lunedì 21 aprile 2014

S. Giovanni della Croce sacerdote e dottore della Chiesa

Breve biografia
S.Teresa di Gesù lo chiamava il suo «piccolo Seneca», scherzava amabilmente sulla sua esile figura definendolo mezzo uomo», ma non esitava a considerarlo il padre della sua anima, affermando anche che non era possibile discorrere con lui di Dio senza vederlo rapito in estasi. Più giovane di Teresa di ventisette anni (era nato verso il 1542 a Fontiveros), Giovanni di Yepes è una delle figure più sconcertanti e al tempo stesso più trasparenti della mistica moderna.
Vero maestro di vita spirituale, compendiava il nuovo ideale di vita monastica in brevi aforismi: «Non far cosa, né dir parola importante, tale che Cristo non farebbe e non direbbe, se si trovasse nello stato in cui sei tu, e avesse l'età e la salute che tu hai »; «Non chiedere altro che la croce, e precisamente senza consolazione, perché questo è, perfetto»; «Rinnega i tuoi desideri e troverai ciò che il tuo cuore desidera».
Entrato nell'ordine carmelitano a ventun'anni, dopo aver dato prova della sua imperizia nei vari mestieri ai quali la famiglia, molto povera, tentò di avviarlo, fu preda di una grave delusione per l'incuria della vita monastica in cui versavano i conventi carmelitani. Volle porvi rimedio passando dai carmelitani ai certosini, le cui severe regole sembravano più corrispondenti al suo zelo ascetico. Ma a questo punto avvenne il suo incontro con Teresa di Gesù, la riformatrice delle carmelitane.
La santa « fundadora » aveva in mente di estendere la riforma anche ai conventi maschili dell'ordine carmelitano, e il suo finissimo fiuto le fece intravedere in quel giovane frate, piccolo, estremamente serio, fisicamente insignificante, ma ricco interiormente, il socio ideale per portare avanti il suo coraggioso progetto. E di gran coraggio diede subito prova il venticinquenne frate, che da quel giorno modificò il suo nome, chiamandosi Giovanni della Croce, e diede subito mano alla riforma, fondando a Durvelo il primo convento dei carmelitani scalzi. Ma il ripristino della mistica religiosità del deserto costò al santo fondatore maltrattamenti fisici e diffamazioni: nel 1577 fu persino rinchiuso per otto mesi nel carcere di Toledo. Ma fu in quelle tenebre esteriori che si accese la grande fiamma della sua poesia spirituale. « Patire e poi morire » era il motto preferito dell'autore della Notte oscura dell'anima, di Salíta al Monte Carmelo, di Cantico spirituale e di Fiamma d'amor viva. Morì nel convento di Ubeda, a quarantanove anni, il 14 dicembre 1591. Canonizzato nel 1726, due secoli dopo Pio XI gli conferì il titolo di dottore della Chiesa.

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