sabato 23 novembre 2013

QUINDICI ANNI

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QUINDICI ANNI


Cercare del sonno l’abbraccio
in questo silenzio che assorda,
riepilogo muto di vita
che non tranquillizza, ma offende.
Pensare al tuo sguardo perduto,
rivivere un bacio rubato,
sentir, pure adesso, il profumo
di grano ed essenza di te.
Pensare a un amor che mi sfibra
e, come canicola, offusca
all’ombra di fiele e di vezzi,
quei miei quindici anni trascorsi.
E tu mi parlavi d’amore,
di cieli sereni e turchini,
toglievi l'afoso ai meriggi
nei giorni roventi di sole.
Ma quale folletto iracondo
ha poi deformato l’ardore?
Singhiozzi che restano muti
nel bianco tepor del cuscino.
E ancora, tu, plagi illusioni
nel vespro che triste s’ingrigia
e, come un cristallo, s’incrina
la traccia di giorni delusi.
Reliquie di fiabe narrate,
parole che non so scordare,
il tempo, strozzato, non muore
e parla, pur sempre, di te.
Risento carezze di mani,
i soffici e neri capelli,
il dolce e l’assenzio di frasi
che fanno esaltare la mente.
È certo passata una vita
e tu resti solo un ricordo
che spezza, talvolta, il silenzio,
bruciando illusioni confuse.
Ma quando è l’amore che avvampa,
la cenere resta inviolata
e soffoca il cuore e la mente
...nel vento il tuo fiato su me.
(F.M.)

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