martedì 13 maggio 2014

Commento su Giovanni 10,29-30 «Nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola»



Come vivere questa Parola?

La liturgia odierna ci ripropone il vangelo della domenica in forma allargata (Gv 10,22-30), partendo dalla discussione tra i Giudei incerti sull'identità di Gesù: "Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente" (cf Gv 10,24). Non riescono a riconoscere in lui quella guida promessa che li condurrà ai pascoli della vita eterna; non riescono ad accettare le opere buone da lui compiute in favore dei più sfortunati e deboli; non riescono ad ascoltare la sua voce, e quindi conoscerlo e seguirlo, anzi, accecati dalla gelosia, suscitano persecuzioni e tentano di strappare gli ascoltatori attenti dal recinti sicuri della fede.

Gesù non si nasconde: le opere che compie nel nome del Padre, testimoniano la sua identità messianica. Ma per riconoscerle tali, bisogna credere, far parte del gregge che egli conduce, ascoltarlo, seguirlo. È questa la volontà del suo Padre, e loro sono una cosa sola! Nessuno, quindi, potrà strappare dalle loro mani chi confessa la fede nell'unico Dio, chi a Lui ha consegnato la propria vita, chi è pronto, senza esitazione, ad annunciare e testimoniare la Sua presenza viva nei cortili del nostro quotidiano.

Accresci, Signore, la mia fede! E tra le consuete vicende del mio quotidiano risuoni ferma la mia risposta: "Mio Signore e mio Dio!"

Papa Francesco ~ Regina Coeli, 14 aprile 2013:

«Quando una persona conosce veramente Gesù Cristo e crede in Lui, sperimenta la sua presenza nella vita e la forza della sua Risurrezione, e non può fare a meno di comunicare questa esperienza. E se questa persona incontra incomprensioni o avversità, si comporta come Gesù nella sua Passione: risponde con l'amore e con la forza della verità».

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