LA PICCOLA DOTTRINA DI TERESA
Un sogno dolcissimo - Desideri immensi e
contrastanti - Scoperta della propria vocazione nella Chiesa: l'Amore - Esso
racchiude tutte le vocazioni ed è eterno - Vittima volontaria all'amore -
Spargere fiori cantando - Come debole uccellino in fiduciosa attesa dell'Aquila
adorata - Supplica per le «piccole» anime
J.M.J.T. 8 settembre 1896 13
ALLA MIA CARA SORELLA MARIA DEL SACRO CUORE
246 - O Gesù, mio Amato! chi
potrà dire
con quale tenerezza, quale dolcezza, voi conducete la piccola anima mia!
come
vi piace far risplendere il raggio della vostra grazia in mezzo anche al
temporale più cupo! Gesù, la bufera tuonava forte nell'anima mia fin
dalla bella
festa del vostro trionfo, la festa radiosa di Pasqua, quando un sabato
di
maggio, pensando ai sogni misteriosi che talvolta vengono concessi a
certe
anime, mi dicevo che dovevano essere una consolazione molto dolce,
tuttavia non
la chiedevo. La sera, la mia piccola anima, considerando le nubi che
coprivano
il suo cielo, si diceva ancora che i sogni non erano per lei, e sotto la
terripesta si addormentò... L’indomani era il 10 maggio, seconda domenica
del mese di Maria, forse l'anniversario del giorno nel quale la Vergine
Maria si degnò sorridermi.
247 - Alle prime luci dell'aurora, mi trovai
(in sogno) in una specie di galleria, c'erano varie altre persone, ma lontane.
Nostra Madre sola era accanto a me. A un tratto, senza aver visto com'erano
entrate, vidi tre carmelitane vestite dei loro mantelli e grandi veli, mi parve
che venissero per Nostra Madre, ma quello che capii chiaramente è che venivano
dal Cielo. Nel profondo del cuore dissi: come sarei felice di vedere il volto di
una di quelle carmelitane! Allora, come se la mia preghiera fosse stata intesa
da lei, la più alta delle sante si mosse verso me; subito caddi in ginocchio.
Oh, felicità! la carmelitana alzò il suo velo o piuttosto lo sollevò e mi coprì
con esso... senz'alcuna esitazione riconobbi la venerabile Madre Anna di Gesù,
la fondatrice del Carmelo in Francia. il suo viso era bello d'immateriale
bellezza, nessun raggio scaturiva da esso, e tuttavia, nonostante il velo che ci
avviluppava ambedue, vedevo quel volto celeste rischiarato da una luce
ineffabilmente dolce, che proveniva da esso stesso. Non saprei dire l'allegrezza
dell'anima mia, queste cose si sentono e non si possono esprimere... Parecchi
mesi sono trascorsi da quel sogno dolce, tuttavia il ricordo che esso lascia
nell'anima mia non ha perduto niente della sua freschezza, del suo fascino
celeste. Vedo ancora lo sguardo e il sorriso pieni d'amore della
venerabile Madre. Credo di sentire ancora le carezze che mi prodigò.
248 - Vedendomi così teneramente amata osai
pronunciare queste parole: «O Madre mia, vi supplico, ditemi se il Signore mi
lascerà a lungo sulla terra. Verrà presto a prendermi?». Sorridendo con
tenerezza la santa mormorò: «Sì, presto presto, te lo prometto». - «Madre -
aggiunsi - ditemi ancora se il buon Dio non chiede qualche cosa di più che le
mie povere piccole azioni e i miei desideri. E contento di me?». Il volto della
santa prese una espressione incomparabilmente più tenera della prima volta che
mi aveva parlato, il suo sguardo e le sue carezze erano la risposta più dolce.
Tuttavia mi disse: «il buon Dio non chiede altro da te. E contento, molto
contento! ». Dopo avermi ancora accarezzata con più amore di quanto non abbia
fatto per suo figlio la più tenera delle madri, la vidi allontanarsi. Il mio
cuore era nella gioia, ma mi ricordai delle mie sorelle, volli domandare qualche
grazia per esse, ahimè! mi svegliai.
249 - Gesù! La tempesta allora non
ruggiva, il
cielo era calmo e limpido... Credevo, sentivo che esiste un Cielo e che
questo
Cielo è popolato di anime che mi amano, che mi guardano come loro
figlia. Una
tale impressione mi resta nel cuore, tanto più che la venerabile Madre
Anna di Gesù mi era stata fino allora assolutamente indifferente, non
l'avevo invocata
mai, e il suo ricordo mi veniva soltanto quando udivo parlare di lei,
cioè
raramente. Così, quando capii a quale punto mi amava e quanto poco le
ero
indifferente, il cuore mio si sentì intenerire d'amore e di
riconoscenza, non
solamente per la santa che mi aveva visitata, ma anche per tutti i beati
abitanti del Cielo.
250 - O Amato! questa grazia era soltanto il
preludio di grazie più grandi, delle quali mi volevi colmare; lascia, mio unico
Amore, che te le ricordi oggi... oggi sesto anniversario della nostra unione.
Perdonami Gesù se sragiono volendo ridire i miei desideri, le mie speranze che
raggiungono l'infinito, perdonami e guarisci l'anima mia dandole ciò che spera!
Essere tua Sposa, Gesù, essere carmelitana, essere, per l'unione con te, madre
delle anime, tutto questo dovrebbe bastarmi... Non è così. Senza dubbio, questi
tre privilegi sono ben la mia vocazione, carmelitana, sposa e madre,
tuttavia io sento in me altre vocazioni, sento la vocazione del
guerriero, del sacerdote, dell'apostolo, del dottore, del
martire; finalmente sento il bisogno, il desiderio di compiere per te, Gesù,
tutte le opere più eroiche. Sento nell'anima mia il coraggio di un crociato, di
uno zuavo pontificio, vorrei morire sopra un campo di battaglia per la difesa
della Chiesa...
251 - Sento la vocazione del sacerdote. Con
quale amore, Gesù, ti porterei nelle mie mani quando, alla mia voce,
discenderesti dal Cielo! Con quale amore ti darei alle anime! Ma, pur
desiderando di essere sacerdote, ammiro e invidio l'umiltà di san Francesco
d'Assisi, e sento la vocazione d'imitarlo, rifiutando la dignità sublime del
sacerdozio. Gesù! Amore mio, vita mia, come conciliare questi contrasti? Come
attuare i desideri della mia povera piccola anima? Nonostante la mia piccolezza,
vorrei illuminare le anime come i profeti, i dottori, ho la vocazione di essere
apostolo. Vorrei percorrere la terra, predicare il tuo nome, e piantare sul
suolo infedele la tua Croce gloriosa, ma, o Amato, una sola missione non mi
basterebbe, vorrei al tempo stesso annunciare il Vangelo nelle cinque parti del
mondo, e fino nelle isole più remote. Vorrei essere missionaria non soltanto per
qualche anno, ma vorrei esserlo stata fin dalla creazione del mondo, ed esserlo
fino alla consumazione dei secoli. Ma vorrei soprattutto, amato mio Salvatore,
vorrei versare il mio sangue per te, fino all'ultima goccia...
252 - Il martirio, questo è il sogno della mia
giovinezza, questo sogno è cresciuto con me nel chiostro del Carmelo. Ma anche
qui, sento che il mio sogno è una follia, perché non saprei limitarmi a
desiderare un solo martirio. Per soddisfarmi li vorrei tutti... Come te, Sposo
mio adorato, vorrei essere flagellata e crocifissa, vorrei morire scorticata
come san Bartolomeo, come san Giovanni vorrei essere immersa nell'olio
bollente, vorrei subire tutti i supplizi inflitti ai martiri. Con sant'Agnese e
santa Cecilia, vorrei presentare il collo alla spada, come Giovanna d'Arco, la
mia cara sorella, vorrei mormorare sul rogo il tuo nome, Gesù...
Pensando ai tormenti che verranno inflitti ai cristiani nel tempo
dell'anticristo, trasalisco, e vorrei per me quei tormenti... Gesù, Gesù, se
volessi scrivere tutti i miei desideri, dovrei prendere il tuo libro di vita, lì
sono narrate le azioni di tutti i Santi, e quelle azioni vorrei averle compiute
per te. Gesù mio, che cosa risponderai a tutte le mie follie? Esiste un'anima
più piccola, più incapace della mia? Eppure, proprio per la mia debolezza, ti
sei compiaciuto, Signore, di colmare i miei piccoli desideri infantili, e vuoi
oggi colmare altri desideri più grandi che l'universo...
253 - Durante l'orazione, i miei
desideri mi facevano soffrire un vero martirio: aprii le epistole di san Paolo
per cercare una risposta. I capitoli XII e XIII della prima epistola ai Corinzi
mi caddero sotto gli occhi. Lessi, nel primo, che tutti non possono essere
apostoli, profeti, dottori, ecc.; che la Chiesa è composta di diverse membra, e
che l'occhio non potrebbe essere al tempo stesso anche la mano. La risposta era
chiara, ma non colmava il mio desiderio, non mi dava la pace. Come Maddalena
chinandosi sempre sulla tomba vuota finì per trovare ciò che cercava, così,
abbassandomi fino alle profondità del mio nulla, m'innalzai tanto in alto che
riuscii a raggiungere il mio scopo. Senza scoraggiarmi, continuai la lettura, e
trovai sollievo in questa frase: «Cercate con ardore i doni più perfetti,
ma vi mostrerò una via ancor più perfetta». E l'Apostolo spiega come i doni più
perfetti sono nulla senza l'Amore. La Carità è la via per eccellenza
che conduce sicuramente a Dio.
254 - Finalmente avevo trovato il riposo.
Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in alcuno
dei membri descritti da san Paolo, o piuttosto volevo riconoscermi in tutti. La
Carità mi dette la chiave della mia vocazione. Capii che, se la Chiesa ha un
corpo composto da diverse membra, l'organo più necessario, più nobile di tutti
non le manca, capii che la Chiesa ha un cuore, e che questo cuore arde
d'amore. Capii che l'amore solo fa agire le membra della Chiesa, che, se
l'amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri
rifiuterebbero di versare il loro sangue... Capii che l'amore racchiude tutte
le vocazioni, che l'amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi,
in una parola che è eterno. Allora, nell'eccesso della mia gioia delirante,
esclamai: Gesù, Amore mio, la mia vocazione l'ho trovata finalmente, la mia
vocazione è l'amore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo
posto, Dio mio, me l'avete dato voi! Nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò
l'amore. Così, sarò tutto... e il mio sogno sara attuato!
255 - Perché parlare di gioia delirante? No,
questa espressione non è giusta, è piuttosto la pace, la serenità del navigatore
il quale scorge il faro del suo porto. Oh, faro luminoso dell'amore, so come
arrivare a te, ho trovato il segreto per impadronirmi della tua fiamma! Sono
soltanto una bimba, incapace, debole, eppure la mia debolezza stessa mi dà
l'audacia di offrirmi come vittima al tuo amore, Gesù! In altri tempi le ostie
senza macchia erano le sole gradite al Dio forte e potente. Per soddisfare la
giustizia divina occorrevano vittime perfette, ma alla legge del timore è
succeduta la legge dell'amore, e l'Amore mi ha scelta per olocausto, me,
creatura debole e imperfetta. Questa scelta non è degna dell'amore?... Sì,
affinché l'amore sia soddisfatto pienamente, bisogna che si abbassi, che si
abbassi fino al niente, per trasformare in fuoco questo niente...
256 - Gesù, lo so bene, l'amore si paga
soltanto con l'amore, perciò ho cercato, ho trovato sollievo rendendoti amore
per amore. «Usate le ricchezze che rendono ingiusti, per farvi degli amici i
quali vi ricevano nei tabernacoli eterni». Ecco, Signore, il consiglio che tu
dai ai tuoi discepoli dopo aver detto loro che «i figli delle tenebre sono più
abili nelle loro faccende che i figli della luce». Figlia della luce, ho capito
che i miei desideri di esser tutto, di far mie tutte le vocazioni, sono
ricchezze che potrebbero rendermi ingiusta, allora le ho usate per farmi degli
amici. Ricordando la preghiera di Eliseo al padre suo Elia quando osò
chiedergli il suo duplice spirito, mi sono presentata dinanzi agli Angeli
e ai Santi, e ho detto loro: «Sono la creatura più piccola, conosco la mia
miseria e la mia debolezza, ma so anche quanto piaccia ai cuori nobili,
generosi, far del bene, perciò, vi supplico, beati abitanti del cielo, vi
supplico di adottarmi come frglia; tutta vostra sarà la gloria che mi
farete acquistare, ma degnatevi di esaudire la mia preghiera, è temeraria, lo
so, tuttavia oso chiedervi di ottenermi il vostro
duplice amore.
257 - Gesù, non posso approfondire la mia
supplica, temerei di rimanere schiacciata sotto il peso dei miei desideri
audaci. La mia scusa è che sono una bambina, i bimbi non riflettono alla portata
delle loro parole, eppure i loro genitori, quando si trovano sopra un trono, se
possiedono tesori immensi, non esitano a contentare i desideri dei piccoli
esseri che amano quanto se stessi. Per far loro piacere commettono follie,
arrivano alla debolezza! Ebbene, io sono la figlia della Chiesa, e la Chiesa è
Regina, poiché è tua Sposa, divino Re dei re. Non a ricchezze e a gloria (si
trattasse anche della gloria del Cielo) ambisce il cuore del bambino. La gloria,
capisce che è, per diritto, dei suoi fratelli, gli Angeli e i Santi. La gloria
di lui sarà il riflesso di quella che si irradierà dalla fronte di sua Madre.
Quello che chiede, è l'amore, sa una cosa sola, amarti, Gesù! Gli sono
interdette le opere clamorose, non può predicare il Vangelo, non può versare il
suo sangue; ma che importa, i suoi fratelli lavorano al suo posto, e lui, bimbo
piccolo, sta li, proprio vicino al trono del Re e della Regina, ama per i suoi
fratelli i quali combattono. Ma in quale modo testimonierà il suo amore, poiché
l'amore si prova con le opere? Ebbene, il fanciullo getterà fiori, profumerà il
trono reale, canterà con la sua voce argentina il cantico dell'amore...
258 - Sì, Amato, la mia vita si
consumerà
così. Non ho altri mezzi per provarti il mio amore, se non gettar dei
fiori,
cioè non lasciar sfuggire alcun piccolo sacrificio, alcuna premura,
alcuna
parola, e profittare di tutte le cose piccole, e farlo per amore...
Voglio
soffrire per amore e perfino gioire per amore, così getterò fiori
davanti al tuo
trono; non ne incontrerò uno senza sfogliarlo per te... poi, gettando
fiori,
canterò (sarebbe possibile piangere compiendo un'azione di tanta
gioia?),
canterò, anche quando dovrò cogliere i miei fiori in mezzo alle spine, e
il
canto sarà tanto più melodioso quanto più le spine saranno lunghe e
pungenti. Gesù, a che ti serviranno i miei fiori e i miei canti? Lo so
bene, questa
pioggia profumata, questi petali fragili senz'alcun valore, questi canti
d'amore
del cuore piccolo tra i piccoli, ti saranno cari, questi nulla ti
faranno
piacere, faranno sorridere la Chiesa trionfante, ella raccoglierà i miei
fiori
sfogliati per amore, e facendoli passare per le tue mani divine, Gesù,
questa
Chiesa del Cielo vorrà giocare col suo bimbo piccolo, e getterà
anch'essa quei
fiori i quali avranno acquisito, sotto il tuo tocco divino, un valore
infinito,
e li getterà sulla Chiesa dolorante per spegnere le fiamme di essa, li
getterà
sulla Chiesa militante per farle avere la vittoria!
259 - Gesù mio, ti amo, amo la Chiesa mia
Madre, mi ricordo che «il minimo moto di amor puro le è più utile che non
tutte le altre opere riunite insieme», ma l'amore puro esiste nel mio
cuore? I miei desideri immensi non sono un sogno, una follia? Ah, se così fosse,
Gesù, illuminami. Tu Io sai, io cerco la verità: se i miei desideri sono
temerari, falli sparire, perché questi desideri sono per me il martirio più
grande... Eppure lo sento, Gesù, dopo aver sospirato verso le regioni più alte
dell'amore, se dovessi non raggiungerei un giorno, avrei gustato più dolcezze
nel mio martirio, nella mia follia, di quanta non ne godrei in mezzo alle gioie
della patria, a meno che, per mezzo di un miracolo, tu non mi tolga il ricordo
delle mie speranze terrestri. Allora lasciami godere, durante il mio esilio, le
delizie dell'amore! Lasciami assaporare le dolci amarezze del mio martirio! Gesù,
Gesù, se è tanto delizioso il desiderio di amarti, che sarà possederti, godere
del tuo amore?
260 - In qual modo può, un'anima imperfetta
quanto la mia, aspirare a possedere la pienezza dell'Amore? Gesù, mio primo, mio
solo Amico, tu che amo unicamente, dimmi, quale mistero è questo? Perché
non riservi queste aspirazioni immense alle anime grandi, alle aquile che
roteano altissime? Io mi considero come un uccellino debole, coperto di un po'
di piuma lieve; non sono un'aquila, ho dell'aquila soltanto gli occhi e
il cuore perché, nonostante la mia piccolezza estrema, oso fissare il
Sole divino, il Sole dell'Amore, e il mio cuore prova tutte le aspirazioni
dell'aquila... L’uccellino vorrebbe volare verso quel Sole che affascina gli
occhi, vorrebbe imitare le aquile, sue sorelle che vede elevarsi fino alla
divina dimora della santissima Trinità... Ahimè! Tutto quello che può fare, è
sollevare le sue alucce, ma volar via, questo non è nelle sue piccole
possibilità. Che ne sarà di lui? Morirà di dolore vedendosi così impotente? No!
L’uccellino non se ne affliggerà nemmeno. Con un abbandono audace vuol fissare
ancora il suo Sole divino: niente gli fa paura, né vento, né pioggia, e se le
nuvole pesanti nascondono l'Astro d'amore, l'uccellino non cambia posto, sa che
di là dalle nubi il Sole splende sempre, che la sua luce non si offuscherà
nemmeno per un attimo.
261 - In certi momenti il suo cuore si trova
assalito dalla tempesta, gli pare che non esistano altre cose se non le nubi che
lo circondano; e allora è il momento della gioia perfetta per il povero esserino
debole. Che felicità per lui restare lì ugualmente, e fissare la luce invisibile
la quale si nasconde alla sua fede! Gesù, fino da ora capisco il tuo amore per
l'uccellino, perché non si allontana da te... Ma io lo so, e tu lo sai, spesso
questo cosino minimo e imperfetto, pur rimanendo al suo posto (cioè sotto i
raggi del Sole), si lascia distrarre un poco dalla sua occupazione unica, becca
un granellino di qua o di là, corre dietro a un vermiciattolo... Poi, trovando
una pozzanghera, si bagna le piume appena spuntate, vede un fiore che gli piace,
allora la sua piccola testa si occupa di quel fiore... e poi, non potendo
planare come le aquile, il povero uccellino s'interessa ancora alle piccolezze
della terra. Tuttavia, dopo questi malestri, invece di andare a nascondersi in
un angolino per piangere la sua miseria e morir di pentimento, l'uccellino si
volge verso il Sole amato, presenta ai raggi benefici le alucce bagnate, geme
come la rondine, e con un canto dolce racconta tutti i particolari della sua
infedeltà, pensando nel suo abbandono temerario di acquistare così maggior
diritto, attirare più pienamente l'amore di Colui che non è venuto a chiamare i
giusti, bensì i peccatori.
262 - Se l'Astro adorato rimane sordo al
lamento cinguettato della sua creaturina, se rimane velato, ebbene, la
creaturina resta bagnata, accetta di essere intirizzita di freddo, e si rallegra
ancora di questa sofferenza che ha pur meritata... Gesù, com'è felice il tuo
uccellino di essere debole e piccolo. Oh, che sarebbe di lui se fosse grande?
Mai avrebbe l'audacia di comparire alla tua presenza, di sonnecchiare dinanzi a
te... Si, ecco un'altra debolezza dell'uccellino: quando vuoi fissare il Sole
divino e le nuvole gli impediscono di vedere anche un solo raggio, nonostante
la sua buona volontà gli occhi gli si chiudono, la testolina si nasconde sotto
l'ala, e il povero esserino si addormenta, credendo di fissar sempre il suo
Astro amato. Quando si desta, non si cruccia; il suo cuoricino rimane in pace,
ricomincia il suo ufficio d'amore, invoca gli Angeli e i Santi i quali
s'innalzano come aquile verso il fuoco divorante oggetto della sua brama, e le
aquile, impietosite, proteggono il fratellino, e mettono in fuga gli avvoltoi
che vorrebbero divorarlo.
263 - Gli avvoltoi, immagini dei
demoni,
l'uccellino non li teme, non è destinato a diventar la loro preda, bensì
sarà
preda dell'Aquila che egli contempla nel centro del Sole d'amore. O
Verbo
divino, tu sei l'Aquila adorata, io ti amo. Tu mi attiri, sei tu che,
slanciandoti verso la terra dell'esilio, hai voluto soffrire e morire
per
attirare le anime fino al seno dell'intimità eterna della Santissima
Trimtà,
sei tu che, risalendo verso la Luce inaccessibile ove soggiornerai
sempre,
resti pur sempre nella valle delle lacrime, nascosto entro l'aspetto di
un'Ostia
bianca... Aquila eterna, tu vuoi nutrire della tua sostanza divina me,
povero esserino che rientrerei nel nulla se il tuo sguardo divino non
mi desse la
vita minuto per minuto. Oh, Gesù, lasciami dire, nell'eccesso della mia
riconoscenza, lasciami dire che il tuo amore arriva fino alla follia...
Come
vuoi che, dinanzi a questa follia, il mio cuore non si slanci verso te?
Come
potrebbe aver limiti la mia fiducia? Per te, lo so, i Santi hanno fatto
anch'essi delle follie, hanno fatto grandi cose perché erano aquile.
264 - Gesù, sono troppo piccola per fare cose
grandi, e la follia mia è sperare che il tuo Amore mi accolga come vittima! La
mia follia consiste nel supplicare le aquile, sorelle mie, perché mi ottengano
la grazia di volare verso il Sole dell'Amore con le ali stesse dell'Aquila
divina... Così, per quanto tempo tu lo vorrai, o mio Amato, il tuo uccellino
rimarrà senza forza e senza ali; terrà sempre fissi in te gli occhi; vuole
essere affascinato dal tuo sguardo divino, vuoi diventare preda del tuo Amore...
Un giorno, oso sperano, Aquila adorata, verrai in cerca del tuo uccellino, e
risalendo con lui al focolare dell'Amore, lo immergerai per l'eternità
nell'abisso ardente di quell'Amore al quale egli si è offerto come vittima...
265 - O Gesù, perché non
posso dire a tutte le piccole anime quanto ineffabile è la tua condiscendenza...
Sento che se, cosa impossibile, tu trovassi un'anima più debole, più piccola
della mia, ti compiaceresti di colmarla con favori anche più grandi, se si
abbandonasse con fiducia completa alla tua misericordia infinita. Ma perché
desiderare di comunicare i tuoi segreti d'amore, Gesù, non sei tu solo che me li
hai insegnati, e non puoi forse rivelarti ad altri? Sì, lo so, e ti scongiuro
di farlo, ti supplico di abbassare il tuo sguardo divino sopra un gran numero di
piccole anime... Ti supplico di scegliere una Legione di piccole vittime degne
del tuo Amore..
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