sabato 15 marzo 2014

Commento su Matteo 5, 46-47 - ..."Non fanno così anche i pagani?"


"Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?"
Mt 5, 46-47

Come vivere questa Parola?

Certo, la vita vale nella misura in cui è giocata nell'amore. Lo sanno perfino gli animali. Il cane Gibi contraccambia con leccate affettuose quelli che gli mostrano qualche attenzione o simpatia. Il salto di qualità avviene a livello umano e soprattutto cristiano.

La domanda: "Se amate quelli che vi amano che merito ne avete?" Fanno così anche i pagani: è piena di senso, di altissimo valore. 

Il salto è proprio notevole. Amare anche chi ha sparlato sul tuo conto, ti ha ingannato mentendo, ha nuociuto in qualche modo alla serenità dei tuoi giorni, ha creato barriere tra te e altri, non è cosa di poco rilievo.

Non si può fare svolazzi retorici. Bisogna dire che è una realtà molto dura da affrontare. Eppure ho conosciuto persone che mi hanno detto: il valore e l'intensità della mia identità di cristiano io l'ho sperimentato in me godendone poi con intima gioia, quando con l'aiuto di Dio, ho perdonato.

Certo la ferita che ti è stata inferta a livelli profondi non si volatizza. A volte manda fuori ancora forse un po' d'acqua e sangue. (Proprio come è stato per Gesù sulla croce, al termine del suo olocausto). Però non duole più. Anzi, è lì ad alimentare un amore più nobile e più grande di ogni altro amore. Perché questo amore, realmente espresso dall'assoluta perdita di te e delle tue ragioni nel divino perdere se stesso di Gesù in croce, è come una nascita. Perdi sì la tua vita, ma già qui e ora ha inizio una vita più veramente tua perché conforme a quella di Gesù: proprio quel che di nobile bello e luminoso Dio ha sognato per te da sempre. 

La voce del Santo Patrono d'Italia

Ciascuno manifesti con fiducia all'altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale.
San Francesco d'Assisi

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