venerdì 11 aprile 2014

Pastorale di conversione e riflessione

Riprendiamo da dove ci siamo lasciati
II. Pastorale in conversione
25. Non ignoro che oggi i documenti non destano lo stesso interesse che in altre epoche, e sono rapidamente dimenticati. Ciononostante, sottolineo che ciò che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti. Spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno. Ora non ci serve una «semplice amministrazione».Costituiamoci in tutte le regioni della terra in un «stato permanente di missione».
26. Paolo VI invitò ad ampliare l’appello al rinnovamento, per esprimere con forza che non si rivolgeva solo ai singoli individui, ma alla Chiesa intera. Ricordiamo questo testo memorabile che non ha perso la sua forza interpellante: «La Chiesa deve approfondire la coscienza di se stessa, meditare sul mistero che le è proprio [...] Deriva da questa illuminata ed operante coscienza uno spontaneo desiderio di confrontare l’immagine ideale della Chiesa, quale Cristo vide, volle ed amò, come sua Sposa santa ed immacolata (Ef 5,27), e il volto reale, quale oggi la Chiesa presenta [...]Deriva perciò un bisogno generoso e quasi impaziente di rinnovamento, di emendamento cioè dei difetti, che quella coscienza, quasi un esame interiore allo specchio del modello che Cristo di sé ci lasciò, denuncia e rigetta»...
Un improrogabile rinnovamento ecclesiale
27. Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia. Come diceva Giovanni Paolo II ai Vescovi dell’Oceania, «ogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie d’introversione ecclesiale».

28. La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l’unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere «la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie».Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione. Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione.
29. Le altre istituzioni ecclesiali, comunità di base e piccole comunità, movimenti e altre forme di associazione, sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori. Molte volte apportano un nuovo fervore evangelizzatore e una capacità di dialogo con il mondo che rinnovano la Chiesa. Ma è molto salutare che non perdano il contatto con questa realtà tanto ricca della parrocchia del luogo, e che si integrino con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare. Questa integrazione eviterà che rimangano solo con una parte del Vangelo e della Chiesa, o che si trasformino in nomadi senza radici.
30. Ogni Chiesa particolare, porzione della Chiesa Cattolica sotto la guida del suo Vescovo, è anch’essa chiamata alla conversione missionaria. Essa è il soggetto dell’evangelizzazione, in quanto è la manifestazione concreta dell’unica Chiesa in un luogo del mondo, e in essa «è veramente presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica». È la Chiesa incarnata in uno spazio determinato, provvista di tutti i mezzi di salvezza donati da Cristo, però con un volto locale. La sua gioia di comunicare Gesù Cristo si esprime tanto nella sua preoccupazione di annunciarlo in altri luoghi più bisognosi, quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio o verso i nuovi ambiti socio-culturali ...

RIFLESSIONE
La non conoscenza o scarso interesse per i documenti ecclesiali da parte del popolo cristiano cattolico è una nota dolente che dovrebbe far riflettere ed interrogarci sul cammino che a volte con fatica stiamo compiendo.
Eppure sono da questi documenti che la vita cristiana trova la sua espressione aggiornata sull’ecclesialità, sul come farci compagni di viaggio di una moltitudine smarrita di uomini e donne del nostro tempo.
L’evangelizzazione,che poi nella sua sintesi è quella di portare la Buona Novella al mondo che la sta aspettando, non può che prescindere da un aggiornamento del linguaggio,ma soprattutto nel dare risposte esaustive ad un mondo laicista e aggressivo.
La Parrocchia è il e al centro della vita cristiana localizzata, quella vita cristiana vissuta gomito a gomito e che è un bene al quale tutti noi dobbiamo fare riferimento. “Maestro, dove abiti? – Venite e vedrete” (Gv 1,38-39) E’ la casa dove abita il Maestro, Gesù Eucarestia. In essa troviamo molti dei servizi che un territorio necessita, ma soprattutto è il luogo della formazione cristiana. E’ una famiglia di famiglie non necessariamente appiattite in un unico percorso,ma con un unico obiettivo comune : quello di,nella varietà dei carismi, far “vedere e offrire il corpo mistico di Cristo”.
Tutte le realtà ecclesiali,movimenti,associazioni e comunità,sono tenuti a collaborare con la Parrocchia nella creazione di quel bene comune originario delle prime comunità cristiane dove si legge negli Atti degli Apostoli “erano un cuor solo e un’anima sola”.Tutti, vedendo questo flusso di amore che scaturisce dall’unione con Dio e che confluisce e si riverbera nella comunità parrocchiale, rimarranno stupiti e si chiederanno da dove venga tanta unità di gioia e bellezza.

Solo a partire da un rapporto,sia personale che comunitario, si può pensare di evangelizzare,solo lasciandoci plasmare dalla guida maestra della chiesa diventeremo testimoni credibili di una evangelizzazione di luce e di gioia. Impariamo alla scuola della Chiesa,nostra madre,a diventare cristiani,ad amare la nostra chiesa particolare,la parrocchia; spetta a noi renderla “splendente” della luce dell’Agnello.
Non è utopia, è CRISTIANESIMO Come il padre ha mandato me così io mando voi! (GV 20,21)

Giuseppe Bortoloso ocds
RAGGI D’AMORE

di O. F.
Porgi la mano a chi cade. Dona il tuo amore a chi soffre. Trattieniti al fianco di chi è solo. Condividi la gioia per il bene del tuo fratello.
Così tu avvertirai
sprigionarsi nel cuore
come raggi di luce soavi raggi d’amore.

Nessun commento:

Posta un commento