lunedì 16 giugno 2014

ESSERE SOLIDALI


Essere solidali
Quinn R. Conners, O.Carm.
La povertà volontaria non può rimanere distaccata ed estranea dalla povertà involontaria che così tanti figli di Dio devono subire sul nostro pianeta. Se camminiamo sulle orme di Gesù in verità, allora dobbiamo saper fare nostra la sua preoccupazione per i poveri, i sofferenti e gli indifesi del nostro mondo. Gesù è vissuto a contatto con quelle persone che erano considerate impure: pubblicani, peccatori, prostitute, lebbrosi (Mc 2, 16; 1, 40; Lc 7, 37). Lui riusciva a riconoscere la ricchezza e il valore che il povero portava con sé (Mt 11, 25-26; Lc 21, 1-4) e li proclamava beati davanti a tutti, dicendo che a loro apparteneva il regno (Lc 6, 20; Mt 5, 3). "Annunciare la buona novella ai poveri" (Lc 4, 18) era la definizione della sua missione. Per non dire che Egli stesso viveva con i poveri e non aveva nulla che potesse chiamare sua proprietà, neanche una pietra su cui poggiare il capo (Lc 9, 58). A chiunque chiedeva di seguirlo, Lui imponeva una scelta radicale: o Dio o il denaro (Mt 6, 24) e raccomandava di fare una scelta preferenziale proprio per i più poveri (Mc 10, 21). In che modo noi, oggi, rispondiamo a queste esigenze di Gesù?
Innanzi tutto una delle maggiori sfide per noi è quella di saper ri-orientare il nostro impegno e il nostro lavoro all'interno del ministero che ci è affidato nel presente. In tutto ciò che facciamo dovremmo sempre avere un'attenzione particolare per la giustizia a favore dei poveri, quella giustizia che è "parte costitutiva del Vangelo". Quando ci troviamo a lavorare in mezzo a persone che vivono nei comfort e negli agi, siamo chiamati ad offrire loro delle motivazioni valide per aprirsi ad aiutare gli altri, per ampliare la loro visuale e il loro pensiero e per stimolare la loro buona volontà. Le programmazioni che portiamo avanti nelle nostre parrocchie o nelle nostre scuole devono coinvolgere anche persone benestanti, per dar loro una reale possibilità di sperimentare i problemi dei poveri e degli emarginati.
Una seconda possibilità ci è data dall'esperienza diretta che possiamo fare trovandoci a contatto coi poveri. Gesti semplici, quali posare una mano sulla spalla o guardarsi negli occhi diventano indispensabili; forse non riusciremo a risolvere i problemi di nessuno, però possiamo imparare a farci un po' più vicini e a sentire un po' più in profondità le sofferenze di quanti non sono stati così fortunati come noi. Spesso aiuta molto ad aprire gli occhi e il cuore ai problemi degli altri il lavorare fianco a fianco con qualcuno, dedicando a questo del nostro tempo. Quindi il processo di crescita nell'amore di Cristo verso i poveri consiste, paradossalmente, nell'imparare anche noi ad essere poveri e questo possono insegnarcelo solo i poveri stessi. Sono loro, ancora, che possono formarci e insegnarci a vivere quella radicale dipendenza da Dio che il nostro voto di povertà deve testimoniare.
Probabilmente, però, la via privilegiata per vivere e incarnare questo voto è quella della solidarietà con i poveri. La privazione di mezzi è un male e noi non vogliamo idealizzarla, ma sconfiggerla, superarla, almeno per quanto è effettivamente possibile. Non possiamo pretendere di essere e vivere esattamente come i poveri, però possiamo avvicinarci a loro e conoscerli meglio, per poter condividere più pienamente le loro preoccupazioni e angosce. La nostra formazione e il nostro ascendente in quanto religiosi possono essere un aiuto per dar voce alle loro battaglie e renderle più comprensibili. I poveri vivono un'esperienza tutta speciale di Dio e della divina provvidenza e tale esperienza può essere un dono anche per noi. Davvero è molto quello che possiamo donarci gli uni gli altri; del resto è proprio questo il significato della solidarietà: "Stare insieme sotto la croce, come Maria e Giovanni e sentire una nuova sorgente di forza". Questo tipo di atteggiamento risalta molto dalla nostra tradizione carmelitana. Nella misura in cui noi sapremo essere veramente in comunione con Cristo, potremo sperimentare questo tipo di trasformazione nel nostro modo di farci solidali verso i poveri e nella misura in cui saremo veramente vicini ai poveri, potremo costatare questa trasformazione nel nostro rapporto di comunione con il Signore.

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