mercoledì 26 marzo 2014

Commento su Matteo 5,17-18 Per loro la legge, data da Mosè in un momento cruciale della storia, era tutto.



Gesù disse: non pensate che io sia venuto ad abolire la legge e i profeti. Non sono venuto per abolire ma per dare compimento.
Mt 5,17-18

Come vivere questa Parola?

Gli Scribi, i farisei e i dottori della Legge avevano preso posizione contro Gesù perché lo avevano visto come un qualsiasi rivoltoso, un ribelle da strapazzo nei confronti della legge Mosaica.

Per loro la legge, data da Mosè in un momento cruciale della storia, era tutto. L'astio verso Gesù, rinfocolato anche da inconfessata invidia e gelosia a motivo del fascino che Gesù esercitava sulle folle, nasceva di lì. Il Maestro divino vuol fare chiarezza. No, non è venuto per abolire quella legge che ha conferito a Israele un'incomparabile primato sugli altri popoli. Egli dice di essere venuto per dare compimento. È importante notare che il verbo originale pleroum non significa completare, quasi che mancasse qualcosa alla Parola di Dio consegnata a Mosè. Non significa nemmeno che Gesù è venuto per sottomettersi totalmente alla legge in contrasto con chi la trasgredisce. Egli ha consapevolezza di essere venuto dal Padre per un disegno che abbraccia cielo e terra, un disegno di tale ampiezza che esprime l'amore infinito di Dio. E ciò proprio perché Egli stesso è Dio non uomo solamente!

Signore Gesù, che sei venuto per riempire di senso ogni cosa, concedi a me di dare senso alle mie giornate perché non solo compia il mio dovere, ma viva anche il dovere con fuoco d'amore.

La voce di un filosofo indiano

"Non fare mai nulla solo per il senso del dovere, o perché qualcuno si aspetta che tu lo faccia. Io insegno una sola responsabilità: quella verso se stessi. Tutte le altre seguiranno da sole, senza che tu debba fare alcuno sforzo. E quando le cose accadono senza sforzo, possiedono un'incredibile bellezza"
Osho

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