lunedì 25 novembre 2013

Don Galeazzo Andreoli venne inviato in Unione Sovietica nel 1969 come sostegno per gli operai dello stabilimento Vaz

Un cappellano a Togliattigrad

Sono passati quarantatré anni da quando nel 1970 le prime auto Žiguli sono uscite dallo stabilimento Vaz costruito sul Volga a Togliattigrad su licenza della Fiat. Nato dal contratto siglato a Torino nel 1966 per la Fiat dal presidente Valletta e Operaio al montaggio di un’auto Žiguliper il governo sovietico dal ministro Taraskov, lo stabilimento che impiegava sessantamila lavoratori per una produzione di duemila auto al giorno, concludeva un iter di rapporti tra la Fiat e il governo sovietico che risaliva al 1955.
Ebbene, in mezzo al cumulo dei documenti affidati agli archivi della memoria che raccontano una vicenda che ormai appartiene al passato vorrei ricordare un libro uscito ventidue  anni fa che forse non ha ricevuto l’attenzione che avrebbe meritato. Scritto da don Galeazzo Andreoli (Carpi 1929 - Modena 2005), narra — come dice il titolo Cappellano con la Fiat a Togliattigrad (Milano, La casa di Matriona, 1991) —  una vicenda collaterale, quella vissuta dal sacerdote cattolico inviato in Unione Sovietica a prestare assistenza spirituale e religiosa alla consistente comunità italiana impegnata nella costruzione e nell’avviamento della fabbrica.
Scelto sulla base delle sue esperienze in fabbrica a Modena, don Galeazzo prende servizio nel dicembre del 1969 col programma di rimanere a Togliattigrad per tre mesi. Ci rimane per tre anni fino alla Pasqua del 1973. Un compito delicato da svolgere con riservatezza e prudenza e che doveva tener conto del sospetto con cui veniva vista la religione da parte di un apparato direttivo contrario alla fede cristiana e che promuoveva l’ateismo di Stato.
Dotato di un notevole spirito realista e fortificato dalle precedenti esperienze, don Galeazzo si adatta presto a essere un “tuttofare” impegnato su molti fronti.
Fornire aiuto a rimuovere la nostalgia che assaliva le maestranze lontane da casa e dai famigliari, specialmente in occasione della messa natalizia. Aprire gli animi all’afflato religioso e alla riscoperta della fede. Partecipare alle cerimonie aziendali come quella della consegna di una medaglia ricordo in occasione dell’uscita della centomillesima auto o di feste nazionali con l’esposizione delle bandiere, quella italiana e quella sovietica. Festeggiare i compleanni, visitare gli infermi e gli incidentati, celebrare matrimoni. Alle mansioni di pastore aggiungere quella di maestro e di infermiere. Curare la corrispondenza, fungere da fattorino per gli acquisti degli oggetti più disparati richiesti dalle maestranze (sapone, lucido da scarpe, cartoline, francobolli, generi alimentari, e così via). Celebrare quotidianamente e dove possibile la messa, anche nella stanza d’albergo. Vivere il tempo libero dei suoi assistiti partecipando alle scampagnate nei boschi e sulle rive del Volga.
Tutto ciò superando l’atmosfera cupa che avvolgeva i padroni di casa russi sospettosi e sospettati dal Kgb e sottoposti al rigore del Pcus propenso a boicottare ogni forma di religiosità fatta eccezione per la solennità e l’imponenza del Natale ortodosso.
  Oddone Camerana
26 novembre 2013

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