venerdì 23 maggio 2014

Commento su Giovanni 15,12-17 di Paolo Curtaz



Dio comanda al suo popolo di amarlo e di amare i proprio fratelli. È ciò che, lentamente ma inesorabilmente, Israele capisce nel proprio altalenante rapporto col Signore, è la sintesi dell'alleanza, la scrematura fra gli oltre seicento comandamenti che ogni israelita era tenuto ad osservare. Due soli precetti erano rimasti, i due più importanti: ricambiare l'amore ricevuto da Dio e, attraverso quell'amore, amarsi gli uni gli altri. Anche se molti ritenevano importanti tutti i precetti, alcuni rabbini, anche famosi, erano certi della maggiore importanza di questi due comandi. Gesù, lo sappiamo, fa sue queste conclusioni, apportando, però, alcuni cambiamenti. Nei vangeli i due comandi diventano uno solo e qui, nel vangelo di Giovanni, Gesù osa sostituire anche i comandi principali con una nuova, fiammante richiesta: amare come egli ci ha amato. Gesù ama il Padre con tutte le sue forze e ama noi donando la sua vita: perciò può proporsi come modello, perciò può chiedere ai discepoli di imitarlo. Gesù ci ha amato fino in fondo, con un amore adulto, intenso, rispettoso, capace di trovare soluzioni, capace di aspettare. Abbiamo uno straordinario modello di vita!

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