domenica 4 maggio 2014

Commento su Luca 24,21 Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele.



Come vivere questa Parola?

È il radioso mattino di pasqua che ha visto la morte definitivamente sconfitta, eppure due amici di Gesù, due che lo avevano seguito affascinati dalla sua persona e dalla sua parola, muovono tristemente i passi sulla via di un ritorno al passato.

Parlano concitatamente, in preda a una cocente delusione. Vorrebbero cancellare gli eventi degli ultimi giorni, ritornare a quando lui era ancora con loro, alimentando le loro segrete speranze. L'annuncio delle donne che sono tornate dal sepolcro trovato inspiegabilmente vuoto, non li hanno convinti. Per loro Gesù è morto e la parentesi di entusiasmo da lui aperta, è ormai chiusa per sempre.

L'amarezza di quel "noi speravamo", rivela delusione e rimpianto, ma anche la radice profonda di tanto sconforto. Avevano seguito Gesù proiettando su di lui le loro sottaciute attese, che avevano finito col velare il loro sguardo, impedendo di scoprire e di accogliere quanto egli era venuto a portare: un dono di pienezza di vita che andava ben oltre le loro ridotte vedute.

In fondo si era trattato del tentativo, non sconosciuto neppure ai nostri giorni, di costringere Dio dentro i propri limitati orizzonti. Un modo come un altro per crearsi un Dio su misura, pronto a rispondere alle aspettative. Un idolo quindi da poter manipolare, ma che non potrà mai appagare la sete di infinito che ci portiamo dentro. Di più: il restare ancorati ad esso impedisce di scorgere le impronte che parlano del passaggio di Dio, che ne indicano la presenza nella nostra vita, e tutto si ammanterà di tristezza.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, cercherò di individuare i segni del passaggio di Dio nella mia esistenza e di accoglierlo così come egli si compiace di mostrarsi a me.

Liberami, Signore, da ogni idolo che prima o poi finisce col lasciarmi amareggiato e deluso. Che io cerchi te con purezza di cuore, lasciandomi gioiosamente sorprendere da quanto vai operando in me e intorno a me.

La voce di un Padre apostolico

Sappi attendere colui che è fuori del tempo, che è al di là di ogni vicissitudine, l'invisibile che si è fatto visibile, l'impalpabile, l'impassibile che per noi si è fatto passibile, e che per noi ha sofferto ogni dolore.
S. Ignazio di Antiochia

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