Il comune desiderio di rispondere alla chiamata di Dio rende i
fratelli di Taizé particolarmente vicini alle figlie di Teresa e,
nell’ottica di un lavoro per l’unità dei cristiani così cara alla loro
storia, essi chiedono a Dio «la grazia dell’unità visibile di tutti in
un’unica medesima Chiesa».
A metà del XVI secolo, pur nel chiuso del suo monastero, santa Teresa soffrì intensamente per le violenze che la Riformaprotestante stava causando alla Chiesa cattolica del suo tempo (cfr. Vita, 32,6; 33,5; Cammino di Perfezione, 1,2-5; 3,1). Quattrocento anni dopo quei fatti, l’esperienza di vita religiosa di Taizé, sorta all’interno di quella stessa tradizione, accoglieva con gioia la storia di grazia nata dalla santa di Avila.
Da uomo di grande cultura teologica, frère Roger conosce la vita e la dottrina di Santa Teresa d’Avila. In occasione del IV centenario dell’avvio della riforma carmelitana, iniziata da Teresa d’Avila nel 1562, con una lettera indirizzata alla Priora del monastero di San Giuseppe ad Avila (riprodotta qui di seguito), il primo fondato da Santa Teresa, egli manifesta tutta la sua gioia e quella della sua comunità per l’importante ricorrenza. Egli ringrazia Dio per quanto ha attuato a partire da Teresa, per «ciò che voi [monache] siete state e per ciò che siete»; per i

A metà del XVI secolo, pur nel chiuso del suo monastero, santa Teresa soffrì intensamente per le violenze che la Riformaprotestante stava causando alla Chiesa cattolica del suo tempo (cfr. Vita, 32,6; 33,5; Cammino di Perfezione, 1,2-5; 3,1). Quattrocento anni dopo quei fatti, l’esperienza di vita religiosa di Taizé, sorta all’interno di quella stessa tradizione, accoglieva con gioia la storia di grazia nata dalla santa di Avila.
Lettera di Frère Roger alla Priora di Avila*
Taizé-Comunità, 16 agosto 1962
Mia Reverenda Madre,
in
occasione del quarto centenario della vostra fondazione che celebrerete
tra breve, ci tengo a assicurarvi la nostra preghiera di intercessione
per voi e l’azione di grazie a Dio per la vostra esistenza in seno alla
Chiesa.
Quando si
vive l’evento di un fondazione – come sta accadendo a noi stessi in
questo momento – è piacevole volgere lo sguardo alla tradizione e
lasciarci arricchire dai suoi tesori.
Chiamati
anche noi, come voi, a vivere gli impegni della vita cenobitica, vi
siamo riconoscenti di essere restate fedeli senza interruzione a voi
stesse e a quelle che vi hanno precedute in questa grande chiamata che
il Vangelo ci rivolge “ad abbandonare tutto e a ricevere già sulla terra
il centuplo, insieme a persecuzioni”. Per la testimonianza della vostra
vita fraterna, tale che spesso ha fatto esclamare: “Guardate come si
amano!”; per la vostra obbedienza che si manifesta nelle piccole fedeltà
di ogni giorno; per la continuità della vostra lode attraverso i
secoli; per i tanti valori salvaguardati così a lungo, voi siete per noi
un sostegno e una speranza. Grazie all’offerta delle vostre vite, che
voi avete rinnovato giorno dopo giorno, ci trascinate a correre sulle
orme stesse di Cristo.
A chi
rinuncia a formare quaggiù una famiglia secondo la carne, Dio dona una
tale grandezza di cuore e di spirito da renderlo capace di amare
l’intera famiglia umana e spirituale. Chi, a causa di Cristo e del
Vangelo, tiene le braccia aperte a tutti, senza escludere nessuno, chi
non cerca di possedere gli altri per sé stesso, costui è capace di
vivere le esigenze vere della cattolicità e perciò di comprendere tutte
le situazioni dell’uomo. Chi, nella sua ricerca di Dio, si vuole “l’uomo
di un solo amore”, può assicurare una presenza del Cristo, unito come è
agli uomini che non possono credere.
Chi è
preso dallo scoraggiamento tenga conto di ciò: oggi più che mai la vita
cenobitica - se si lascia impregnare dalla linfa che le è propria, se si
riempie della freschezza della vita fraterna che la caratterizza -,
diventa per la Chiesa e per il mondo un lievito potente in grado di
spostare montagne di indifferenza, e offre agli uomini quel dono
insostituibile che consiste nel rendere presente Cristo. Se, invece, il
mondo – attraversato dalle grandi correntidella Storia contemporanea – ,
fa irruzione nell’intimo di noi stessi; se la vocazione monastica –
sottoposta com’è alle forti tensioni e fascinazioni dell’oggi -, è più
che mai a rischio: proprio per questo l’appello di Cristo si fa più
urgente.
Per tutto
ciò che voi siete, voi, le sorelle di Santa Teresa d’Avila, noi cantiamo
la gioia della nostra comune vocazione a Dio il Padre, a suo Figlio
Gesù Cristo, allo Spirito Santo, e, attraverso l’offerta delle nostre
vite, domandiamo loro la grazia dell’unità visibile di tutti in un’unica
medesima Chiesa.
Uniti a
voi nella gioiosa comunione di tutti i santi – testimoni di Cristo – ,
con la speranza che poco a poco Egli trasformi ciò che in noi si oppone a
questa vocazione, vi esprimiamo la nostra gratitudine per ciò che siete
state e per ciò che siete.
Roger Schutz, Priore di Taizé
*Originale francese in “Acta Ordinis CarmelitarumDiscalceatorum”, 7 (1962) 287-288.
da | carmeloveneto.it
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