di Michelangelo Nasca
Un marito può (o meglio “dovrebbe”) guardare la propria moglie e vivere in sé
la principale preoccupazione di condurla – attraverso le risorse dell’amore e
della grazia di Dio – verso il Signore… analogamente una moglie può guardare il
proprio marito con gli stessi sentimenti… il marito e la moglie
(indissolubilmente e fedelmente), insieme, guarderanno i propri figli
comprendendo l’importanza di garantire ad essi una “dote spirituale”. Se una
famiglia vive così, il sacramento del Matrimonio non è un concetto, un’idea
astratta, un rito liturgico e basta, ma una reale “comunione di persone”. Una
coppia può diventare il “luogo” dove l’Amore di Dio viene celebrato in ogni
circostanza della vita coniugale.
C’è
una “sostanza d’amore” che due innamorati, uniti dal sacramento del matrimonio,
dovrebbero imparare a custodire più di ogni altra cosa. Abbiamo chiesto a Padre
Antonio Maria Sicari, teologo carmelitano, di chiarire alcuni di questi
aspetti:
Quanto
è importante che nel mondo si parli di famiglia?
Il
luogo dove più emerge la situazione della Chiesa nei riguardi del Mondo e del
Mondo nei riguardi della Chiesa, in un determinato momento storico, è la
famiglia. In essa Chiesa e Mondo si confrontano sulle questioni fondamentali
dell’esistenza. Infatti, il mondo che si è allontanato da Dio, tende
inevitabilmente ad immaginare e costruire un’esistenza dove tutto è considerato
come preda, come possesso. Così “la famiglia” si trova ad essere contesa tra la
Chiesa e il Mondo: da un lato sta la Chiesa che vuole salvare il Mondo (quello
creato e amato dal Dio) offrendogli nuovamente “il codice naturale dell’amore
interpersonale” che il Creatore ha registrato nella famiglia, incidendolo fino
nel corpo dei sui membri. Dall’altro sta un Mondo (quello tutto “posto nel
Maligno”) che vuole distruggere la Chiesa, immettendo nella famiglia “il codice
dell’uso e del godimento indiscriminato” di uomini e cose, e scardinando i legami
comunionali tra le persone.
Che
tipo di attenzione viene riservata oggi ai valori cristiani della famiglia?
La
tradizionale struttura della famiglia cristiana è espressa dalla triade
“indissolubilità, fedeltà, fecondità”. Che questi tre valori siano oggi aggrediti
da ogni direzione e in ogni modo è ormai diventata un’esperienza quotidiana. La
felicità delle vere coppie cristiane resta oggi negata e derisa (come se non
esista e non possa esistere). La leggerezza degli amori spontanei viene,
invece, decantata e pubblicizzata. Le tragedie degli amori privi di regole, di
cui sono pieni i nostri giornali e le nostre case, vengono raccontate, ma senza
che nessuno osi darne un giudizio, perché – a volerlo dare – si tornerebbe
ancora all’antica bella triade cristiana, che parla di indissolubilità, fedeltà
e fecondità.
Di
cosa hanno bisogno le coppie cristiane?
Finora
i cristiani che hanno resistito, lo hanno fatto cercando di restare attaccati a
una tradizione e ai propri convincimenti morali, facendo appello alle proprie
capacità. Riproporre oggi alle coppie i comandamenti e le esigenze della Legge
di Dio è senz’altro necessario e utile, ma la resistenza delle nostre coppie
sarà sempre più devastata da un’immensa campagna culturale, che ormai considera
triste e faticoso ogni appello alle norme e ai doveri. C’è bisogno di coppie
(di fidanzati e di sposi) che accettino di verificare con tutto il proprio
essere, anche con la propria fisicità, la felicità che Dio promette a chi
accoglie la sua natura d’amore.
Di
che si tratta?
Si
tratta di percepirsi come “incarnazione dell’amore di Dio”: l’uno per l’altro;
l’uno con l’altro e, perfino, l’uno senza l’altro (nei momenti della difficoltà
e in quelli che esigono l’incondizionato perdono). Le persone che si amano
devono riconoscere al “Sacramento coniugale” la forza di comunicare loro una
vera “sostanza d’amore”. A tale scopo il Sacramento dev’essere atteso, prima,
(senza rubare anticipatamente l’amore) e deve, poi, essere continuamente
celebrato, con la decisione cosciente di implicare sempre Gesù Cristo e la sua
grazia nelle vicende della coppia e della famiglia.
Che
significa per una famiglia vivere fino in fondo il ruolo della maternità e
della paternità?
C’è
bisogno di coppie che si percepiscano e vivano, fin dall’inizio, in funzione
del miracolo più grande: quello di poter far nascere nuovi “figli di Dio”, in
famiglie sostanziate di carità. Ci vogliono “Famiglie sostanziate di carità in
vista del figlio”, nelle quali il dono della paternità e della maternità
(fisica o spirituale) non siano una aggiunta, ma uno scopo che giudica
anticipatamente l’essere stesso dell’uomo, della donna e della loro relazione,
e provoca gioiosamente il loro “dover essere”, come è accaduto alla Famiglia di
Nazareth, dove tutto – l’intera persona di Maria, l’intera persona di Giuseppe,
l’intera loro relazione coniugale – era per il Figlio e in vista del Figlio. E
a partire da tale relazione Maria e Giuseppe erano interamente se stessi.
Qual
è il compito della famiglia nella Chiesa?
Nella
Chiesa il compito di ogni famiglia, che voglia essere veramente cristiana, non
è soltanto quello di resistere al fascino di un mondo che vorrebbe disgregarla,
ma di realizzare se stessa come piccola Chiesa o Chiesa domestica. In tal senso
la Famiglia di Nazareth ci indica una strada: quando, infatti, si venera la
Santa Famiglia di Nazareth, i tre protagonisti possono essere guardati non solo
singolarmente – uno per uno –, ma anche nel loro reciproco rimando: nella
santità che essi hanno realizzato rimandandosi reciprocamente all’unico Dio
Padre
da | umanodivino
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