domenica 13 aprile 2014

Commento su Isaia 50, 6-7 "Ho presentato il mio dorso ai flagellatori..."



"Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso".
Is 50, 6-7

Come vivere questa Parola?

Se in questa domenica delle palme l'accento della liturgia è messo anche sulla festa dei semplici e dei piccoli che inneggiano a Gesù, lo sfondo è però l'allusione ormai esplicita alla passione ed alla morte del Signore.

Qui è il profeta Isaia che, a distanza di secoli, contempla fin nei particolari, quel che il Messia dovrà soffrire.

Ed è importante notare che quanto lui vede e consegna - viva profezia- ai posteri, è frutto della sua identità di discepolo di Cristo ed ha una finalità molto buona: consolare chi è sfiduciato.

Ecco, Isaia s' immedesima totalmente con la Persona di Gesù, fino a parlare al posto suo, in prima persona.

Emergono da questa scena di dolore due elementi di capitale importanza:
- Gesù non subisce oltraggi e percosse, li accoglie senza opporre resistenza.
- Il motivo profondo per cui Egli non ne resta "svergognato" sta nella certezza che Dio Padre lo "assiste" e gli dà forza a tal punto che non proverà confusione né senso di sconfitta.

Viene in mente un'altra parola biblica: "Non c'è delusione per quanti confidano in Te".

E tutta la storia dei cristiani ne è, lungo i secoli, la piena conferma.

Signore Gesù, nelle ore difficili di certe mie giornate, fammi vivere la sfida con cuore pacificato da questo Tuo esempio e da queste sante parole.

Signore, fammi coraggioso in Te.

La voce di una Beata

"Ho scoperto il paradosso che se io amo fino a che fa male, allora non c'è dolore, ma solo più amore."
Madre Teresa di Calcutta

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