venerdì 18 aprile 2014

Commento su Isaia 53,5 "Per le sue piaghe noi siamo stati guariti"



Come vivere questa Parola?

La ricchezza dei testi liturgici, in questo inizio del TRIDUO PASQUALE, è grande.

Ognuno di noi, CREDENTE, è invitato a leggere adagio, con cuore umile ed attento, soprattutto il racconto della Passione di Gesù e della sua morte in croce, così come l'ha memorizzato per noi il discepolo Giovanni nel suo racconto Gv 18, 1-...

Ma qui cerchiamo di "aspirare" spiritualmente questa breve e forte affermazione di Isaia profeta.

A distanza di secoli, prima che dalla croce del Golgota scendesse tutto il sangue dell'Innocente per eccellenza, Isaia ha visto e proclamato quel falò che redime le tenebre e fa Luce su tutti i non-sensi della storia.

Le piaghe purulente, nostre e dell'uomo di ogni tempo, diventano rose lucenti dentro il nostro vissuto.

"Ce l'ho con me stesso e con tutti che in questa società non trovano di che darmi lavoro pane e dignità".

E l'ho capito fino in fondo alle piaghe del suo lancinante soffrire. Ma gli ho chiesto, anzitutto di CREDERE. Gesù piagato non è un'immagine per masochisti o rifiuti umani di qualsiasi genere.

Lasciare che la croce si levi nell'orizzonte del crocefisso non è invito a remissività, a cedimento e svuotamento di morte. Anzi significa proprio prendere atto che, proprio perché è Dio a prendere su di se tutto il mio umano patire e a prenderlo per Amore, quella croce diventa forte come un'arma di Luce.

Fa a pezzi ogni tenebra in me di egoismo, di chiusura, di paura ed opera in me guarigione.

Signore, con la contemplazione e la preghiera di fiduciosa invocazione, accolgo in me le tue piaghe sante e so che le mie scompariranno. Siimi Medico/Medicina tutto Amore. Dammi di vivere in Te.

La voce di un filosofo francese

"Per il cristiano no si tratta di annientarsi nell'ombra della croce, ma di salire nella sua luce".
Teihard De Chardin

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