martedì 13 gennaio 2015

Santa Teresina - La Melodia di Santa Cecilia

 Statua di Santa Cecilia a Roma

 

La Melodia di Santa Cecilia

 
1 – Io contemplo. O Santa del Signore, il solco luminoso che tu lasci. Sì, il tuo canto celeste arriva fino a me, mi pare ancora intenderne la dolce melodia. Ascolta la preghiera d'un'anima esiliata; lascia che mi riposi sul tuo cuor verginale; quel giglio immacolato che brillò sulla terra, di mirabil splendore, senza eguali.
2 – Castissima colomba, tu passasti la vita senza cercare altro sposo che Gesù; che scelta la tua anima l'aveva
unita a sé, trovandola olezzante e ricca di virtù. Tuttavia, un mortale radioso di giovinezza respirò il tuo profumo, bianco e celeste fiore. Valeriano, per coglierti, e avere la tua tenerezza, ti donò tutto il cuore.
3 – E presto apparecchiò alle magnifiche nozze il palazzo risonante di canti melodiosi; ma il tuo cuore virgineo ripeteva quei canti la cui eco divina saliva fino al cielo. Che altro potevi cantare tu, lungi dalla tua vera patria, vedendoti presso la fragilità d'un mortale? Non forse volesti abbandonare la vita per unirti in cielo a Gesù per sempre?
4 – Ma no! Sento vibrare la serafica cetra, la corda dell'amore tuo dal dolcissimo timbro, che cantava, sublimemente, al Signore: Conserva puro il mio cuore, o tenero sposo, Gesù! Abbandono ineffabile, melodia divina, canto celeste che rivela l'amore: amor senza timore, che s'addormenta ed oblia, sul cuore del suo Dio, come un bambinello.
5 – E apparve, nell'azzurra volta, la bianca stella che veniva a schiarire la notte coi suoi timidi fuochi, e a mostrar senza veli l'amore verginale degli sposi nei cieli. E Valeriano sognava la gioia, Cecilia, del tuo amore tanto desiderato. Ma trovò assai di più, nella tua nobile alleanza: che tu gli rivelasti dall'alto l'eterno avvenire!
6 - Gli dicesti: «Giovane amico, veglia vicino a me, custode del mio puro cuore, un Angelo del Signore. Non mi lascia mai, anche quando dormo, felice di coprirmi con le sue ali azzurre. La notte vedo brillare il suo volto d'un lume assai più dolce che gli astri del mattino, volto che m'apparisce qual trasparente immagine, o puro irradiamento del Volto divino».
7 – Ribatté Valeriano: «Fammi vedere quest'Angelo, se debbo credere ai tuoi giuramenti; o temi, altrimenti, fin d'ora, che il mio amore non si cambi in furore, in odio per te».
8 – O Colomba nascosta in uno spacco pietoso, tu non temesti l'agguato del cacciatore! Il sacro Vangelo riposandoti in cuore, Gesù ti mostrò il volto suo luminoso.
9 – E subito gli dicesti, con un dolce sorriso: «Che il mio celeste Custode esaudisca il tuo desiderio: ben presto lo vedrai, si degnerà di dirti che per volare al cielo devi essere martire… Ma prima di vederlo occorre che il battesimo ti diffonda nell'anima un santo candore: che il vero Dio venga lui stesso ad abitarvi, e che lo Spirito Santo t'infonda nel cuore la vita».
10 - «Il Verbo, Figlio del Padre, e il Figlio di Maria, s'immola sull'altare nell'immenso suo amore. vai, siediti al banchetto della vita, per ricever Gesù, Pane del cielo. Allora il Serafino ti chiamerà fratello e, vedendoti in cuore il trono del suo Dio, ti farà lasciare queste piagge terrestri per vedere il soggiorno del suo spirito di fuoco».
11 – E l'ardente patrizio, trasformato, gridò: «Sento bruciarmi in cuore una fiamma novella, voglio che il Signore mi scenda nell'anima; Cecilia, il mio amore sarà degno del tuo».
12 – Indossala la veste ch'è emblema d'innocenza, Valeno poté vedere il bell'Angelo del cielo; rapito contemplò la sublime potenza, e vide il dolce lampo della fonte radiosa.
13 – Lucente, il Serafino recava fresche rose, gigli di un candore abbagliante: fiori sbocciati in cielo, sotto il raggio d'amore dell'Astro creatore.
14 – «Sposi diletti ai cieli – disse l'Angelo del Signore – le rose del martirio vi coroneranno la fronte; non c'è voce né arpa capace di cantare questa grazia immensa».
15 – «Io m'inabisso in Dio, ne contemplo la grazia, ma non posso immolarmi e soffrire per lui, né dargli il sangue, le lacrime: io no potrei morire, per dirgli il mio amore. l'eredità smagliante dell'Angelo è la sua purità, la sua immensa felicità che non può mai finire; ma voi beati più dei Serafini, che potete essere puri ed insieme soffrire…».
16 – «Voi vedete il simbolo della purezza in questi gigli olezzanti, dolce dono dell'Agnello: e sarete coronati di candide aureole, cantori di canti sempre nuovi. La vostra casta unione partorirà le anime che non cercheranno altro sposo che Gesù; e le vedrete brillare di purissime fiamme, nel soggiorno degli eletti, presso il trono divino…».
17 – Cecilia, dammi la tua dolce melodia; quanti cuori vorrei convertire a Gesù! E come te vorrei sacrificargli la vita, dargli tutto il mio sangue, e ogni pianto. Prega per me, fa' sì ch'io possa godere, su questa terra d'esilio, l'abbandono perfetto, dolce frutto d'amore. o Santa del mio cuore! Ottienimi, presto, di volar via di qui, presso di te, per sempre.
28 aprile 1894

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