La Melodia di Santa Cecilia
1 – Io contemplo. O Santa del
Signore, il solco luminoso che tu lasci. Sì, il tuo canto celeste arriva
fino a me, mi pare ancora intenderne la dolce melodia. Ascolta la
preghiera d'un'anima esiliata; lascia che mi riposi sul tuo cuor
verginale; quel giglio immacolato che brillò sulla terra, di mirabil
splendore, senza eguali.
2 – Castissima colomba, tu passasti la vita senza cercare altro sposo che Gesù; che scelta la tua anima l'aveva
unita a sé, trovandola
olezzante e ricca di virtù. Tuttavia, un mortale radioso di giovinezza
respirò il tuo profumo, bianco e celeste fiore. Valeriano, per
coglierti, e avere la tua tenerezza, ti donò tutto il cuore.
3 – E presto apparecchiò alle
magnifiche nozze il palazzo risonante di canti melodiosi; ma il tuo
cuore virgineo ripeteva quei canti la cui eco divina saliva fino al
cielo. Che altro potevi cantare tu, lungi dalla tua vera patria,
vedendoti presso la fragilità d'un mortale? Non forse volesti
abbandonare la vita per unirti in cielo a Gesù per sempre?
4 – Ma no! Sento vibrare la
serafica cetra, la corda dell'amore tuo dal dolcissimo timbro, che
cantava, sublimemente, al Signore: Conserva puro il mio cuore, o tenero sposo, Gesù!
Abbandono ineffabile, melodia divina, canto celeste che rivela l'amore:
amor senza timore, che s'addormenta ed oblia, sul cuore del suo Dio,
come un bambinello.
5 – E apparve, nell'azzurra
volta, la bianca stella che veniva a schiarire la notte coi suoi timidi
fuochi, e a mostrar senza veli l'amore verginale degli sposi nei cieli. E
Valeriano sognava la gioia, Cecilia, del tuo amore tanto desiderato. Ma
trovò assai di più, nella tua nobile alleanza: che tu gli rivelasti
dall'alto l'eterno avvenire!
6 - Gli dicesti: «Giovane
amico, veglia vicino a me, custode del mio puro cuore, un Angelo del
Signore. Non mi lascia mai, anche quando dormo, felice di coprirmi con
le sue ali azzurre. La notte vedo brillare il suo volto d'un lume assai
più dolce che gli astri del mattino, volto che m'apparisce qual
trasparente immagine, o puro irradiamento del Volto divino».
7 – Ribatté Valeriano: «Fammi
vedere quest'Angelo, se debbo credere ai tuoi giuramenti; o temi,
altrimenti, fin d'ora, che il mio amore non si cambi in furore, in odio
per te».
8 – O Colomba nascosta in uno
spacco pietoso, tu non temesti l'agguato del cacciatore! Il sacro
Vangelo riposandoti in cuore, Gesù ti mostrò il volto suo luminoso.
9 – E subito gli dicesti, con
un dolce sorriso: «Che il mio celeste Custode esaudisca il tuo
desiderio: ben presto lo vedrai, si degnerà di dirti che per volare al
cielo devi essere martire… Ma prima di vederlo occorre che il battesimo
ti diffonda nell'anima un santo candore: che il vero Dio venga lui
stesso ad abitarvi, e che lo Spirito Santo t'infonda nel cuore la vita».
10 - «Il Verbo, Figlio del
Padre, e il Figlio di Maria, s'immola sull'altare nell'immenso suo
amore. vai, siediti al banchetto della vita, per ricever Gesù, Pane del
cielo. Allora il Serafino ti chiamerà fratello e, vedendoti in cuore il
trono del suo Dio, ti farà lasciare queste piagge terrestri per vedere
il soggiorno del suo spirito di fuoco».
11 – E l'ardente patrizio,
trasformato, gridò: «Sento bruciarmi in cuore una fiamma novella, voglio
che il Signore mi scenda nell'anima; Cecilia, il mio amore sarà degno
del tuo».
12 – Indossala la veste ch'è
emblema d'innocenza, Valeno poté vedere il bell'Angelo del cielo; rapito
contemplò la sublime potenza, e vide il dolce lampo della fonte
radiosa.
13 – Lucente, il Serafino
recava fresche rose, gigli di un candore abbagliante: fiori sbocciati in
cielo, sotto il raggio d'amore dell'Astro creatore.
14 – «Sposi diletti ai cieli –
disse l'Angelo del Signore – le rose del martirio vi coroneranno la
fronte; non c'è voce né arpa capace di cantare questa grazia immensa».
15 – «Io m'inabisso in Dio, ne
contemplo la grazia, ma non posso immolarmi e soffrire per lui, né
dargli il sangue, le lacrime: io no potrei morire, per dirgli il mio
amore. l'eredità smagliante dell'Angelo è la sua purità, la sua immensa
felicità che non può mai finire; ma voi beati più dei Serafini, che
potete essere puri ed insieme soffrire…».
16 – «Voi vedete il simbolo
della purezza in questi gigli olezzanti, dolce dono dell'Agnello: e
sarete coronati di candide aureole, cantori di canti sempre nuovi. La
vostra casta unione partorirà le anime che non cercheranno altro sposo
che Gesù; e le vedrete brillare di purissime fiamme, nel soggiorno degli
eletti, presso il trono divino…».
17 – Cecilia, dammi la tua
dolce melodia; quanti cuori vorrei convertire a Gesù! E come te vorrei
sacrificargli la vita, dargli tutto il mio sangue, e ogni pianto. Prega
per me, fa' sì ch'io possa godere, su questa terra d'esilio, l'abbandono
perfetto, dolce frutto d'amore. o Santa del mio cuore! Ottienimi,
presto, di volar via di qui, presso di te, per sempre.
28 aprile 1894
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