sabato 3 gennaio 2015

3 GENNAIO - S.CIRIACO ELIA CHAVARA (1805-1871)

Martirologio Romano: Nel monastero di Mannemamy nel Kérala in India, San Ciriaco Elia Chavara, sacerdote, Fondatore della Congregazione dei Carmelitani di Maria Immacolata. 

Papa Francesco lo ha canonizzato il 23 novembre 2014

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Questo bel fiore della Chiesa siro-malabarese nacque il 10-2-1805 a Kainakary, villaggio della parrocchia di Chennankary; nell'attuale eparchia metropolitana di Changanacherry (Malabar o Kerala), secondogenito di 6 figli che Ciriaco ebbe da Maria Thopil, entrambi cattolici molto devoti. Al fonte battesimale gli fu imposto il nome del padre. Ancora bambino, la mamma lo portava ogni anno al Santuario di Vechoor per offrirlo a Maria SS. nella festa della sua Natività. Man mano che cresceva in età, gli insegnava le principali verità della fede e le preghiere del buon cristiano, gli inculcava la devozione alla S. Famiglia di Nazaret, e ogni tanto gli diceva: "Ricordati che sei servo della Madre di Dio".
Dopo aver frequentato la scuola privata elementare diretta da un induista, a 11 anni Ciriaco si sentì chiamato a farsi sacerdote. Il P. Tommaso Palakal, malpan cioè professore e rettore del seminario di Pallipuram, ne fu informato mentre si trovava in casa di una sua zia, residente in un villaggio poco lontano da quello del Beato. Parlò con lui, rimase soddisfatto della sua buona indole e della sua intelligenza, e lo invitò a entrare in seminario. 1 genitori, però, disposero che, fino ai 13 anni, facesse vita comune con il parroco del paese perché prendesse coscienza dei doveri e dei ministeri sacerdotali.
In seminario, sotto la guida del P. Palakal, Ciriaco studiò bene la lingua liturgica siriaca. La morte dei genitori e dell'unico fratello maggiore non lo distolse dalla vita intrapresa, nonostante lo sconforto che ne provò. Soddisfatto dei suoi progressi nella disciplina e nello studio, il rettore lo mandò prima nel seminario di Verapoly, e poi lo affidò al parroco di Thanky perché gli insegnasse il latino. Tra tutte le materie, però, il Beato predilesse la S. Scrittura perché era conscio che, senza la scienza sacra, un pastore non può essere molto utile alle anime.
Quanto il P. Palakal stimasse il suo alunno per l'esattezza con cui osservava il regolamento, il fervore con cui pregava davanti al SS. Sacramento e la benevolenza con cui trattava tutti i condiscepoli, lo dimostra il fatto; che, quando doveva allontanarsi dal seminario, ne affidava la direzione al diacono Chavara.
Il Beato fu consacrato sacerdote il 29-11-1829 da Mons. Maurilio Stabilini, Vicario Apostolico ad interim dal 1827 al 1831 di Verapoly. diocesi di rito latino. Celebrò la prima Messa con l'intenzione di ottenere da Dio la grazia che il P. Tommaso Porukara, segretario di Mons. Stabilini, e il P. Tommaso Palakal, riuscissero ad attuare l'idea che avevano concepito di fondare un Istituto religioso, proprio del Kerala, per quei sacerdoti che aspiravano a vivere in comunità con i voti religiosi per dedicarsi meglio alla cura delle anime. Al progetto si era associato pure lui fin da quando, nel 1829, Mons. Stabilini aveva dato il suo assenso.
Dopo l'ordinazione sacerdotale P. Chavara fu dato prima in aiuto al rettore del seminario di Pallipuram, poi dopo che aveva fatto il parroco per circa 2 anni a Tekkan, fu trasferito nel 1833 a Mannanam affinchè sorvegliasse la costruzione del monastero di S. Giuseppe, di cui il P. Pomkara l'11.5.1831 aveva posto la prima pietra. Mentre vi si organizzava la vita religiosa, i due principali artefici dell'iniziativa vennero a morire, il P. Palakal nel 1841 e il P. Porukara nel 1846, cosicché tutta la responsabilità della continuazione dell'opera cadde sulle spalle del P. Ciriaco, nominato malpan cioè professore in scienze ecclesiastiche, nel 1844, da mons. Francesco Saverio Pescetto, OCD, Vicario Apostolico. Nuovi membri si aggiunsero all'incipiente congregazione in cui la giornata era divisa tra la preghiera liturgica, diurna e notturna, e la predicazione di missioni al popolo e di esercizi spirituali al clero. Il Vicario Apostolico Mons. Ludovico Martini (1844-1852) ne rimase tanto entusiasta che 1'8-1-1849 proclamò ufficialmente P. Chavara e i suoi Servi di Maria Immacolata predicatori della parola di Dio.
I membri dell'Istituto continuarono a crescere, cosicché l'S-12-1855, il Vicario Apostolico Mons. Bernardino Baccinelli, OCD (1853-1868), eresse il monastero di S. Giuseppe in congregazione religiosa. Lo stesso giorno il Beato fu ammesso alla professione dei voti con il nome di Ciriaco Elia della S. Famiglia, alla presenza del P. Marcello Berardi, OCD, delegato del Vicario Apostolico. Subito dopo, come Priore, il P. Ciriaco ricevette la professione dei suoi primi 10 confratelli sacerdoti, ai quali furono date le stesse regole e costituzioni dell'Ordine Carmelitano Scalzo con pochi cambiamenti. La nuova famiglia religiosa ebbe subito un mirabile sviluppo, motivo per cui fu aggregata all'Ordine Carmelitano Scalzo il 1-10-1860 come Terz'Ordine. I membri si chiamarono Fratelli Carmelitani di Maria Immacolata. Per supplire alla deficienza dei missionari europei, essi intensificarono la cura delle anime con la predicazione e l'amministrazione dei sacramenti di modo che la vita cristiana nel Kerala ben presto rifiorì. Difatti, nel darne relazione alla Congregazione di "Propaganda Fide". Mons. Baccinelli li definì "anima" e "nervi" del suo Vicariato.
Il co-fondatore della Congregazione, il P. Chavara, che si considerava soltanto un povero strumento nelle mani di Dio e si proclamava felice di compierne la volontà, precedeva i confratelli nell'osservanza della regola e nel sacro ministero. In ogni circostanza della vita desiderava essere unito a Cristo Gesù con il pensiero e con le opere, pur considerandosi un grande peccatore. Avevano quindi ragione gli induisti di considerarlo "un uomo di Dio", i suoi discepoli un essere "simile a un angelo" e i fedeli "uomo pieno di Spirito Santo".
Subito dopo l'ordinazione sacerdotale il Beato aveva cominciato a dispensare a piene mani la parola di Dio nelle chiese con grandi frutti spirituali benché, a quei tempi, fosse poco in uso la predicazione nelle parrocchie. Ne rimase talmente entusiasta che ingiunse ai Fratelli Carmelitani di tenere sempre l'omelia nelle domeniche e nelle feste di precetto; e di predicare ogni anno le missioni al popolo. Fu talmente grande la soddisfazione che Mons. Ludovico Martini provò per quella iniziativa che, con lettere pastorali, volle raccomandare i predicatori alla carità dei fedeli. Essendo inoltre persuaso che la vita cristiana del popolo dipende dalla buona formazione dei sacerdoti, d'accordo con i suoi sudditi P. Chavara decise di istituire un seminario in cui gli aspiranti alla vita sacerdotale fossero convenientemente preparati al sacro ministero. Mons. Baccinelli apprezzò molto l'iniziativa e volle che non soltanto a Mannanam, ma anche negli altri monasteri dell'Istituto fossero istituiti dei seminari.
Poiché i cattolici del Malabar in quel tempo non disponevano ancora di una tipografia, P. Chavara, che capiva l'importanza della stampa per la propagazione e la conservazione della fede, con grande sacrifìci ne impiantò una a Mannanam dalla quale fece uscire libri di grande utilità per tutti. Nel Malabar i cattolici non disponevano neppure di una scuola pubblica. Il Beato, in vista degli studi superiori, istituì a Mannanam una scuola di sanscrito, l'affidò a un induista e volle che fosse frequentata anche dai seminaristi. Nel Malabar in quel tempo non esistevano istituti religiosi femminili che si occupassero della formazione della gioventù. Dopo un tentativo fallito nel 1860, il Beato, sempre d'accordo con i suoi sudditi e in intima collaborazione con il P. Leopoldo Beccare, OCD, suo confessore e direttore spirituale, fondò nel 1866 a Koonammavu un monastero per le Terziarie Carmelitane, aventi lo scopo di dedicarsi all'istruzione e all'educazione della gioventù femminile.
P. Chavara non si occupò soltanto del bene spirituale dei malaharesi, ma anche di quello corporale. Difatti già nel 1843 aveva istituito la "Confraternita della buona morte" con lo scopo di distribuire, una volta all'anno, nella festa di S. Giuseppe, cibo e vestiti alle famiglie più povere. Nel 1869 istituì a Kainakary, suo paese natale, una "Casa di Carità" per la gratuita ospitalizzazione e cura dei poveri soli e malati. I Vicari Apostolici, che apprezzavano assai la capacità e lo zelo illuminato del Beato, ogni tanto gli affidavano vari compiti da svolgere nel loro territorio, come quello di riordinare le parrocchie, comporre le liti ed esaminare le loro richieste.
Nel 1861 il P. Chavara fu chiamato addirittura a lavorare perché lo scisma non spaccasse in 2 la chiesa malabarese. Un vescovo intruso, Mons. Tommaso Rochos, proveniente da Baghdad, era giunto nel Malabar, e pretendeva di avere giurisdizione su quelle terre contro gli ordini della S. Sede e senza alcun legittimo mandato. Appena si diffuse la notizia del suo arrivo il Beato, consigliato da Mons. Baccinelli, scrisse una lettera pastorale alle chiese siro-malabariche per avvertire tutti, sacerdoti e fedeli, del pericolo incombente, ed esortarli a stare in guardia, per non cadere nello scisma, come diversi avevano già fatto, e mettere in pericolo la loro salvezza eterna. Poiché Mons. Rochos basava la sua autorità e la sua giurisdizione su presunte lettere del papa, il Beato non esitò a scrivere direttamente a Pio IX (+1878), domandando spiegazioni. Il papa rispose con il documento "Perlibenter vestras". Per combattere efficacemente lo scisma dilagante, Mons. Baccinelli nominò P. Chavara suo vicario generale per le chiese siro-malabaresi. Il Beato si adoperò con tutte le forze per arrestare lo scisma e non si diede pace finché l'intruso non venne scomunicato e costretto a fare ritorno al paese di origine. Anche dopo la partenza di Mons. Rochos P. Chavara non si stancò di lavorare per ricondurre all'unità della chiesa tutte le parrocchie che se ne erano separate. Nel darne notizia al Prefetto della Congregazione di "Propaganda Fide" Mons. Baccinelli chiamò il suo vicario generale "uomo veramente cristiano, virtuoso, prudentissimo, che in questa circostanza si è mostrato con i fatti attaccatissimo alla religione cattolica e alla S. Sede... godendo egli presso tutti di grande stima, rispetto e autorità".
Estinto lo scisma, il Beato, per volontà del Vicario Apostolico, si occupò dell'emendamento dei libri liturgici della chiesa siro-malabarica, vale a dire del Divino Ufficio, che abbreviò per dare a tutti la possibilità di recitarlo; del Rituale della Messa e del Calendario Liturgico, che riscrisse per dare a tutte le chiese la possibilità di celebrare con uniformità i divini misteri. I libri liturgici da lui riordinati rimasero in uso fino al 1962, anno in cui furono tradotti in lingua vernacola malayalam.
Benché oberato da molteplici attività, il Beato trovò anche il tempo di scrivere, oltre le lettere personali e le circolari per la sua famiglia religiosa, le Lamentazioni dell'anima contrita in circa 3000 versi, riguardanti la vita di Gesù e Maria; le Liriche da cantarsi in casa del defunto in circa 1000 versi, riguardanti la morte, le sue circostanze e la vita futura; Meditazioni sulla vocazione divina, Meditazioni e Colloqui con Gesù, Maria e altri santi; il Testamento, scritto pochi mesi prima della morte, contenente esortazioni ai confratelli e alcuni programmi per lo sviluppo delle 2 congregazioni da lui fondate che, nel 1986, contavano rispettivamente 1450 e 4600 membri. Il P. Leopoldo Beccaro nel 1870 scrisse a Roma a dei Fratelli Carmelitani di Maria Immacolata: "Tali furono i frutti delle loro fatiche che il Vicariato muta aspetto, e se quella cristianità si vede ora così bene istruita nei suoi doveri, meglio attaccata alla religione e più obbediente agli ordini del Vicario Apostolico, è dovuto, a detta di tutti, all'infaticabile zelo di questi religiosi' '. Durante la sua vita P. Chavara andò soggetto a reumatismi, elefantiasi e febbri malariche. Verso il mese di ottobre 1870 fu colpito da vertigini, vomiti, dolore agli occhi e al capo. Morì con l'innocenza battesimale, come dichiarò egli stesso nell'accomiatarsi dai suoi discepoli, il 3-1-1871, a Koonammavu, quasi cieco, dopo 3 mesi di acute sofferenze, da lui sopportate con molta pazienza. Fu sepolto nella chiesa di S. Filomena. Il P. Beccare scrisse una nota sulla sua morte e la concluse esclamando; "O anima bella e santa, prega Gesù per noi!". Nella biografia, che pochi mesi dopo scrisse di lui, mise in risalto la sua "profonda umiltà, straordinaria pietà e perfetta obbedienza verso i superiori ecclesiastici".
Il 9-5-1889 le reliquie del Beato furono traslate a Manannam e sepolte nella chiesa di S. Giuseppe, annessa alla prima casa della congregazione, dove sono ancora venerate. Giovanni Paolo II ne riconobbe l'eroicità delle virtù il 7-4-1984 e lo beatificò a Kottayam (Kerala), 1'8-2-1986, insieme alla B. Alfonsa della Immacolata Concezione, durante il suo viaggio apostolico in India.
Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 1 Udine: ed. Segno, 1991, pp. 50-54.
http://www.edizionisegno.it/

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